La fede tradita e vendicata, RV 712

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Cortil Reggio.

Rodoaldo con la Spada alla mano. Ernelinda.
Ernelinda
Padre, che fia di noi? Già sù le mura
Veggonsi folgorar le ostili insegne,
E già il Gotico Marte
Questa Città infelice empie di straggi.
Rodoaldo
Nel cuor dì Rodoaldo
Non hà loco viltade: un'alma forte
Armata di virtù l'impeto afronta
D'una torva fortuna.
Ernelinda
Ah senti, ò Padre, senti
Del Vìncitor le strida,
L'ululato del vinto.
Rodoaldo
Ancor si pugna
Su le mura difese, io colà porto
Gli ultimi sdegni; à Ricimeo in fronte
Spuntar non lasciarò facili allori;
E se la mia caduta
Con cifra di Comete hà scritta il fato,
Morrò ne la mia Reggia, e Coronato.
Ernelinda
Ah Padre, e me qui lasci . . . .
Rodoaldo
In petto avrai
la tua Virtù, la mia giustizia al fianco;
Ernelinda men vado; il dono estremo,
Ch'io ti lascio, è il mio amore,
E contro Ricimero
Del mio figlio Uccisor; contro Vitige,
Che mi getta dal Trono, e toglie il Regno,
L'eredità d'un giusto eterno sdegno.
(Rodoaldo si parte.)
Ernelinda
Cuor mio, l'alto Comando
Ne la più forte impenetrabil parte
Custosci di te. Vitige amasti
Mal grado à Rodoaldo, in regal figlia
Colpa non lieve: i tuoi sublimi affetti
Ad aborrire impegna
Chi il tuo gran Genitor balza dal Trono,
E d'il primo delitto io ti perdono.

Cor di Figlia, e cuor d'Amante,
E gl'è forza, ò cangiar tempre,
O nel cuor cangiar la face.
Odiar devi, e odiar per sempre
Ciò, che forse ancor ti piace.
(Volendo entrare vede le fiamme della Regia incendiata.)

Mà, che rimiro, ò Stelle!
Arde la Regia, e le nemiche insegne
Queste Soglie Reali empion di lutto;
Orribil vista! Ah più d'ogn'altro ancora
Formidabile aspetto! Ecco Vitige
Con la Vittoria in pugno; ad Ernelinda
Porta l'ultimo assalto.
Generoso mio Core,
Or che d'amore il vasto incendio è spento,
Di tua fortezza armato entra in cimento.

Scena seconda

Vitige, con soldati, e spada alla mano Ernelinda
Vitige
Prìncipessa adorata, ecco à tuoi piedi,
Non già più vincitor, ne più nemico,
Il più fedele amante.
Ernelinda
Usurpi ancora
Traditor questo nome? e sotto al ciglio
Una spada mi rechi
Ne le misere vene
Spinta dal tuo furor de miei Vassalli?
Trà gl'incendi, e le straggi
Si portano gl'amori? e mi si reca
Per occupar un Talamo di pace
D'Enio la destra, e d'Ecate la face?
Vitige
Cotant'ire, o mia Vita? E chi potea,
Toltone il nostro Marte,
Ottener le tue nozze
Da un Genitor crudele,
Che le niegò fino a la sua grandezza
Da me offerita? A questo prezzo ottenne
Ricimero il mio brando,
E tale ora mi accogli? Ah dove sono
Le prime tenerezze? E dove il primo
Amor del tuo bel core?
Ernelinda
Tu del mio amor mi chiedi? io ti dimando,
Ove sono, o Vitige, i miei Vassali?
Ove il mio Padre? ove la mia Corona?
Vitige
Il Padre avrai, ch'ogni Soldato ha in legge
Il rispettar quel cuor, di cui sei parte.
I tuoi Vassalli avrà la Dania, ed Io
Già ti fermo sul crin la sua Corona.
Ernelinda
Riceverla potrei
Da una destra, che spinge
Rodoaldo al Servaggio? Eh nò, Vitige,
Tempo è di sdegni, e non d'amori; in petto
La mal difesa amante fiamma estingui;
Il carattere ostenta
Di Vincitor nemico; Queste chiome recida
Il servil ferro, e questo piede opprima
Vile catena; il tuo crudel trionfo
Seguirò prigioniera al Carro avvinta:
Tua Schiava io sono, e mio Signor tù sei;
Nè punto io mi riserbo
Dilibero nel cuor, che gl'odj miei.

D'amor mi parli ingrato?
D'amor empio spietato?
Ah! in questi affanni miei
Guarda crudel se sei
Tiranno, ò amante
Io non ravviso in te
Amor, pietà nè fè,
Mà un barbaro furor,
Che nell'odio maggior
Vuol costante.

D'amor ecc.
(parte.)
Vitige
Vittoria infausta, in cui frà lauri, e palme,
Al mio povero cuor spunta il cipresso.
Io però non sò ancora abbandonarvi
Combattute speranze.
Quando più il Sole appar frà nubi involto,
Adorno di più rai ci spiega il volto.

Al rigor della mia bella
Opporrò la mia costanza,
E col latte di speranza
Manterrò vivo il mio amor.
Anch'in Ciel maligna Stella
Cò l'aspetto atro, e molesto
Cangia il raggio suo funesto
In benefico splendor.

Al rigor ecc.

