La costanza trionfante degl'amori e de gl'odii, RV 706

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Alpestre montuosa divisa dal Fiume Arasce circonda da Rupi irrigate di straggi trà quali veggasi ucciso il Destriero di Doriclea.

Tigrane, Doriclea.
Tigrane
Popoli di chi regna
Poco grati alla fede
Fuggite? E mi lasciate
Al nemico furor codardi in preda?
Amata Doriclea, ergiti ò cara
Fuggiam l'orgoglio rio
Del crudel Vincitor.
Doriclea
Non posso. Oh Dio!
Mi tolse la caduta
Il moto, ed il respiro
Tigrane
Iniquo mìo destin teco m'adiro.
Doriclea
Che faremo infelici?
Tigrane
Se il partir mi si vieta
Senza di te non partirà Tigrane.
Doriclea
Nò. Il minor mal si scielga.
Vattene pur cor mio, ch'io sarò preda
Del Vincitor spietato:
Tu vivi, e t'assicura,
Ch'immortale sarà teco mia fede.
Tigrane
Partir da te mio bene!
Lasciarti Idolo mio? Nò Doriclea
Troppo fiera, e crudel fora mia sorte;
Troppo fastosa, e cara
Saria la spoglia all'inimico.
Peso grave è al mio core
La crudeltà dell'empio, e il reggio onore.
Doriclea
Mio ben se tal pensiero
Ombra di gelosia ti lascia in petto
Con il ferro mi svena,
Che morte più beata
Non sò sperar, non sò bramar di questa,
Mentre mi tocca in sorte
Mischiar gl'ultimi fiati
Con tuoi sospir, ò mio fedel Consorte.
(osserva venir Artabano.)
Ecco il Tiranno
Su via ferisci, e ascondi.
Tigrane
Amico Ciel, i voti miei secondi.
(Si getta nell'Arasce, e Doriclea sviene.)

Scena seconda

Artsbsno con Soldati, e la Sudetta.
Artabano
Arda l'ira, lo sdegno avvampi
Tutto sia cenere, e polve.
Col depor l'empio dal soglio
Resti vinto il fiero orgoglio,
Ch'un Tiran mai non s'assolve.

Arda wcc.
(Osserva Doriclea.)

Luci mie che mirate!
Se non mente lo sguardo
E' questa Doriclea del fier Tigrane
L'Infelice Consorte.
Doriclea
(tra sè.)
Sono in odio ò destin, fino alla morte.
Artabano
Soccoretela Amici:
Non temer Doriclea;
(Due soldati la levano in piedi.)
Son'Artabano, e serbo
Alma reale in petto.
Doriclea
Furia per me tu sei peggior d'Aletto.
Artabano
Sensi da te diversi
T'addita il tuo dolore.
Doriclea
Solo mi duol, che Doriclea non muore.
Artabano
Miei fidi entro la Reggia
Sta scortata Costei
Con l'onor, che richiede
Il grado di Regina e il mio decoro.
(Trafitto son da due bell'occhi. Ahi moro.)
Doriclea
Andrò dove, ch'impone
D'un empio Rè il barbaro commando;
Ecco che volontaria
T'offro il piè alle Catene,
Opra ciò, ch'il furor, crudo t'addita;
Son moglie di Tigrane
Di Costanza, ed'onor, Regina invitta.

Hai sete di Sangue
E il cor non mi sveni?
Ingrato, spietato
Rispondi perche?
Chi brama sol la morte
Disprzza le ritorte,
E i ferrei lacci al pie.

Hai ecc.

Scena terza

Artabano solo.
Artabano
Per la gran Donna ò Duci
Ciò che sà dispensar anima Reggia
Tutto il poter s'impieghi.
Vedrà se l'amo, e se nel mio Trionfo
Io vinto più, che Vincitor restai
Dallo stral feritor de suoi bei rai.
(Parte.)

Scena quarta

Eumena sola.
Eumena
Genitor dove t'ascondì?
Genitrice ove t'aggiri?
Rispoodete per pietà.
Se perduto hò i di giocondi
Sento al cor pene, e martiri
Del mio Fato ahi crudeltà!

Genitor ecc.

Mà che deliro è questi?
Se forse spenti, o fra Catene avvinti
Non odono i miei pianti,
Come risponderanno?
Additatelo voi tronchi insensati,
Aurette passaggiere
E' viva la mia speme, ò pure è spenta?
Aure, Tronchi, per me voi duri siete,
Se abbandonata, e sola
Io sono in preda al duolo
Misera che mi resta?
La morte. Sù via dunque
Lieta s'incontri, e in questa
Voragine profonda
Si getti Eumena ardita
Per placar il destin, perda la vita.

(Vuole precipitarsi mà resta trattenuta da Olderico, che sopragiunge.)

Scena quinta

Olderico, e la sudetta.
Olderico
Frena l'insano ardire.
Che scorgo Eumena è questa?
Eumena
Deh mi lascìa Olderico io vò morire.
Olderico
Non dassì un infelice
Quand'egli sii trà vivi,
Che non possi sperar dalla sua stella
Qualche benigno influsso;
Si mutan le vicende
E fosco il Cielo al fin sereno splende.
Ma qual dolor ti vinse?
Eumena
Il non aver del Genitor contezza
Senza la cara Madre il dover sola
Passar l'ore infelici;
Veder le Reggie fascie
Cangiate in cenci, ed il real mio Tetto
In Spelonche, e foreste, e se più resto
In carcere, e catene
E sopraviver deggìo a tante pene?
Olderico
Principessa gentil dà pace all'alma,
Sicuro è il Genitor, se bene à nuoto
Dell'Arasce varcò le rapid'onde,
Già Doriclea qual merta
Occupa ancor la Reggia, e se ben schiava
Hà l'honor di Regina.
Tu datti pace intanto,
Ch'io saprò à tuo vantaggio
Oprar sì, che celata
Sotto mentite spoglie
Possi stringere al sen la Cara Madre
E forse un dì poi riveder il Padre.
Eumena
Qual dispersa Tortorella,
Che raminga fuor del nido
Va gemendo in ramo, in fronda
Tale anch'io girando vò.

Sin ch'in Ciel vedrò placato
Il rigor dì quella stella,
Che si barbara, e rubella
A miei danni congiurò.

Qual ecc.

Scena sesta

Remota di Sterpi.

Farnace in furia.
Farnace
Vinta è Artassata, e il mio Signor depresso?
Son scoofitte le squadre, i Duci estinti,
Li Cittadini avvinti,
Condannate alli stupri
Son le vergini intatte,
Le Deità profanate
Dalli spietati artigli,
E sotto il Partho giogo
Gemono i genitor, piangono i Figli.
Mà tra l'angoscie tante
Nel numero maggior de nostri mali
Che farò? che risolvo?
(Pensa.)
Elmo, Ferro, ed Usbergo itene al suolo
(Si disarma.)
Già riparar non puote
L' impeto di più brandi, un brando solo.
(Nei partite incontra Getilde.)

