Quatre Études op. 7


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Con moto (do minore)
    Dedica: E. Mitusov
  2. Allegro brillante (re minore)
    Dedica: Nikolaj Richter
  3. Andantino (mi minore)
    Dedica: Andrej Rimskij-Korsakov
  4. Vivo (sol maggiore)
    Dedica: Vladimir Rimskij-Korsakov
Organico: pianoforte
Composizione: Ustilug, giugno - luglio 1908
Edizione: Jurgenson, Mosca, 1910
Guida all'ascolto (nota 1)

Nelle "Cronache della mia vita" Stravinsky sostiene di non aver potuto mai comporre senza l'aiuto del pianoforte e tante volte ha preferito stendere sul pentagramma le note a contatto diretto con la materia sonora piuttosto che scrivere solo immaginando tale materia, in quanto, a suo giudizio, «non bisogna disprezzare le dita: esse sono grandi ispiratrici, perché di fronte ai suoni suscitano in noi delle idee subcoscienti che in altro modo forse non si rivelerebbero». Quindi per Stravinsky il pianoforte fu lo strumento principale per dare forma alle proprie idee musicali. Ad esempio, Petruska e Les Noces non avrebbero potuto concretizzarsi se non in funzione del linguaggio specifico del pianoforte. È vero che la produzione pianistica stravinskiana non è molto estesa, ma comunque è importante per capire l'evoluzione del suo itinerario musicale, alla ricerca di sempre nuove possibilità timbriche e ritmiche del discorso sonoro, I primi pezzi pianistici di Stravinsky sono i Quattro Studi op. 7, in quanto una Sonata per pianoforte in fa diesis minore del 1904 non fu mai pubblicata. Essi furono composti in Russia nel 1908 e, gli ultimi due furono dedicati ad Andrea e Vladimir, figli di Rimskij-Korsakov, maestro del creatore della Sagra della primavera. I quattro pezzi risentono in un certo senso dello stile romantico con punte virtuosistiche e l'influenza chopiniana è evidente, in particolare, nel primo Studio in do minore (Con moto) dove l'accompagnamento in forma di arpeggio richiama alla lontana il "rivoluzionario" studio di Chopin nella stessa tonalità. Il secondo Studio in re (Allegro brillante) rivela in nuce la scelta stravinskyana ad usare ritmi diversi in contrapposizione e simultaneamente. Nel terzo Studio (Andantino) affiora la scrittura cromatica di Skrjabin: una sinuosa linea melodica si sviluppa nella mano sinistra in contrasto con il mormorio delle semicrome, su disegni decorativi espressi dalla mano destra. Il quarto Studio in fa diesis (Vivo) è un perpetuum mobile, in cui una figurazione di semicrome, sorretta da un accompagnamento staccato di crome, viene spezzata di tanto in tanto dall'inserimento di accordi sincopati, tanto preferiti dall'intelligenza creatrice di Stravinsky.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Anche Strawinsky, come Skrjabin, era ferratissimo-pianista, oltre che compositore; e anche nel nostro caso gli studi che vengono proposti non ci possono dare una visione adeguata del pianismo successivo. E' il periodo dei "Fuochi d'artificio", all'inizio dell'estate del 1908: Strawinsky si trova a Ustilug e pensa di mettere a frutto qui le sue ricerche cromatiche con un uso di appoggiature estese che ci fa pensare in qualche caso anche alle soluzioni skrjabiniane. Al suo attivo il compositore nel settore pianistico aveva poche cose: una Tarantella (1898) uno Scherzo (1902) e la Sonata in fa diesis minore (1903-1904), ancora contraddistinta, a detta dello stesso autore, "da molte difficoltà, soprattutto formali": un lavoro, quest'ultimo, che più avanti Strawinsky pensava fosse "fortunatamente perduto", ma poi fu trovato nella Biblioteca Statale di Pietroburgo.

Se l'interesse di questi studi sta, come si è visto, nella ricerca cromatica, determinante nell'evoluzione del suo linguaggio, tecnicamente vengono di volta in volta affrontati problemi che nella sostanza non sono nuovi. Così lo Studio in do min. n. 1, dedicato a Mitusov, riprende il gioco di sovrapposizioni fra quintine da un lato e duine e terzine dall'altro, ma l'accoppiamento non conduce ad un equilibrio costante. E' lo stesso principio, ancor più articolato, che troviamo nello Studio in re maggiore n. 2 (dedicato a Richter) con situazioni spigolose di 6 su 4 e 6 su 5. La struttura è tripartita, con la zona centrale senza armatura in chiave; di sollecitante interesse è a tratti lo spostamento di accentuazione creato dalla linea della mano sinistra, inequivocabilmente Strawinskyano. La mancanza di una vera definizione metrica di cui è accusato questo studio va intesa probabilmente come una presa di coscienza diversa in direzione futura: si pensi all' "Uccello di fuoco" al quale Strawinsky comincerà a lavorare l'anno seguente.

Lo Studio in mi minore n. 3 (dedicato a Rimskij Korsakov come l'ultimo) è un Andantino molto semplice in cui alla parte accordale e melodica della sinistra (che però l'autore vuole "sempre poco marcato ed espressivo") si contrappone l'arabesco in sedicesimi della destra, con un procedimento sostanzialmente tradizionale. Lo stacco è notevole nello Studio in fa diesis maggiore n. 4 che propone una situazione fortemente contrastata fra il movimento di semicrome legate e quello staccato nella zona bassa, con una inversione di ruoli (e di mani), nella parte centrale, nello spirito più rispettoso dell'esercizio.

Renato Chiesa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 gennaio 1984
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 febbraio 1992


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Ultimo aggiornamento 23 maggio 2014