Scena terza

Sala

Edvige, e Ricimero.
Ricimero
Vedi, o bella, al tuo piade
La Norvegica Sorte omai s'inchina:
In questo di sarai Sposa, e Reina.
Edvige
Questi titoli illustri,
Signor, con cui mi appelli, empion di tanta
Gioia il mio sen, ch'ei per capirla appena
Hà tanto cuor che basti.
A Grimoaldo il mio gran Padre io debbo
La ragione del Soglio entro le fasce.
Debbo assai più, perche del nodo eccelso
De la Regia tua man, ne voti estremi
In lega col mio cuor degna mi rese.
Ricimero
Già questo era un'acquisto
De tuoi begli occhi; all'or che Grimoaldo
Volle i nostri sponsali, egli prevenne
Le ardenti mie richieste,
Il gran nodo ei concesse, e non ottenne.
Edivige
Nulla meno ei dovea, che me sua figlia,
A tè Signor, e questo Regno in dote,
Da cui proterva fellonia lo spinse.
A tè, che lo accogliesti, e che le spade
De tuoi Goti arruolasti
Per rendere al suo crine
La rapita corona, e poi che al Fato
A noi toglierlo piacque, à me la rendi.
Ricimero
Ei non è degno prezzo
De l'amor tuo; se pur di questo, o bella,
Tù i miei sospiri onori.
Edvige
Pria che stringere il ferro
Contro de miei ribelli avevi, ò caro,
Trionfato di me; seguì il costume
La tua destra fatal de gli occhi tuoi;
Altri mirar senza ferir non puoi.

Scena quarta

Edelberto, e detti.
Edelberto
Gran Ricimero: il nostro Marte esulta
Ne l'intero trionfo. Rodoaldo
Cinto è già di catene,
Molto del nostro sangue
Bebbe il suo ferro, intrepido feroce
Urtò egli solo un Popolo d'armati;
Da una intera Falange oppresso al fine
Cadde, e rese cadendo
Memorabili ancor le sue rovine.
Ricimero
Sìa tua cura Edelberto
Difender Edvige.
Io ti precedo, o bella,
D'illustri allori à coronarti il Trono,
Tu del cuor mio mi custodisci il dono.

Di quel sangue fin ora versato
Tu sei prezzo Regina, ed amante,
E a dispetto d'un Marte ostinato
Devi amarmi già Sposa, e Regnante.

Di quel ecc.

Scena quinta

Edvige, Edelberto.
Edelberto
Illustre Principessa, or che Bellona
De la Norvegia appende l'asta ai Trono,
Soffri ch'io ti confessi,
Che un'amore innocente,
Più che il desio della mia gloria, al fianco
Questa per te spada non vil mi cinse.
Edivige
Nel cuore d'Edelberto,
In cui Virtù sovra gli affetti impera,
Soffro un'amor, che sà fin dov'ei possa
Giungere col suo volo.
Edelberto
So quale amor si debba
Alla regia Edvige
Nel Talamo real di Ricimero,
E sa bene Edelberto
Essere insiemne Amante, e Cavaliero.

Del mio amor l'innocente facella
S'arde in faccia di te vaga Stella
Non offende il tuo chiaro splendor.
Ardo è vero al seren de tuoi rai,
Ma non può la mia fiamma arder mai
Con oltraggio del puro suo ardor.

Del mio ecc.
Edvige
Sino à quel punto, ò Principe, io non sento,
Che la grandezza mia n'abbia dispetto;
L'amarmi io ti concedo,
E mio Campion, e Cavalier t'accetto.

L'Amore è un dolce foco,
Che nasce a poco a poco,
E il soffre con piacer
Un cuor amante.
Tal non m'offende Amore,
Mà se si fà maggiore,
Esser non sa virtù fatto Gigante.

L'Amore ecc.

Scena sesta

Vitige, poi Ricimero.
Ricimero
Vitige, a la tua spada, ìo debbo in questo
Giorno famoso il più de le mie palme:
Le nozze d'Ernelinda
Sono un premio inegual di quanto oprasti
A prò di mia Corona.
Vitige
Signor, il ferro io strinsi
Per sostener in giusta guerra i dritti
Al Soglio di Norvegia
De l'illutìre Edvige, a cui di Sangue
Congionto io son per le materne vene;
Quindi dover, e non Virtù si appelli,
Ciò, ch'oprar ebbi in sorte.
Non in premio, ma in dono
Ernelinda ricevo.
Io la ricevo? Ah ch'ella sdegna, o Sire,
Stringere questa mano,
Che nel destin del suo
Oppresso Genitor hà qualche parte.
Ricimero
Languide sono, e brevi
Contro il suo Vincitor l'ire del Vinto.
Vitige
Ma quando il Vinto è grande,
E' questo il solo ben, ch'ei custodisce.
Ricimero
Fia mio pensiero il soggiogar quest'ire
De la Vergine altera.
Vitige
Eccola appunto,
Che ammolisce col pianto il servil ferro,
Che del Paterno piè preme il Coturno.

Scena settima

Rodoaldo incatenato, Ernelinda che sostiene le di lui catene, e detti, poi Edvige.
Ernelinda
Lascia, ò Signor, che del comune oltraggio
Onde rigida sorte oggi ci opprime,
Anch'io soccomba al peso.
Ricimero
(O Sommi Dei)
Qual beltà peregrina
Folgora su quel volto?)
Ernelinda
Lascia, che queste lagrime infelici
Veggan, se han tanta forza
Di spezzar questa ingiusta empia catena,
Che il luogo de lo Scettro
Indegnamente usurpa.
Vitige
Lagrime forti onde il mio cuore è infranto.
Ricimero
(Stelle, chi vide mai cosi bel pianto?)
Rodoaldo
Hai vinto o Ricimero, il brando appendi
Al delubro plebeo de la fortuna.
Ricimero
Appenderollo al Tempio
De la Gloria guerriera.
Rodoaldo
L'usurpatore ingiusto
De gli altrui Regni à quelle Soglie eccelse
Non reca il piè profano.
Ricimero
Usurpator è chi premeva un Trono,
Di Vergine real retaggio avito.
Rodoaldo
Non passò mai l'eredità ne figli,
Di reali Corone,
Che il Vassallo gettò di fronte al Padre.
Ricimero
Frenetico furor di volgo insano,
Non toglie al Rè la sua ragione al Soglio.
Rodoaldo
Se il Rè divien Tiranno;
De popoli ìl furor si arma dal Cielo.