Scena settima

Getilde ed il sudetto.
Getilde
Farnace, anima mia
Farnace
Getìlde amata
Ti credea tra gl'Elisi, ò pur che fossi
Al Re lascivo in preda.
Getilde
Ahi mio Farnace.
Strugge Partica fiamma
L'afflitta Armenia, e il barbaro Nemico
Con si strani portenti
Svena le Madri, e i piccioli innocenti.
Ne da sue voglie impure
Le Verginee onestà sono sicure.
Farnace
E che far mai poss'io, perche non rsti
A rozzi affetti in preda
Idolo si gentile?
Getilde
Bel pensier mi si sveglia
Farnace
Esponi ò cara
Getilde
Quinci nel vicin tetto
Cangiam le ricche spoglie, e ricopriamoci
Di vili, e rozze lanne il nobil fianco.
Così fuor dì periglio
Lungi d'ogni sospetto
Trà remoti soggiorni
Trarem l'ore felici, e lieti i giorni.
Farnace
Saggio consiglio. Andiam
Tra i verdi laberinti
Della più folta selva.
Getilde
Mà l'onor di Donzella?
Farnace
Con la fede di Sposa io l'assicuro.
Getilde
Il quando?
Farnace
Non appenna
Due volte in mar d'Atlante
Havranno Etoo, e Piroo
Bagnati i morsi d'oro,
Che d'Imeneo le Sagre Tede accese
Farò fumar per te.
Getilde
L'honor mio dunque appoggio alla tua fè.
Farnace
Frà le braccia alla mia Vita
Posa il cor, che già penò.
Si risana la ferita
Con quel bel, che l'impiagò.
Getilde
Dentro il sen del sol, ch'adoro
Fato amico mi guidò.
La cagion del mìo martoro
Fortunata goderò.
Voce di Tigrane
Cielo crudel....
Farnace
O voce, ò cara voce
Del mio Signor t'ascolto.

Scena ottava

Tigrane in habito da Pastor, e li sudetti.
Farnace
Mio Rè
Getilde
Mio Sire.
Farnace
Ahi quanto
Fortunati per noi sono i momenti,
Ne quali vi miriamo.
Tigrane
Mio Farnace. Getilde
Vi stringo à questo sen, ma oh Dio, non poss'io
Darvi ciò che richiede
Non poca ricompensa è tanta fede.
Il tutto già perdei, nulla mi resta;
Ed in pace io soffro, e sol mi pesa
La Cara Moglie, e l'adorata Prole,
Che lungi dal mio cor non sà partire
Si che rimedio sol vedo il morire.
Farnace
Se nascesti allo scetro
Non soggiacer si tosto al crudo impero
D'una passion Tiranna,
In tua Virtù, in tua fortezza spera,
Che regna ancor, chi al suo voler impera.
Tigrane
Almen per mio conforto
Trà tanti mie Vassalli
Dimmi, ch'in mia difesa
Il ferro strinse?
Farnace
Tutta Artassara à danni tuoi s'accinse.
Tigrane
Che seguì della Moglie, e della Figlia?
Farnace
Della Vergine lllustre è incerto il fato
Tigrane
Genitor infelice, e sfortunato.
Farnace
E Doriclea la Grande.
E' Spoglia del nemico,
Mà pur esige tutta
La stima, ed il rispetto.
Tigrane
(Si fà sempre maggiore il mio sospetto)
Odi Campion, e cela
Nell'intimo del cor quanto ti svelo.
Se ritorni alla Reggia, e se t'accade
Di vedermi colà sott'altre spoglie
Dissimula l'incontro
E all'or vedrò, se in Doriclea prevale
L'amore del marito, ò del rivale.
Getilde
Riverito Sovrano ahi troppo, ahi troppo
T'azzardi al fier cimento.
Trigrane
Segua, che seguir può nulla pavento.
Farnace
Il Vincttor spietato ora richiede,
Con Tirannide infesta
Il tuo arresto trà ceppi, ò la tua Testa,
Tigrane
Anzi questo m'addita
Il mezzo della frode,
Getilde
T'esponi à gran periglio
Tigrane
Un violente amor non vuol consiglio.
Getilde
Qual Pino errante
Nel flutto infido
Sei mio Regnante
Nel mar absorto.
Ma in un istante
Tosto risorge
E il nocchier ei scorge
La cara stella
Che guida al porto.

Qual ecc.
(Partono.)

Scena nona

Tigrane solo.
Tigrane
Coraggto alma tradita.
Quanto ti diè Natura, e quanto il Cielo
Di virtù ti concesse in un raccogli.
Reggio Cor non paventa
Anzi si rende vile all'or, che teme,
Sono gemelli à un Rè, coraggio, e speme.

Lo sdegno mi chiama
All'alta vendetta
D'amore la brama
Affretta il mio piè.
La moglie s'uccida
Se mai fosse infida
Ma s'ella è fedele
Si sveni il crudele,
E perfido Rè.

Lo sdegno ecc.

Scena decima

Fugga di Camere nella Reggia.

Artabano, poi Doriclea.
Artabano
Doriclea mi si guidi. All'or ch'io sono
Domator d'un Impero,
Trovo in quel ciglio altero
Un nemico maggior, che mi fa guerra
Ed il piacer dei mio Trionfo atterra.
Doriclea
Del Vincitor à i cenni
Si porta Doriclea.
Artabano
(Siede Artabano.)
Con la Clemenza
Vincasi il reggio cor; Bella t'assidi
Doriclea
Troppo e l'onor. Non lice
Dove Artabano impera
Sìeder à Doriclea sua prigioniera.
Artabano
Siedi, e m'ascolta,
Doriclea
(Che sarà!) Ubbidisco.
(Siede.)
Artabano
(Alle Guardie.)
Partite. Egli è omai tempo
Ch'habbian fine tra noi gli sdegni, e l'ire.
Mi volle il Fato, è vero
Del tuo soglio nemico, e Vincitore.
Doriclea
E della Reggia stirpe l'oppressore
Artabano
Nò; non è tal chi vince,
E che sa rispettar nel tuo bel volto
Il sovrano Carattere.
Doriclea
(Tra se.)
Che ascolto?
Artabano
Più non sei prigioniera
Poiche sapesti incatenarmi il core.
Doriclea
(Tra se.)
Audace, Traditore
Artabano
E benché del tuo soglio
Conquistator io sono
Hoggi se pur lo vuoi, te lo ridono.
Doruclea
A qual patto?
Artabano
Ti chieggo in ricompensa
Lieve favor.
Doriclea
Qual sia?
Artabano
Sappi ch'io t'amo.
Doriclea
Olà . . . .
Artabano
Mercede io bramo
A cosi fiero ardor, bella
(S'avvicina.)
Doriclea
T'arresta
A Doriclea si chiede?
Artabano
Amplessi, e Vezzi
Doriclea
In prezzo?
Artabano
Della sua libertà
Doriclea
E se le dona
Scetro, Soglio, e Corona?
Artabano
Si mio ben . . .
Doriclea
Fiero mostro
(Si leva.)
Olà si recchi
Al mio pie le carene, e fa che tragga
Trà gl'orrori d'un Carcere tremendo
I giorni miei, ma cessa
Di tentar Reggia Donna, cui non merca
A prezzo di viltà corona, e soglio.
Artabano
Meglio vi pensa, e frenerai l'orgoglio.
Doriclea
Pensa pur tu qual sia
Di Tigrane la moglie
Artabano
Si m'è noto
Ch'ella è schiava, e ch'io son.
Doriclea
L'usurpatore
De gl'altrui Regni.
Artabano
Qual io sia la chiamo
Su gl'Armeni à regnar
Doriclea
Ella non compra
In guisa tal l'impero;
E le saria la morte
Dolce assai più, ch'il temerario ardire
Con cui tu pasci il sozzo genio insano.
Artabano
L'Affetto d'Artabano
Il soto ben, che puoi sperar, non curi?
E per nulla lo conti?
Doriclea
Anzi lo sprezzo,
Lo sdegno, e lo detesto.
Artabano
Senti spìetata; Io dono
All'impeto premiero di questo orgoglio
Quel de miei sdegni. Parti.
E sarà mio pensiero il soggiogarti.
Doriclea
Sì, ti lusinga: Tenta
Amoroso, ò crudel la mia fortezza
Ogni sudore in vano
Empio tu spargerai. Già da ogni inciampo
Una reggia virtù trova lo scampo.

