Concerto per violino n. 1 in la minore, op. 77


Musica: Dmitri Shostakovich (1906 - 1975)
  1. Notturno (Moderato)
  2. Scherzo (Allegro)
  3. Passacaglia (Andante) - Cadenza
  4. Burlesca (Allegro con brio)
Organico: violino solista, 3 flauti (3 anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, basso tuba, timpani, tam-tam, xilofono, 2 arpe, celesta, archi
Composizione: Mosca, 24 Marzo 1948
Prima esecuzione: Leningrado, Sala grande della Filarmonica, 29 Ottobre 1955
Dedica: David Fyodorovich Oistrakh

La prima edizione a stampa portava il numero di op. 99 corretto poi nelle successive con il n. 77.
Guida all'ascolto (nota 1)

L'opera è dedicata al celebre violinista David Oistrach; ed è una dedica che dice assai più di quanto si possa pensare a prima vista. Sciostakovic, infatti, dal 1933 non si avvicinava più al concerto solistico (è di quell'anno il Concerto per pianoforte) ed è quindi da credere che l'apparizione dell'astro virtuosistico di Oistrach sia stata determinante per spingere il musicista sovietico a por mano a questa composizione ed anche a condizionare il linguaggio che è caratterizzato dal problema dell'inserimento virtuosistico del solista nella compagine strumentale.

Anche se il discorso musicale assume una sua piena autonomia espressiva in una «costruzione che si svolge a un livello di esteriori conflitti drammatici» (Manzoni) dalla quale esula pure come in altre opere dello Sciostakovic maggiore ogni esigenza di malintesa popolarità.

A differenza di altri lavori consimili dello stesso Sciostakovic e dello schema tradizionale del concerto solistico, questo lavoro non si rifà ai lineamenti architettonici della forma della sonata sinfonica ma piuttosto, almeno nei suoi aspetti esteriori, ai modelli delle antiche suites strumentali. E ciò non tanto e non soltanto per essere questo Concerto in quattro tempi anziché nei tre tradizionali, quanto per i titoli e quindi per il carattere degli stessi quattro movimenti; occorre però anche aggiungere che, malgrado questo schema compositivo, il concerto nella sostanza non si discosta dal tradizionale tipo di concerto solistico basato su un dialogo tra strumento e orchestra dal quale il primo trae ampiamente profitto per esplicare le sue virtualità espressive e tecniche.

Il primo tempo, Notturno, è forse il brano più complesso del concerto «dove non sembra azzardato riscontrare un certo influsso bartokiano soprattutto nel modo di metodizzare del solista» (Manzoni). In esso, di carattere prevalentemente melodico, conformemente allo spirito della forma di «suite» non si ritrova tanto la contrapposizione dialettica di due temi contrastanti quanto il procedere di un solo motivo base anche se le trasmutazioni subite da tale motivo durante il decorso del brano possono ingenerare l'impressione di una pluralità tematica.

Lo Scherzo è costituito da due sezioni. Una prima parte in ritmo ternario, trasparente e agile contrapposizione tra solista e orchestra nella quale la compagine orchestrale è ridotta ad una isolata linea melodica su cui il violino sincronizza una sua sequenza tematica. Questo rincorrersi di temi assume presto il marcato profilo di danza paesana successivamente portata su toni leggeri e brillanti con un gusto di mutevolezze d'umore riferibile a Prokofiev. Segue un trio in diversa tonalità che rapidamente porta a conclusione il movimento.

Il terzo tempo è una tradizionale Passacaglia basata si di un tema che accompagna in forma di «ostinato» otto variazioni. Ma ogni successiva variante del tema viene sovrapposta via via alle precedenti dando luogo ad una concatenazione imitativa che poi si dirada fino all'assoluto silenzii dal quale emerge una vasta Cadenza dello strumento solista che riassume, variandolo virtuoslsticamente, il materiale tematico già udito in precedenza e che dà il via senza soluzione di continuità al quarto ed ultimo movimento. La Burlesca finale (una forma direttamente mutuata da alcune Suites di Bach) inizia in tempo di Allegro con brio che poi si tramuta in un vertiginoso Presto: una sorta di allegro «rataplan» di cui il violino svolge le facili premesse esibendosi in un vivace tecnicismo assecondato da un'orchestra fertile di trovate ritmiche e di gradevoli ornamenti che sottolineano il carattere «danzante e sfrenato» della musica che «mira chiaramente al raggiungimento dei più sicuri effetti atti a tener avvinto e a divertire l'ascoltatore» (Vlad).

Alla fine riappare il tema della Passacaglia curiosamente sfigurato e affidato al violino solo mentre l'orchestra ripropone la cellula ritmica tipica di tutta la Burlesca e rapidamente si giunge alla precipitosa chiusa d'effetto.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 23 novembre 1976


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Ultimo aggiornamento 3 febbraio 2012