Igroki (I giocatori)
Opera incompiuta tratta da una storia di Nikolai Gogol
Testo del libretto (nota
1)
Fatti di tempi assai remoti
PRELUDIO
Una stanza in una
locanda di città.
Icharëv
entra accompagnato dal cameriere della locanda Aleksej e dal suo servo
Gavrjuška.
ALEKSEJ
Prego, prego! Ecco la cameretta! È la più
tranquilla e non c'è nessun rumore.
ICHARËV
Nessun rumore, può darsi, ma di cavalleria ce ne
sarà in abbondanza, di saltatori, intendo?
ALEKSEJ
Vi
riferite forse alle pulci? State tranquillo, state tranquillo. Se una
pulce o una cimice dovesse mordere, sarebbe nostra
responsabilità: siamo qui per questo.
ICHARËV
(a Gavrjuška)
Corri a scaricare la carrozza.
(
Gavrjuška
esce).
(
ad Aleksej)
Tu, come ti chiami?
ALEKSEJ
Aleksej.
ICHARËV
Bene, ascolta (
con fare
significativo), racconta un po', chi alloggia qui da voi?
ALEKSEJ
Adesso ci alloggiano in parecchi: quasi tutte le camere sono occupate.
ICHARËV
E chi precisamente?
ALEKSEJ
Svochnev Pëtr Petrovič, il colonnello Krugel', Stepan Ivanovič
Utešitel'nyj.
ICHARËV
Giocano?
ALEKSEJ
Sì, sono ormai sei notti di fila che giocano.
ICHARËV
Eccoti un paio di monete da un rublo!
(
Gliele ficca in mano).
ALEKSEJ
(
inchinandosi)
Ringrazio umilmente!
ICHARËV
Giocano tra loro?
ALEKSEJ
No, recentemente hanno ripulito il tenente Artunovskij, al principe
Šen'kin hanno vinto trentaseimila rubli.
ICHARËV
Eccoti
un altro bel biglietto rosso da dieci rubli. E se mi servirai
onestamente, ne riceverai ancora. Confessa, le hai comperate tu le
carte?
ALEKSEJ
No, se le sono procurate da soli.
ICHARËV
E da chi?
ALEKSEJ
Da Vachramejkin, un mercante di queste parti.
ICHARËV
Menti, menti, menti!
ALEKSEJ
Lo giuro!
ICHARËV
E va bene. Noi due finiremo di parlare più tardi!
(
Gavrjuška
entra con una cassetta da viaggio).
Mettila qui. Adesso andate a prepararmi da lavarmi e da radermi!
(
I servi escono).
Icharëv,
da solo, apre la cassetta, tutta piena di mazzi di carte.
ICHARËV
Che
spettacolo! Ogni mazzo vale oro. È stato ottenuto col
sudore, la
fatica. Si fa presto a dire, ma ho ancora male agli occhi per il lavoro
con quella maledetta moschettatura. Però in compenso,
è
davvero un gran bel capitale, che si può lasciare ai figli
in
eredità, eccolo qua, il caro mazzo truccato, un'autentica
perla!
Per questo gli è stato anche dato un nome: Adelaida
Ivanovna.
Adelaida! Servimi, anima mia, come mi ha servito la tua sorellina,
fammi vincere ottantamila rubli, così, quando saremo
arrivati in
campagna, ti farò un monumento di marmo, lo
ordinerò a
Mosca.
(
Icharëv, udito
un rumore, chiude la cassetta).
Aleksej e
Gavrjuška portano una bacinella, un lavamano e un
asciugamano.
ICHARËV
Allora, dove sono questi signori adesso, in casa?
ALEKSEJ
Sissignore, adesso sono nella sala comune.
ICHARËV
Vado a dar loro un'occhiata, a vedere che tipi sono.
(
Icharëv esce).
Aleksej e
Gavrjuška.
ALEKSEJ
Allora, venite da lontano?