Tall'or il Cacciator
I lacci tende
Mà accorto l'augelletto
Sen fugge à suo dispetto
E 'l stolto inganna.
Se l'amor tuo pretende
Pormi frà lacci il cor
Credimi in vano ogn'or
Egli s'affanna.

Tall'or ecc.

Scena undicesima

Artabano
Artabano
Vilipeso, e schernito
E' un'Amante che regna?
E pur non val la forza
Che l'offesa saria di chi la reccha,
Doni il tempo il rimedio, e la Costanza
Per vincer il mio ben speme m'avanza.
Mà fino à tanto
Come meglio pensar potrà il mio core
Vincer all'amor mio
Beltà tanto ostinata. Olà Feraspe
Dentro la selva immensa
Nobil Càccia m'appresti.

Scena dodicesima

Eumena in habito di Paggio, Olderico e sudetti.
Olderico
Gran vincitor, al di cui braccio forte
Cedon le Monarchie, cadono i Regni
Olderìco s'inchina.
Artabano
E ben da noi che chiede?
Olderico
Quest'illustre Garzon, che porta in volto
Del Terzo Ciel la più gentile idea
Là tra i furor di Marte
Oggi al nostro valor cedè il suo Fato
A te in dono lo porgo.
Artabano
A noi sia grato.
(Quanto hà del grande)
Il di lui nome?
Olderico
Elmiro.
Artabano
La Patria?
Oldrico
E' d'Artassara.
Artabano
L'Essercitio?
Olderico
Gradito
A Doriclea fù prima
A gl'affari di corte, indi à gl'arcani
Scelto fedel custode.
Artabano
Tutto ciò ch'è gradito à Doriclea
A noi spiacer non deve.
Perche s'egli fù caro
Oprando à mio favore
In polve ridurrà di marmo un core.
Eumena
(Il Crudel Fato
Comincia à impietosirsi al mio dolore.)
Artabano
In Trono asciso
Non vince Amore
Il crudo core
D'una beltà;
Mà s'egli prega
Tall'or si piega
La crudeltà,
Di quell'altera
Trionferà,
S'anco severa
Spietata, e fiera
Con lungo assalto
Quel cor di smalto
Si renderà.

In Trono ecc.

Scena tredicesima

Eumena, Olderico.
Eumena
Molto ti devo ò Prence.
Olderico
Il Cielo à noi pietoso
Ci secondi la frode,
Eumena
E quando, O Dio!
Nell'oggetto adorato
Della Madre infelice
Sattolerò li sguardi?
Olderico
Or ch'hai libero il passo
Nella Reggia t'innoltra,
E allor fissar potrai
Della tua genitrice, i vaghi rai.

Non sempre folgora
Il Ciel irato,
Spera, ch'il Fato
Si cangierà.
Frà tanto guida
Sicura 'l piè,
Che la mia fede
Costante, e forte
Ti seguirà

Non ecc.

Scena quattordicesima

Eumena
Eumena
Segua ciò, che pretende il Ciel, Fortuna,
Già all'ingiurie del Fato
Non deve soggiacer Stame reale,
E perche sua innocenza
Sul barbaro furor non resti offesa
S'Armano i Numi stessi alla difesa.

Ti sento, si, ti sento
A palpitarmi in sen
Speranza lusinghiera.
E dice al mesto cor
Qual rapido balen:
Cangiera il tuo martor,
Costante spera.

Ti sento ecc.

Fine dell'Atto Primo.

ATTO SECONDO

Scena prima

Boschetto con Capanne Rusticali.

Getilde in habito di Pastorella.
Getilde
Trà voi Selve adorate i passi giro
In rozze spoglie involta, in questa guisa
Cerco fuggir del vincitor superbo
Lo sdegno, e l'onte, e qui frà l'ombre amene
Di Platani frondosi
Il mio bel Sol attendo, e ancor non giunge;
Un fiacco amor è tardo,
Ed un foco leggier lento sfavilla.
Sciogliendo le mie voci al Cielo ai venti
Farò dell'aspettar brevi i momenti.

Và in traccia del suo ben la Tortorella,
E se lo trova al fin coi bacci scherza.
Non la turba nella selva
Il furor di fiera, ò belva,
E non paventa,
Mà col diletto suo gode contenta.

Scena seconda

Farnace vestito da Pastore non osservato da Getilde.
Farnace
Così passando và l'hore beate
Con il Pastor la vaga Pastorella
Tra l'erbette, e in mezzo a fiori
Dà ristoro à i dolci ardori,
E rasserena
In grembo del piacer l'acerba pena.
Getilde
Se non mente l'udito, e l'ldol mio.
(Pensa.)
Farnace
Son io mio ben
Getilde
Oh vita di quest'alma!
Farnace
Pietoso Amor al fin ci rende in calma.
(Qui s'ode strepito di Cacciatori.)
Mà di voci, e latrati al suono orrendo
Odo il Bosco eccheggar.
Getilde
Oh Dio, che miro!
Stuolo di Cacciatori a noi s'appresta.
Farnace
Celiamoci cuor mio
Qui nel folto maggior della Foresta.

Scena terza

Artabano, e Cacciatori, che seguono un'Orsa ferita, e detti in disparte.
Artabano
Nella Selva
Della Belva
Seguiam pur rapido il corso,
Non temete il fiero morso,
Che svenata per sua pena
Getta gl'ultimi fiati in sù l'Arena.

(Cade l'Orsa dove sono ritirati Getilde, e Farnace.)

Luci mie, che mirate? Un maggior mostro
Qui scorgo di Beltà? mentre d'un'Orsa
Oggi ritronco l'onte
Costei ne suoi begl'occhi
L'Orse del Ciel più luminose ha in fronte.
Farnace
(Quest'è il lascivo Rè.)
Getilde
Hò il cor presago
Dì qualche strano evento
Farnace
(Ah gelosìa dentro il mio sen ti sento)
Artabano
Ma di: Chi sei? che ne brillanti lumi,
Porti del nume Arcier tutte le faci?
Getilde
(A Farnace.)
Son già scorperta,
Farnace
(Taci)
Artabano
Ah nò questa è una Dea,
Che dal Celeste Olimpo
Discese in terra ad habitar le Selve
Come t'appelli?
Getilde
Clori.
Artabano
Disdice il tuo bel volto
I disastri soffrir della foresta
Getilde
Il mio destin, e la mia sorte è questa
Artabano
Meco ti voglio in corte
Getilde
Gratie Signor ti rendo,
Farnace
(L'Arcano del suo cor io ben comprendo)
Getilde
Non mi levar ti prego
La cara libertà.
Artabano
Seguimi non temer germe d'Amore
A' suo bell'aggio poi venga il Pastore.

Scena quarta

Farnace solo.
Farnace
Seguimi non temer germe d'amore
A' suo bell'aggio poi venghi ìl Pastore?
Mi tradisce Cupido
Crudel del mio dolor si prende gioco,
E col gel più m'accende in seno il foco.