(sopraviene Edvige.)
Edivige
Tiranno Grimoaldo
Non fu giammai, ne mai s'armò dal Cielo,
Contro il suo Sire l'infedel Norvegia.
L'ambizion di Rodoaldo accese
L'orribil fiamma.
Ricimero
(Ed in me più feroce oggi l'accende
D'Ernelinda ti bel volto.)
Ernelinda
Tutto in lagrime, ò cuor, vanne disciolto.
Ricimero
Rodoaldo, fin dove
Giungerebbe il tuo sdegno
Contro di me, se ciecamente il Cielo
De l'armi nostre oggi deciso avesse,
Così, che di quel ferro, onde ti opprime
La mia Vittoria, a le mie piante il peso
Del servaggio recasse un suo trionfo?
Rodoaldo
Temer dovresti quanto
Può un Vincitor da giusto sdegno acceso
Contro chi porta ai fianco un brando asperso
Dal Sangue d'un mio figlio. A l'ara oscura
Di Nemesi spumante
In olocausto io ti trarrei feroce,
Crudele, inesorabile, tremendo,
E coronato d'arido cipresso
Reciderei l'orribil collo io stesso.
Ricimero
Io pur così punir dovrei l'orgoglio
De gli indomiti accenti;
Mà d'Ernelinda a le bellezze altere
De sdegni miei tutta la gloria io dono.
Edvige
Pietà sospetta.
Ricimero
Quindi
La tua Parca disarmo, e il piè ti sciolgo;
Vivi; la Regia intera
Tuo Carcere sarà; ne si richiede
In custodia di te, che la tua fede.
Rodoaldo
Vivrò crudel vivrò,
Ma sempre fermo in me
Lo sdegno mio vivrà;
E l'odio contro te
Mai non s'estinguerà.

Vivrò ecc.

Scena ottava

Ernelinda, Edvige, Ricimero, e Vitìge.
Ricimero
Bellissima Ernelinda
Tergi su quel bel volto
L'ingiuria di quel pianto, e rasserena
Quelle dolci pupille, in cui sfavilla
D'invincibile amor dardo il più forte.
Edvige
(Troppo teneri sensi.)
Ernelinda
Non creder Ricimero,
Che tutto questo pianto
Esca da quel dolor, che mi divora;
Hà le lagrime sue lo sdegno ancora.
Ricimero
Adorabil fierezza.
Edvige
(Il ciglio immoto
Le tiene in volto.)
Vitige
Ah lo disarmi ò bella
Almeno una pietà di chi t'adora.
Ernelinda
Il Vincitor di Rodoaldo hà sensi
Cosi molli nel cor?
Ricimero
Principe, vanne,
E lascia, ch'io qui tenti
Disarmar del tuo ben le furie ìnsane.
Vitige
Con sì giusta speranza
Già le agonie del mio timor sospendo.
Ricimero
In me confida.
Edvige
Ah gelosia t'intendo.
Vitige
Placati per pietà
Bella nemica,
Che tanta crudeltà
Alla beltà
Non regna eterna in petto.
Sovvengati cuor mio
La fiamma antica
E se cangi desio
Non odiar almeno il tuo diletto.

Placati ecc.

Scena nona

Edvige, Ernelìnda, Ricimero.
Edvige
Mio dolce Ricimero, or che sul Trono
L'alta nostra Vittoria adaggia il fianco
Affretta, io te ne priego,
Il mio gioir co'gl'Imenei Reali.
Ricimero
Questo è giorno o Edvige,
Consagrato alla gloria; ancor mi fuma
Il sangue ostil sù i marziali allori,
Dimani poi favellerem d'amori.
Edvige
Troppo è barbaro à chi adora
Aspettar la nuova Aurora,
Che dia pace al suo tormento;
Queste languide dimore
Parlan già per il tuo core,
E il tuo cuor già veggo, e sento.

Troppo ecc.

Scena decima

Erneinda, e Ricimero.
Ricimero
Principessa Ernelinda; anno gli sdegni
A'piè della Vittoria i lor confini.
Al Vincitor giova la pace, al Vinto
E' necessaria.
Ernelinda
A l'ora,
Che può temer il Vinto
Dal Vincitor nemico un peggior male.
Ricimero
E se offerisce il Vincitor al Vinto,
E vita, e libertà, grandezza, e Regno?
Ernelinda
Beni, ch'empion di fasto,
Quando però non li avvilisca il prezzo,
A cui mercar si denno.
Ricimero
Il tutto io ti esibisco; il prezzo è solo
L'amor tuo le tue nozze.
Ernelinda
O Dei, che sento!
Ricimero
Di Rodoaldo, ò bella,
Io trionfai, ma quel tuo ciglio altero
Di me adesso trionfa:
Quindi al tuo piede io getto
La mia Vittoria, e t'offro
Per innalzarti al Talamo, ed al Trono,
Una destra Real, che di due Scettri
Sostiene il peso.
Ernelinda
Aggiugni,
Una mano, che stilla
Del mio Germano il sangue.
Una mano, che ha spinto
Rodoaldo dal Soglio,
Che di straggi, e di fiamme empie il mio Regno;
Una mano, per cui
La paterna Virtù vuole il mio sdegno.
Ricimero
Ne può placar quest'ire
Di due Corone il dono?
Ernelinda
Offrine un'altro,
Che le mie brame adempia.
Ricimero
E quale è questi?
Ernelinda
La tua morte, ò la mia.
Ricimero
Cotanto dunque
Questo sdegno superbo ardisce ancora,
Ti sovvenga Ernelinda,
Che tutto può ottener, cui tutto lice.
Ernelinda
Sù via Tiranno, ardisci
Ciò, che può far un Vincitor superbo,
Rendi al Padre i suoi ceppi, e di catene
Questo mio piede opprimi;
Tenta la mia fortezza
Con flagelli, e con fiamme, anzi con quanto
Ha di peggio l'Inferno,
Che in faccia lor t'abbonirò in eterno.
Ricimero
I miei prieghi?
Ernelinda
Detesto.
Ricimero
I Sospiri?
Ernelinda
Gli sdegno.
Ricimero
La mia forza?
Ernelinda
La sprezzo.
Ricimero
Son Vincitor, e posso . . .
Ernelinda
Sbranarmi il cor.
Ricimero
E' soggiogar gl'affetti.
Ernelinda
Da la Virtù difesi?
Ricimero
Vuò le tue nozze;
Ernelinda
O la mia morte.
Ricimero
In mezzo
A Vincitrici Squadre
Un Rè le chiede.
Ernelinda
E me le vieta un Padre,
Ricimero
Ti sovvenga . . .
Ernelinda
La morte
D'Alarico.
Ricimero
Che il Fato . . .
Ernelinda
Vinta mi vuole sì, mà non codarda.
Ricimero
Pensa . . .
Ernelinda
A la mia vendetta.
Ricimero
Chi io son.
Ernelinda
Si Ricimero.
Ricimero
E tù?
Ernelinda
Ernelinda.
Ricimero
Questa austera Virtù meglio consiglia,
E sappi, ch'io son Rè.
Ernelinda
Sò ch'io son fìglia.
Ricimero
Già che mi vuoi crudele,
Crudele sì farò;
Questa superba rocca,
Che tanti sdegni scocca
Vincere tentarò.
(Ricimero si parte.)
Ernelinda
Giugne Dunque tant'oltre
La tua sciagura, o misera Ernelinda?
Sino su nostri affetti
Il Goto Vincitor ragion pretende?
La mia Virtù si opponga
A' gli assalti feroci. Ah che più d'essa
Un amor combattuto
La rocca del cuor mio si custodisce;
In Vitige ei mi addita
Più, che il fiero nemico, il caro amante;
Ed io non sò, se ad esso,
Ed à la mia fierezza io sia costante.

