Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD annum

Tre madigali ricomposti per strumenti

Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Asciugate i begli occhi
  2. Ma tu cagion
  3. Beltà poi che t'assenti
Organico: 2 oboi, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, 2 violini, viola, violoncello
Composizione: marzo 1960
Prima esecuzione: Venezia, Palazzo Ducale, 27 settembre 1960
Edizione: Boosey & Hawkes, New York, 1960
Guida all'ascolto (nota 1)

La scoperta di Gesualdo rimane, dell'itinerario intellettuale strawinskiano, uno dei più felici approdi. A Strawinsky dobbiamo l'esempio di una lettura strutturale di impeccabile rigore. Inutile aggiungere che il suo orecchio miracoloso è stato il veicolo primo ad intendere la concezione armonica duttile (secondo un'intuizione straordinaria, legata all'uso di strumenti ad accordatura naturale, non temperata: gli stessi che il musicista aveva sperato di ritrovare nel castello di Gesualdo) di quell'inattualissima arte, postasi come sdegnoso baluardo della pratica antica contro le vie aperte dal Rinascimento.

Ciò che Strawinsky ha ammirato nel Principe è la capacità di proseguire, in termini di violenza impensabile prima, un ambito stilistico storicamente superato: esempio sublime, da accostare senza tema alla tarda attenzione sul contrappunto di Bach, fra il pacato dileggio dei «galanti». Ovvio che, in questa ferma costanza, nella fede a principi immutabili, Strawinsky vedesse, riflessa in cultura diversa, la propria reazione ai «distruttori dell'intervallo», agli amati e avversi Stockhausen e Boulez. Lodò in Gesualdo la sottigliezza dello scavo nel materiale canonico, e la fiamma della passione mortale, schermata dall'impassibilità della meditazione. (Qualcosa di analogo aveva segnalato un recensore antico, il padre Kircher.)

Di questo incontro, due sono i frutti: il completamento, per due voci, di testi pervenutici mutili, e il Monumentum. (Più esattamente, Monumentum pro Gesualdo di Venosa ad CD annum, Three Madrigals Recomposed for Instruments.)

Esso affida agli strumenti (e con quale scelta: archi; due oboi e due fagotti; quattro corni; due trombe, due tromboni e un trombone basso) tre momenti sommi del madrigale: Asciugate i begli occhi e Ma tu cagion, dal quinto libro, Beltà poi che t'assenti, dal sesto. Attraverso le modificazioni strawinskiane (di registro, d'ottava) oltre le parche aggiunte, la civiltà del madrigale viene spostata verso quella dell'hoquetus, Gesualdo si riconosce in Machault.

Non si pensi a un mero adattamento delle linee vocali ad altrettante voci strumentali. Le linee, invece, vengono coraggiosamente spezzate, e migrano dall'uno all'altro pentagramma. Lo spazio originale si sdoppia in una frantumazione che ne ripercuote gli echi in prospettive ingannevoli. La premessa a questo operare (che secondo l'autore è stato uno dei suoi più sottili exploits) si ritrova naturalmente nell'esempio carismatico di trascrizione moderna, la Fuga ricercata di Webern, dall'Offerta musicale. Il divisionismo fonico, in Strawinsky, è meno scoperto, procede con cautela accortissima, e, per contro, suona più tagliente.

Agiscono, in queste sue trasposizioni, antiche seduzioni cubiste. A grande distanza, sono i principi dell'amico Picasso, applicati, oltreché in proprio, ad esercizi ammirati ed ironici d'après Velàsquez, El Greco, Courbet.

Mario Bortolotto


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 20 novembre 1971


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Ultimo aggiornamento 23 ottobre 2013