Qual'errante Navicella
Frà lo scoglio, ed il Pirata,
D'esser franta, ò depredata
Infelice teme ogn'or.
Tal'appunto la mia bella
Nelle braccia d'un Tiranno
Tra la frode, e trà l'inganno
Hà il bel freggio dell'honor.

Qual ecc.

Scena quinta

Gabinetto Reggio.

Artabano, ed Eumena.
Artabano
Elmiro, ora che scorgo
Della tua fedeltà certe le prove,
Forz'è che qui ti sveli
L'interno del mio core:
Ardo per Doriclea, e tanto l'amo;
Che l'incendio fatal soffrir non posso,
Tu, che con essa avesti
Segrete intelligenze, impiega tutta
L'eloquenza del labbro
A' prò dell' amor mio.
Eumena
(Ahimè, ch'ascolto? oh Dio!)
Sire, l'ccelsa Donna
Lo sdegnerà.
Artabano
Perche lo temo, hò scielto
L'efficace tuo mezzo.
Eumena
Eh nò signore.
Più tosto irriterei quell'alma grande
Simbolo d'onestà col reo consiglio.
(Preveggo il mio periglio,)
Artabano
Già sò, che questi in fine
Non saranno d'amore i primi uffitij,
Ch'avrà da te cotesta anima grande
Simbolo d'onestà.
Eumena
Fin à quest'ora
Non fù in Armenia, chi tentar osasse
Dì profanar il reggio letto
Artabano
Ardisci
Meco altercar? Olà vanne, essequisci.
Eumena
Empio destin!
(Parte confusa.)
Artabano
Nuov'arte amor m'addita.
Elmiro
Artabano
Resta
L'esprimi in questo foglio
(Accostato al Tavolino.)
Dell'amor mio la fiamma. Indi firmato
Sia tosto consegnato
Dal fido Oronte à Doriclea.
Eumena
Signor sia meglio . . . .
Artabano
Che? ammutisci
E da cieco il Sovran pronto ubbidisci,
(Si ritira.)
Eumena
A qual passo mi guidi ingiusto Cielo?
Io della Genitrice
Sedurre il reggio core à sozzi amplessi?
Troppo Codarda Eumena.
Anco à fronte à martiri
Lusingar non dovevi i suoi deliri.
E scriverò! anzi diverse note
Formerò perche resti
Deluso il Rè lascivo;
E alla mia Genitrice io così scrivo.
(Siede.)

LETTERA

Cara Madre adorata . . .
Vivo ancor nella Reggia, ed Artabano
Il lascivo Regnante
Di te acceso m'impone
Tentar la tua Costanza,
Ah Genitrice serba
Al caro Padre, al Sposo tuo la fede.

Che miro! l'empio Rè qui porta il piede.
Artabano
E ben scrivesti?
Eumena
Scrissi
Signor (che mai dirogli?)
Artabano
(Mìo cor ah che non dei)
Fermati Elmiro.
Eumena
(Prende la lettera.)
(Io son perduta oh Dei)
Artabano
(Mà se Bambino è amore
Non si placa con sdegni)
Eumena
(Ah Traditore)
Artabano
Seguì con molli accenti
La lusinga del cor.
(Parte.)
Eumena
Perfido menti.
(Siede.)

Segue la Lettera

Al caro Padre, al Sposo tuo la fede,
E come saggia affronta
L'empio Fato crudel con la costanza.

(Esce Artabano e li toglie la lettera.)
Artabano
Non altro Elmiro
Eumena
Non v'è più speranza,
Artabano
Partì.
Eumena
Sire.
Artabano
Ubbidisci.
Eumena
(Discoperta è la frode, ahi troppo scrissi)
Il Foglio
Artabano
Vanne.
Eumena
(O Stelle!)
Il foglio chiuderò.
Artabano
Nò: parti Elmiro.
Eumena
(Per veder ciò che segue io mi ritiro)
(Si ritira.)
Artabano
Che fogli, che preghiere?
Non son io d'Artassara, e dell' Armenia.
Solo nume, e signore?
Eumena
(Ohimè, che sia ò mìo core!)
Artabano
Al mìo Reggio voler forz'è che pieghi
Disdice ad un Monarca
Il mendicar affetti,
E dove può la forza
Le lagrime, i sospiri sono difetti.
(Lacera il foglio.)

Scena sesta

Eumena sola.
Eumena
Propizia sorte. A tempo
La clemenza de Numi
Protegge la grand'opra, ed il Tiranno
Lacerando quel foglio
Coprì egli stesso il periglioso inganno.

La timida Cervetta,
Che fugge il Cacciator
Va errando con timor
Per la foresta,
Tal'io colma d'affanno
Temevo, ch'al Tiranno
Il foglio mentitor
Scoprisse quel dolor,
Ch'il cor m'infesta.

La timida ecc.

Scena settima

Loggie Reali.

Tigrane seguito da un servo con nappo copperto.
Tigrane
Eccomi nella Reggia. Or sia ch'il vanto
Di Tradìtor dall'empio Rè m'ottenga
L'amor di cui non suole
Metter à parte alcun, fuor che gl'indegni.
Così potrò sotto mentite spoglie,
Scuoprir gual sia la fè di reggia moglie

Per scorgere quel cor
S'è fido, o traditor
Ogn'arte io seguirò.
Se il chiedo al mio timor
Ei mi rispoode ogn'or
Tel dica la speranza, io ben nol sò.

Per ecc.

(Vuol entrare, e incontra Artabano.)

Scena ottava

Artabano, Olderico, e sudetto.
Tigrane
(Ecco appunto il Tiranno,)
Un importuno ardir condona ò Sire:
Cortese Osmondo accogli
Uno de tuoi più forti, e de più arditi.
Artabano
Ogni Campion c'è caro! E ben chiedi?
Tigrane
Parto del mio valor offrirti In dono.
Artabano
Qual egli sia l'accetto.
Tigrane
Del già vinto Tigrane
Ti porgo invitto Re, l'indegna Testa,
La Reggia spada, e la sua firma è questa.
Artabano
Del Gange, e del Pattolo
Non furon così grate à noi l'arene,
Come caro il Tesor, che tu mi porgi.
Chiedi, disponi, e prega,
Ch'à si grande Campion nulla si niega.
Tigrane
Il titolo dì servo, altro non bramo.
Artabano
Quant'il mio cor, quanto me stesso io t'amo;
Or la superba Donna à noi ne venga
E Olderico la scorti.
Olderico
Volo à tuoi cenni ò Sire.
(Parte)
Artabano
Or miri in questo Teschio
Inarridìto il fior d'ogni sua spene.
Mà dlmmi: Ove la Parca
L'Infelice Tigrane il varco attese?
Tigrane
Dell'Arasce vicino all'alte rive.
Artabano
Pur à pietà mi move un sventurato
E' de Monarchi al fin incerto il Fato.

