Sonata n. 2 per violino e pianoforte in re minore "Grosse Sonate", op. 121


Musica: Robert Schumann (1810 - 1856)
  1. Ziemlich langsam. Lebhaft (re minore - re maggiore - re minore)
  2. Sehr lebhaft (si minore)
  3. Leise, einfach (sol maggiore)
  4. Bewegt (re minore - re maggiore)
Organico: violino, pianoforte
Composizione: Düsseldorf, 26 ottobre - 2 novembre 1851
Prima esecuzione privata: residenza di Schumann, 15 novembre 1851
Prima esecuzione pubblica: Düsseldorf, Neues Theater, 29 ottobre 1853
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1853
Dedica: Ferdinand David
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Fu composta appena qualche settimana dopo la prima (tra il 26 ottobre e il 2 novembre) e reca sul frontespizio autografo il titolo «Seconda grande Sonata per violino e pianoforte» ed è dedicata all'amico violinista Ferdinand David. L'attributo «grande» esprime non solo le maggiori dimensioni formali rispetto alla precedente (la Sonata è in quattro movimenti), ma anche il maggior impegno compositivo ed esecutivo che risulta dalla complessità della scrittura musicale.

Il primo movimento, Ziemlich langsam/Lebhaft (Piuttosto lento - Allegro), si apre con un'introduzione maestosa in stile recitativo, contrassegnata da energici accordi che anticipano il tema principale e conclusa, su un accordo di nona di dominante, da una cadenza che immette nell'Allegro seguente. Il primo tema, energico, marcato e, al tempo stesso, pieno di romantico slancio, conferisce all'attacco dell'Allegro un tono intensamente drammatico che continua nella transizione la quale riprende, elaborandoli, spunti dello stesso primo tema. La seconda idea tematica, in fa maggiore, segna un progressivo calmarsi dello slancio febbricitante, un cedere della melodia verso un'effusività lirica, e un rivolgersi a momenti di trasognato abbandono. Ma è solo un momento: nella parte conclusiva dell'Esposizione ritorna il fremito del primo tema e il maestoso incedere degli accordi introduttivi. Lo Sviluppo, pur elaborando entrambi i temi, mantiene il tono teso e appassionato dell'idea principale. È affascinante notare come Schumann ci faccia percepire i due temi, ora distinti, ora fusi l'un l'altro attraverso un caleidoscopico trascolorare di tonalità. La Ripresa è una fedele riproposizione del materiale già esposto (primo tema, transizione, secondo tema) con i dovuti aggiustamenti armonici per poter avere il secondo tema alla tonica nel modo maggiore. Dopo abbiamo un'ampia sezione conclusiva con il ritorno alla tonalità di re minore e una citazione del primo tema seguita dagli accordi iniziali. La coda infine prende l'avvio con una reiterata formula cadenzale ma l'Allegro si conclude facendoci riascoltare ancora una volta le note iniziali del primo tema.

Un rapidissimo ritmo in 6/8 trascina il secondo movimento, Sehr lebhaft (Vivace), che ha la struttura di uno Scherzo. L'idea tematica principale vigorosa e fortemente ritmica, si alterna a un primo Trio, una melodia cantabile, venata di una punta di malinconia, e a un secondo Trio, una melodia leggera, dai contorni sfumati.

Il terzo movimento, Leise, einfach (Sottovoce, semplice) è articolato come tema con variazioni. Il tema deriva dal primo semplice verso del corale Aus tìefer Not schrei ich zu dir e viene presentato la prima volta dal violino in pizzicato, quindi ripetuto con l'arco, mentre il pianoforte varia l'accompagnamento. La seconda variazione vede il violino impegnato con una scrittura polifonica a due parti. A questo punto segue un episodio che cita il tema principale dello Scherzo e quindi un'ultima variazione col tema per seste su arpeggi del pianoforte.

Il quarto movimento, Bewegt (Agitato), in forma sonata, si apre con un tema sinistro e demoniaco, una melodia di ampio respiro, divisa in più sezioni che gravita per lo più nel registro grave del violino. La transizione al secondo tema mantiene il tono del primo tema e ha al suo interno una progressione armonica che suona come un'arcana reminiscenza barocca. L'agitazione s'interrompe come d'incanto all'emergere della seconda idea tematica, una lunga melodia calda e rasserenante, raddoppiata all'unisono dalla mano destra del pianoforte.

