Tre Pezzi facili per pianoforte a quattro mani


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Marcia
    Dedica: Alfredo Casella
  2. Valzer
    Dedica: Eric Satie
  3. Polka
    Dedica: Serge de Diaghilew
Organico: pianoforte
Composizione: Clarens, 1914 - 1915
Prima esecuzione: Losanna, 8 novembre 1919
Edizione: A. Henn, Ginevra, 1917

Anche arrangiati per orchestra nella "Suite n. 2"
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Ritiratosi nel 1914 per le vacanze a Clarens, Strawinsky compose nel 1914 una prima serie di pezzi facili. La sinistra ha affidato da cima a fondo un ostinato formato da due accordi spezzati, che il principiante esegue con le due mani, anche se ne basterebbe una sola. I tre pezzi sono degli studi sulla musica commerciale, secondo un procedimento già adoperato in alcune scene di «Petrushka». Nel febbraio 1915 Strawinsky si recò a Roma per incontrare Diaghilev, ed eseguì con lui i pezzi facili. Giunto alla «Polka», disse a Diaghilev di averla composta raffigurandosi l'impresario in tuba e marsina, con frusta alla mano che fa schioccare sulla schiena di un cavallo da circo. La «Marcia», il pezzo più cubista dei tre, è dedicata ad Alfredo Casella; il «Valzer», anch'esso musica meccanica, ma lirica e casta, è dedicato ad Erik Satie.

Gioacchino Lanza Tomasi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Anche il pianoforte, considerato una volta lo strumento romantico per eccellenza, soprattutto con l'esempio dato da Chopin e Liszt, veri geni dell'invenzione pianistica, ha subito una evoluzione per così dire espressiva nella tecnica compositiva della musica moderna, realizzando la propria forza comunicativa principalmente con le sonorità asciutte e ben ritmate, su un versante diverso quindi da quelle morbide, estremamente sfumate e cantabili, puntualizzate nella grande letteratura ottocentesca e impressionistica. Un valido e determinante contributo in tal senso è stato dato, con maggiore o minore originalità, da un gruppo di musicisti di rilevante personalità del nostro secolo, come Falla, Bartók, Prokof'ev, Hindemith e Stravinsky, che hanno riservato al pianoforte composizioni spesso di indubbio valore e significato estetico.

Su questa scelta o indirizzo musicale in campo pianistico, che si richiama certamente al neoclassicismo, Stravinsky diede un impulso costruttivo, dichiarando tra l'altro di non essere stato capace in tutta la sua vita di compositore di scrivere musiche di qualsiasi genere senza avere a portata di mano un pianoforte su cui provare immediatamente ciò che la sua fantasia gli offriva. Si può dire quindi che Stravinsky avesse una particolare predilezione per lo strumento a tastiera, del quale tesse un elogio quando così si esprime nelle autobiografiche «Croniques de ma vie»: «Non bisogna disprezzare le dita, perché esse sono grandi ispiratrici; al contatto con la materia sonora suscitano in voi delle idee subcoscienti che in altro modo forse non si rivelerebbero ». Del resto, alcune sue famose partiture come Petruska e Les noces riservano al pianoforte, inteso come strumento a martelli dal suono preciso e tagliente, una funzione importante e niente affatto coreografica e aggiuntiva nell'ambito di una nuova poetica musicale.

I Tre pezzi facili furono scritti da Stravinsky nel 1915 e possono considerarsi degli schizzi musicali o brevi ritratti su tre personaggi molto legati e spiritualmente vicini all'autore del Sacre du printemps. In effetti, l'autore in origine pensò di tracciare una caricatura musicale di Serge Diaghilev, il creatore e l'animatore dei celebri Balletti russi, e compose una polka di sole trentatré battute. «Era un profilo di Diaghilev - disse il musicista - che io vedevo come un ammaestratore di animali da circo, nel momento in cui agita una lunga frusta». Lo stesso autore, trovandosi a Milano con Diaghilev e Alfredo Casella, eseguì la polka tra il divertimento degli amici. Casella commentò il brano con parole lusinghiere, aggiungendo che si era aperta una nuova strada, quella del neo-classicismo, almeno nei suoi aspetti più semplici e disincantati. A Casella il compositore dedicò la piacevole marcia, mentre in omaggio a Erik Satie fu aggiunto in un secondo tempo il breve valzer centrale. E' musica volutamente semplice e venata di sottile ironia, con qualche reminiscenza di sapore petruskiano, come il grazioso e amabile valzer, abilmente incastonato fra due pagine più vivaci ritmicamente, di cui si ricorderanno nella loro attività creatrice Poulenc, Auric e Sauguet.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 15 maggio 1974
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 8 febbraio 1980


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Ultimo aggiornamento 21 febbraio 2016