Concerto in la maggiore per violino, archi e basso continuo, op. 9 n. 2, RV 345


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (la maggiore)
  2. Largo (la maggiore)
  3. Allegro (la maggiore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1727
Edizione: Michel-Charles Le Cène, Amsterdam, 1727
Guida all'ascolto (nota 1)

Antonio Vivaldi ha scritto una quantità enorme di composizioni e di lui rimangono 450 concerti, 23 sinfonie, 75 tra sonate a solo e sonate a tre, 49 opere e molte cantate, mottetti e oratori. Oggi però il suo nome è legato principalmente alla musica strumentale, in parte perché composizioni come le sonate e i concerti sono meno vincolate delle opere e degli oratori alle condizioni esterne dell'esecuzione e perciò meno soggette a scomparire dalla circolazione quando cambiano le condizioni di esecuzione. I suoi concerti s'impongono all'ascolto per la freschezza melodica, la vivacità ritmica, il giusto dosaggio del colore dello strumento solista e dell'orchestra e la chiarezza della forma. La maggior parte dei concerti di Vivaldi è scritta per strumento solista con orchestra, in prevalenza per violino, ma anche per violoncello, flauto e fagotto. Nei concerti per due violini i solisti hanno normalmente la stessa importanza, dando vita alla struttura di un duetto per due voci acute, tipica espressione del tardo Barocco; ma numerosi lavori che richiedono diversi strumenti solisti sono in effetti dei concerti solistici piuttosto che concerti grossi, per il fatto che il primo violino oppure il primo e il secondo violino e spesso anche gli strumenti a fiato, e persino il mandolino, sono trattati in maniera virtuosistica e separati nettamente dal resto del concertino. Di norma l'organico orchestrale vivaldiano si compone di venti o venticinque strumenti ad arco, con clavicembalo o organo per il continuo; questo è il gruppo di base, anche se in diversi suoi concerti egli aggiunge flauti, oboi, fagotti e corni, ognuno dei quali può essere usato come strumento solista o nelle combinazioni d'insieme. L'esatta dimensione e la struttura dell'orchestra di Vivaldi varia naturalmente secondo le disponibilità degli esecutori in ogni singola e specifica occasione.

Va rilevato inoltre che i concerti vivaldiani nel loro complesso ubbidiscono allo schema dei tre movimenti tipico del XVIII secolo: un Allegro, un tempo lento nella stessa tonalità o in un'altra strettamente affine, e un Allegro finale, più breve e più vivace del primo. In sostanza lo schema formale dei singoli movimenti nei concerti vivaldiani è lo stesso di quello usato da Torelli con i ritornelli per l'orchestra che si alternano ad episodi per il solista. Rispetto a Torelli, però, il concerto vivaldiano presenta idee musicali più spontanee, armonie più salde, tessiture ritmiche più vivaci e stimolanti. Inoltre Vivaldi crea una particolare tensione drammatica tra l'orchestra e la parte solista, intesa quest'ultima come personalità musicale dominante rispetto all'insieme strumentale, così come avviene nell'opera nel rapporto tra cantante e orchestra. Non per nulla un noto musicologo, Marc Pincherle, annota nel suo volume su Vivaldi, ricco di preziose osservazioni, che «il tutti orchestrale preannuncia le frasi che saranno dibattute nel corso del movimento; e gli argomenti che tali frasi sollecitano danno vita a una competizione musicale tra il solista e l'orchestra che termina con una riconciliazione o sintesi di emozioni e idee».

Tra le raccolte più significative dei concerti vivaldiani vanno annoverate "L'estro armonico" (12 concerti op. 13), "La stravaganza" (12 concerti op. 4), "Il cimento dell'armonia e dell'invenzione" (12 concerti op. 8) e "La Cetra" (12 concerti op. 9), che fu pubblicata nel 1728 ad Amsterdam e dedicata a Carlo VI, imperatore d'Austria, d'Ungheria e di Spagna. Il titolo "La Cetra" ha un valore simbolicamente musicale per il richiamo all'antico strumento dell'epoca greca e romana. Due dei concerti dell'op. 9, fra cui quello in la maggiore, prevedono la scordatura del violino solista, cioè un'accordatura anormale rispetto a quella solitamente usata, allo scopo di ottenere effetti timbrici e ritmici speciali, soprattutto nella tessitura acuta o bassa.

Nel Concerto in la maggiore si applica il principio della scordatura per offrire maggiori possibilità espressive e virtuosistiche al violino solista, come è facile osservare nell'Allegro introduttivo e specialmente nel ritornello ampiamente sviluppato. Il Largo è un momento di riposo e di riflessione nella sua linearità di canto di gusto italiano. Il finale è in tempo 12/8 di piacevole e scorrevole trasparenza melodica e il violino solista sviluppa un discorso serrato e bene accentuato nel ritmo, sino a spegnersi in sonorità di tono relativamente minore e niente affatto virtuosistico, come avviene in altri concerti dello stesso compositore.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 16 maggio 1986


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Ultimo aggiornamento 11 novembre 2015