Concerto in sol minore per violino, oboe, orchestra e basso continuo, RV 576


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. ... (sol minore)
  2. Larghetto (re minore)
  3. Allegro (sol minore)
Organico: violino solista, oboe solista, 2 flauti diritti, 2 oboi, archi, basso continuo
Composizione: data sconosciuta
Edizione: Ricordi, Milano, 1956
Dedica: per S. A. R. di Sassonia
Guida all'ascolto (nota 1)

Sebbene Vivaldi abbia usato la definizione «concerto con molti istromenti» soltanto in due circostanze, per sottolineare la straordinaria ricchezza di organico di RV 555 e del trittico costituito da RV 540, RV 552 e RV 558, per estensione il termine può essere convenientemente adottato per indicare un genere di concerto in cui, oltre all'orchestra d'archi, vengono posti in gioco come solisti vari strumenti ad arco, a fiato e all'occasione anche a pizzico e a tastiera. Un genere di concerto assiduamente coltivato da Vivaldi, sensibilissimo alla sperimentazione timbrica, e del quale sono naturali destinatarie anzitutto le orchestre dell'Ospedale della Pietà e della corte ili Dresda, celebri in tutta Europa per la variegatezza dell'organico non meno che per l'eccellenza delle esecuzioni. Rispetto alla tipologia del concerto solistico e alla forma col ritornello che ne rappresenta l'emblema (ovvero l'articolazione dei movimenti mossi in ritornelli orchestrali, via via riproposti più o meno modificati in varie tonalità, ed episodi solistici), questi lavori presentano alcuni tratti specifici: anzitutto la moltiplicazione dei piani concertanti e l'inserzione di sezioni e interventi solistici all'interno del ritornello.

L'Altezza Reale di Sassonia cui è dedicato il Concerto in sol minore RV 576 è il principe Federico Augusto (1696-1763), dal 1733 elettore di Sassonia e quindi anche re di Polonia con il nome di Augusto III. A giudicare dallo stile musicale come dalla natura del manoscritto, il concerto potrebbe risalire al soggiorno veneziano del principe nel 1716-17. L'organico comprende violino e oboe principali, altri due oboi, due flauti diritti e fagotto; la strumentazione ingegnosa è correlata all'organizzazione formale e alla diversificazione gerarchica e funzionale degli strumenti concertanti. Protagonisti della composizione sono violino e oboe principali; i due flauti vengono impiegati come solisti complementari che suonano soli sia in sezioni del ritornello sia negli episodi, mentre gli altri due oboi forniscono una sorta di ripieno all'oboe principale (non hanno infatti vita autonoma al di fuori del rapporto con quest'ultimo) e il fagotto agisce come «basso di concertino» in alcuni passaggi solistici dei fiati. Nel complesso, la composizione si profila nel segno di un virtuosismo collettivo e di un registro espressivo scuro e tumultuoso che appartengono anche al Concerto per l'Orchestra di Dresda RV 577.

Il movimento d'apertura, privo di indicazione di tempo,è evidentemente un Allegro. Il ritornello iniziale consta di tre sezioni: nella prima e nella terza l'orchestra sfrutta l'effetto drammatico della scrittura all'unisono, nella seconda, dal ritmo sincopato, suonano soltanto i flauti e il fagotto. Il primo episodio, avviato dal dialogo tra oboe e violino principali, viene proseguito dai flauti, che citano la loro sezione del ritornello, e concluso dalla sovrapposizione di diverse figure dell'oboe e del violino principale; nel successivo ritornello la sezione solistica intermedia accoglie ora anche gli oboi. Nel secondo episodio emergono il violino e quindi l'oboe principale; il ritornello che segue presenta nuove sezioni e interventi solistici di oboi e flauti.

Il terzo episodio, interamente condotto dal violino principale, culmina in un ritornello che si collega in modo fluido al quarto episodio attraverso un'interpolazione dei flauti. Il quarto e ultimo episodio offre l'interazione concertante più ricca e complessa del movimento anche grazie a un costante apporto dell'orchestra. Duettano oboe e violino principali, e l'orchestra interviene citando la testa del ritornello mentre i flauti suonano brevi incisi in ritmo puntato, poi note tenute e infine la loro sezione solistica di ritornello, che anticipa il vero e proprio ritornello di chiusura.

La struttura del Larghetto è data da tre frasi solistiche del violino o dell'oboe principale; le frasi, con l'accompagnamento delle note tenute dei flauti e del fagotto nonché di violini e viole, sono punteggiate da interventi dell'orchestra a pieno organico. Proprio nella strumentazione si coglie l'elemento di maggior interesse del movimento; le note tenute di flauti, che all'acuto contornano la fiorita melodia solistica con una sorta di alone luminoso, e del fagotto prefigurano un impiego quasi classico dei legni.

Nell'Allegro finale l'incalzante ritornello incomincia con le parti degli archi che entrano una dopo l'altra, prosegue con sezioni a pieno organico e poi con una sezione che pone in evidenza i fiati, dapprima gli oboi quindi i flauti; il ritornello viene inframmezzato da un intervento solistico del violino principale. Il primo episodio è per l'oboe principale sostenuto dal basso, mentre il secondo, sistematicamente inframmezzato da interventi del Tutti, delinea un vario gioco concertante: nell'ordine emergono il violino principale, la coppia di flauti, l'oboe principale e ancora il violino e l'oboe principali. Il terzo episodio, è caratterizzato da intenso dialogo tra violino e oboe principali ed è concluso dai flauti; il ritornello conclusivo contiene un'ultima interpolazione solistica sempre del violino e dell'oboe principali in condotta parallela.

Cesare Fertonani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 112 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 14 febbraio 2017