Scena nona

Doriclea, Olderico, e li sudetti.
Doriclea
Da me che vuoi, che m'interrompi il pianto?
Artabano
Quest'acciar, questa firma à te ben nota
Il Consorte t'invia.
(le dà la Spada.)
Doriclea
Spoglie gradite
Dell'amor mio vi baccio.
Aratabano
Serba li bacci ò Donna, à miglior uso.
(li mostra il nappo coperto.)
Doriclea
Che mi recchi?
Artabano
Tu vedi
D'Osmondo un dono. Ei mosso
(Mostra Tigrane.)
Dall'accerbo dolor, con cui traesti
Lungi dal tuo Tigrane
Questì pochi momenti, andò veloce
A' tracciar l'orme sue, finche lo giunse;
Qui à rivolger il piede obligarlo non puote
Ne il facondo suo dir, ne la tua fede
Tigrane
(Ah Traditor!)
Artabano
Talché per tuo conforto
Volle recarti almeno
D'esso la più sublìme, e nobil parte;
Ad accoglier t'appresta
(mostrandole Tigrane.)
Chi del sposo fedel ti dà la Testa.
(Scuopre il nappo.)
Doriclea
Che miro!
Artabano
Non temer: baccia quel volto,
Che fù l'Idolo tuo, bevi quel sangue.
Tigrane
(Ed ancor non lo stendo al suolo esangue)
Artabano
Spietata. Ora, che cesse
Al Fato Vincitcor l'unico oggetto,
Risolviti d'amarmi al tuo dispetto.
(Parte.)

Scena decima

Doriclea, Tigrane, Olderico.
Doriclea
(A Tigrane.)
Ah inhumano, crudel, qual Furia insana
Ti spinse à trucidar l'amato sposo?
O dolce nome! E posso pronunciarti
Senza morir! Perfida man. Che forse
Se il tuo ferro spietato
Sol di Sangue real aveva sete
Nel sen di Doriclea
Nou potea sattolar la voglia ria?
Tigrane
(Osservando Olderico.)
(E pur non posso dirle anima mia)
Doriclea
Condona anima eccelsa
All'estremo dolor, che mi dà vita,
Se non bagno di lacrime quel volto
Delizia del mio amor. Eh se venisti
(a Tigrane.)
Sin dall' Africa ò indegno,
A essercitar la ferità natia.
Sul mìsero Consorte
Empio saziala ancor con la mia morte.
Tigrane
(Sposa fedel)
Doriclea
Mà questo ferro . . . . ò numi!
Questo ferro crudel mi passi il petto,
(Va prenderli il ferro, Tigrane la respinge.)
Sù mi svena, e l'emenda
Paghi del Regicidio altro delitto.
M'accorda questo dono,
E la stragge d'entrambi io ti perdono.
Empio me lo ricusi?
Mà se l'interno affanno
Non precorre il mio braccio, io stessa, il giuro
L'armerò per svenarmi a tuo dispetto.
Tigrane
(Smanie in cui vedo il maritale affetto.)
(al Teschio.)
Ecco, ch'à te ne vengo
Ecclissato mio sol,
Mìa luce spenta.
Dov'è il moto, il fulgor dì quelle Stelle?
Dov'è il bel dì quel viso,
Che de gl'affetti miei fù il Paradiso.

Del mio ben Teschio adorato
Sul pallor del volto esangue
Vuò stemprarti in pianto il cor,
Mà il gran Giove fulminante
Protettor degli mortali
Scaglierà fulmini, e strali
Sul tuo capo, ò traditor.

Del ecc.

Scena undicesima

Tigrane, e Olderico.
Olderico
Osmondo al tuo valore
Debbo non poco anch'io.
Tigrane
(trà se.)
Che sento? Forse
M'è nemico costui? Per accertarsi
L'arte tutta s'impieghi.
Ma le tue fascie, il grado?
Olderico
Sotto di quello Ciel ebbi i natali
E Olderico io sono.
Avido de miei stati il fier Tigrane
Quanto sorte mi diè, tutto mi tolse,
E suddito soffersi.
L'ira giusta de Numi, al fine stanca
Spinse Artabano ad assalir l'indegno.
Io ch'opportuno à mie vendette il vedo
Mi congiuro al crudele,
Ad Artabano m'offro, egli m'accetta.
Viene, e vince, il Tiran scaccia dal soglio;
Ebbe in sorte il fuggir.
Tigrane
Sottrar non puote
Però dal brando mio l'indegna Testa.
Olderico
Di quanto vuoi saper la serie è questa.
Tigrane
(Scoperto è il tradimento)
E già morto il fellon, tu Vendicato
Olderico
Con tal vendetta il Ciel mi fè beato.

La vendetta è un dolce inganno,
Che predomina il voler.
Pone in ceppi la clemenza
E con barbara sentenza
Scrive in sangue il suo piacer.

La vendetta ecc.

Scena dodicesima

Ttgrsne.
Tigrane
Vanne pure col fasto,
D'una colpa si indegna,
Tanto in sano ti rendi, e tanto cieco
Ch'il delitto al tuo Giudice palesi?
Il mio giusto furor cede per ora
ln questo seno ad un più forte affetto,
Che doppia gelosia non vuol negletto.

Le care pupille
Del vago sembiante
Mi cercano amante
M'accrescono ardor.
Ma poi questo foco
Il cor non risente
Se pensa la mente
Al fasto, al splendor.

Le care ecc.

Scena tredicesima

Getilde, Eumena.
Getilde
Ma la Principessa, in vano
Da Getilde t'ascondi
Eumena
Eh ninfa scherzi
Com'il Garzon Elmiro
Hoggi femina appar à gl'occhi tuoi?
Getilde
Come Getilde appunto
Sembra altrui Pstorella.
Eumena
(S'io confermo alla bella
D'essere Eumena, temo,
Ch'infida mi palesi al Vincitore,)
Getilde
Per qual cagion t'occulti
Alla mia fedeltà? Perche siam vinte
Temi, ch'io tradir possa
La tua virtù?
Eumena
(Già son scoperta: in lei
Deggio affiddar, e non temer] l'affermo:
Eumena sono. Altrove
Ti sian noti i miei casi,
Mà Getilde prometti
Di custodir l'alto segreto, e tacci.
Getilde
Di mia fè t'asscura.
Sù la tua destra un baccio umil lo giura.
(lì bacia la mano.)
Eumena
Parto, con questa speme,
E il duol ch'in sen mi freme
Se acchetta nel piacer
Dell'abbracciarti.
Fida mi serba in petto
Di suddita l'affetto,
E forse un giorno ancor
Potrò premiarti.

Parto ecc.

Scena quattordicesima

Getilde, Farnace.
Getilde
(Vedendolo.)
Mio Farnace.
Farnace
Spietata.
E' questa al nostro amor la fe giurata?
Giunta appena alla Reggia
Lo tradiscì, e negliggi alma incostante?
Getilde
Quai querelle?
Farnace
Lo chiedi
A' colui, che poc'anzi
Stringesti al sen. Crudel;
Getilde
Dunque ad offfesa
Sel recca l'amor tuo?
Farnace
Forse pretendi,
Ch'applaudir egli debba
Ad un'infedeltà? non è si vile
Qual lo credi
Getilde
E vero
Lo strinsi à questo seno;
Mà non t'offesi ò caro.
Farnace
Alma crudele.
Mi dileggi?
Getilde
Nò. Ascolta ò mio Farnace
Farnace
Taci.
Getilde
Sentimi.
Farnace
Troppo,
Senz'udirti già viddi
Getilde
Sappi . . .
Farnace
Ch'io ti disprezzo
E nel mio sen lo stral d'Amor già spezzo.

Donna crudel spietata
A un fido core ingrata
Ritorno in libertà,
T'odio infedele.
E se più t'amo, impegno
Tutto d'amor lo sdegno
A tormentarmi ogn'or
Fiero, e crudele.

Donna ecc.

Scena quindicesima

Getilde
Getilde
Un bugiardo sospetto
Adira il mio Farnace; e deggio il vero
Tacer con mìo tormento
Per serbar ad Eumena il giuramento.

