Concerto in re maggiore per archi e basso continuo, RV 121


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro molto (re maggiore)
  2. Adagio (re maggiore)
  3. Allegro (re maggiore)
Organico: archi, basso continuo
Composizione: 1717
Edizione: Ricordi, Milano, 1956
Guida all'ascolto (nota 1)

Il «concerto ripieno» é un concerto per orchestra a quattro parti (due violini, viola e basso: cioè, il cosiddetto «ripieno»), senza solisti. Coltivato tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo da autori come Torelli, Albinoni, Dall'Abaco, il concerto per orchestra godeva di particolare fortuna a Venezia. Vivaldi scrisse, per la massima parte dopo il 1720, una quarantina di «concerti ripieni», con una sola eccezione rimasti manoscritti vivente l'autore e che nel complesso rappresentano uno dei settori più affascinanti della sua vastissima produzione strumentale.

Vivaldi concepisce il concerto per orchestra come un genere particolarmente congeniale alla sperimentazione: in effetti l'assenza dell'elemento solistico, che presuppone un virtuosismo in sé dispersivo e centrifugo cui dare adito in appositi episodi, consente all'autore di concentrale l'attenzione sull'aspetto propriamente compositivo. Sia pure in modo indicativo, i concerti per orchestra di Vivaldi possono essere suddivisi in tre gruppi: concerti di stile e impegno compositivo elevato connotati da scrittura contrappuntistica ed elaborazione tematica, concerti di piccole dimensioni e di tono leggero prossimi al modello della sinfonia operistica e infine concerti improntati a una medietà di formato e registro.

I concerti per orchestra non erano scritti soltanto per l'orchestra della Pietà ma soddisfavano anche le richieste di una clientela internazionale. La raccolta dei dodici concerti di Parigi fu probabilmente assemblata nel corso degli anni Venti per un committente transalpino e rappresenta un campionario delle varie accezioni e sfumature del «concerto ripieno» vivaldiano.

Prevalenza di scrittura omofonica, pulsante scansione ritmica e spirito di danza connotano il Concerto X in re maggiore RV 121, la cui brillantezza si spiega anche con la tonalità che permette uno sfruttamento intensivo della risonanza delle corde vuote.

Nell'Allegro molto in metro ternario Vivaldi gioca la carta dell'ironia con la ripetizione di frasi su piani sonori e in registri contrapposti nonché con inaspettate inflessioni minori e cantabili.

L'Adagio, concepito nel tono del relativo, si minore, ha configurazione accordale; nell'Allegro di chiusura i violini sono all'unisono, mentre viola e basso si limitano ad accompagnare.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 13 febbraio 2017