L'interesse destato ovunque e la soddisfazione del risultato conseguito dal Concerto per violino e orchestra, scritto dietro sollecitazione del violinista Samuel Dushkin, decisero Strawinski a scrivere subito dopo questo Duo concertante per il quale il maestro si valse, come per il Concerto, della collaborazione tecnica dello stesso Dushkin. Il compositore e il violinista ne dettero la prima esecuzione alla Radio di Berlino il 28 luglio 1932.
Almeno in quegli anni, Strawinski dichiarava la sua antipatia per i complessi da camera in cui si combinassero le sonorità delle corde percosse del pianoforte e delle corde messe in vibrazione dall'arco; preferibile, pensava, abbinare direttamente e coraggiosamente i due strumenti, piuttosto che inserirli in forme ibride tipo Trio o Quartetto con pianoforte. Affermazioni personali, che interessano in quanto presuppongono o comportano una modificata concezione della scrittura violinistica che infatti, sia nel Concerto sia nel Duo, approda a risultati un po' diversi dallo stile antiespressivo «legnoso» e «rugoso», com'ebbe a ben definirlo Casella, del Concertino per archi o dell'Histoire du soldat.
Com'è noto, oltre che da questi motivi d'indole strettamente compositiva e strumentistica, Strawinski fu ispirato dalla lettura del seguente passo del Pétrarque di Charles-Albert Cingria: «Il lirismo non esiste senza regole, e bisogna che queste siano severe. Altrimenti non si ha che una facoltà (generica) di lirismo, e questa esiste dappertutto. Ciò che non esiste dappertutto è una espressione e una composizione liriche». Ci si riferisce al lirismo dei poeti bucolici dell'antichità e alla loro tecnica sapiente. Ad essi il musicista volle spiritualmente accostarsi fin dai titoli di quasi tutti i pezzi. Che vanno dalla rapsodica e malinconica Cantilena alle due Egloghe, di clima arcadico e dolcemente contemplativo, alla Giga, pezzo di contrasto, con la sua brillante poliritmia e la secca scrittura quasi sempre a due voci del pianoforte, e infine al Ditirambo che chiude entro un cielo azzurrino questo remoto e quasi insospettato mondo bucolico creato dalla fantasia strawinskiana.
Giorgio Graziosi
Nel 1931, per invito del violinista americano Samuel Dushkin, Strawinsky aveva scritto il concerto per violino e orchestra. Durante la stesura del lavoro, Dushkin aveva collaborato con l'autore per la realizzazione della parte violinistica. Il felice esito di questa collaborazione indusse Strawinsky a scrivere subito dopo un secondo lavoro per Dushkin. Fu questo il «Duo concertante» che rappresentò una ulteriore ricerca nel campo delle possibilità del violino e dei suoi rapporti con il pianoforte. Stranamente, fino a quel momento Strawinsky non tollerava molto la combinazione sonora che nasceva dalle corde percosse del pianoforte unita a quelle messe in vibrazione dall'arco. Nella sua semplicità il Duo servì a superare questa ostilità di Strawinsky. Che l'opera si ricolleghi al momento neoclassico dell'autore non è soltanto dimostrato dalla successione dei cinque movimenti, una cantilena, due egloghe, una giga e un ditirambo conclusivo, ma soprattutto dalla rigorosa scrittura per la quale Strawinsky parlò, citando un passo di un biografo del Petrarca, del fatto che il «lirismo non esiste senza regole, e bisogna che queste siano severe». Dal Duo traspare anche un gusto arcadico-pastorale che ne fa una composizione del tutto singolare nel catalogo strawinskiano; La prima esecuzione del lavoro avvenne, il 28 luglio 1932, alla Radio di Berlino: esecutori Dushkin e lo stesso Strawinsky.
Bruno Cagli