E' dolce quell'amor,
Che gelosia non hà.
Mà non s'apprezza un cor
Se teme infedeltà.
Cara la libertà
Del garrulo Augellin
Quando scherzando và
Dall'Alba sul mattin
Sospiri
Martiri
Tormentano il sen,
Se un tenero amante
Vìen reso inconstante
Dal fredo velen.

Scena sedicesima

Doriclea, ed Artabano che la tiene afferrata.
Artabano
Or tenti in vano
Da me fuggir.
Doriclea
(Facendo forza.)
Mi lascia ò mostro insano.
Artabano
Nò che non partirai.
Doriclea
Custodi
Artabano
Tacci.
Egl'è omai tempo ò Donna
Che cedi all'amor mio.
(strascinandola.)
Doriclea
A me Tlran si chiede
Viltà simil?
Artabano
Saria vìltade all'ora
Ch'un Plebeo la chiedesse. Io son Regnante
Ne più la chiedo, ma la voglio.
(Nuovamente la strascina.)
Doriclea
Oh Numi
D'opportuno soccorso
M'aita il ciel.
(Togliendo dal fianco d'Artabano lo stile la lascia.)
Artabano
Che tenti?
Doriclea
Olà superbo
Indietro.
Artabano
A me? Cotanto
Osi tentar contr'il tuo Rè?
Doriclea
Se ardissi
Nuovamente assalir la mìa costanza,
Questo al mìo cor rivolto
Vana render potrà la tua baldanza.
Artabano
Nò non svenarti nò.
Serba mio ben
Quel sen
Dove ch'Amor succhiò
Dolce alimento.
Deh non negarmi almen
Pietà, se non amor;
O' ch'all'insano ardor,
Del volgo ti darò
Per tuo tormento.

Nò non ecc.

Scena diciassettesima

Doriclea sola.
Doriclea
Io condannata al scorno
(rivolta dove entrò Artartabano.)
Degl'amplessì d'un mostro, ò della Plebe?
Nò Doriclea d'un solo
S'esponga volontaria al fier rigore.
A te, crudo non già, ferro pietoso
In onor si conceda
Nel mio Sangue Real prender le tempre!
Del Tiranno à dispetto
Pria, che m'annodi, tu mi squarzi il petto.
(In atto di ferirsi.)

Scena diciottesima

Farnace, e la sudetta.
Farnace
Ferma.
(Farnace la trattiene.)
Doriclea
Chi arresta il colpo?
Chi t'invia? che pretendi?
Farnace
Ciò, che brami saper dal foglio intendi.
(Li dà una lettera, e poi parte.)

Scena diciannovesima

Doriclea sola.
Doriclea
Ah che purtroppo intendo
Son del mio sol estinto
L'ultime ciffre queste,
Che prima di morir l'impresse, forse
Per invitarmi seco.
Si vi baccio, e vi leggo
E poi verrà quest'alma à vìver teco.
(Legge.)

LETTERA

Adorata Consorte
Estinto non son già, qual tu mi credi

Vive Tigrane?

Io vivo, e per te vivo;
Anzi, se'l puoi, qui nel real giardino
Ansioso l'amor mio bella t'aspetta.
Per tregua al suo dolor sposa diletta.
Il tuo fedel Tigrane

Respira alma dolente
Vanne lungi da me ferro importuno
(Lo getta al suolo.)
E se desìo ti resta
Di quel sangue real, che ti promisi
Và nel sen d'Artabano,
La tua sete sattolla. Or che mi dice
Dar speme all'amor mio sono felice.

Sento il cor brillarmi in petto,
Che tra amore, e trà il diletto
La mia doglia rasserena.
Trà gl'affanni, e trà i tormenti
S'avvicinano i contenti,
Che fan dolce la mia pena.

Sento ecc.

Fine dell'Atto Secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Giardino Reale.

Tìgrane vestito da moro.
Tigrane
Da voi cari recinti,
Che m'accogiieste à un tempo
Vostro Rè, vostro Nume
Ora supplice chieggo
Trà quest'ombre mentite,
Ch'ignoto ancora à voi forse m'han reso
Poter del mio bel Sol goder la luce;
E se il mio piede impresse
A' un tempo vi lasciò l'orme Reali.
Deh concedete adesso,
Che diverso da se calcar vi possa,
E' soffrite per poco,
Ch'al spirar di vostr'aure arda il mio foco
Mà qual raggio m'abbaglia? E' del mio bene
(Vede Doriclea.)

Scena seconda

Doriclea, e sudetto.
Doriclea
Ecco un nuovo contrasto al mio contento.
Nel Giardino Real or chi ti guida?
Che chìedi?
Tigrane
Esser non può che senti ò Doriclea
Qualche risalto al cuore?
Doriclea
O voce, ò cara voce.
Ecco ti volo in seno
(l'abbraccia.)
Tigrane
Per sì grande piacer io vengo meno.
Doriclea
Ti sian grato sostegno i fiori, e l'Erbe,
Queste braccia ricetto
(Cadono entrambi in svenimento sù l'Erbe.)

Scena terza

Eumena, e li sudetti.
Eumena
Per sollievo à mie doglie
Trà voi piante odorose i passi io giro;
Chiedo dal vostro verde
Un'innesto pietoso alla mia speme;
Se in voi trovar solea
La mia tenera età tutto il piacere
Il mio cresciuto affanno ora rintracci
Qualche ristoro almeno.
(Osserva Doriclea.)
Ohimè qual nero oggetto
Il mio timor ingombra? Io già non sogno.
La madre è questa, e in seno
D'Etiope vil sen giace!
E trà quei neri amplessi al nostro Sangue,
Con un colpo, fatal chiaro si renda;
(Pone mano alla Spada.)
Mora, pera il Fellon . . . .
La man vacilla, oh Dio!
Tigrane
Sposa
Eumena
Voce, ch'al mio cor giunge.
Doriclea
Dolce mìo ben
Eumena
E un sogno questi?
Tigrane
Ergi i lumi vezzosi, e in me lì fissa
Doriclea
Nò, ch'il piacer mi svena.
Eumena
(Il torbido mio cor si rasserena)
Tigrane
Sorgi mia bella, e credi,
Che la gioia è maggior d'ogni mia pena.
Doriclea
Dunque ti stringo.
Tigrane
Anch'io t'annodo.

(Si frapone nel mezzo Eumena.)
Eumena
E per me nulla?
Che forse vi turbate? anch'io pretendo
Con ragione un'amplesso.
Tigrane
Mie Viscere
Doriclea
Mia Spene.
Tigrane
Qual sorte à noi ti guida?
Eumena
Quell'istessa, ch'è amica à vostri affetti;
Lasciate ò Genitori,
Che su l'Auguste destre
Bacia la mia fortuna.
Tigrane e Doriclea
Quante grazie in un punto il Ciel aduna!
Tigrane
Mia Sposa amata Figlia
All'amante mio sen ambi vi stringo.
Io parto, e spero ancor aver in sorte
D'esservi Rè qual fui, Padre, e Consorte.

Un Aura lusinghiera
Mi và dicendo: spera,
Che forse tornerà
La calma al core.
Figlia, Consorte,
Non sempre il Fato rio
Sovra noi verserà
L'empio rigore.

Un'aura, ecc.

