Beatus Vir, RV 597

Salmo in do maggiore per soli, doppio coro, due oboi e basso continuo

Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
Testo: Salmo 111
  1. Beatus vir - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, 2 oboi, archi e basso continuo
  2. Potens in terra - Allegro non molto (la minore)
    Basso, archi e basso continuo
  3. Beatus vir qui timet Dominum - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, archi e basso continuo
  4. Gloria et divitiae - Allegro (la minore)
    Soprano, 2 oboi, archi e basso continuo
  5. Beatus vir qui timet Dominum - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, archi e basso continuo
  6. Exortum est in tenebris - Andante molto (fa maggiore)
    Doppio coro, 2 oboi, archi e basso continuo
  7. Jucundus homo - Allegro (la minore)
    Soprano e organo
  8. Beatus vir qui timet Dominum - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, archi e basso continuo
  9. In memoria aeterna - Andante molto (do minore)
    Un coro, archi e basso continuo
  10. Beatus vir qui timet Dominum - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, archi e basso continuo
  11. Paratum cor ejus sperare in Domino - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, 2 oboi, archi e basso continuo
  12. Peccator videbit - Largo e spiccato (fa maggiore)
    Tenore, archi e basso continuo
  13. Beatus vir qui timet Dominum - Allegro (do maggiore)
    Doppio coro, archi e basso continuo
  14. Gloria Patri et Filio - ... (do maggiore)
    Doppio coro, 2 oboi, archi e basso continuo
Organico: soprano, contralto, tenore, basso, 2 cori misti, 2 oboi, archi, basso continuo
Composizione: 1720 - 1735
Edizione: inedito
Guida all'ascolto (nota 1)

Il «Beatus vir» è una cantata da chiesa per doppio coro e doppia orchestra. La composizione inizia con un'introduzione orchestrale dove domande e risposte si alternano in uno studiato giuoco timbrico. I vari versetti sono espressi in cantus firmus - melodia che rimane immutata, mentre altre melodie s'intrecciano sopra e sotto di essa - e sono chiusi da un ritornello. Si tratta precisamente dei primi due versi del Salmo III di Aggeo e di Zaccaria - Beatus vir qui timet Dominum / in mandatis ejus volet nimis - eseguiti dal primo e dal secondo coro, che torneranno regolarmente nel succedersi della partitura. Mentre la ricerca timbrica si riallaccia ai Gabrieli, lo schema del lavoro fa pensare a un precedente «Beatus vir» monteverdiano nel quale, egualmente, ogni versetto del salmo si chiude con un ritornello. Tradizione squisitamente veneziana, alla quale si ispirerà anche Bach, che impiantò la sua «Passione secondo San Matteo» sui solisti, su due cori e due orchestre.

Ma quella di Vivaldi è una felicità sinfonica e vocale tutta particolare. Mentre il «Jocundus homo» sembra di averlo già ascoltato in certa musica strumentale dello stesso «Prete rosso», altri momenti richiamano alla memoria i movimenti brillanti, in tempo dispari, con i quali più volte il compositore conclude le sue composizioni. Affinità vocali, con altri lavori veneziani e anche vivaldiani non ne mancano; e non mancano precisi «paralleli» tra strumento e voce, come se ne potranno trovare, più tardi, in Bach e in Mozart.

In questa composizione Vivaldi, pur essendo grandioso, non è mai enfatico. I due doppi complessi vanno intesi sotto speciali rapporti: essi, oltre a mirare ai sentimenti più intimi, tendono al più saggio contrasto espressivo. Non per nulla, più sopra, abbiamo accennato ai Gabrieli. In questo contrasto è racchiuso il valore della composizione. Il compositore passa dalle studiate e velate sonorità dell'aria per solista alla maestosità delle fughe, dalla limpida voce dei violini alle posate note dei cori, che riaffiorano qua e là come nelle «Passioni» di Bach.

Pagine davvero non prive di fede e di ispirazione, che riportano a certe composizioni a sfondo religioso, come bene attestano i concentrati lirismi del «Gloria et divitiae» e del «Peccator videbit» finale. E va notato che questa religiosità non è esteriore, ma vitale e presente nelle più nascoste pieghe della partitura. Non impropriamente è stato asserito che quando Vivaldi era impegnato con una composizione sacra, si trovava a perfetto suo agio, «libero, cioè, dalle assurde e tiranniche pretese degli impresari e dei cantanti». Il «Beatus vir» ne dà una significativa prova.

Mario Rinaldi

Testo

Beatus vir qui timet Dominum: in mandatis ejus volet nimis.

Potens in terra erit semen ejus: generatio rectorum benedicetur.

Gloria et divitiae in domo ejus: et justitia ejus manet in saeculum saeculi.

Exortum est in tenebris lumen rectis: misericors et miserator, et justus.

Jucundus homo qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in judicio: quia in aeternum non commovebitur.

In memoria aeterna erit Justus: ad auditione mala non timebit.

Paratum cor ejus sperare in Domino confdrmatum est cor ejus:
non commovebitur donec despiciat inimicos suos.
Dispersit, dedit pauperibus: justitia ejus manet in saeculum saeculi:
cornu ejus exaltabitur in gloria.

Peccator videbit, et irascetur, dentibus suis fremet et tabescet:
desiderium peccatorum peribit.

Gloria Patri, et Filio,
et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
et in saecula saeculorum. Amen.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 24 ottobre 1969


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Ultimo aggiornamento 29 dicembre 2015