Concerto per pianoforte n. 1 in do minore, op. 35

Titolo originale: Concerto per pianoforte con accompagnamento di orchestra d'archi e tromba

Musica: Dmitri Shostakovich (1906 - 1975)
  1. Allegro moderato
  2. Lento
  3. Moderato
  4. Allegro con brio
Organico: pianoforte, tromba, archi
Composizione: Leningrado, 20 Luglio 1933
Prima esecuzione: Leningrado, Sala grande della Filarmonica, 15 Ottobre 1933
Edizione: Muzgiz, 1934
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

«Concerto per pianoforte con accompagnamento di orchestra d'archi e tromba»: era questo il titolo originale del lavoro che Dmitrij Sostakovic aveva concluso nell'estate del 1933 e composto con il preciso intento di ampliare il repertorio strumentale sovietico «per colmare un vuoto a causa della mancanza di grandi lavori da concerto», come lo stesso musicista aveva dichiarato alla stampa pochi mesi dopo la prima esecuzione.

A questo fine Sostakovic avrebbe voluto scrivere una suite per fagotto e archi, un quartetto, un concerto per violino e orchestra, un certo numero di pezzi vocali, un concerto per piano e jazz band: un programma poi solo in parte realizzato. Dal punto di vista dell'organico il titolo davvero rispetta gli intenti: il pianoforte è un vero protagonista e la tromba assume una parte importante ma non invadente. Scritto in quattro tempi, il concerto sfrutta temi e melodie tratte da opere di Beethoven (l'Appassionata), Haydn, brani popolari come le canzoni ebree di Odessa, persino parodie della sua stessa musica originale: nell'assolo di tromba del quarto movimento egli utilizza il tema del finale da lui composto per l'opera di Erwin Dressel Il povero Colombo.

Ma il compositore volge anche lo sguardo al mondo del cinema, a lui così vicino, come succede ad esempio nel valzer del secondo movimento, e non dimentica neppure di riferirsi al sound «leggero». Temi di danza e di musica popolare innervano il concerto, soprattutto nei tempi veloci - l'Allegro con brio finale è un divertente galop -, costituendone la fonte ispirativa: come in una fantasiosa rapsodia lisztiana, una sorta di mosaico di citazioni ci si apre innanzi, sfruttando la tecnica costruttiva del collage, ma mai rinunciando a una visione omogenea della partitura, comunque originale dal punto di vista stilistico, nella qualità del materiale proposto come nell'opera di elaborazione.

Comunemente a molta musica di Sostakovic, il tono è spesso scherzoso e scanzonato, l'effetto è di una gestualità vivida, forte, graffiante, a volte caricaturale. Parlando della visione d'insieme del Concerto per pianoforte n. 1 egli scrisse: «Sono un compositore sovietico e sento che la nostra epoca è un'epoca eroica, piena di vigore e di gioia di vivere: è questo che ho voluto inserire, trasmettere». E ancora in altre dichiarazioni affermava di voler impersonare emozioni che affermavano la vita, le inclinazioni e gli stati d'animo comici e fortemente umoristici: «Voglio difendere il diritto di ridere nella musica seria». Lo vediamo nell'Allegretto, là dove si assiepano una serie di episodi di tale carattere, come le immagini clownesche, ironiche e gesticolanti dell'Allegro vivace, affidate sia ai solisti, sia all'orchestra. O ancora nell'Allegro con brio con il nervoso tema del piano, il motivo buffo dei solisti o il tema di parata della tromba, tutte figure dopo ribadite e un poco plasticamente deformate, sino a divenire invadenti e a traboccare nel sarcasmo, come pure nella forzosa conclusione della tromba, che imita ostentatamente una «perfetta» e riuscita fanfara conclusiva.

A questa particolare temperie compositiva fa da contrappunto una coesistente vena romantica, che è a volte sommersa o compare solo a tratti, ma in altri casi si rivela esplicitamente, come nel bellissimo Lento centrale, nel canto solitario dei violini o nel delicato valzer del pianoforte, che richiama gli archi a sospiri partecipati e di grande trasporto; malinconico è il duetto tromba-pianoforte, così come il ricordo del tempo di valzer riconduce a un clima di calma sognante e il vespertino respiro di comminiato rivela tenui colorazioni.

Marino Mora

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nei sei Concerti per strumento solista e orchestra, dedicati al pianoforte, al violino e al violoncello, si avverte forse più che nel resto della sua vasta produzione una certa eterogeneità stilistica di Sostakovic il quale, secondo i suoi critici più accreditati, raggiunge risultati artistici più elevati e omogenei in campo sinfonico, teatrale e quartettistico. È vero che quando si parla della produzione complessiva di Sostakovic affiora quasi sempre il termine di eclettismo per indicare la varietà delle soluzioni tecniche ed estetiche adottate dall'illustre musicista, ma nei due Concerti per pianoforte e orchestra op. 35 e op. 102, nei due Concerti per violino e orchestra op. 99 e op. 129, nei due Concerti per violoncello e orchestra op. 107 e op. 126, il discorso sembra svolgersi in maniera frastagliata e diversificata, con citazioni e richiami ad idee di altri autori, e a volte condizionato dall'inserimento virtuosistico del solista nella struttura strumentale. Questo non vuol dire che nei Concerti citati non ci sia la presenza di un artista di spiccata intelligenza con pagine di indubbia freschezza inventiva, in cui si riconosce il segno di un musicista difficile e tormentato, ma di salda e sicura coscienza professionale.