Ma un'improvvisa accelerazione del disegno riporta nella parte conclusiva dell'Esposizione l'agitazione sinistra dell'attacco del primo tema. Lo Sviluppo è basato principalmente sul primo tema e, in misura minore, sul motivo della transizione, mentre il secondo tema non appare affatto. Un'insistente progressione armonica sull'incipit del primo tema riconduce alla tonalità della tonica e alla Ripresa.

Questa procede riproponendo il primo tema, la transizione e il secondo tema che, anziché nella tonalità della tonica, sorprendentemente riascoltiamo in si bemolle maggiore. A questo punto ritorna il primo tema (ancora in si bemolle) e infine nell'ampia coda, che prende l'avvio dal motivo della transizione, viene ripristinata la tonalità di re ma volta al modo maggiore. Ritorna un'ultima volta il tema iniziale che adesso, in re maggiore, suona nella conclusione esultante e trionfale.

Nino Schilirò

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

In una lettera del 1851 all'amico Wasiliewski, Schumann aveva confidato che il motivo principale che lo aveva spinto a comporre una Seconda Sonata per violino era la profonda insoddisfazione per la sua Prima Sonata (in la minore op. 105), composta solo un mese prima. Qualunque fosse il movente, certo è che Schumann, nonostante la fragilità delle sue condizioni psicologiche, in quei mesi trovò l'energia creativa per completare nel giro di pochissimo tempo due lavori cameristici particolarmente impegnativi. Non c'è, in queste opere per violino, la visionarietà delle coeve composizioni pianistiche, ma è indubbio che il loro linguaggio espressivo febbrile e introverso allo stesso tempo non ha nulla a che fare con lo stile salottiero tipico di molta musica cameristica ottocentesca destinata ad un pubblico di amatori. A questo si aggiunga che il dedicatario dell'op. 121 era Ferdinand David, il celebre violinista per il quale Mendelssohn aveva composto il suo Concerto per violino, mentre i suoi primi interpreti furono Joseph Joachim e Clara Schumann, che la eseguirono per la prima volta il 29 ottobre 1853.

Come nella maggior parte delle composizioni dell'ultimo periodo creativo schumanniano, anche nelle due Sonate per violino si riscontra un diffuso impiego di procedimenti polifonici e contrappuntistici. In effetti, la differenza principale fra le due opere è data soprattutto dalle dimensioni: il sottotitolo dell'op. 121 recita, infatti, "Grande Sonata", denominazione subito sottolineata dalla lenta introduzione di carattere sinfonico (ziemlich langsam, alquanto adagio), in cui viene anticipato il primo tema del primo movimento (Lebhaft, vivace). La concezione formale è di grande rigore ed è resa più compatta dall'utilizzo di materiale tematico fortemente unitario. Il primo tema, esposto dapprima dal violino, viene trattato alla maniera di una Fuga, percorrendo i gradi principali della tonalità di base (da re minore a la minore a sol minore), mentre al pianoforte viene affidato un controcanto rigorosamente contrappuntistico. Il motivo ritmico alla base di questo tema percorre tutto il movimento, in una continua tensione dialettica con altri elementi tematici, quali, ad esempio, il secondo tema, che, tuttavia, ad un attento esame rivela la sua derivazione dal primo. Nello sviluppo viene introdotto un ulteriore spunto tematico, presentato anch'esso secondo una disposizione "quasi fugata". Il movimento si conclude con una coda finale che ripresenta in un intreccio di inesauribile energia i materiali tematici già impiegati, in un intenso dialogo strumentale.

Il secondo movimento, "molto vivace" in si minore, svolge il ruolo di "Scherzo" ed è percorso da una frenesia ritmica che riduce enormemente il contrasto fra i due momenti tipici della fórma (Scherzo-Trio), nei quali il Trio di solito rappresenta un momento di quiete e riflessione. Segue un movimento moderato, Leise, einfach (piano, semplice) in sol maggiore, in forma di tema e quattro variazioni, il cui tema principale, esposto dal pizzicato del violino e sostenuto sommessamente dal pianoforte, appare di grande semplicità ed equilibrio nelle proporzioni. Ad eccezione della terza, che si apre ad una improvvisa citazione dello Scherzo, tutte le variazioni costituiscono un complesso fortemente coeso, in cui è sempre mantenuta la fedeltà tonale e metrica al tema principale. Anche il registro espressivo, con le sue intime e delicate suggestioni timbriche, resta immutato, producendo l'effetto di una introversione "sommessa, semplice", come indica la stessa didascalia del movimento.