Vorrei poterti dar pace, e perdono,
Ma fin ch'il nostro amor
E' in odio al Genitor
Non posso amarti.
Rendigli liberta, rendigli Trono,
E la mia fiamma all'or
Vedrai tornarmi in cor
Per adorarti.

Vorrei ecc.

Fine dell'Atto primo.

ATTO SECONDO.

Scena prima.

Parco

Edelberto, Edvige.
Edelberto
Bella Edvige, è questo
L'illustre dì, che di Norvegia al Soglio
Rende l'onor del tuo reale incarco;
S'io 'l vegga con piacer, tel dica il guardo,
Che da begl'occhi tuoi nel cuor mi scese;
Ciò, che ho di pena, è, ch'io non ebbi in sorte
Spargere del mio Sangue
Le trionfali vie, per cui vi ascendi.
Edvige
S'io vedessi, Edelberto,
Costarmi del tuo Sangue il mio trionfo,
Detestarei la stessa mia grandezza;
Ha nella tua salvezza
Più di parte il Cor mio, che tu non pensi.
Edelberto
Se ciò sperar mi lice, ò miei beati
Amorosi sospiri.
Edvige
Credilo, ò Prence, e credi,
Che se il paterno impero
Lasciato avesse in libertà il mio nodo,
Mal grado a quanto a Ricimero io debba,
Io d'esso non sarei,
Combattuto da te, facile acquisto.
Edelberto
Questa d'un puro amor bella mercede
Le mie speranze, ed i miei voti adempie.
Edvige
Ricimero qui giunge,
Vanne lieto, Edelberto, e ti sovvenga,
Che sprezzare il tuo foco io non saprei,
Che mio campion, e Cavalier tu sei.

Innocente è quell'affetto,
Che mi fè nascer in petto
Uno sguardo tuo seren
Tanto è bianca la mia fede
Quanto i gigli del tuo sen

Innocente ecc.

Scena seconda

Ricimero, Vìtige, ed Edvige.
Ricimero
Nò, Vitige, Ernelinda
Gonfia del suo dolor, e del suo sdegno,
Piegar non sà l'alma superba ai voti
D'un'amore, in cui vede
La man, che le balzò dal Trono il Padre;
Ne le pene d'amor è il miglior bene
La lontananza; al Soglio
De la Dania ti rendi, ove ti aspetta
Il Real Genitor per ribacciarti
Sul crine invitto i trionfali allori.
Vitige
Ed io potrei Signor trar lunge il piede
Da questa Regia, in cui
Il Sol de gl'occhi miei sparge il suo lume?
Ricimero
Principe, ov'è quel Cuore . . .
Edvige
Alma sì molle
Non ha già Ricimero in questo giorno,
In cui gli fuma ancora
Il Sangue ostil su i Marziali allori.
Dimani poi favellerà d'amori.
Non è cosi?
Ricimero
(Noioso arrivo.) E forse
Questo debole affetto
M'esce dal Cuore, in cui la gloria imgombra
Tutta la vastità de miei pensieri.
Edvige
Su via siegui la legge,
Ch'ella ti detta; alle mie chiome inesta
Il Norvegico Serto,
Scosso di capo a Rodoaldo oppresso,
Col piacer del grand'atto
Al tuo Cielo ritorna, e me qui lascia
Regnar su le nemiche ampie ruine;
Non mancano gli Sposi a le Reine.
Ricimero
De miei Vassalli il Sangue
Di questo Regno è il prezzo, ed io non cedo
Sì di leggieri un Trono,
Sovra di cui piantai le nostre insegne.
Edvige
Questo detta la gloria? ch'ei infedele,
Che tu riferbi di Norvegia il Trono
Ad Ernelinda in dono.
Vitige
(Che sento mai!)
Edvige
Ah ingrato!
Questa è la fè giurata al mio gran Padre?
Queste le Nozze mie? Questo il mio Regno?
Ernelinda, o crudele, entro al tuo core
D'Edvige trionfa.
Vitige
(E ciò sia vero?)
Ricimero
Del mio Cuore io non rendo
Ragione altrui; di Grimoaldo l'ombra
Su le vie de gl'Elisi
La mia fè non rammembra, ò non l'apprezza;
Ed è legge de i Rè la lor grandezza.
Edvige
Questo sangue, che m'empie le vene
Sangue è pure, che grida vendetta
Del tradito mio gran Genitor.
La dimanda quell'ombra diletta,
E la vuole l'offeso mio onor.

Questo ecc.