Il Concerto in do minore op. 35 per pianoforte con accompagnamento di tromba e orchestra d'archi è una conferma di quanto è stato detto perché alterna momenti brillanti e graffianti a passaggi di maniera e legati a schemi convenzionali.

La composizione fu scritta a Leningrado da uno Sostakovic ventisettenne fra il 6 marzo e il 30 aprile del 1933 ed eseguita per la prima volta il 15 ottobre dello stesso anno alla Sala Filarmonica di Leningrado dall'orchestra locale diretta da Fritz Stiedry (1883-1968), austriaco, direttore artistico dell'Opera di Berlino tra il 1928 e il 1933, trasferitosi poi in Russia con l'incarico di direttore stabile presso la Filarmonica leningradese. Al pianoforte sedeva l'autore, abilissimo solista (nel 1925 aveva ottenuto il secondo premio al concorso di Varsavia), mentre la tromba era suonata da Alfred Schumidt.

Il Concerto è un divertissement piacevole e scanzonato, con quel senso della gioia di vivere a cui fa riferimento lo stesso Sostakovic in una dichiarazione alla stampa dopo la prima esecuzione. In quella occasione il compositore disse, fra l'altro, una frase singolare: «Voglio difendere il diritto di ridere all'interno della cosiddetta musica seria... Quando gli ascoltatori ridono ad un concerto con musiche sinfoniche mie non sono turbato, ma, al contrario, me ne compiaccio». In effetti il pezzo è estroso e si compiace di citazioni di musiche altrui, a cominciare dal tema iniziale della Sonata "Appnssionata" di Beethoven proposto dal pianoforte nell'attacco dell'Allegro moderato del primo movimento. Lo stesso tema è ripreso dai primi violini e dai contrabbassi, sorretti dall'accompagnamento a semicrome dei secondi violini. Il pianoforte elabora e trasforma il tema, offrendone una lettura nuova e punteggiata da virtuosismo strumentale. Il secondo tema (Allegro vivace) è indicato dal pianoforte su un accompagnamento marcato degli archi; è diviso in due incisi presentati rispettivamente dalla mano sinistra e dalla mano destra, mentre la tromba intona le armonie dei due frammenti, esaltandone il carattere gioioso ed estroverso. Si riascolta il primo tema espresso dai primi violini; il pianoforte apre con gli archi un dialogo in un fitto contrappunto, centrato su note ribattute, lunghi fraseggi in ottava e figurazioni ritmiche in pizzicato. Dopo un fortissimo degli archi, del pianoforte e della tromba si giunge alla ripresa del tema iniziale nella tonalità d'impianto. Quindi si riascolta un frammento del secondo tema accompagnato dalle terzine dei violini secondi e delle viole e, dopo un fraseggio cromatico delle stesse viole, si giunge alla coda di dodici misure che pone fine al primo movimento, glissando sul colore scuro della tessitura grave della tromba e del pianoforte.

Il secondo tempo (Lento) ha un andamento cadenzato in 3/4. Il tema d'apertura intonato dai primi violini con sordina è basato su una linea melodica dai risvolti cromatici; il pianoforte ne amplia il fraseggio, aggiungendo un secondo elemento tematico strettamente collegato al primo tema. Il discorso sonoro si irrobustisce attraverso lo sviluppo tematico puntato sull'utilizzazione di passaggi in ottava del pianoforte, alternati nelle due mani. La ripresa del tema è misuratamente elegante e affidata alle morbide armonie della tromba con sordina. Emerge una lunga melodia del pianoforte contrappuntata dalla calda discorsività dei violoncelli. Da rilevare per il suo specifico interesse armonico la falsa relazione fa diesis-fa naturale tra i violoncelli e il pianoforte nella conclusione, rafforzata dall'appoggiatura fa-mi intonata dai primi violini nelle ultime due misure, così da creare un clima di delicato lirismo psicologico.

Il terzo tempo (Moderato), collegato al quarto tempo (Allegro con brio) senza soluzione di continuità, è una breve parentesi che separa atmosfere musicali profondamente differenti. Il Moderato inizia con un "a solo" del pianoforte basato su una scrittura ad imitazioni, di chiara derivazione classicheggiante. Gli archi (violini primi) espongono un tema ben delineato espressivamente; il pianoforte lo interrompe e prepara con i suoi fluenti arpeggi la situazione estetica del quarto movimento, dove predomina quel carattere meccanico e ritmicamente scandito che appartiene al cosiddetto oggettivismo in musica, tipico di alcune correnti artistiche degli anni Trenta. Il primo tema viene indicato in varie tonalità e acquista di volta in volta, in virtù dei frequenti spostamenti d'accento, differenti sfumature; il secondo tema anticipato dal pianoforte è ripreso dalla tromba a mò di fanfara. Nella sezione centrale la tromba intona una frase grottesca e divertente, giocata sulla penetrante sovrapposizione di settima diminuita. Nello scintillante "presto" finale gli squilli della tromba imprimono un tono un pò enfatico e caricaturale a quest'ultimo movimento, che riprende il tema tratto dall'opera incompiuta Der arme Columbus (Il povero Colombo), una musica scritta da Sostakovic nel 1929 per inserirla in un lavoro teatrale di Erwin Dressel, drammaturgo vissuto tra il 1909 e il 1972.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD AM 113-2 allegato alla rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 8 maggio 1984


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Ultimo aggiornamento 10 marzo 2012