Il movimento finale Bewegt (agitato) si apre con un tema basato su un arpeggio della triade di re minore (con l'aggiunta di una nota estranea all'armonia), che richiama quello del finale della Sonata per pianoforte op. 31, n. 2 (la Tempesta] di Beethoven. Anche in questo caso l'elaborazione di temi e motivi rivela l'intento unitario sotteso a tutta la concezione formale del brano. I diversi gruppi tematici, anche contrastanti, sono infatti collegati fra di loro soprattutto a livello ritmico, in un febbrile moto perpetuo. Nello sviluppo il materiale motivico viene variato e trasformato anche grazie al diffuso impiego della tecnica fugata, con canoni, progressioni e imitazioni, in un dialogo serratissimo fra i due strumenti. Infine l'epilogo in maggiore chiude sontuosamente un lavoro di intensa espressività, ricco di idee che alimentano una affascinante quanto complessa scrittura strumentale.

Anna Ficarella

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Nel 1852 Robert Schumann cadde in un grave stato di prostazione fisica e mentale, da cui non si sarebbe più ripreso. Nel 1853 completò la sua ultima composizione, i Gesange der Frühe op. 133; nei primi mesi del 1854 tentò il suicidio, gettandosi nelle acque del Reno, e fu internato in un istituto di malattie mentali, dove si sarebbe spento due anni dopo. Ma il periodo che precedette il tracollo fu fervidissimo: videro allora la luce grandi composizioni sinfonico-corali, pezzi per pianoforte, cicli di Lieder e, inoltre, le sue uniche composizioni dedicate al violino, che fino ad allora non aveva mai utilizzato in funzione solistica. Del 1851 sono le due Sonate opp. 103 e 121, del 1853 il Concerto in re minore op. post., la Fantasia op. 131 e movimenti della Sonata F.A.E., scritta in collaborazione con Brahms e Dietrich, che composero un movimento ciascuno.

Quest'accostamento tardivo (solo relativamente tardivo, perché, sebbene fosse giunto al termine della sua attività di compositore, Schumann aveva poco più di quarant'anni) al violino appare abbastanza problematico: infatti gli interpreti non eseguono volentieri queste musiche, che ai loro occhi hanno il torto da un lato di essere malagevoli e dall'altro di non offrire occasioni di redditizi sfoggi virtuosistici, mentre i critici le considerano impacciate e macchinose. Eppure tutte queste composizioni furono portate a termine con apparente facilità e soprattutto con incredibile rapidità: la seconda Sonata in soli sette giorni, tra l'ottobre e il novembre 1851. Già il 15 novembre fu presentata ad una piccola cerchia di amici da Wilhelm Joseph von Wasielewski al violino e da Clara Schumann al pianoforte; ma il compositore non dovette esserne completamente soddisfatto, se volle rimettervi le mani per rimaneggiarla ampiamente, facendola infine eseguire in pubblico il 29 ottobre 1853 dai suoi due interpreti più cari e fidati, Joseph Joachim e sua moglie Clara.

Si riconoscono in questa Sonata gli aspetti più tipici di Schumann: i toni appassionati e fantastici, il desiderio di un canto intimo e profondo (particolarmente sollecitato è il registro grave del violino), la ricerca di sempre nuove soluzioni formali che corrispondano all'inarrestabile fluire delle voci segrete, l'entusiasmo per un contrappunto che nasce dall'ammirazione per Bach ma si muove in modo ardito e fantasioso, sostituendo la libertà e l'invenzione alla dottrina. Si avvertono anche alcuni squilibri, ma una certa inadeguatezza dell'involucro materiale alle aspirazioni ideali è connaturata allo slancio romantico verso l'indicibile, l'indefinibile, l'irraggiungibile, che è inesorabilmente condannato a rimanere irrealizzato, ma che si rinnova ogni volta con inesausto entusiasmo.

La Sonata in re minore op. 121 si apre con un movimento ampio e grandioso, che alterna temi generosi a toni magniloquenti e unisce il denso contrappunto al tempestoso clima "Sturm und Drang". Nell'introduzione Zìemlich langsam (Assai lento) si profila già negli accordi dei due strumenti il tema principale, che nel successivo Lebhaft (Vivace) è presentato alternativamente da violino e pianoforte in stile fugato. Lo stile contrappuntistico presiede anche alla presentazione del secondo tema, che introduce momentaneamente la tonalità di fa maggiore, più luminosa ma non meno agitata del re minore iniziale. Un contrappunto ruvido, intricato, selvaggio domina anche l'ampia e importante sezione di sviluppo, che si arricchisce di due nuove idee dall'energico ritmo sincopato. La riesposizione sfocia nella ripresa dell'andamento in stile di recitativo dell'introduzione e culmina in una coda appassionata.

