Allor, che capitò sotto a miei torchj il presente Drama, pensai procurarle un appoggio, che valesse a difenderlo, e lo conobbi nel gran Nome di V. E. La fama del Gran Poema risparmio all'Autor l'argomento, e quella delle glorie di V, E. mi difende da una colpa contro la Vostra modestia, facendomi conoscer superfluo lo scrirverle, e quanto ad ogni penna difficile, impossìbile a questa mia. Mi basti per dir tutto, ripeter Federico Girolamo di Witzendorff, la cui benignità aggradirà il tributo di questo picciolo componimento, come un testimonio del mio umilissimo ossequio, accio possi usar la gran fortuna di poter dirmi
Di V. E.
Umilissimo, Devotissimo, Ossequissimo, Servitore
Marino Rossetti.
Non è maraviglia, che dia motivo a molti Drami un Poema, che non l'ha fatta per anco perdere al mondo. Alli nomi d'Armida, e d'Erminia, e d'altri Eroi, ch'hanno parte in quel gran tutto non v'è chi non sappia qual esser possa l'Argomento di questo mio, onde, come sarebbe ingiurioso alla stima ancor viva di quel grand'Autore, cosi sì rende superfluo, ch'io ne dica parola. Serva solo d'avvertimento, ch'io hò ben preso da lui il luoco, e li principali caratteri de Personaggi, ch'intervengono, ma, ch'io mi sono data licenza di diversicar alcune cose, ed altre d'aggiungerle. Il numero degl'Attori, m'ha messo in necessità di supporre una Nipote a Califfo, e di fingere Emireno invaghito d'Erminia. Ritengono gl'altri tutti il loro carattere. Il soggetto non può spiacerti: se l'uso, ch'io n'ho fatto non giunge a soddisfarti, prevenuto di non donar cosa alcuna alla necessìtà d'addattarsi al Teatro, al numero de Rappresentanti, ed ad'altri riguardi, averai a grado, ch'io abbia pensato al come risarcirti, ed è con la lettura del maraviglioso Poema, rimedio, che non avrai dopo ogni Drama. Compatirci le solite voci Fato, Numi ec. e credi ch'io sono Cattolico.