Sonata n. 4 in fa diesis maggiore, op. 30


Musica: Aleksandr Skrjabin (1872 - 1915)
Organico: pianoforte
Composizione: 1903
Edizione: M. P. Belaieff, Lipsia, 1904
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Tra il 1886 e il 1913 Aleksandr Skrjabin scrive dieci Sonate per pianoforte solo con numero d'opera e due, giovanili, senza numero d'opera e in parte riutilizzate in altre composizioni. Nessuno tra i più importanti suoi coetanei, sia tedeschi come Reger, sia francesi come Ravel, sia spagnoli come Falla, sia austriaci come Schönberg, sia ungheresi, cechi, italiani, inglesi, scandinavi dimostra di tenere in così alta considerazione quel genere illustre che è la Sonata per pianoforte. Anzi, un onnivoro come Reger non scrive alcuna Sonata per pianoforte solo, Ravel scrive soltanto una Sonatina, nessuna Sonata scrivono Falla e Schönberg. Il culto della Sonata per pianoforte, e in particolare della cosiddetta forma-sonata che tradizionalmente veniva adottata per il primo tempo delle Sonate, è tipica ed esclusiva della civiltà russa. Quasi tutti i compositori della generazione di Skrjabin, nonché della generazione che precede la sua e di quella che la segue scrivono Sonate per pianoforte, e Prokof'ev dirà che la forma-sonata soddisfa pienamente le sue esigenze in un momento - il periodo fra le due guerre - in cui i compositori occidentali saranno interessati alle forme barocche più che alle forme classiche.

La ragione che spiega la differenza di comportamento in questo campo fra la Russia e il resto-del-mondo risiede secondo me nell'ambizione di creare un contraltare alla civiltà classico-romantica tedesca, ambizione che in verità serpeggia sotto sotto in tutti i paesi nei quali prospera la musica colta ma che, esplicandosi nella musica da camera e nella musica sinfonica, scarta per misteriose ragioni la Sonata per pianoforte solo. I russi sono invece sonatisti, possiamo dire, accaniti. E tra tutti - Rachmaninov, Miaskowski, Glazunov, Medtner, Feinberg e tanti altri - Skrjabin e Prokof'ev sono sicuramente i maggiori.

Skrjabin comincia con una grossa Sonata op. 6 in quattro tempi che rovescia l'ethos eroico del genere perché termina con una Marcia Funebre alternata con un Corale, prosegue con una incantevole, fiabesca Sonata-Fantasia op. 19 in due tempi, licenzia nel 1898 una Sonata op. 23 in quattro tempi con un programma da Poema Sinfonico. Dalla Sonata n. 4 op. 30 alla Sonata n. 10 op. 70 si concentra però sul tradizionale primo tempo di Sonata, sulla forma-sonata: sette Sonate in un tempo solo, di espressione condensata e di durata, rispetto alla norma, molto breve.

La Sonata op. 30 viene composta nel 1903 e pubblicata nel 1904. Nel 1905 viene pubblicata la Sonatina di Ravel, iniziata nel 1903. La Sonatina non è un pezzo a destinazione didattica, cioè semplice di scrittura e di contenuti. È invece un pezzo da concerto, una specie di giardino bonsai della Sonata, una Sonata miniaturizzata nelle forme ma ambiziosa nei contenuti. Ravel, con quel tanto di gusto necrofilo che contraddistingue la sua poetica, liofilizza la Sonata e la liquida, mentre Skrjabin vede l'essenza della Sonata nella forma del primo tempo e ne fa lo strumento principe della sua creatività. Si può notare che nel 1908 la civiltà tedesca batterà un colpo con la Sonata op. 1 di Berg, che è in un tempo solo.

La Sonata n. 4 di Skrjabin è, ideologicamente, una Ouverture da concerto: Andante introduttivo e Prestissimo volando in forma-sonata con apoteosi finale del tema dell'Andante. L'epigrafe - "Volo dell'uomo verso le stelle, simbolo della felicità" - spiega benissimo le intenzioni del compositore, fondamentalmente un mistico, che nel 1905 pubblica, oltre alla Sonata n. 4, la Sinfonia n. 3 "Poema divino", e sempre nel 1905 comincia a comporre il Poema dell'estasi. La forma viene perfettamente dominata da Skrjabin, altrettanto perfetta è la curva retorica che dall'incertezza iniziale porta fino all'esaltazione orgiastica dell'ultima pagina, perfetta è la scrittura pianistica, fortemente influenzata dal tardo Chopin: la Sonata n. 4 è uno di quei capolavori che nascono in momenti di totale equilibrio interiore e di immedesimazione del creatore nel linguaggio e nei modi di espressione. Di qui ha inizio il cammino dello Skrjabin maturo. Ma la Sonata n. 5, del 1907, rinnegherà lo slancio eroico della Sonata n. 4 e si porrà nell'ottica della domanda senza risposta.

Piero Rattalino

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Per certi versi Scriabin si può considerare un protagonista delle avanguardie musicali del primo Novecento.

La sua sperimentazione non si soffermò soltanto sugli aspetti formali o armonici ma incluse anche una teoria sulle relazioni intercorrenti tra suoni e colori. A ciò si deve aggiungere una formazione culturale, conforme alle mode dell'epoca e quasi sempre implicita se non dichiarata nelle sue composizioni, rivolta alla teoria teosofica, al misticismo, agli aspetti più inquietanti della magia.

Tutto ciò informa la sua produzione musicale più interessante, e caratterizza fortemente il suo linguaggio a mezza strada tra il visionario e l'apocalittico, denso di implicazioni filosofiche e letterarie.

Scriabin si costituì un suo campo di speculazione intellettuale, così personale che talvolta appare difficile seguirlo fino in fondo e in qualche modo riduce la portata delle novità che la sua musica, a quello ispirata, contiene in misura notevole. Sembra cioè che tutto ciò che di rivoluzionario, di nuovo si ascolta nelle sue composizioni sia teso semplicemente ad ingigantire l'espressione o quanto, meno a sottolineare con la massima evidenza i presupposti ideali della creazione. Con ciò se pure si vogliono considerare le spericolate tensioni armoniche e strutturali alle quali Scriabin sottopone la sua musica, non si può prescindere dal fatto che esse si riferiscano più a qualcosa di esterno che ad una precisa dinamica interna di sviluppo della musica stessa.

Con la Quarta Sonata op. 30 del 1903, si apre il periodo più schiettamente nuovo ed originale della produzione del compositore russo, essendo il precedente ancora legato alla tradizione romantica. Una struttura in due tempi, uno lento e uno veloce, di ampie proporzioni costituisce la cifra formale della Sonata che trova il suo punto di interesse nella spregiudicata ricerca armonica impostata su accordi di quarte sovrapposte, anziché delle tradizionali terze. Il discorso è generato da frammentari episodi che sono però collegati internamente da complessi rimandi. Ma ciò che più colpisce è l'atmosfera ondeggiante tra elevazioni mistiche in spazi di metafisica consistenza e improvvise discese in abissi infernali, popolati da creature che la fantasia del compositore immaginava, e di cui la musica tenta di restituirci l'idea.

E' anche chiaro che l'estrema complessità del linguaggio di Scriabin si traduce in scrittura dall'acceso virtuosismo.

Umberto Nicoletti Altimari


(1) Testo programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 27 maggio 2005
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 24 ottobre 1984


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Ultimo aggiornamento 23 aprile 2014