Scena quarta

Doriclea, Eumena.
Doriclea
Per toglier al Tiran ogni sospetto
Per poco à me t'invola.
Fingi pur, soffri, e spera,
Nel Genitor confida,
Ch'à nostre gioie il suo valore è guida.
Eumena
Io parto con il bel della speranza.
E alimento il mio cor con la Costanza

Lascia almen, che ti consegni
Con un bacio il cor in pegno.
Ne sdegnar tu ribaciarmi
Se vuoi darmi
Del tuo affetto un dolce segno

Lascia ecc.

(Parte baciandosi, e incontra Artabano.)

Scena quinta

Artabano Doriclea.
Artabano
Bel nume dell'onore
Casta Dea; fida moglie,
Ch'all'estinto Consorte
Viva serbi la fede
Stringer un Rè è delitto?
Baciar un vil Garzone
Questa virtù, s'appella?
Doriclea
Virtude onesta, e bella
Artabano
Indegna, dal mio aspetto
Tosto t'invola, e cedi
Al nome di Regina, e di pudica.
Detesto quell'amor, col qual t'amai
Ripiglio le mìe lagrime, e i sospiri
Ne invendicati sian . . . .
Doriclea
Va che deliri.

Un baccio, un Vezzo, un Riso
Sì deve à quel bel viso
Che tutto spira amor.
Ne il Reggio amor è offeso
Mà sempre resta illeso
Dell'onesta il candor.

Un bacio, ecc.

Scena sesta

Artabano poi Olderico.
Artabano
L'Indegna alla sua colpa
Aggiunge un'altra colpa, e se ne vanta;
Cosi fà il scelerato
Col delitto assicura il suo delitto.
Mà un'amante, che regna
Potrà soffrirlo in pace?
No: sì pensi al castigo
Muora il Garzon, e Doriclea s'astringa
Col sovrano poter à nostre voglie.
E deluso, e sprezzato
Amante non son più, ma Rè spietato.
(Esce Olderico.)
Olderico opportuno
Lo sdegno mio t'incontra.
Olderico
In che t'offesì ò Sire?
Artabano
Elmiro è il traditore
Onde prima, ch'il sol giunga all'occaso
Per man di fier ministro
Il lascivo fellon perda la vita.
Olderico
Mio Sire.
Artabano
Non più.
Olderico
Elmiro.
Artabano
Se tardi un punto sol teco m'adiro.

Per punir quell'alma audace
La fierezza ostenterò
E per pace
Del tuo core, e tuo riposo
Il ribelle ucciderò.

Per, ecc.

Scena settima

Artabano.
Artabano
Clori vil Pastorella
Non cura l'amor mìo.
Doriclea lo dlsprezza, e pur accoglie
Trà le braccia un plebeo? vedran l'indegne
Qual sia il rigor d'offeso Rege. Elmiro
Vedrà pur ciò che costa un solo amplesso
Quando in vece di mirti avrà il cipresso.

Scena ottava

Getilde, e Farnace.
Getilde
Vederti in fin che più di talpa è cieca
La gelosia benché si vanti un Argo.
Farnace
Errai; condanna ò bella
A un'eccesso d'amor i mìei sospetti.
E sei turbata ancor? Tergi sul ciglio
Il tuo pianto crudel, che mi dà pena.
Getilde
Ah! mio Farnace. Sappi,
Che d'innonesta fiamma
Arde Artabano, e giura
D'appagar le sue voglie, e se 'l ricuso
Alle Turbe più vili
Dell'insidiosa plebe
Vuol che la mia onestà serva di sfogo.
Farnace
Ch'asolto! oh Dio!

Scena nona

Tigrane, e li sudetti.
Tigrane
Getilde, Amico
Farnace
Mio Sovrano.
Getilde
Sire
Tigrane
E qula'oscura nube
Toglie il seren de vostri volti?
Farnace
Un mostro
Di lascìvia più fiero, e più spietato,
Che vomitar potesse il cieco Averno
Artabano crudel, furia d'Inferno.

Scena decima

Doriclea, e sudetti.
Doriclea
Sposo, Amico che fate?
Dov'è il reggio valor? Dov'è la fede?
S'avvilisce? si perde?
Si desti, si richiami, adesso è il tempo,
Insoffribile troppo ormai s'è reso
Il Tirannico orgoglio;
Si pensi alla vendetta, ò pur si mora,
Che dà pena cosi la vita ogn'ora.
Tigrane
Proruppe in nuovi eccessi?
Doriclea
Vuole morta la figlia, il Ciel pietoso
A noi viva la serba,
Acceso del mio amor protesta, e giura
Strascinatami al bagno
D'appagar le sue voglie, ò pur svenarmi.
E à Getilde tentò . . . .
Farnace
(trà se.)
Basta, ch'io moro.
Mio Rè, se più si tarda
A toglier da viventi il mostro orrendo
Io di mìa man vado à svenar l'impuro.
Doriclea
Il mio pensier appunto
Bella frode m'addita,
Qualche breve intervallo
La renderà matura.
Sposo mi parto, e tu frà poco aspetta
Il contento d'entrambi, e la vendetta.

Amoroso
Caro sposo
Dentro il mar di rie procelle
Avrà calma il tuo dolor.
E le stelle.
Men rubelle
Forse un giorno à noi d'intorno
Spargeranno fauste, e belle
Degl'influssi lo splendor.

Amoroso ecc.

Scena undicesima

Tigrane, Getilde, e Farnace.
Tigrane
Si speri adunque, e lieto
Essulti in seno il core.
Getilde
Non sempre il fier rigore
D'irato Ciel prova il mortal; tall'ora
Egli freme, e minaccia
E in un sol punto poi cangia la faccia.

Sorge l'aurora
Tutta pallore,
Mà poscìa indora
Del Cielo i campi
L'aurato sol.
Tall'or si crede
Nascer le pene
Quando ch'un bene
Con doppio inganno
Ci toglie il duol.

Sorge ecc.

(Sopragiunge un Soldato, e dà segretamente à Tigrane una lettera.)

Scena dodicesima

Tigrane e Farnace.
Tigrane
Mio fedele Farnace in questo foglio
Mitridate l'amico ci promette,
Che pria ch'in mar d'Atlante
Il lumiuoso Auriga
Sciolga dal carro d'oro i suoì corsierì
Per sotteranea strada à me sol nota,
Ci farà penetrar dentro la Reggia
Di Bithinia, e di Ponto
Le Bellicose schiere; or sol ti chiedo
Che sii compagno alla grand'opra fido
Per render vinto il vincitor crudele.
Farnace
La barbarie dell'empio, e tua vita
La gran novella in petto
Desterà de vassalli
Marziale ardir, ed il furorr d'Aletto.

Se vendetta oggi rimbomba
Nell'Armenia afflitta esangue
Si rìsvegli il mio valor.
Nel suo sangue abbi la tomba
Chi saziò nell'altrui sangue
L'ira ingiusta, ed il furor.

Se ecc.

Scena tredicesima

Farnace solo.
Farnace
D'Artassata depressa
L'insegne formidabili s'innalzi,
Pria che tramonti ìl novi dì si veda
A' soggìogar l'indegno
Rapitor delle Figlie, e delle Spose,
Cada l'empio Tiranno
Che di Getilde mia l'onore assale
E ritorni à goder spento il rivale.

Ai rai di due gemelle
Brillanti, e chiare stelle
In pace questo cor
Ritornerà.
E quelle luci belle
D'Amor care facelle
esca di dolce ardor
Vagheggierà.

