Ach, weh mir unglückhaftem Mann (Ahimè, disgraziato che sono), op. 21 n. 4

Lied per voce e pianoforte

Musica: Richard Strauss (1864 - 1949)
Testo: Felix Dahn Organico: voce, pianoforte
Composizione: Monaco, 17 aprile 1889
Edizione: J. Aibl, Monaco, 1890
Dedica: alla zia Johanna Strauss
Testo (nota 1)

ACH WEH, MIR UNGLÜCKHAFTEM MANN AHIMÈ, INFELICE
Ach weh, mir unglückhaftem Mann,
dass ich Geld und Gut nicht habe,
sonst spannt' ich gleich vier Schimmel an
und führ zu dir ìm Trabe.
Ahimè, infelice, che non ho denaro e beni:
attaccherei altrimenti subito
quattro cavalli bianchi
e correrei da te, al trotto.
Ich putzte sie rnit Schellen aus,
dass du mich horst von weitem,
ich steckt' ein'n grossen Rosenstrauss
an meine linke Seiten.
Li adornerei di campanelle,
così che tu mi oda da lontano,
e metterei un gran mazzo di rose
alla mia sinistra.
Und käm' ich an dein kleines Haus,
tät ich mit der Peitsche schlagen,
da gucktest du zum Fenster 'naus:
« Was willst du? » tat'st du fragen.
Arrivando alla tua casetta,
farei schioccare la frusta,
perché tu guardi dalla finestra:
«Che cosa vuoi?» - chiederesti -
« Was soll der grosse Rosenstrauss,
die Schimmel an dem Wagen? »
« Dich will ich », rief ich, « komm heraus! »
da tät'st du nimmer fragen!
« Che è quel gran mazzo di rose,
i cavalli bianchi alla carrozza? »
« E te che voglio - io grido - vieni fuori! »
e tu non chiederesti più nulla.
Nun Vater, Mutter, seht sie an,
und küsst sie rasch zum Schelden,
weil ich nicht länger warten kann,
meine Schimmel woll'ns nicht leiden.
Ed ora, padre, mamma, guardatela
e datele presto il bacio dell'addio,
perché non posso attendere più a lungo,
i miei cavalli non lo sopporterebbero.
(Traduzione di Luigi Bellingardi)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 1 dicembre 1970


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Ultimo aggiornamento 21 dicembre 2016