GAVRJUŠKA
Da Rjazan'.
ALEKSEJ
E siete di quello stesso governatorato?
GAVRJUŠKA
No, siamo di Smolensk.
ALEKSEJ
Ah, già. Così il podere è nel
governatorato di Smolensk?
GAVRJUŠKA
No, non in quello di Smolensk. In quello di Smolensk ci sono cento
anime, mentre in quello di Kaluga ottanta.
ALEKSEJ
Capisco, quindi in due governatorati.
GAVRJUŠKA
Si,
in due governatorati. E, solo di domestici, abbiamo: il dispensiere
Ignatij, Pavluška, che prima viaggiava con il signore, il
lacchè Gerasim, Ivan, anche lui lacchè, Ivan, il
bracchiere, un altro Ivan, musicista, poi il cuoco Grigorij, il cuoco
Semen, Varuk il giardiniere, Dementij il cocchiere. Ecco come stanno le
cose da noi!
(
Gli stessi, Krugel',
Švochnev che entrano guardinghi).
KRUGEL'
Ho davvero paura che ci sorprenda qui.
ŠVOCHNEV
Non preoccuparti, Stepan Ivanovic lo tratterrà.
(
ad Aleksej)
Fila via, amico, ti stanno chiamando!
(
Aleksej esce.
Švochnev si avvicina in tutta fretta a Gavrjuška).
Da dove viene il tuo padrone?
GAVRJUŠKA
Proprio ora da Rjazan'.
ŠVOCHNEV
È un possidente?
GAVRJUŠKA
Un possidente.
ŠVOCHNEV
Gioca?
GAVRJUŠKA
Gioca.
ŠVOCHNEV
Eccoti un bel biglietto rosso. (
Gli
porge una banconota). Racconta tutto!
GAVRJUŠKA
Ma voi non lo andrete a raccontare al padrone, vero?
ŠVOCHNEV
e KRUGEL'
No, no, non aver paura!
ŠVOCHNEV
Allora, adesso è reduce da una vincita? Eh?
GAVRJUŠKA
Ma voi non conoscete il colonnello Čebotarëv?
ŠVOCHNEV
No, e allora?
GAVRJUŠKA
Circa
tre settimane fa gli abbiamo vinto ottantamila rubli, e la
carrozza di Varsavia, e la cassetta da viaggio, e un tappeto, e le
spalline d'oro, che a fonderle ci hanno fruttato, da sole, seicento
rubli.
ŠVOCHNEV
e KRUGEL'
Come? Ottantamila, mila! Ottantamila, mila!
(
Krugel' scuote la testa).
ŠVOCHNEV
(
a Krugel')
Pensi
ci sia qualcosa di poco pulito? Adesso lo scopriremo, (
a Gavrjuska)
Ascolta, che cosa fa il padrone quando se ne resta da solo a
casa?
GAVRJUŠKA
Come sarebbe che cosa fa? Si sa quello che fa. È un signore
che si comporta come si deve: non fa niente.
ŠVOCHNEV
Menti, è probabile che non metta giù le carte un
solo istante.
GAVRJUŠKA
Non
posso saperlo, viaggio con il padrone solo da due settimane. Prima con
lui viaggiava sempre Pavluška. Da noi c'è anche
il
lacchè Gerasim, e poi un altro Ivan, anche lui
lacchè,
Ivan il bracchiere, Ivan il musicista. Dementij il cocchiere, e
alcuni giorni fa ne abbiamo preso un altro dal villaggio.
ŠVOCHNEV
(
a Krugel')
Pensi sia un baro?
KRUGEL'
È molto probabile.
ŠVOCHNEV
Ma provare, comunque, proveremo.
(
Si allontanano entrambi
di corsa).
(
Gavrjuška,
da solo, canta accompagnandosi con una balalaika).
