Fra la moltitudine degli strumenti usati dalla fantasia di Vivaldi spiccano anche gli strumenti pizzicati come il mandolino, il liuto e la tiorba. Il mandolino - del tipo napoletano a quattro corde - era uno strumento strettamente imparentato col violino, di cui replicava l'accordatura: era quindi molto semplice, per un violinista, praticare questo strumento a pizzico. Ma il mandolino che circolava a Venezia al tempo di Vivaldi era uno strumento a sei corde accordate all'ottava sopra del normale liuto in sol: detto talvolta «mandolino lombardo», era in pratica un liutino soprano. Sicuramente le «putte» della Pietà praticavano, il mandolino: fra queste spiccava la bravissima Anna Maria, allieva prediletta di Vivaldi, che si destreggiava tanto sul violino quanto sulla viola d'amore, mandolino, tiorba e cembalo. Vivaldi inserì infatti un'aria col mandolino solista nel suo poderoso oratorio Juditha triumphans, RV 644, laddove si parla di caducità del mondo: nulla, meglio dei brevi suoni pizzicati del mandolino, a sua volta accompagnato da un bassetto di violini pizzicati, poteva meglio evocare la transitorietà del mondo. Fuori dalla Pietà, sappiamo che Vivaldi ebbe fitti rapporti di scambio col mecenate ferrarese marchese Guido Bentivoglio d'Aragona, dilettante di mandolino: per lui fu probabilmente scritto il Concerto RV 425, gioiello timbrico in cui i "Tutti" orchestrali sono da suonarsi con la compagine degli archi sempre pizzicati, a creare una sorta di orchestra di mandolini e tiorbe che accompagna il solista nel suo gioco sospeso sopra al nulla.
Federico Maria Sardelli