Scena terza

Vitige, Ricimero, poi Ernelinda, che si trattiene in disparte.
Vitige
Che intendono Ricimero? all'or, ch'io t'apro
Con questa mano alla vittoria il varco
A svellermi tu pensi
Ernelinda di braccio, il Cuor dal petto?
Ricimero
E che? nel mio trionfo
De la spoglia miglior pretendi il dono?
Vitige
Non cederò Ernelinda,
Se col fulmine in pugno
La chiedesse il Tonante.
Ernelinda
(Per me qui si contende?)
Ricimero
Ed otterralla
Con lo Scettro alla destra
Un Vincitor Monarca.
Vitige
Un ferro hò al fianco,
Che sua ragion fostiene
Contro l'ingiusta autorità de Scettri.
Ricimero
A' Ricimero?
Vitige
Sì.
Ernelinda
Gli sdegni, e l'onte
Abbian fine tra voi, Principi, io debbo
Mal grado alla presente mia fortuna,
Dispor de le mie Nozze.
Vitige
Bella Ernelinda; empiè già il Sol sei volte
Col suo splendor tutte del Ciel le vie,
Da che la fiamma illustre
Del sereno tuo volto il cuor mi accese.
Ernelinda
E' vero.
Ricimero
Al primo raggio
De sereni occhi tuoi svenai gl'affetti,
Che al volto di Edvige eran già sagri.
Ernelinda
Grande Olocausto.
Vitige
Dal Vincitor diseredata, al Trono
De la Dania ti chiamo.
Ernelinda
Somma fortuna.
Ricimero
Io t'offro
Di Norvegia lo Scettro
La libertà del Padre, ed il mio Soglio.
Ernelinda
Offerte generose.
Vitige
I miei sospiri?
Ernelinda
Io vidi.
Ricimero
I miei Voti?
Ernelinda
Li ascolto.
Vitige
Tante lagrime sparse.
Ricimero
Le regie mie preghiere?
Ernelinda
Egualmente gradite.
Vitige
E che risolvi?
Ricimero
A' cui ti doni?
Ernelinda
Udite.
Sò quanto ad ambi io debba
Per sì teneri affetti.
In prezzo di mie Nozze
Due Corone tu m'offri, e tu il tuo Soglio;
Ma se rifiuto; E te (il dirò?) non voglio.

Intendete? No vi voglio
Ne il tuo Regno
Ne il tuo Soglio,
Punto alletta il mio pensier.
Lo Sai pur,
Che più non t'amo
E di te vendetta io bramo;
Questo è solo il mio piacer.

Intendete ecc.

Scena quarta

Ricimero, e Vitige.
Ricimero
Vitige.
Vitige
Ricimero.
Ricimero
E' quegli il cuore
Che io ti svelgo dal petto?
Vitige
Quella, che ottener crede
Con lo Scettro alla destra
Il Goto Vincitor.
Ricimero
Mà questo Scettro
Saprà fiaccar il suo feroce orgoglio
Vitige
I suoi colpi non teme un cuor di Scoglio.
Ricimero
Non bacciarai quel labro;
Vitige
Non stringerai quel sen,
Ricimero
Di vincer mi dò vanto,
Vitige
Lo placherò col pianto,
A due
L'Idolo mio seren.
Ricimero e Vitige
Non ecc.

Scena quinta

Camera.

Ricimero, e Rodoaldo.
Un Servo, che porta sopra un bacile la Corona di Norvegia.
Ricimero
Rodoaldo conosci
Questa reale insegna?
Rodoaldo
Conosco un bene infausto
Di lubrica fortuna.
Ricimero
A' le tue chiome,
Da cui cadè la rendo.
Rodoaldo
Illustre dono
A' chi non sa, ch'assai d'essa è più degno,
Chi più sà rifiutarla.
Ricimero
Senti; frà amore, e sdegno
Mezzo non v'è ne grandi; entrambi io ti offro,
Ma nel grado maggior: ò Regno, ò morte.
Rodoaldo
A' qual patto si sceglie?
Ricimero
Se d'Ernelinda a la mia destra annodi
La bianca man col titolo dì Sposa,
Ti rendo al Soglio, e Suocero ti abbraccio;
Mà se gonfio dì sdegno aborri il nodo,
Da la falce feral d'Atropo atroce
Trucidato cadrai.
Rodoaldo
Venga Ernelinda, ed io
Favellerò qual debbo.
Ricimero
A noi si guidi.
Se durassero gl'odi eternamente,
Breve giro di lustri
Divorarebbe i Regni:
La stessa Parca, ed anelante, e stanco
Sul vuoto Mondo adagerebbe il fianco.

Scena sesta

Ernelinda, Vìtige, che si trattiene in disparte, e detti.
Ernelinda
Del Regal Padre al cenno
Ecco Ernelinda.
Vitige
(Io sieguo
L'orme della mia luce.)
Rodoaldo
Figlia, pria ch'io favelli
Sai qual tu debba ubbidienza al mio
Risoluto volere?
Ernelinda
Legge più sagra
Non ebbe mai.
Rodoaldo
Sù questa destra, in cui
L'orma ancor v'è d'un grande scettro, giura
Inviolabil fede al mio comando.
Ernelinda
La giuro, e con un baccio umile, e pio
Sigillo il giuramento.
Vitige
(Io tremo)
Rodoaldo
Or senti.
I tuoi Sponsali eccelsi
Ricimero mi chiede, inorridisce
A' l'insana richiesta il cuor di Padre,
Quella destra, ch'ei t'offre
Dal petto d'Alarico, a te Germano,
Ed a me figlio, o rimembranza atroce,
Strappò l'alma innocente,
Ad aborrir t'impegno
le Tede abominate; e se non hai
Cuor per cader pria d'annodarlo esangue
A la fonte, onde uscì, rendi quel sangue.
Ricimero
Tanto dunque superbo
Me presente s'ardisce?
Rodoaldo
Ricimero, il tuo dono al piè ti getto
Il premo, e lo calpesto,
Atto Regal di Rodoaldo è questo.
(Getta a terra la Corona, ch'era sopra il bacile.)
Ricimero
Olà Soldati
Rodoaldo si sveni.
Vitige
Ah ciò non sia.
(Impugna la spada, si mette alla difesa di Rodoaldo.)
Ernelinda
O Cieli.
Ricimero
E che? tant'oltre
Puoi osar ò fellon? ambi svenati
Cadano a questo piè.
(Ernelinda si pone davanti a Rodoaldo, e Vitige.)
Ernelinda
Pria d'Ernelinda
Non cadranno, ò crudele,
Io farò loro scudo
Del collo inerme, e del mio seno ignudo.
Ricimero
Cosi sprezzato io son? costei si svelga
Dai protervi rubelli.
Ernelinda
O Stelle! o Numi!
Ricimero
Vendica rozzamente una sol morte
Le offese de Monarchi.
Con l'orribil corteggio de tormenti
Verrà ad ambi la Parca.
Entro à carcere orrendo
Attenda ciascun d'essi
Lo sfogo de miei sdegni.
Già freme la vendetta, e già prepara
La bipenne fatal Nemesi, e l'Ara.

