Sonata in tre movimenti


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Metronomo = 112
  2. Adagietto
  3. Metronomo = 112
Organico: pianoforte
Composizione: Biarritz, 21 agosto - Nizza, 21 ottobre 1924
Prima esecuzione: Donaueschingen, luglio 1925
Edizione: Edition Russe de Musique, Parigi, 1925
Dedica: principessa Edmond de Polignac
Guida all'ascolto (nota 1)

In Chroniques de ma vie, il compositore scrive: «Decisi di comporre un pezzo in più parti per pianoforte solo. Questo fu la Sonata. L'ho chiamata così senza avere la menoma intenzione di darle la forma classica quale la ritroviamo in Clementi, in Haydn e in Mozart: e che, come è noto, è sempre condizionata dall'Allegro. Ho impiegato il termine Sonata nel suo significato originario, derivato da "sonare" in opposizione a "cantare" dal quale verbo deriva "cantata". Per conseguenza, accettando il termine, non mi sentivo affatto impegnato a seguire la forma consacrata a partire dalla fine del sec. XVIII».

Il primo tempo, infatti, comincia con un disegno scuro, all'unisono (a due ottave di distanza), al quale segue una melodia in do maggiore che si svolge quasi interamente a due voci che procedono per terze, ed è accompagnata da arpeggi curiosamente sfasati, secondo un procedimento caro al musicista (lo troviamo già in Petruska, e, più sistematicamente, in Mavra). Questo primo tempo non ha affatto una «forma bitematica» però, al posto giusto, riappare la ripresa del tema iniziale; e il tempo si conclude con un ritorno del disegno iniziale che sfocia in una «cadenza» piagale.

E' noto che Strawinski ha definito il carattere dell'Adagietto che segue, come un «Beethoven brisé». E' un'ampia melodia in la bemolle accompagnata da un ribattere di accordi della musica, e che è abbondantemente ornata e fiorita, ma senza nessun richiamo a fioriture tradizionali, classiche o romantiche, qualsivoglia. V'è un episodio centrale dove appare una nuova melodia (in do maggiore questa volta), di carattere piuttosto solenne, dopo di che v'è "una ripresa della melodia iniziale.

Il Finale ha il carattere di una Toccata in stile fugato (a due voci, come il tempo iniziale) ed è ricco di ogni sorta di artifici scolastici: e comporta una parte centrale rude e violenta seguita da un breve episodio che ha quasi il carattere di divertimento. Segue la ripresa del tema iniziale, ed alla fine vediamo riapparire il disegno iniziale della Sonata, ma trasformato e reso quasi irriconoscibile dal suo nuovo aspetto ritmico.

Domenico De Paoli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 18 dicembre 1964


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Ultimo aggiornamento 4 marzo 2015