Scena quattordicesima

Terme Reali

Artabano, poi Doriclea.
Artabano
Al fin cedè à miei Cenni
Quell'anima crudel spero al mio petto
Stinger la bella. E qui dove d'Argento
Sorge l'onda, gradita
Sorger lieto vedrassi il mio contento.
Eccola appunto.
(Esce Doriclea.)
Doriclea
Oh Dio! che scorgo è questa
La vittima dovuta al nostro sdegno.
Artabano
Doriclea.
Doriclea
Mio Sovrano.
Eccoti à cenni tuoi
Doriclea, che tu dici amar cotanto,
E quando di te sia
Compagna al soglio, al talamo consorte
T'invito in queste braccia.
Artabano
Venga à goder
Doriclea
(trà se.)
Anzi à incontrar la morte.

(Esce Olderico.)
Artabano
Olderico.
Olderico
Mio Sire
Artabano
Di queste reggie Terme
Custodisci l'ingresso
Olderico
Essequisco Signor.
(Si ritira.)
Doriclea
(tra se.)
Ch'ascolto ohimè!
Mà se lo sveno
Come potrò fuggir?
Artabano
Cara deponi
I femminili arnesi.
Doriclea
Cielo che sia?
Artabano
Tra liquefatti argenti
Di quest'onda brillante
Desia di vagheggiarti un Reggio amante.
Doriclea
Acciò de giorni mìei l'ore più liete
Teco godi in amor, Sire concedi
Pria l'onor dì tue piume;
Così da quelle al bell'ardor, che nacque
Per ressister daran forza quest'acque.
Artabano
Duopo non ha di nuov'ardor quest'alma
Andiam mia bella.
Doriclea
(tra se.)
Lo sveno
Trattienti ò Doriclea, chiusa è l'uscita.
Artabano
Che più si tarda?
Doriclea
Sento un'immenso dolor.
Artabano
Vieni che tosto
Doriclea
Chi mi soccorre! Oh Dio!
Son desta, ò sogno?
Chi m'insidia l'honor! Chi il sen m'affana?
(furiosa.)
Barbaro dì: che tenti!
Perfido dì: che vuoi! Indietro ò mostro
Diffendere il mio cor (finger mi giova)
O voi del Cielo amico
Miei Numi Tutelari.
O voi del cieco mondo
Furie tremende à quell'iniqua fronte.
Dì vostre fauci ultrici
Giunga l'orror.
Artabano
(osserva Artabano.)
Che miro!
Doriclea
(tra se.)
Attonito.
Artabano
Mio ben
Doriclea
Deh lascia un grande
Essempio di virtù, lascia ch'io parta,
E in me rispetta ò Sire,
(Artabano confuso.)
Artabano m'ascolta, un alma, un core
Di Regina, e di Sposa
Ed un folle desir oblia d'amore.
Artabano
In vano ò Doriclea tenti ingannarmi.
Doriclea
Nò mio Rè; nò crudel più non si tenti
(si prosta.)
Artabano
Sorgi mia bella. Andiamo.
(la leva.)
Doriclea
Dove ò Tiran! Dove ò Fellon! T'inganni.
Artabano
Vieni.
(usa la forza.)
Doriclea
T'arresta
(lo respinge.)
Artabano
Se l'amore non val vaglia la forza
Doriclea
Mi lascia
Artabano
Al sen ti voglio
(la segue furioso.)
Doriclea
Crudel nò non m'avrai.
Son perduta se il sveno
(tra se.)
(Perfido Cìel.) e se non cade, vinta.

Scena quindicesima

Olderico furioso, e sudetti.
Olderico
Sire mio Rè, che tardi?
Alla difesa. Oh Dìo!
Artabano
Narra, che porti?
Olderico
Morto non è Tigrane,
Doriclea
(tra se.)
Oh Dio! che sento!
Olderico
Per sotteranea strada
Seco condusse cento
Squadre d'armati, e questa Reggia innonda.
Salir al soglio oggi pretende, ò Sire,
E incalza tua caduta
De Vassali l'amor; mà più l'ardire.
Doriclea
(tra se.)
Alma respira.
Artabano
Vive Tigrane io son tradiro ò Dei,
Doriclea
Perche sei traditor, tradito sei.
Artabano
Per amor tradimenti empia mi rendi?
Perfida Donna, ingrata
M'avesti amante, ed hor Tiran m'attendi.
(Parte con Olderico in furia.)

Scena sedicesima

Doriclea.
Doriclea
Amante ti detesto.
Tiran non ti pavento. Usa qual vuoi
O' la forza, ò il rigor; Infino à morte
Resterà fedele un'alma forte.

Se vince il caro Sposo,
Sempre fedele amante
Amor vivrà per me.
E ogn'ora più amoroso
Alla mìa fè costante
Risplenderà sua fè.

Se vince ecc.

Scena diciassettesima


Piazza addobbata d'Allori, e di Palme.

Tigrrane, Doriclea, Eumena, Getilde, vestite da Principessa, Equipaggio.
Doriclea e Tigrane
Vengo si Sposo adorato
spariscono le pene
Scherzo sol d'amico Fato.

Scena ultima

Farnace, Artabano, Olderico in catene, e li sudtti.
Farnace
Gran Regnante
Tigrane
Farnace
Vinto è il Tiranno!
Farnace
E vinto
Da ferrei lacci al piede
Te lo tragge Artassata, e la mia fede.
Doriclea
Propizio Ciel
Farnace
Anco Olderico in vano
Seco tentò fuggir dall'ire nostre.
Artabano
Poiché io son debellato
Sappi usar ò Tigrane
Di tua vittoria. Abbati
Questo capo orgoglioso, e t'assicura
Da un possente, implacabile nemico
Nò aspettar, che ti chieda
O' vita, ò libertà; Temi, ch'un giorno
Dal mio braccio l'ottenga, e che con essa
Spinto da un'odio eterno
Io ti tragga à regnar nel cieco Averno.
Tigrane
Ben dovrebbe Tìgrane
Seguir il tuo consiglio.
Mà l'eccelso carattere, ch'in fronte
Ti scrisse il Ciel, vuol, ch'io rispetti in esso
D'Artabano l'ardir, la nemistade.
Vivi adunque. Si sciolga
(lo scatenano.)
Dal suo piè la catena,
E se d'odiarmi hai core
Cotesta ostinazion sia la tua pena.
Olderico.
Olderico
Signor pietà concedi.
Tigrane
Tacci ò Fellon con tue discolpe aggiungi
Alla vindice Astrea novell'offese.
Errasti, e sia tua gloria
Poter sù scena tragica, e funesta
A piedi del tuo Rè depor la Testa.
Eumena
Nò Genitor, Pietà per chi mi trasse
Dai perigli di Marte,
E mi serbò con fortunato inganno
E vita, ed onestà da un Rè Tiranno.
Doriclea
Viva si caro sposo.
Olderico infedel. Poni in oblio
L'alto suo tradimento.
Olderico
O grande
Essempio di virtù copia ben degna.
Tigrane
Artabano ritorna
Sovra i Parthi a regnar, ch'io non contendo
I Regni altrui, mà solo i miei diffendo.
Artabano
Generoso Tigrane omai sicuro
Vivi pur di mia fè, ch'eterna io giuro.
Doriclea
Trionfi Amor, e Pace,
Eumena e Getilde
E in cosi fausto giorno
Farnace e Getilde
Per noi risplenda ìn Ciel d'Amor la face.
Tutti
Viva Amor, viva la Pace.
Di fè amica il raggio splenda,
E d'amor in un risplenda
Lieta, e fulgida la face.

Fine del Drama.


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Ultimo aggiornamento 11 agosto 2022