Pìù del fulmine orribile, e fiera
Vibrerò la mia giusta vendetta.
Quanto meco tu fosti severa,
Me crudele, e implacabile aspetta.

Più del ecc.

Scena settima

Ernelinda, Rodoaldo, e Vitige.
Rodoaldo
Vitige io ti negai
D'Ernelinda le nozze, in onta ancora
De la grandezza mia, quando ti vidi
A Ricimero in amistà congionto;
Or ch'è commun frà noi l'odio di lui,
D'Ernelinda le nozze
Di Ricimero a l'inimico io dono.
Vitige
Ne m'inganni Signor? ò fortunate
Mie fatali sciagure.
Rodoaldo
Ernelìnda tu piangi?
Ernelinda
Signor di debolezza
Puoi tu accusarmi a l'or che un nuovo aggiungi
Titolo di giustizia al pianto mìo?
Vitige
Invidiar potresti, ò mia diletta,
Questo estremo piacer a l'amor mio,
Di morire tuo sposo? Ah non è degna
De le lagrime tue questa fortuna.
Rodoaldo
Parto Ernelinda, e se mai fosse il giorno
Di mia vita infelice ultimo questi,
Te del mio cor crede
Con questo amplesso, e de miei sdegni io chiamo
Se basta la mia morte à l'ire eterne,
Custodisci, ò Vitige,
Questa, ch'io ti abbandono,
Vergine desolata;
Il carattere prendi
Seco di Regal Padre, ed amoroso
In mia vece lo inesta a quel di Sposo.

Amala Padre, e Sposo,
Serbala Amico, e Rè,
Che Padre, Sposo, e Rè ti lascio. Addio.
Io vado al mìo riposo,
E Padre, Amico, e Rè più non son io.

Amala ecc.

Scena ottava

Ernelinda, e Vitige.
Vitige
Ernelinda mio ben, deh non funesti
Le mie prime fortune il tuo bel pianto.
Ernelinda
Potrei negarlo, ò caro,
A l'agonie del Padre, e del Marito?
Vitige
Rodoaldo vivrà; sovra lo sdegno
Di Ricimero avra la palma amore.
Bastarà l'olocausto di Vitige
A la sua gelosia.
Ernelinda
Crudele, e questa perdita non basta
A farmi scaturir tutte da gl'occhi
Le fonti del mio pianto?
Non sai, caro, non sai, con quanta pena
Io soffrissi nell'alma
Quella fiera virtù, che mi volea
Per il paterno impero
Nemica di Vitige;
Ed ora, che il Sovrano,
Voler di Rodoaldo à te mi unisce,
Senza un'angoscia estrema
Potrei negarti, ò caro,
Mesti bacci di Sposa in sul feretro?

Nell'aspro mio tormento
Sento mio Caro Sposo
Che tutta langue in sen
L'anima mia.
E cresce quest'affanno
La forza del Tiranno,
Che fa sempre maggior la pena ria.

Nell' ecc.
Vitige
Chi sà, che l'amorosa
Stella per noi men torbida non splenda;
Ma quando ancora inesorabil Fato
La mia morte risolva, io morrò pago,
Se il rigor d'Ernelinda è già placato.

Ad un Alma innamorata
Lieve perdita è la vita
Per l'acquisto del suo bene.
Se a colei torna gradita
La mia fe, morte beata,
Fortunate le catene.

Ad un'Alma ecc.

