Quando non ancora ventenne seguiva le lezioni di diritto e di filosofia all'Università di Lipsia, alternandole con lo studio diuturno e furioso del pianoforte, Schumann lesse con entusiasmo le opere di alcuni scrittori tedeschi della generazione romantica e in particolare mostrò la sua predilezione per il poeta Johann Paul Richter e per Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, personaggio eclettico e versatile sia nelle lettere che nella musica, oltre che studioso acuto e brillante del fenomeno dell'arte nella sua dimensione più nascosta e misteriosa. Specialmente Hoffmann esercitò un'influenza profonda e duratura sulla mente e sulla sensibilità di Schumann, che assorbì da lui il concetto secondo cui la musica parla un linguaggio totale e universale e in essa l'artista riversa tutte le sue passioni, i suoi sentimenti e le emozioni in una stretta simbiosi spirituale con la vita. Più volte il musicista si ricordò nelle sue composizioni del pensiero e delle invenzioni letterarie di ambedue gli scrittori: da Richter, che aveva creato nel suo romanzo «Flegeljahre» (Anni di scapigliatura) le due figure contrapposte di Walt e Vult, Schumann prese lo spunto per ideare il suo binomio estetico preferito, l'appassionato Florestano e il sognatore Eusebio, compiutamente e simbolicamente descritti nei pianistici Davidsbündler, la Lega dei compagni di David, rivolta ad abbattere e vincere il filisteismo e la mediocrità nell'arte; a Hoffmann, invece, il musicista si richiamò per quella fantasiosa Kreisleriana, composta nel 1838 in omaggio all'estroso ed eccentrico maestro di cappella Johann Kreisler, così efficacemente descritto nei racconto del musicografo di Königsberg.
Nel periodo che va dal 1830 al 1839, compreso tra le Variazioni sul nome ABEGG e i quattro Klavierstücke, apparvero i più noti capolavori del pianismo schumanniano e precisamente le Kinderszenen, Papillons, Carnaval, la citata Kreisleriana, Studi sinfonici, la Toccata in do maggiore op. 7, i Phantasiestücke op. 12, la Fantasia in do maggiore op. 17, Arabeske in do maggiore op. 18, le otto Novellette op. 21 e il Faschingsschwank aus Wien op. 26 (Carnevale di Vienna), senza considerare, perché composti più tardi, l'Album per la gioventù (1848), le Waldszenen op. 82 (1848-'49) e i Gesänge der Frühe op. 133 scritti nel 1853. In tutti questi lavori si avverte con molta chiarezza ed evidenza formale quel modo di comporre tipico di Schumann, fatto di slanci ardenti e di improvvisi ripiegamenti, di impeti e di tenerezze, di introspezioni psicologiche e di sogni fantastici, contrassegnati di idealismo romantico. Un mondo poetico, insomma, punteggiato da stati d'animo diversi e più volte contrapposti, espressi sempre con straordinaria freschezza melodica e con una varietà armonica viva e frizzante anche nei sapori dissonanti.
I Gesänge der Frühe sono cinque brani nelle tonalità seguenti: i primi due in re maggiore, gli altri in la maggiore, fa diesis minore e l'ultimo ancora in re maggiore. Essi vogliono tradurre in musica le emozioni dell'artista all'avvicinarsi dell'alba, ma più che una descrizione pittorica del risvegliarsi della natura sottolineano vari momenti emotivi di fronte al sorgere della luce del giorno. Si passa da un sentimento di assorta contemplazione ad un'espressione serena e beneaugurante, per giungere ad un'esplosione di fresca gioiosità e immergersi quindi tra i marosi degli accordi arabescati di un suggestivo lirismo, secondo il concetto romantico della natura, intesa come suprema consolatrice degli affanni e dei turbamenti dell'uomo.