L'op. III n. 12 prende l'avvio con un Allegro, caratterizzato, nelle battute iniziali, da un tipico stilema settecentesco: la ripetizione del medesimo inciso in due contrapposte sonorità, «forte» e «piano» («in eco» insomma, come si usò dire per analogia con il consimile effetto acustico).
L'inciso in questione è importante anche come elemento sollecitatore della globale struttura dell'Allegro in questione, tanto che non è difficile rilevarne la forza propulsiva (sia a livello dello strumento solista che sul plano della scrittura orchestrale) per tutto il corso dell'episodio.
Il secondo movimento, Largo, apre con una serie di limitazioni fra le varie parti, tutte vincolate alla maestosa cantabilità della frase musicale che ne costituisce l'ossatura.
Lo stacco brioso del terzo movimento, Allegro, è nettamente delineato fin dalle prime battute.
Una diversione virtuosistica figura, dopo una breve introduzione, nella parte solistica, accompagnata da leggeri tocchi dell'orchestra. Dopo di che il discorso musicale procede, mantenendosi fedele al suo brioso carattere, fino alla conclusione: una breve «coda» fondata sopra una vigorosa accentuazione del ritmo.
Giovanni Ugolini