Altezza serenissima
Solevano gli antichi Sciti in disponersi a qualche guerriera azione offerire sacrifici a
quel ferro, che doveva essere ministro delle loro vittorie, quasi che più da quello, che
dalla fortezza del braccio ne dipendesse l'acquisto. Non cos'io altezza serenissima
pretendo di fare in presentarle questo dramma non mio, troppo di debolezza vi
riconosco (per quello ch'è stato d'uopo riporvi per accomodarlo all'uso moderno) per
non affidarmi in esso, ma bensì procurarle forte difesa con l'autorevole braccio
dell'alta protezione di v. a. s. A questo devesi il sacrificio per renderselo favorevole,
già ch'egli solo può assicurarlo dalla censura e fargli godere quel vantaggio, che forse
non ardirebbe mai di sperare. Avrebbe bene di che avermene a grado l'autore (se mai
vivo egli fosse) se con la difesa, un fregio così luminoso vedesse alla sua opera
aggiunto, quale si è quello del glorioso nome di v. a. s. E dove mai avrebbe potuto
rinvenire fuori di v. a. s. un soggetto, a cui oltre la grandezza del sangue passato omai
per le vene de' primi sovrani del mondo, e di cui l'Italia tutta s'onora, si accoppiasse il
distintivo ancora di tante virtù che vi e più acclamato lo rendono. Già veggo in voi
comprovato, che come il nascere grande si attribuisce a fortuna, così il meritare di
esserlo, dipende dalla sola virtù. Stendasi adunque, principe serenissimo, un luminoso
raggio di vostra gloria sopra questo componimento, sì che tutto splendore egli ne
divenga, e quando di ciò degno ei non vi sembri, goda almeno sicuro il ricovero sotto
la maestosa ombra delle generose vostre aquile e con lui non meno lo goda chi e per
sua gloria, e per ossequioso rispetto profondamente s'inchina.
Di vostra altezza serenissima
devotiss. obbligatiss. ed umiliss. serv.
N. N.
Morto Ciro monarca de' Persiani, tre furono li soggetti più ragguardevoli che pretesero la successione all'imperio; Dario chiaro per nobiltà de natali, e per le proprie fortune, ed era egli sostenuto dai satrapi della Persia. Oronte giovane di vago aspetto, ed era costui seguito dalla plebe. Arpago il terzo capitano, il quale veniva assistito dalle milizie. Doveva fra questi pari di forze seguir duro e sanguinoso contrasto, ma Dario sdegnando di spargere il sangue de cittadini, propose agli Emoli, che sospese le armi fosse quello tra loro veramente monarca dell'Asia, che ottenesse per sposa Statira, primogenita di Ciro, il qual consiglio venne approvato dall'oracolo del Sole. S'assicurava ciascheduno de pretensori nel proprio merito, ma più d'ogni altro Dario sperava di conseguir Statira, e con Statira il diadema, perché essendo di lei invaghito, si valeva del mezzo d'Argene, sorella minore di Statira. Ma innamorata Argene occultamente di Dario, e stimolata dall'ambizion di regnare, fondando massime le sue speranze sovra la stolidità della sorella, ch'era difettosa di mente, tentò con vari inganni di turbar questi amori; ma superate finalmente l'opposizioni fu incoronato Dario con Statira, ed Argene per l'atroce delitto severamente punita, confermandosi quella sentenza d'Orazio, che rarò antecedentem scelestum de seruit pede poma claudo.