Concerto in mi minore per archi e basso continuo, RV 133


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (mi minore)
  2. Largo (mi minore)
  3. Allegro (mi minore)
Organico: archi, basso continuo
Composizione: 1717
Edizione: Ricordi, Milano, 1970
Guida all'ascolto (nota 1)

Il «concerto ripieno» é un concerto per orchestra a quattro parti (due violini, viola e basso: cioè, il cosiddetto «ripieno»), senza solisti. Coltivato tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo da autori come Torelli, Albinoni, Dall'Abaco, il concerto per orchestra godeva di particolare fortuna a Venezia. Vivaldi scrisse, per la massima parte dopo il 1720, una quarantina di «concerti ripieni», con una sola eccezione rimasti manoscritti vivente l'autore e che nel complesso rappresentano uno dei settori più affascinanti della sua vastissima produzione strumentale.

Vivaldi concepisce il concerto per orchestra come un genere particolarmente congeniale alla sperimentazione: in effetti l'assenza dell'elemento solistico, che presuppone un virtuosismo in sé dispersivo e centrifugo cui dare adito in appositi episodi, consente all'autore di concentrale l'attenzione sull'aspetto propriamente compositivo. Sia pure in modo indicativo, i concerti per orchestra di Vivaldi possono essere suddivisi in tre gruppi: concerti di stile e impegno compositivo elevato connotati da scrittura contrappuntistica ed elaborazione tematica, concerti di piccole dimensioni e di tono leggero prossimi al modello della sinfonia operistica e infine concerti improntati a una medietà di formato e registro.

I concerti per orchestra non erano scritti soltanto per l'orchestra della Pietà ma soddisfavano anche le richieste di una clientela internazionale. La raccolta dei dodici concerti di Parigi fu probabilmente assemblata nel corso degli anni Venti per un committente transalpino e rappresenta un campionario delle varie accezioni e sfumature del «concerto ripieno» vivaldiano.

Di notevole qualità è il Concerto II in mi minore KV 133, il cui conio espressivo riesce a essere severo e spiritoso a un tempo.

Nella sezione principale dell'Allegro d'apertura gli accenni di ritmo saccadé sembrano un'allusione al gusto francese. Il Largo ha impianto contrappuntistico non imitativo; si noti come l'attacco sia proiettato al raggiungimento di un climax. ottenuto grazie a una tensione melodica dell'intreccio dal grave verso l'acuto e sottolineato da una fermata; la conclusione del movimento riporta gradualmente l'intreccio verso il grave.

Dal punto di vista della struttura, l'Allegro finale, in metro ternario di danza, appare come una contaminazione tra la tipica forma del «concerto ripieno» e il rondeau francese. La peculiarità è data dal fatto che la sezione iniziale compare all'inizio di tutti i periodi, e non soltanto del primo (ed eventualmente anche dell'ultimo), nella tonalità della tonica, mi minore, appunto secondo il principio del rondeau. Si tratta di un principio che è inoltre accentuato dal pressoché sistematico rinnovamento in ogni periodo delle sezioni secondarie, per cui la sezione principale assume la funzione di refrain e quelle secondarie fungono quiasi da couplets.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 14 febbraio 2017