GAVRJUŠKA
Che
signori svelti! E tante grazie per il bel bigliettino. Mi
servirà per comprare una cuffietta per Matrëna e
anche
per i birichini ci sarà un panpepato. Eh, mi piace questa
vita vagabonda! C'è sempre modo di guadagnarsi qualcosa: il
padrone ti manda a fare acquisti, da ogni rublo ti metti in tasca
almeno dieci copechi. Se ci pensi, che bella vita fanno i padroni al
mondo! Te ne vai in giro dove vuoi! Ti sei stufato di Smolensk? Vai a
Rjazan', non ti va più Rjazan', vai a Kazan'. Non hai
più
voglia di stare a Kazan'? Vai pure a Jaroslavl. L'unica cosa
è
che ancora non ho capito quale città sia più
particolare, se Rjazan' o Kazan'. Kazan' deve essere più
particolare, perché a Kazan'...
(
Icharëv,
Gavrjuška,
poi Aleksej).
ICHARËV
Mi sembra che non ci sia nulla di speciale
in loro, ma d'altra parte... Eh, che voglia avrei di ripulirli! Signore
Dio santo, che voglia avrei! Come ci penso, il cuore mi batte
forte, davvero.
(
Prende il pennello, il
sapone, si siede davanti
allo specchio e comincia a radersi).
Mi trema la mano, non posso
in alcun modo radermi.
(
Entra Aleksej).
ALEKSEJ
Non volete ordinare qualcosa da mangiare?
ICHARËV
Ma
certo, ma certo. Porta dell'antipasto per quattro persone. Del caviale,
del salmone, quattro bottiglie di vino. E a lui da' subito da
mangiare. (
indicando
Gavrjuška)
ALEKSEJ
(
a Gavrjuška)
Favorite in cucina, hanno preparato per voi.
(
Gavrjuška
esce).
ICHARËV
(
continuando a radersi)
Ascolta, ti hanno dato molto?
ALEKSEJ
Chi, signore?
ICHARËV
Suvvia, non cercare di sfuggire alle mie domande, parla!
ALEKSEJ
Si, signore, mi hanno ripagato per il servizio.
ICHARËV
Quanto, cinquanta rubli?
ALEKSEJ
Si, signore, mi hanno dato cinquanta rubli.
ICHARËV
E
da me non ne avrai cinquanta, ma ecco qua, guarda, sul tavolo
c'è una banconota da cento rubli, pigliala. Di che hai
paura?
Non morde. Da te non si pretende altro che tu sia onesto, capisci? Che
le carte vengano pure da Vachramejkin o da qualche altro mercante,
non sono affari miei, ma eccoti in aggiunta un altro mazzo di carte, da
parte mia.
(
Gli consegna un mazzo
di carte sigillate).
Hai capito?
ALEKSEJ
E come potrei non capire? Fate pure affidamento su di me, questo
è affar nostro.
ICHARËV
Ma nascondi per bene le carte, affinchè non ti perquisiscano
o le vedano.
(
Ripone il pennello e il
sapone e si asciuga con una salvietta).
(
Aleksej esce).
Sarebbe bello, sarebbe molto bello. Ma, lo confesso, quanto mi
piacerebbe...
(
Švochnev,
Krugel' e Stepan Ivanovič Utešitel'nyj entrano inchinandosi).
ICHARËV
(
va loro incontro
facendo un inchino)
Vi prego di scusarmi. La stanza,
come vedete, non è certo arredata lussuosamente: ci sono
quattro sedie in tutto.
UTEŠITEL'NYJ
L'accoglienza cordiale del padrone di casa è più
preziosa di qualsiasi comodità.
ŠVOCHNEV
Non è il luogo che conta, ma la compagnia delle brave
persone.
UTEŠITEL'NYJ
Proprio
così, lo non potrei mai stare senza compagnia, (
a Krugel')
Rammenti, mio eccellente amico, quando sono arrivato
quaggiù: solo soletto. Figuratevi che non conoscevo nessuno.
