Prima Sinfonia in mi minore, op. 39


Musica: Jean Sibelius (1865 - 1957)
  1. Andante, ma non troppo. Allegro energico (mi minore)
  2. Andante ma non troppo lento (mi bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Allegro (do maggiore)
  4. Finale: Andante. Andante assai (mi minore)
Organico: 2 flauti (anche ottavini), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, grancassa, triangolo, arpa, archi
Composizione: 1899 (revisione 1900)
Prima esecuzione: Helsinki, Conservatorio, 26 aprile 1899
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1902
Guida all'ascolto (nota 1)

Il caso del musicista Sibelius è molto singolare e pieno di contraddizioni, a volte curiose, che non sempre trovano una ragionevole giusitificazione sul terreno critico. Egli è l'unico compositore finlandese che abbia avuto una enorme risonanza internazionale, anche se la sua arte è legata profondamente alla letteratura e alla storia del suo paese. Vissuto fin oltre metà del nostro secolo, Sibelius è rimasto sostanzialmente, come sensibilità e linguaggio, un autore dell'Ottocento e lo stile della sua considerevole produzione musicale (ha scritto ben sette sinfonie) si inserisce nella cultura strumentale tardo-romantica di derivazione tedesca. Acclamato, esaltato e immortalato quando ancora era in vita con monumenti, musei, strade, francobolli e festivals a lui dedicati, la sua fama raggiunse una straordinaria popolarità non solo in Finlandia, ma anche nei paesi anglo-sassoni e negli Stati Uniti, mentre negli anni intorno alla seconda guerra mondiale (il suo silenzio creativo durò dal 1926 al 1957) e comunque dopo la morte la stella di Sibelius cominciò a tramontare e la sua musica, anche se gode di rispetto e di stima, non ha più la diffusione di una volta. In Italia, poi, il fenomeno Sibelius resta legato soprattutto ai poemi sinfonici (fra questi, in special modo, En saga, Finlandia, Il cigno di Tuonela e Tapiola, senza considerare la celeberrima Valse triste, originariamente concepita come musica di scena) ed alcune sinfonie (la seconda, la quarta e la settima), dove è racchiusa più compiutamente la personalità del compositore finlandese che evoca suggestivi paesaggi nordici avvolti nella nebbia e ridesta dall'oblio motivi di antichi canti popolareschi e guerrieri della sua terra, puntando essenzialmente sui pedali prolungati per gli strumenti ad arco e gli ottoni, sulle melodie con la nota sostenuta e improvvisamente interrotta da una terzina e sul tremolo degli archi con l'uso delle modulazioni dal maggiore al minore e viceversa.

Sibelius iniziò a comporre la Sinfonia n. 1 in mi minore nell'autunno del 1898 e la diresse per la prima volta a Helsinki il 26 aprile 1899 con un buon successo di pubblico e di critica, la quale non mancò di annotare una certa influenza subita dal sinfonismo di Borodin e di Cajkovskij, anche se l'autore cercò di correggere queste osservazioni, dicendo che la sua musica aveva un tono forte e non cedeva al sentimentalismo presente nelle pagine dei due compositori russi. Più di un critico sostenne anche che questa Sinfonia per il suo accento concitato e corrusco fosse stata ispirata dalla particolare situazione politica finlandese di quel momento: Nicola II di Russia aveva deciso di riunire sotto il suo regno le province baltiche, imponendo il russo come lingua straniera obbligatoria nelle scuole ed emanando una legge militare in base alla quale i finlandesi dovevano essere arruolati nell'esercito russo con una ferma che durava cinque anni. Fu un duro colpo per lo spirito indipendentista dei finlandesi, che si rivolsero anche con un appello, firmato da molti intellettuali europei, tra cui Carducci, Lombroso, Croce, Bissolati, Zola, per un intervento a favore della loro causa libertaria. Ma la situazione peggiorò e il sentimento nazionale finlandese trovò spazio e risonanza in diverse opere letterarie di larga risonanza, come i versi del poema "Kalevala".

Ma Sibelius respinse questa interpretazione della sua Prima Sinfonia e disse che la sua musica non era espressione di questo o quell'avvenimento, né era da collegarsi ad un determinato modello letterario: una sinfonia deve essere intesa e capita soltanto per la musica in essa contenuta. Al di là di ogni osservazione di merito non c'è dubbio che la Prima Sinfonia riveli il forte temperamento creativo del musicista, che si esprime in modo appassionato e drammatico con quei canti a volte eroici e battaglieri e a volte malinconici e dominati dalle nebbie e dai misteri di lande lontane e sconfinate. Il primo movimento (Andante ma non troppo) si apre con una dolorosa melopea del clarinetto, cui segue un fremito che investe pian piano tutta l'orchestra con robuste perorazioni degli ottoni. Affiorano quindi altre cellule tematiche, ben marcate ritmicamente con "staccati" e "sforzandi" di sicuro effetto emotivo, secondo un procedimento espositivo di largo respiro strumentale. Non mancano motivi di ampia tensione e canti spianati a pieni polmoni, sorretti da vigorosi colpi di timpani. Nella coda ritornano temi dolci e delicati, prima della chiusa enfaticamente robusta. Il secondo movimento (Andante) si apre con una frase degli archi liricamente raccolta e sospesa fra il do minore e il mi bemolle maggiore. Si susseguono altri episodi e tra questi emerge quello contrassegnato dalla melodia dei corni, sorretta dalle armonie degli archi e dell'arpa. Il discorso assume quindi una maggiore compattezza strumentale, per via di una più stretta affinità sinfonica, che torna ad imporsi con marcata energia, non prima di cedere ad un richiamo melodico di chiara ascendenza cajkovskijana.

Il terzo movimento (Scherzo) ha un ritmo spigliato e gagliardo, come certi tempi analoghi bruckneriani. La strumentazione è molto colorita e assume a volte una leggerezza e una vivacità di suoni di immediata comunicativa. Il Finale inizia in un clima di pensoso lirismo, ma l'atmosfera si anima e acquista robustezza tra slanci e "fendenti" strumentali. Si arriva ad un canto spiegato e intensamente espressivo, interrotto da un episodio ritmico di prorompente vitalità. Ecco il tema appassionato degli archi, sorretto dai fiati, posto a suggello della sinfonia, dopo un pedale sonoro poderosamente ascensionale e psicologicamente dominatore.

Ennio Melchiorre


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 21 gennaio 1989


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Ultimo aggiornamento 6 giugno 2015