Concerto in sol minore per violino, archi e continuo "L'estate", op. 8 n. 2, RV 315


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro non molto (sol minore). Allegro
  2. Adagio (sol minore)
  3. Presto (sol minore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1725
Edizione: Michel-Charles Le Cène, Amsterdam, 1727
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La «dura stagione delsole » è inizialmente descritta con un Allegro non molto alquanto faticoso, nel quale si tenta di riprodurre il senso di afa proprio della calda stagione.

Nell'Adagio sorge una melodia commossa, ancora più sentita di quella della Primavera. Un numero limitatissimo di battute: infatti subito si ode il cupo rumoreggiare del tuono.

Gli elementi sono tanti che il musicista può portare a compimento il Presto senza l'ausilio di nuovi temi.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

"Tra questi pochi e deboli Concerti troverà le Quattro Stagioni"

Forse Antonio Vivaldi non immaginava, al momento di scrivere queste parole nella lettera dedicatoria al conte boemo Wenzel von Morzin in occasione della prima pubblicazione dell'op. VIII (Le Cène, Amsterdam, 1725), quale fama imperitura gli avrebbero reso quei "deboli" Concerti.

Nell'edizione - che esce suddivisa in parti separate come era consuetudine per una immediata pratica esecutiva - la musica è accompagnata da quattro "sonnetti dimostrativi" in chiara funzione didascalica (sottolineata dallo stesso Vivaldi nella prefazione: "essendo queste accresciute, oltre li Sonetti con una distintissima dichiaratione di tutte le cose, che in esse si spiegano").

La qualità poetica non è particolarmente alta e tutto lascia pensare che siano stati scritti da Vivaldi stesso o da un suo collaboratore al fine di agevolare la "comunicazione" del linguaggio musicale all'ascoltatore (vedi P. Everett, Vivaldi. Le Quattro Stagioni e gli altri concerti dell'Opera Ottava, Venezia, Marsilio, 1999). Si trattò evidentemente di una intuizione geniale, che a posteriori potremmo giudicare come una riuscitissima operazione di "marketing" musicale.

Di tutti i Concerti del ciclo, l'Estate (Concerto n. 2 in sol minore RV 315) è quello che più si presta ad essere considerato nel suo complesso, senza distinzione nei vari movimenti: da una parte la tonalità unificante (sol minore) e dall'altra la progressione degli stadi emozionali (dalla "Languidezza per il caldo" al "Timore dei lampi e dei tuoni" fino al "Tempo impetuoso d'estate"), conducono l'ascoltatore ad un climax di sensazioni assolutamente coinvolgenti ed esaltanti, rese dalla scrittura musicale con effetti quasi "visibili".

Laura Pietrantoni

Sonetto L'estate

Sotto dura stagion dal sole accesa
langue l'huom, langue 'l gregge, ed arde il pino;
scioglie il cucco la voce, e tosto intesa
canta la tortorella e 'l gardelino.

Zeffiro dolce spira, ma contesa
muove Bora improviso al suo vicino;
e piange il pastorel, perché sospesa
teme fiera borasca, e 'l suo destino:

toglie alle membra lasse il suo riposo
il timore de' lampi, e tuoni fieri
e de mosche, e mosconi il stuol furioso!

Ah che purtroppo i suoi timor son veri
tuona e fulmina il ciel e grandinoso
tronca il capo alle spiche e a' grani alteri.
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Basilica di Massenzio, 22 luglio 1966
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 4 novembre 2015


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Ultimo aggiornamento 15 novembre 2016