La padrona di casa, una vecchia. Sulle scale, una serva che era un
mostro al di là di ogni immaginazione; vedo che le ronza
attorno un militare, che evidentemente non mangia da un pezzo... In
breve, una noia mortale. E all'improvviso il destino ha mandato proprio
lui, e poi il caso ha voluto che lo incontrassi... Oh, come sono stato
contento! Non posso, non posso trascorrere nemmeno un'ora senza la
compagnia di un amico. Sono pronto a raccontare a chiunque tutto quel
che ho nel cuore.
KRUGEL'
Questo, amico mio, è un vizio, e non una virtù.
L'eccesso è sempre dannoso. Di certo sarai stato ingannato
più di una volta.
UTEŠITEL'NYJ
Si, sono stato ingannato, sono stato ingannato, e lo sarò
ancora. E tuttavia non posso fare a meno di essere schietto.
KRUGEL'
Confesso che la cosa per me è incomprensibile: essere
schietti con tutti. Con gli amici è una cosa diversa!
UTEŠITEL'NYJ
D'accordo, ma l'uomo appartiene alla società.
KRUGEL'
Le appartiene, ma non del tutto.
UTESITEL'NYJ
No, del tutto.
KRUGEL'
No, non del tutto.
UTEŠITEL'NYJ
No, del tutto.
KRUGEL'
No, non del tutto.
UTEŠITEL'NYJ
No, del tutto! No, del tutto! No, del tutto, no, del tutto!
ŠVOCHNEV
(
a Utesitel'nyj)
Non discutere, amico mio, hai torto.
UTEŠITEL'NYJ
(
infervorandosi)
No, ve lo dimostrerò. È un obbligo...
È un, è un, è un... è un
dovere! È un, è un, è un...
ŠVOCHNEV
Bene, si è ingarbugliato! È un tipo che si scalda
davvero: le prime due parole che dice le si riesce ancora a capire, ma
poi non ci si capisce più nulla.
UTEŠITEL'NYJ
Non posso, non posso! Se si vanno a toccare gli obblighi o i doveri,
non capisce più niente. Di solito avverto in anticipo:
«Signori, se si parlerà di qualcosa del genere,
scusatemi tanto, ma mi infervorerò». È
una specie di ebbrezza, e mi sento ribollire il sangue.
ICHARËV (
tra sé)
Eh, no, caro mio! Li conosciamo quelli che si infervorano e si
riscaldano alla parola "obbligo". Può anche darsi che ti
senta ribollire dentro, ma non in questo caso, (
ad alta voce)
Allora, signori, mentre si discute di sacri doveri, che ne dite di fare
una partitina?
(
Nel corso della loro
conversazione sulla tavola è stata servita la colazione).
UTEŠITEL'NYJ
Volentieri, se non si tratta di una posta troppo alta,
perché no?
KRUGEL'
Non mi sottraggo mai ai piaceri innocenti.
ICHARËV
E forse in questa locanda ci saranno delle carte, no?
ŠVOCHNEV
Oh, basta solo ordinarle.
ICHARËV
Le carte!
(
Aleksej si da da fare
attorno al tavolo da gioco).
E intanto, signori, vogliate favorire! (
indicando con la mano gli
antipasti ed avvicinandosi al tavolo) Il pesce secco non
deve essere granché, ma il caviale non sembra male.
ŠVOCHNEV
(
mettendosene in bocca
un pezzetto)
No, anche il pesce secco può andare.
KRUGEL'
(
facendo lo stesso)
E il formaggio è buono. Anche il caviale non è
male.
ŠVOCHNEV
(
a Krugel')
Ricordi che formaggio eccellente abbiamo mangiato un paio di settimane
fa?
KRUGEL'
No, in tutta la mia vita non dimenticherò mai il formaggio
che ho mangiato da Pëtr Aleksandrovic Aleksandrov.
UTEŠITEL'NYJ
E quando, mio eccellente amico, è buono il formaggio?
