Nell'imponente produzione di Georg Philipp Telemann - autore di ben 40 opere teatrali, 52 Passioni, 1880 Cantate di uno sterminato catalogo strumentale - la forma della Sonata conta circa 250 titoli.
Autodidatta, Telemann fu in pieno musicista del suo tempo. Tenne la scena musicale rivestendo un ruolo di protagonista ben più visibile rispetto al più appartato e severo contemporaneo Johann Sebastian Bach. La sua musica veicola i nuovi valori borghesi che si imporranno nel Settecento con lo "stile galante", con una nuova estetica delle sensibilità indirizzata al dilettante. Questo è infatti il presupposto per comprendere ciò che muove il compositore, che guida la sua scrittura ritenuta a torto facile e finalizzata al puro intrattenimento. Una volta collocata la musica strumentale di Telemann nella sfera che le è più propria, quella domestica, della Musique de table, per riprendere il titolo di una delle sue opere più fortunate, se ne potrà cogliere la finezza e gustarne la peculiarità.
Ce ne dà occasione l'ascolto della Sonata a tre in do minore per oboe, viola e basso continuo, che aderisce alla forma d'origine della Sonata da camera in quattro movimenti: Adagio, Vivace, Affettuoso, Allegro. Lontana tanto dall'aulico tono di Corelli come dalle geometrie rigorose di Bach, l'opera sembra composta for pleasure, per compiacere i destinatari. Alla nuova estetica aderisce inequivocabilmente il terzo movimento, non a caso recante un'indicazione di carattere e non strettamente agogica. La cantabilità, che prevale in tutta l'opera sui "fiamminghismi" contrappuntistici, sembra essere la cifra stilistica fondamentale di essa.
Raffaele Pozzi