Quartetto per archi in la maggiore, op. 2


Musica: Richard Strauss (1864 - 1949)
  1. Allegro (la maggiore)
  2. Scherzo Allegro molto - Trio. Un poco meno
  3. Andante cantabile, molto espressivo
  4. Finale Allegro vivace
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Monaco, 14 Novembre 1880
Prima esecuzione: Monaco, Museum-Saal, 14 Marzo 1881
Edizione: J. Aibl, Monaco, 1881
Dedica: Ai membri del Benno-Walter-Quartett
Guida all'ascolto (nota 1)

Richard Strauss è una personalità di grandissimo rilievo e di notevole importanza nel mondo musicale post-wagneriano e tutta la sua produzione, dai poemi sinfonici alle opere, dai pezzi strumentali ai Lieder, reca il segno di un forte temperamento creativo e di una proteiforme varietà di atteggiamenti, tanto da riassumere in sé le caratteristiche stilistiche ed estetiche dell'estremo romanticismo ormai giunto al suo esaurimento storico. Fu definito da Mahler "il grande attuale" (Der grosse Zeitgemässe) per la sua straordinaria capacità ad interpretare con gesto a volte enfatico e con grandiosità di effetti strumentali il gusto e la sensibilità del pubblico nel periodo del decadentismo europeo, ma sono numerosi i musicologi e i critici, anche di scuola tedesca, a rimproverargli la sua posizione arroccata in uno splendido isolamento, con scarsa o nessuna preoccupazione di assecondare e tanto meno di anticipare le nuove voci del secolo ventesimo al contrario, ad esempio, di un Reger o di un Mahler, assillati, ciascuno a modo suo, dal problema del futuro dell'arte della composizione. È certo però che, al di là di ogni discussione vivace e contrastante sull'artista bavarese, Strauss seppe imprimere alla sua massiccia opera una linea inventiva originale, contrassegnata da una prepotente e straripante esaltazione del linguaggio orchestrale, in una sovrabbondanza baroccheggiante di incisive immagini foniche.

Furono inizialmente i poemi sinfonici a richiamare l'attenzione e a suscitare interesse e ammirazione del pubblico e della critica nei confronti di Strauss. Infatti il nome di questo musicista esplose, come un lampo nella tempesta, con i seguenti lavori apparsi in successione: Aus Italien (Dall'Italia, 1886), Don Juan (Don Giovanni, 1887-'88); Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione, 1888-'89), Macbeth (1886-'90), Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel, 1895), Also sprach Zarathustra (Così parlò Zaratustra, 1896) e Ein Heldenleben (Vita d'eroe, 1898), seguito molto più tardi, nel 1915, dalla Sinfonia delle Alpi (Eine Alpensymphonie). Venne poi la stagione operistica che rinsaldò ed estese la fama internazionale di Strauss, soprattutto con la formidabile trilogia teatrale costituita dalla Salome (1905), dall'Elektra (1909) e dal Rosenkavalier (Il cavaliere della rosa, 1911), cui vanno aggiunti tanti altri titoli di composizioni dai valori diversi e disuguali, ma non meno significativi ai fini di una conoscenza più dettagliata e approfondita di un musicista dominatore assoluto nella sua epoca, il quale non ebbe allievi, ma soltanto imitatori e seguaci più o meno fedeli e inebriati dalla straordinaria ricchezza timbrica e coloristica della sua orchestra.

Il Quartetto op. 2 in la maggiore appartiene alla produzione giovanile di Strauss che lo ultimò il 14 novembre 1880, cioè a soli 16 anni; la prima esecuzione avvenne il 14 marzo 1881 nel Museum-Saal di Monaco per merito del quartetto cui era stato dedicato e formato da Benno Walter (primo violino), Michael Steiger (secondo violino), Anton Thoms (viola) e Hans Whian (violoncello). Una recensione apparsa pochi giorni dopo su un giornale di Monaco sottolineò il talento, la naturale sensibilità e il dominio della forma espressi dall'autore ancora molto giovane in questo suo lavoro.

La composizione ha un tono fresco e brillante e risente dello stile di musicisti particolarmente apprezzati da Strauss in quel periodo dei suoi studi, specialmente il primo Beethoven (c'è un preciso richiamo alla forma-sonata), Mozart e Brahms cameristici. L'Allegro iniziale ha un andamento scorrevole nella sua linea melodica, arricchita da progressioni e contrappunti in un contesto armonico denso di modulazioni e tonalità diverse. Lo Scherzo, sempre nella tonalità di la maggiore, ha un andamento spigliato, mentre nel Trio, in la minore, emerge lo spiritoso pizzicato dalla viola. Il violoncello ha un ruolo di protagonista nell'Andante cantabile concepito come un arioso in si minore, ma va anche evidenziato l'intenso svolgimento cromatico del discorso melodico. Il Finale, ancora in la maggiore, ha un piacevole carattere mozartiano, reso con plasticità formale e qualche striatura di elegante ironia.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 29 ottobre 1993


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Ultimo aggiornamento 24 febbraio 2012