È buono quando, finito un pranzo, ce ne ammassi subito sopra
un altro, ecco dov'è il suo autentico significato.
È come un bravo quartiermastro che dice: «Siate i
benvenuti, signori, c'è ancora posto».
ICHARËV
Siate i benvenuti, signori, le carte sono in tavola.
UTEŠITEL'NYJ
(
accostandosi al tavolo
da gioco)
Ah, come ai bei tempi andati! Hai sentito, Svochnev, le carte, eh?
Quanti anni...
ICHARËV
(
a parte)
E finiscila con queste smorfie!...
UTEŠITEL'NYJ
Volete tenere voi il banco?
ICHARËV
Un banco piuttosto basso, se permettete, di cinquecento rubli. Volete
tagliare?
(
Mescola le carte).
(
Il gioco ha inizio).
ŠVOCHNEV
Un quattro, un asso, e dieci su tutti e due.
UTEŠITEL'NYJ
Da' qua, amico mio, il tuo mazzo: mi sceglierò una carta
alla fortuna della moglie del governatore della nostra provincia.
KRUGEL'
Permettetemi di aggiungere un nove.
UTEŠITEL'NYJ
Švochnev, dammi il gesso.
ŠVOCHNEV
Al diavolo! Annoto e cancello.
UTEŠITEL'NYJ
Alzo la puntata di cinque rubli!
KRUGEL'
Parole! Attendenz! Permettetemi di guardare, a quanto pare dovrebbero
esserci altri due tre nel mazzo.
UTEŠITEL'NYJ
(
salta in piedi,
parlando fra sé)
Al diavolo, c'è qualcosa che non va. Le carte sono diverse,
questo è chiaro.
(
Il gioco continua).
ICHARËV
(
a Krugel')
Permettete, mantenete entrambe le puntate?
KRUGEL'
Entrambe.
ICHARËV
Non alzate la posta?
KRUGEL'
No.
ICHARËV
(
a Švochnev)
E voi che fate? Non puntate?
ŠVOCHNEV
Se permettete, salto questa mano. (
Si
alza dalla sedia, si accosta in tutta fretta a Utešitel'nyj
e dice parlando rapidamente) Che il diavolo lo porti,
amico mio! Questo bara, e fa quello che vuole. È un baro di
prima categoria!
UTEŠITEL'NYJ
(
tutto agitato)
Ma dobbiamo dunque dire davvero addio agli ottantamila rubli?
ŠVOCHNEV
Certo che bisogna dire addio quando non si possono pigliare.
UTEŠITEL'NYJ
Beh, questo è ancora da vedersi, intanto è meglio
spiegarsi con lui!
ŠVOCHNEV
Come?
UTEŠITEL'NYJ
Rivelandogli tutto.
ŠVOCHNEV
Perché mai?
UTEŠITEL'NYJ
Dopo te lo dirò. Andiamo.
(
Si avvicinano entrambi
a Icharëv e gli battono un colpo sulle spalle dai due lati).
UTEŠITEL'NYJ
e ŠVOCHNEV
Su, basta sprecare a vuoto le vostre cartucce.
ICHARËV
(
con un sussulto)
Come?
UTEŠITEL'NYJ
e ŠVOCHNEV
Che c'è da stare a raccontare, non avete forse riconosciuto
chi è come voi?
ICHARËV
(
con fare cortese)
Permettetemi di sapere in che senso devo intendere la cosa...
UTEŠITEL'NYJ,
ŠVOCHNEV e KRUGEL'
Allora, senza ulteriori parole e cerimonie. Abbiamo visto la vostra
arte e, dovete crederci, siamo nella condizione di rendere onore al
merito. E per questo, anche a nome dei nostri compagni, vi propongo
un'alleanza amichevole. Unendo le nostre conoscenze e i nostri capitali
possiamo agire in modo incomparabilmente più efficace che
separatamente.
