Sonata in re minore per violoncello e pianoforte, op. 40


Musica: Dmitri Shostakovich (1906 - 1975)
  1. Allegro non troppo
  2. Allegro
  3. Largo
  4. Allegro
Organico: violoncello, pianoforte
Composizione: 19 settembre 1934
Prima esecuzione: Leningrado, Malyj Sal Konservatorii (Sala Piccola del Conservatorio), 25 dicembre 1934
Dedica: a V. Kubatsky (violoncellista)
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La Sonata per violoncello e pianoforte op. 40 fu scritta nel 1934 e si colloca tra quei titoli della produzione di Sostakovic apparsi dopo l'opera Lady Macbeth di Mzensk, che, dopo la sua rappresentazione al teatro di Leningrado il 22 gennaio 1934, fu violentemente attaccata dalle autorità della politica e della cultura sovietiche per il suo linguaggio musicale carico di atonalità e dissonanze. Si sa che Sostakovic aveva aderito inizialmente ai gruppi artistici di avanguardia, sotto la spinta anche dell'influenza esercitata su di lui da compositori come Bartók, Hindemith e Berg, e questo contatto con la musica europea più aggiornata sotto il profilo formale e contenutistico lo aveva spinto a scrivere un testo teatrale anticonformista, come Il naso, alcuni pezzi pianistici di tagliente e aspra forza ritmica, e un primo gruppo di sinfonie di arrovellata tensione sonora, fra cui spicca la Seconda con coro, meno esuberante e gradevole della Prima, che segnò l'ingresso del geniale ed eclettico musicista nell'agone internazionale, L'intervento ufficiale contro le cosiddette tendenze deviazionistiche nell'arte fu molto pesante e si concretizzò in una critica senza appello contro, quei compositori che perseguivano «un formalismo estraneo alla visione artistica così come si era maturata nella vita russa, il rifiuto dell'eredità classica sotto la maschera di uno sforzo verso la novità, il rigetto del carattere popolare della musica, il distacco dal popolo al servizio di una élite di esteti». Sostakovic accusò il colpo e insieme con altri musicisti fece una pubblica ritrattazione delle proprie scelte di linguaggio artistico. Ma prima ancora della Quinta Sinfonia, che reca l'eloquente sottotitolo "Risposta pratica di un compositore sovietico a una giusta critica" e che segna praticamente la conclusione di ogni ricerca sperimentale, già il Concerto per pianoforte, tromba e archi, i 24 Preludi per pianoforte e la Sonata in re minore per violoncello e pianoforte indicano il nuovo senso di marcia del compositore, che rinuncia alle più spericolate arditezze di una scrittura inserita nel processo di rinnovamento della musica europea del primo Novecento a favore di una semplificazione espressiva più chiara e discorsiva, aperta ad un pubblico di più vaste proporzioni.

Nella Sonata in programma si nota, è vero, un ritorno alle forme tradizionali, ma sul piano strutturale si avverte una tensione e una complessità tematica che si distacca dal più tipico sonatismo di marca romantica, mediante un processo singolare di "montaggio" delle immagini sonore. Indubbiamente nella Sonata si respira un'aria di moderata ambiguità tonale in un tessuto musicale piuttosto eterogeneo, recante la figura dello stile e della personalità di Sostakovic.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'interesse di Shostakovic verso la musica da camera si desta concretamente dopo il 1940, e non appartiene agli anni giovanili, che possono annoverare solamente pochi lavori cameristici, e piuttosto distanziati nel tempo: un Trio, un Quartetto, un "Preludio e Scherzo" per archi e la Sonata per violoncello e pianoforte op.40, che doveva rimanere l'unico lavoro per questo organico nell'intero catalogo del compositore. Il giovane Shostakovic è un compositore orientato prevalentemente verso il sinfonismo e i grandi organici, impegnato anche nella definizione dei suoi due capolavori teatrali, la Lady Macbeth del distretto di Mzenk e Il naso.