Scena nona

Ricimero, ed Ernelinda, che sopraviene.
Ricimero
Elà, torna Ernelinda;
A quel cuore di smalto
Porto schernito ancor l'ultimo assalto.
Ernelinda.
Ernelinda
Tiranno,
Ricimero
Pende su le cervici
Di Rodoaldo, e Vitige, il giusto
Fulmine del mio sdegno; amore ancora
Il colpo ne sospende;
Tanto ei solo però non hà di forza,
Che basti a disarmalo; egli richiede
Il soccorso del tuo. La bianca mano
Stendi al mio nodo, e la fatal Saetta
Cade a vuoto di pugno à la vendetta.
Ernelinda
Difenderò due vite a me si care
Con quanto egli è, se chiedi sangue mio;
Ma non ricompro un Padre, ed uno Sposo
A prezzo di viltà, di tradimento.
Ricimero
E che? questa, che io t'offro,
E' forse rozza man di vil bifolco?
Sai pur, ch'ella sostiene
La gloria, di due Scettri.
Ernelinda
Si ma vi fuma ancora
D'Alarico la stragge.
Ricimero
Inaridita
Dal corso di due lustri.
Ernelinda
Viva ancor me la addita
Il paterno comando.
Ricimero
E s'ella cresce
Ne li scempi vicini?
Ernelinda
Impegna il Cielo
Con titolo maggior a vendicarmi.
Ricimero
Ite dunque o Ministri;
Si svellano a Vitige
Gl'occhi superbi, onde Ernelinda accese
Questo fuoco rubello;
Si strappi a Rodoaldo
L'altiera lingua, onde il comando uscio
Di quest'odio protervo,
Su coppa di furor, tazza di sangue
Si rechino; Ernelinda entrambi i cuori
Veda, a mensa di sdegno,
Dove ella beva l'un gl'altri divori.
Ernelinda
Ah ferma ò Ricimero, ascolta i voti
De le lagrime mie; ne petti augusti
Rispetta quel carattere sublime,
Che pien d'onor la tua grand'alma adorna.
Questo pianto ti basti . . .
Ricimero
Nel tuo pianto, Ernelinda,
Qualche parte s'estingua
De l'ira mia; la mia vendetta adempia
Una vittima sola; or tu la sciegli,
E qual d'essi recar la rea cervice
Debba su l'Ara atroce
Su quel foglio fatal tu stessa scrivi.
Ernelinda
Orribile pietà? La destra infausta
Pria mi tronca, o Tiranno.
Ricimero
Se ricusi
Mi caderanno al piè svenati entrambi.
Ernelinda
Svenati si crudel, ma in questo Cuore,
In cui furono impressi
Da la natura l'un, l'altro da amore.
Ricimero
Olà si tarda ancora? itene ò fidi,
Trucidate i felloni, e qui recate
D'ambi il cor palpitante, e semivivo.
Itene à volo.
Ernelinda
Ah no, ferma, ch'io scrivo.
Muora ma chi? tolgan gli Dei, che imprima
Al Genitor fatali
Portentosi caratteri la figlia.
Muora dunque ma chi? L'Idolo mio?
Ah prima inaridisci
Funesta man. Se v'è clemenza in Cielo,
Perche non cade un fulmine, e risolve
La Reggia in fumo, e Ricimero in polve?
Ricimero
Questi inutili sdegni
Stimolan le due Parche.
Ernelinda
Si Ricimero
Già segno di caratteri funesti
L'orribil foglio. Ah fiera man, che tenti?
Ricimero Pietà.
Ricimero
Chi altrui la niega
Ottenerla non speri.
Ernelinda
Strappami prima il cuor.
Ricimero
Vuò, che il dolore
Questo ufficio mi usurpi.
Ernelinda
Ah Carnefice ingiusto!
Sì scriverò; ma tingerò nel sangue
De l'Idra, ò ne le spume
Di Cerbero crudel la penna infame;
Si scriverò; ma recherò quel foglio
Tutta furor di Radamanto al Trono
Per chiamar contro te l'Inferno in lega;
Lo spiegherò in Vessllo
Di vendetta a le furie ebra, baccante
Irriterò per lacerarti il cuore
Quanti Mostri ha Cocito, e il peggior d'essi
Ch'è l'insano dolor, che mi divora.
Scrivo si traditor. Vitige mora.
(Scrive.)
Ricimero
Morrà Vitige, e di cotanto orgoglio
Donerò il mio trionfo a questo foglio.
(Parte.)
Ernelinda
Se con man fiera e spietata
Io Segnai crudel Sentenza,
Piu per me non v'è Clemenza
Dall'orror son'agitata.
Inesorabile
Le furie d'Erebo
Già mi flagellano
Tradita incalzami
L'ombra implacabile
Del mio Vitige
Ahi dove ascondomi!
Son disperata.

Fine dell'Atto secondo.

ATTO TERZO

Scena prima

Cortile di prigione con Porta, dove sta rinchiuso Vitiige, corrispondente a quella di Rodoaldo.

Vitige, che esce dalla Porta.
Vitige
Atro Carcere tu serri
fra gli orrori questo piè;
(Viene un Servo à portare un foglio.)
Questi di Ricimero è un Regal foglio.
(legge.)

La rigida Emelinda
Vuol la tua morte in prezzo
De la paterna libertà; l'aborre
La mia clemenza. Vivi, ed abbandona
Questo Cielo inclemente.
Ti rivegga la Patria, il nome oblia
D'una Donna crudel, che ti condanna
Ad un'orrida morte.
Risolvi, e sciolgo già le tue ritorte.

Ricimero fin qui. Scrive Ernelinda
(Apre un altro foglio, ch'è quello, sopra cui scrisse Ernelinda.)

Vitige muora.

Dunque
Questa viltà si chiede
Da la mia fedeltà?
Ritorna, o Servo, à Ricimero, e digli,
Che assai bella è una morte
Che piace ad Ernelinda;
Scritta da quella man di vìvo latte
La sentenza fatal baccio, e adoro.
Atropo libri il colpo,
Ch'io le offro il collo, e pien di fasto io moro.

Scena seconda.

Edelberto, che conduce Ernelinda, e Vitige, poi Rodoaldo.
Edelberto
Principe, il Regal cenno di Edvige
Mi fa da un mio Vassallo
A la tua guardia eletto
Ottener un delitto,
Malgrado al suo dover, ed al severo
Regal divieto. Ecco Ernelinda. E sempre
Plausibile quel fallo,
Che a la pietà si dona.
Apri, ò mio fido,
Di Rodoaldo al piè l'angusto ingresso;
Dal suo carcere ei venga; or tu dividi
Fra due sì cari, ed infelici oggetti,
Vergine illustre, i tuoi reali affetti.
Ernelinda
Padre, Vitige, a gli occhi vostri io reco
Fatta rea di gran colpa oggi Ernelinda.
Rodoaldo
Che? da te forse il Vincitor superbo
Ha potuto ottener qualche fiacchezza?
Ernelinda
Eh nò Signor; ottenne
Da questa mano infusta
Un delitto peggior: io stessa scrissi
Contro Vitige (oh Dio)
Il mortale decreto.
Vitige
Eccone il foglio
Per cenno del Tiranno a me recato.
Rodoaldo
Che sento!
Ernelinda
Portentosa
Necessitade il volle; à questo prezzo
Ricompare fù d'uopo
La Reale tua vita,
Lungo fora il racconto.
Per rispettar i dritti di natura
Contro quelli d'amor; vile peccai,
Caro Vitige, io scrissi, e tu morrai.
Rodoaldo
Ed io viver dovrò, mercati à prezzo
Del sangue à me più caro,
Da un'empio Vincitor giorni servili?
Vitige
Quando mai meritar meglio io potrei
Dalla bella Ernelinda,
Che morendo per te? Lascia, ch'io tragga
Il genio mio con questa gloria a stige.
Rodoaldo
E narrerai fra l'ombre de gli Elisi
Che hò lasciato occupar da te una morte
Dovuta a me? nò vanne
A Ricimero, o figlia,
Empiamente pietosa,
Dì, ch'io rifiuto il dono
D'una vita, che abborro.
Vitige
Ah Rodoaldo,
Se abbandoniamo entrambi
Questa dolce a te figlia, ed à me Sposa,
Chi vegliarà su i casi? . . .
Ernelinda
Ah mio gran Padre
Perderò dunque il frutto
De la mia crudeltà? deh ti riserba
A men torva fortuna; io te ne priego
Per tutto questo cuor, ch'io stillo in pianto.
Rodoaldo
Si viverò, Vitige,
Ernelinda vivrò, vivrò fin tanto,
Che si stanchi fortuna in flagellarmi.
Ernelinda ti lascio
Esercitar col misero Vitige
In libertà le tenerezze estreme.
Principe, ti sovvenga,
Che orrenda è sol la morte a chi la teme.