ICHARËV
Fino a che punto devo credere alla veridicità delle vostre
parole?...
UTEŠITEL'NYJ,
ŠVOCHNEV e KRUGEL'
Ecco fino a che punto: la sincerità noi la ripaghiamo con la
sincerità. Confessiamo apertamente di esserci accordati per
sbancarvi, perché vi avevamo preso per un uomo qualunque. Ma
ora vediamo che a voi sono noti i segreti più elevati.
Volete quindi accettare la nostra amicizia?
ICHARËV
Come potrei rifiutare una proposta così cordiale?
UTEŠITEL'NYJ,
ŠVOCHNEV e KRUGEL'
E allora stringiamoci la mano tutti quanti!
(
Tutti, a turno,
stringono la mano a Icharëv).
UTEŠITEL'NYJ,
ŠVOCHNEV, KRUGEL' e ICHARËV
E così da ora in poi sarà tutto in comune, senza
ulteriori finzioni e cerimonie!
UTEŠITEL'NYJ
Permettetemi di sapere quando avete cominciato a studiare le
profondità di questa scienza?
ICHARËV
Confesso che fin dalla più tenera età
è stata sempre la mia aspirazione. Già a scuola,
mentre i professori facevano lezione, io tenevo il banco di nascosto
con i miei compagni.
UTEŠITEL'NYJ
Lo supponevo. Un'arte simile non la si acquisisce senza che sia
praticata fin dagli inizi della giovinezza. Rammenti,
Švochnev, quel fanciullo prodigio?
ICHARËV
Quale fanciullo?
UTEŠITEL'NYJ
Su, racconta!
ŠVOCHNEV
Non dimenticherò mai quell'episodio. Suo genero (
indica Utešitel'nyj),
Andrej Ivanovic Pjatkin, mi dice: «Švochnev, vuoi
vedere un prodigio? Un fanciullo di undici anni, figlio di Ivan
Michalovič Kubyšev, sa barare con un'abilità
superiore a quella di qualsiasi giocatore! Vai nel governatorato di
Tetjušev e vedrai!», lo, confesso, mi recai
immediatamente nel governatorato di Tetjušev. Chiedo dove si
trova il villaggio di Ivan Michalovič Kubyšev e vado dritto
da lui. Ordino di annunciarmi. Viene fuori un uomo di età
rispettabile. Mi presento e dico: «Scusate, ho sentito che
Iddio vi ha ricompensato con un figlio eccezionale».
«Sì, lo ammetto, - dice (e mi piacque che lo abbia
fatto così, senza alcuna protesta o scusa) - sì,
- dice - è così: sebbene per un padre non sia
bene elogiare il proprio figliolo, ma è in effetti una sorta
di portento. Misa, - dice, - mostra all'ospite la tua arte!»
Dunque, il fanciullo, poco più di un bambino, non mi
arrivava nemmeno alla spalla, e ai miei occhi non era nulla di
speciale. Cominciò a dare le carte, ed io rimasi sbalordito.
Era una cosa che va al di là di qualsiasi descrizione.
ICHARËV
Possibile che davvero non si notasse nulla?
ŠVOCHNEV
No, assolutamente no. Nemmeno una traccia! E io guardavo con tanto
d'occhi.
UTEŠITEL'NYJ
Un fenomeno, un fenomeno!
ICHARËV
Quando penso che per fare una cosa simile son necessarie conoscenze
basate sull'acume della vista, sullo studio approfondito della
moschettatura...
UTEŠITEL'NYJ
Anche se oggi tutto ciò è molto semplificato.
Oggi i segni e i segnetti sulla moschettatura sono ormai fuori
dall'uso: si tende a studiare la combinazione.
ICHARËV
Intendete la combinazione del disegno?