In un certo senso proprio la scarsa attenzione giovanile alla musica da camera fornisce ottimi argomenti a quella tesi critica secondo la quale l'attività del compositore può essere divisa in tre distinti periodi; un primo periodo d'avanguardia, fino al 1936, data in cui l'autore ricevette una severa censura dalle autorità sovietiche - il ministro della cultura Zdanov - che lo accusarono di formalismo; un secondo segnato dal ripiegamento verso le posizioni zdanoviane, fino al 1966; un terzo di maturità creativa e apertura verso l'Europa. Pur con qualche giustificazione, questa divisione schematica non rende ragione delle costanti dell'arte di Shostakovic, e sembra piuttosto imposta da eventi esteriori più che dall'analisi della musica del compositore.

In realtà contraddizioni e ambiguità segnano tutta l'attività di Shostakovic, e a maggior ragione le opere giovanili. La Sonata per violoncello e pianoforte op.40 riflette le une e le altre, e si mostra opera affascinante proprio perché in essa si può scorgere il travaglio formativo del giovane autore, la soggiacenza a diverse influenze e insieme un preciso e inequivocabile tratto personale. Lo spartito venne scritto nell'agosto-settembre 1934 e venne dedicato al violoncellista Viktor Kubatskij, che ne fu il primo interprete insieme all'autore, il 25 dicembre dello stesso anno.

La Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, con il suo radicalismo e la sua aggressività fonica, era già alle spalle; eppure le tracce di questo stile sono solo a tratti riscontrabili nella Sonata op.40, che è opera in cui Shostakovic procede da una parte con cautela, cercando punti di riferimento nelle forme del passato e in stilemi ben definiti. Così, nei suoi quattro movimenti - forma sonata, scherzo, tempo lento, rondò - la Sonata rispetta la ripartizione della forma classica; eppure non è tanto l'aspetto formale ad essere interessante. La forma è una sorta di contenitore, un referente storicizzato, entro il quale sono poi le scelte tecniche (inclusi procedimenti di stampo barocco), strumentali (l'impiego di particolari registri), espressive (l'armonia libera e ardita, che sovente sconfina nell'atonalità), a definire un'ambientazione sonora personalissima, in cui si impone soprattutto la vena introspettiva.

Ecco dunque che il primo movimento si apre con un tema che, per la melodia malinconica del violoncello e l'accompagnamento pianistico, si qualifica certamente come tardoromantico, anche se ben presto l'intreccio fra gli strumenti assume una intensificazione quasi magmatica, che destabilizza quell'ordine antico; spetta al pianoforte esporre il secondo tema, in maggiore, una idea di carattere lirico subito ripetuta dal violoncello; e tutta questa esposizione viene replicata. La sezione dello sviluppo viene innervata poi da una polifonia di sapore bachiano, con linee che si inseguono, interrotte a tratti dagli accordi ritmati del pianoforte. La rielaborazione personale della forma la troviamo nella riesposizione, dove l'autore rinuncia a ripresentare il primo tema, e parte direttamente dal secondo; attaccandovi direttamente poi una lunga e singolare coda, che costituisce una sorta di meditazione estatica e contemplativa sul primo tema: è in questo postludio, e nella sua volontà di ripensare i temi romantici e la logica classica che soprattutto riconosciamo la firma dell'autore.

In seconda posizione troviamo lo Scherzo, che si basa su temi di danza popolare, trascinanti e aggressivi, segnati da un impulso continuo e una magmaticità fonica che si stemperano nel Trio, in maggiore, con gli armonici del violoncello e gli arpeggi del pianoforte. Segue il tempo lento, un Largo che alterna due atteggiamenti contrastanti, il recitativo cogitabondo e una intensità lirica; ma quello che colpisce è soprattutto il rinnovarsi plastico delle diverse atmosfere, in una intonazione elegiaca che assume connotazioni lugubri. Ultima capriola della Sonata è quella del finale, dove Shostakovic sente la pressione del movimento neoclassico - e nel 1934 era difficile non sentirla - con un tema limpidamente settecentista, che viene poi contraddetto dalla densità materica dei vari episodi, e da manierismi romantici (Chopin, Schubert). Trova dunque un esito chiaramente programmatico in questo finale quel conflitto fra passato e presente che attraversa tutta l'opera di Sostakovic, fino alle citazioni della Quindicesima Sinfonia.

Arrigo Quattrocchi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 27 maggio 1988
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 5 dicembre 2002


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Ultimo aggiornamento 19 aprile 2013