Doppio canone per quartetto d'archi


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1959
Prima esecuzione: New York, Town Hall, 20 dicembre 1959
Edizione: Boosey & Hawkes, New York, 1960
Dedica: alla memoria di Raoul Dufy
Guida all'ascolto (nota 1)

Doppio canone, una brevissima composizione scritta a Venezia nel 1959, fu dedicata da Stravinskij alla memoria del pittore Raoul Dufy. La composizione, stando a Robert Craft, non nacque tuttavia a quello scopo: alle sue origini sta la richiesta di un privato, che desiderava da Stravinskij un autografo; solo in seguito l'autore la trasformò nel Doppio canone per quartetto d'archi e la dedicò alla memoria di Dufy (che del resto non aveva mai conosciuto personalmente). Si tratta di un brano dalla costruzione molto rigorosa e complessa. Vi si succedono canoni originati da una serie dodecafonica (cioè da un «soggetto» costruito utilizzando le dodici note della scala cromatica) nelle sue varie forme. Dapprima il soggetto origina un canone per moto retto, alla seconda inferiore, tra primo e secondo violino; poi l'ingresso di viola e violoncello determina un doppio canone, per moto retto e per moto retrogrado. Le possibilità combinatorie vengono ulteriormente esplorate con un altro doppio canone, per moto retrogrado e per moto retrogrado contrario; infine i due violini presentano, soli, un canone del soggetto per moto retrogrado contrario.

Eccone lo schema costruttivo:

violino I S S RC RC
violino II S S RC RC
viola R R
violoncello R R
S = soggetto R = soggetto per moto retrogrado
RC = soggetto per moto retrogrado contrario

Apparentemente, una composizione di questa natura ha più a che fare con l'enigmistica che con la musica. Al di là del puro gioco combinatorio, in realtà, sono leggi di natura prettamente musicale che la governano. La serie prescelta, innanzitutto, ha un carattere particolare: è simmetrica, presenta una quinta centrale e intervalli dì terza, cosicché non manca di una certa cantabilità; il contrappunto che origina, inoltre, determina frequenti incontri verticali consonanti. Lo stesso schema architettonico è assolutamente familiare. Il brano inizia con due violini soli, ispessisce la scrittura e la trama contrappuntistica nella parte centrale e torna alla tessitura leggera nella parte finale, quando i due violini restano nuovamente soli: tutto ciò corrisponde a una forma ad arco, cioè a uno schema costruttivo comune, particolarmente prediletto dalla tradizione della musica colta occidentale.

Claudio Toscani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 151 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 9 febbraio 2014