Concerto in re maggiore per violino, due oboi, due corni, timpani, archi e basso continuo, RV 562a


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (re maggiore)
  2. Grave (re maggiore)
  3. Allegro (re maggiore)
Organico: violino principale, 2 oboi, 2 corni, timpani, archi, basso continuo
Composizione: 1738
Prima esecuzione: Amsterdam, Stadsschouwburg, 7 gennaio 1738
Edizione: inedito

Altra versione del Concerto RV 562
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il Concerto in re maggiore RV 562a, rappresenta la summa della scrittura vivaldiana per «molti stromenti»: affresco grandioso in cui uno spericolato violino principale è costantemente in gara con due trii contrapposti: 2 corni e timpani, due oboi e fagotto. Si è creduto a lungo che questo concerto fosse stato composto per inaugurare il Teatro Schowburg di Amsterdam nel 1738, e che l'anziano Vivaldi si fosse colà recato per dirigerne l'esecuzione, dato che sopravvivono le parti staccate che testimoniano quell'evento. In verità Vivaldi non si recò mai in Olanda e per certo spedì in quell'occasione il concerto che già aveva composto anni addietro per un'occasione solenne veneziana. Il manoscritto di Dresda ci testimonia che il concerto fu copiato da Pisendel direttamente a Venezia presso il suo maestro e che la curiosa e innovativa miscela di 2 corni e timpani fu sperimentata in quell'occasione. Con questo tipo di composizioni grandiose e colorite, di certo Vivaldi aprì la strada alla concezione moderna dell'orchestra, contribuendo a stabilire un nesso duraturo fra strumenti ad arco e a fiato.

Federico Maria Sardelli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Sebbene Vivaldi abbia usato la definizione «concerto con molti istromenti» soltanto in due circostanze, per sottolineare la straordinaria ricchezza di organico di RV 555 e del trittico costituito da RV 540, RV 552 e RV 558, per estensione il termine può essere convenientemente adottato per indicare un genere di concerto in cui, oltre all'orchestra d'archi, vengono posti in gioco come solisti vari strumenti ad arco, a fiato e all'occasione anche a pizzico e a tastiera. Un genere di concerto assiduamente coltivato da Vivaldi, sensibilissimo alla sperimentazione timbrica, e del quale sono naturali destinatarie anzitutto le orchestre dell'Ospedale della Pietà e della corte ili Dresda, celebri in tutta Europa per la variegatezza dell'organico non meno che per l'eccellenza delle esecuzioni. Rispetto alla tipologia del concerto solistico e alla forma col ritornello che ne rappresenta l'emblema (ovvero l'articolazione dei movimenti mossi in ritornelli orchestrali, via via riproposti più o meno modificati in varie tonalità, ed episodi solistici), questi lavori presentano alcuni tratti specifici: anzitutto la moltiplicazione dei piani concertanti e l'inserzione di sezioni e interventi solistici all'interno del ritornello.

Il Concerto in re maggiore per violino principale, due oboi, fagotto e due corni da caccia RV 562 esiste in due versioni. La più antica, RV 562, che reca il titolo Concerto per la solennità di S. Lorenzo, risale con ogni probabilità al 1710-17 e fu composta o quantomeno utilizzata per una celebrazione della festa di S. Lorenzo (10 agosto) a Venezia, forse nell'omonimo convento benedettino. La seconda versione, identificata come RV 562a, è il Concerto grosso à 10 stromenti che fu eseguito ad Amsterdam il 7 gennaio 1738 in occasione del centenario del teatro Schouwburg; la versione RV 562a si differenzia da RV 562 per l'aggiunta dei timpani, che suonano sempre insieme con i corni, e per il diverso movimento lento: lo straordinario recitativo-fantasia per il violino principale viene qui sostituito da un movimento più convenzionale con un lirico Solo incorniciato dal Tutti. Inoltre, manca l'estesa cadenza del terzo movimento che peraltro, a quanto pare, fu scritta dal violinista e poi Konzertmeister dell'orchestra di Dresda, Johann Georg Pisendel. Allievo e amico di Vivaldi, Pisendel soggiornò a Venezia nel 1716-17 al seguito del principe elettore Federico Augusto di Sassonia e contribuì in misura decisiva alla fortuna della musica vivaldiana in Germania. In sostanza, RV 562a ridimensiona rispetto a RV 562 il tasso virtuosistico richiesto al violino principale, il solista di maggior spicco. Ma la versione di Amsterdam pone anche problemi di autenticità. La presenza di Vivaldi ad Amsterdam, a lungo data per certa, sembra oggi piuttosto dubbia: è difficile pensare che il compositore, acciaccato e già avanti con gli anni, abbia intrapreso un viaggo sino ad Amsterdam, perdipiù nel cuore dell'inverno, soltanto per dirigere un concerto. Forse il lavoro gli fu semplicemente commissionato ed egli ne inviò la partitura per posta; forse, ed è l'ipotesi più verosimile, RV 562a è invece la rielaborazione realizzata da un altro musicista di una partitura che non risale direttamente a Vivaldi (e in tal caso, se la rielaborazione avvenne a insaputa del compositore, il movimento lento, che pur suona molto vivaldiano, potrebbe non essere affatto del Prete Rosso).

Il tono pubblico e solenne della composizione si coglie sin dallo stacco dell'Allegro d'apertura. Il ritornello vero e proprio viene preceduto da un'introduzione, basata su motivi di fanfara propri dell'idioma dei corni, che si conclude in sfumando e quindi con una pausa generale; i pomposi motivi di fanfara connotano anche il ritornello che segue, nel quale si nota per contrasto una sezione in minore e in piano con gli oboi in rilievo. Del primo episodio sono protagonisti corni e timpani con motivi di fanfara tratti dall'introduzione, il violino principale che a corde doppie imita i corni, e infine gli oboi che citano la sezione in minore del ritornello. Il secondo episodio è pensato per il virtuosismo del violino principale che si esibisce in rapide figurazioni e quindi in un difficile passaggio a corde doppie; un intervento dei corni collega l'episodio al successivo ritornello. Il terzo episodio viene condotto dall'oboe I, mentre il quarto è affidato in larga misura ai capricciosi disegni del violino principale nel registro sovracuto sino all'intervento di corni e timpani, degli oboi e poi ancora di corni e timpani che porta al ritornello finale coronato dagli squilli dell'introduzione.

Nel Grave l'organico si restringe agli archi; la struttura ternaria disegna un Solo morbido e cantabile per il violino principale, incorniciato dal Tutti.

Nel ritornello dell'Allegro finale, la delicata sezione di testa - senza corni, timpani e bassi, quasi in tempo di minuetto e con gli oboi in rilievo - si differenzia in modo netto da quelle seguenti, innervate da una robusta pulsazione ritmica, affidate all'orchestra a pieno organico e scandite da richiami dei corni. Nel primo episodio i passi a corde doppie e di agilità del violino principale sono articolati e accompagnati da interventi dell'orchestra, dei corni e dei timpani. Il secondo episodio è animato dal dialogo di corni, timpani e oboi, sino a che un breve ritornello non affida di nuovo la guida del discorso solistico al violino principale per un terzo episodio. Il quarto episodio, in minore e di carattere cantabile, vede ancora protagonista il violino principale, con elaborate e sinuose linee melodiche. Il quinto e ultimo episodio è per i fiati: le coppie degli oboi e dei corni con i timpani interagiscono tra di loro e con l'orchestra in una stretta concertante che porta al ritornello conclusivo, citazione dell'introduzione del primo movimento.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 9 maggio 2014
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 9 gennaio 2015