Il successivo Sehr lebhaft (Molto vìvace) è un breve Scherzo in si minore, il cui irruente tema di ballata romantica è presentato all'unisono dai due strumenti. Due Trii, caratterizzati da un interessante gioco di ritmi diversi tra i due strumenti, intercalano questo Scherzo, il cui ultimo ritorno avviene in un improvviso do maggiore. Alla fine del movimento potenti accordi in fortissimo preannunciano il tema del movimento seguente, Leise, einfach (Dolce, semplice), che consiste in quattro variazioni su un delicato tema in sol maggiore, probabile reminiscenza del corale luterano Gelobet seis Du Jesu Christ, esposto inizialmente dal violino in pizzicato. La prima variazione, su un chiaro e dolce contrappunto, così lontano da quello del primo movimento, si accosta all'universo bachiano. Il tempo si anima nella seconda variazione, dove i bicordi del violino si contrappongono agli accordi sincopati del pianoforte. La terza variazione, con uno di quei poetici sguardi all'indietro così tipici di Schumann, contiene una diversione che ricorda il secondo movimento. La quarta variazione è caratterizzata dai placidi arpeggi ascendenti del pianoforte.

Il finalee, Bewegt (Mosso), riporta, insieme al re minore, il clima appassionato e le tempestose atmosfere "Sturm und Drang" dell'inizio: la sua energia violenta e concentrata viene attenuata per un istante solo dal secondo tema, in fa maggiore. Anche in questo movimento Schumann ricorre ampiamente al contrappunto, soprattutto nello sviluppo in stile fugato, suddiviso piuttosto chiaramente in tre sezioni dai ritorni del tema iniziale. La Sonata si conclude abbandonando il re minore per il re maggiore, con una coda che presenta in rapida e brillante sintesi tutti i principali temi uditi precedentemente.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 4 (nota 4)

«Non ero soddisfatto della prima Sonata, sicché ne ho composta un'altra che spero sia riuscita meglio», scrisse Schumann al momento di pubblicare la Sonata in re minore op. 121, dedicata al violinista Ferdinand David. Di fatto in quest'opera, composta verso la fine di ottobre di quello stesso 1851, si respira, salvi restando i fondamentali caratteri espressivi che abbiamo trovato nella prima Sonata per violino e pianoforte, l'esigenza di una maggior sicurezza formale. Il ritorno ai quattro tempi del canone classico (pur non rispettandone del tutto l'articolazione dei movimenti) è di per sé significativo: e insieme con la speciale imponenza dei temi e l'elaborata ampiezza dello sviluppo di questi, concorre a creare quel carattere di «Grande Sonata» annunciato dal titolo originale. Se sia possibile affermare una superiorità della Grosse Sonate sulla sorella di poco più anziana è questione da risolvere forse soltanto con l'ascolto, magari facendo intervenire i propri gusti. Certo la Sonata in re minore si pone obiettivi più ambiziosi, e presenta un orizzonte espressivo ancor più ampio e variato dell'altra, passando attraverso stati d'animo diversissimi, indagati a loro volta in ogni sfumatura, dall'intensa, fin drammatica comunicativa dell'ampio primo movimento, alla poesia ancora una volta altissima del terzo, semplice ed enigmatico al tempo stesso (basti pensare alla suggestione straordinaria dei pizzicati che lo aprono). Pur nella grandiosità delle proporzioni interne ed esterne della Sonata, pur nell'evidente scrupolo costruttivo che la anima, articolandone lo svolgimento in modo a grandi linee rispettoso delle istanze architettoniche della composizione strumentale classica, è lecito ravvisare anche qui la tendenza a determinare un panorama espressivo unitario perché diversificatissimo, specchio delle infinite differenziazioni e contraddizioni della personalità umana, che tanti anni prima, in climi per Schumann incomparabilmente più felici, si era riflessa nel molteplice sdoppiamento dell'Io celato dietro la sfilata delle maschere di Carnaval; siglando così, in quest'opera ormai protesa verso gli esiti ultimi e tragicamente sospesi dell'avventura artistica di Schumann, la sostanziale coerenza di una parabola creativa in apparenza caotica e costellata di deviazioni.

Daniele Spini


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 88 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorium Parco della Musica, 10 febbraio 2006
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 9 maggio 2002
(4) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 5 aprile 1981


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Ultimo aggiornamento 22 novembre 2017