Tre concerti per violino - quello oggi eseguito e quelli op. 61 (Cat. R.) n. 2 e n. 7 - portano l'indicazione «fatto per il signor Pisendel». Johann George Pisendel, violinista di valore, nato a Kadolzburg nel 1687 e morto a Dresda nel 1755, conobbe personalmente il Vivaldi e forse studiò alla sua scuola quando, nel 1716, fu a Venezia. Tanto come compositore, quanto come insegnante amava mescolare lo stile italiano con quello francese. Il Pisendel si mostrò sempre riconoscente verso il Vivaldi per gl'insegnamenti, le attenzioni e i consigli ricevuti. Un suggerimento prezioso sembra sia racchiuso nel primo Allegro di questo concerto, nel quale la tecnica tradizionale violinistica italiana risulta eccezionalmente rispettata, anche nei passaggi di pura natura tecnica. Ben studiati gli sviluppi e ben alternati gli effetti di eco. Solista e orchestra risultano perfettamente bilanciati.
Alla tradizione violinistica italiana sottostà anche il Largo, composto di una frase profondamente ispirata che sembra prelevata dall'op. 5 del maestro di Fusignano, di colui che aveva dato una precisa regola allo strumento a corda e ad arco. Tempo in 3/4 di ampio respiro, periodi musicali di estrema regolarità, lievi contrasti sonori in fatto di forte e piano, espressione sempre dolce e suadente.
Anche il terzo tempo, un altro Allegro, non esce dai limiti che il compositore si è imposto, già chiaramente espressi dall'Allegro iniziale. E' un concerto-modello, dove la tecnica violinistica è estremamente controllata, ma il virtuosismo supera le consuetudini dell'epoca. La parte dell'accompagnamento orchestrale non risulta meno accurata e sostiene con bravura le difficoltà del solista.
Johann Georg Pisendel (1687-1755), fu uno dei violinisti più illustri del suo tempo (pare addirittura che Bach abbia scritto per lui le sei Sonate e Partite per violino). Fu amico di Vivaldi, che gli dedicò parecchie composizioni: nel caso di questo Concerto, non sappiamo se si tratti di una semplice dedica o se il lavoro sia stato scritto per essere eseguito da lui. Sta di fatto che il rilievo del violino solista è qui più marcato che mai, specialmente nel terzo movimento; e che all'esecutore si richiedono, oltre ad un virtuosismo notevole, grandi capacità espressive, in particolare nel «Largo» centrale.
Daniele Spini