UTEŠITEL'NYJ
Esatto, la combinazione del disegno sul dorso delle carte. In una
città - in quale esattamente non voglio dirlo -
c'è un uomo rispettabile che ormai non si occupa d'altro che
di questo. Ogni anno riceve da Mosca alcune centinaia di mazzi, da chi
precisamente non si sa, è coperto dal segreto. Tutto il suo
compito consiste nel venire a capo della moschettatura di ciascuna
carta e nell'inviarne la combinazione. Guarda un po' com'è
disposto il disegno del due! E su quell'altra carta, invece,
è così! Solo per questo riceve cinquemila rubli
in contanti all'anno.
ICHARËV
Si tratta pur sempre di una faccenda importante.
UTEŠITEL'NYJ
E d'altra parte è cosi come dev'essere. È quello
che in economia politica si chiama divisione del lavoro. È
come dal carrozzaio: non è certo lui che fa tutto
l'equipaggio da solo; da del lavoro da fare al fabbro e al tappezziere.
Altrimenti non gli basterebbe una vita intera.
ICHARËV
Consentitemi di rivolgervi una domanda: come vi siete comportati fino
ad oggi con la circolazione dei mazzi? Non è sempre
possibile corrompere un servo.
UTEŠITEL'NYJ
Che Dio ce ne scampi! E poi è pericoloso. Significa che
spesso si rischia di compromettersi. Noi facciamo diversamente. Dunque,
un nostro agente arriva per la fiera, prende alloggio nella locanda
della città facendosi passare per un mercante. Non ha ancora
avuto il tempo di affittare una bottega, i bauli e tutto il carico per
il momento li tiene in camera. Vive alla locanda, spende tutto quello
che ha, mangia, beve e all'improvviso sparisce non si sa dove, senza
aver pagato il conto. Il padrone rovista la stanza. Vede che
è rimasto un fagotto; lo apre, e ci trova cento mazzi di
carte. Naturalmente le carte vengono vendute sull'istante in un'asta
pubblica. Le hanno vendute a meno di un rublo, i mercanti le hanno
acquistate in men che non si dica. E in quattro giorni tutta la
città è finita sbancata!
ICHARËV
Molto astuto.
ŠVOCHNEV
E quella storia del possidente?...
ICHARËV
Che è successo al possidente?
UTEŠITEL'NYJ
Anche quella faccenda non è stata condotta male. Non so se
lo conoscete, c'è il possidente Arkadij Andreevič Dergunov,
un uomo ricchissimo. Gioca perfettamente, è di un'onesta
senza pari, non c'è modo, capite, di avere la meglio su di
lui: si occupa lui di tutto, la sua servitù è
istruita, dei veri camerieri, la casa è un palazzo, un
villaggio, dei giardini, e tutto all'inglese. In breve, un signore
russo nel pieno senso della parola. Abitavamo da lui già da
tre giorni. Come procedere con l'affare? Non c'era semplicemente modo.
Ma alla fine ci venne un'idea. Una mattina sfreccia accanto al palazzo
una trojka. Nella carrozza siedono dei giovanotti. Ubriachi fradici, di
più non era possibile, cantano a squarcia gola e vanno a
spron battuto. A un simile spettacolo, tutta la servitù
corre fuori, come era prevedibile. Si divertono, ridono e si accorgono
che dalla carrozza è caduto qualcosa, accorrono, vedono che
è una valigia, gridano: «Fermatevi!».
Macché! Sulla strada non è rimasta altro che la
polvere. Aprono la valigia e vedono: della biancheria, un vestito,
duecento rubli in contanti e una quarantina di mazzi di carte. E,
com'era naturale, al denaro non vollero rinunciare, e le carte finirono
sui tavoli del padrone, e il giorno dopo, di sera, padrone e ospiti se
ne [rimasero senza neppure una copeca in tasca, e il gioco
finì].
(
riprende il canto di
Gavrjuška, che si accompagna con la baìalajka)
(traduzione di
Serena Prina)
(1)
Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 18 Novembre 2006
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Ultimo aggiornamento 20 aprile 2012