Viverò mà qual destriero
Generoso al corso usato
Del mìo fato
Al rischio altero
Rompo il morso, e squarcio il fren
Al flagello, al moto, al grido
Del destin feroce andrò,
Passerò di lido in lido
A sfogar l'orror del sen

Vivero ecc.

Scena terza

Ernelinda, e Vìtìge.
Ernelinda
Vitige, al fin siam soli, e il mio dolore
Mi può recar in libertà sul volto
Le mortali agonie del cuore offeso.
Vitige
Questo ingiusto dolor, bella Ernelinda
E' il più de la mia morte.
Ah non turbar col pianto
Quel sol piacer, che il mio destino adorna.
Ernelinda
E se in questo piacer io la grandezza
Veggo de l'amor tuo, qual mai più giusto
Dolor vi fu del mio? qual peggior colpa
Di quella, onde oggi è rea quest'empia mano.
Giusto è, che si punisca il cuor crudele,
Da cui la mano ebbe tremante il moto,
Questo ferro, che io stringo.
Vitige
Ah mìa diletta.
Ernelinda
Vitige indietro, affretti
Se ti avvicini, il colpo.
Vitige
Ah Numi eterni!
Ernelinda
La tua vana pietà non tolga, ò caro,
Pochi, e brevi momenti a l'amor mio.
Vitige
Ah prima in questo . . .
Ernelinda
Indietro, ò ch'io ferisco.
Vitige
E pure è forza . . .
Ernelinda
Ascolta.
Se prima di segnar quel foglio infame
Stringer potuto avessi
Questo ferro pietoso,
Non scenderei con questa colpa in fronte
Su la sponda fatal del pigro Lete.
Chi sà, che il sangue mio non la cancelli?
Se il mio nero delitto
Fosse in odio cosi, che mi niegasse
Il rigido Nocchier nel legno il guado,
Ti attenderò sul lido
Dal timor agitata, e dalla speme,
E à l'or che tu vi giunga,
Se il soffrirai, lo varcheremo assieme.
Vitige
O crudeli richieste.
Ernelinda
Addio Vitige,
Già vibro il colpo.
Vitige
Ah ferma, almen fin tanto
Ch'io da te prenda ancora
L'ultimo deplorabile congedo.
Tù vuoi dunque rapirmi, ò bella ingiusta,
Questo diletto estremo
Di vederti onorar col tuo bel pianto
Le mie care agonie?
Nò, non sarà, o crudele,
Già sento, che mi assale
(Qui va mancando la voce a Vitige.)
Con tutte le sue forze il mio dolore,
E mi reca nel cuor . . .
Ernelinda
Che veggo?
Vitige
Io manco.
(Finge cadere svenuto.)
Ernelinda
Ei cade.
Vitige
Si Ernelinda io muoio. Addio.
Ernelinda
Ah Vitige cuor mio.
(Ernelinda si accosta per soccorrerlo, egli balza in piedi, e le vuol levar il ferro dalle mani.)
Vitige
Ah mia vita.
Ernelinda
Che tenti?
Vitige
Ha vinto al fine
Il mio ingegnoso amore.
Ernelinda
Non rapirai crudele ad Ernelinda
Questa morte. Ah Tiranno!
(Vitige dopo qualche resistenza di Ernelinda la disarma.)
Vitige
Vivi, ò bella Ernelinda,
Che solo io morir deggio,
E in questo Addio beato
Spero tutto placar l'aspro tuo fato.
Ernelinda
Ah ingannator Vitige!
Mi togli a morte, e à tirrannia mi lasci.
Và. Reca al Regno de l'eterno oblio
La mia morte in trionfo, e l'amor mio.

Sin nel placido soggiorno
Del beato eterno Eliso
Più costante t'amerò.
E alla fredda Ombra d'intorno
Col pensier mi aggirerò.

Sin nel ecc.
Vitige
Vivi, Ernelinda, e basti
La mia morte per te per Rodoaldo;
E acciò da Tirannia tù vada illesa
Il Cielo del tuo onor sarà in difesa.

Difendete, Eterni Dei,
Entro il sen della mia Sposa
L'innocenza, e l'onestà.
Che il minor de mali miei
E' la morte, cui gelosa
Mi condanna crudeltà.

Difendete ecc.

Scena quarta

Giardino in Corte.

Edelberto, ed Edvige.
Edelberto
Di qual fama crudel, bella Edvige,
S'empie la Corte? hà Ricimero un core
Che si può ribellar dal tuo bel volto?
Edvige
De la vinta Ernelinda egli è trofeo;
E ciò, che rende ancora
Più nero, è detestabile il delitto
De la sua infedeltade, è ch'egli niega
Render la mia Corona a questo crine,
Su cui per stabilirla
Tante destre Reali armò Boote.
Edelberto
E tu gli serbi ancora
De tuoi sublimi affetti il dono illustre?
Edvige
Questa viltà non siede
Nel cuore d'Edvige. Odi Edelberto;
Sceso è già per mio cenno al vicin Campo
Un de miei fidi ad irritar le spade
Di quanti han vivo in petto
Di Grimoaldo a me gran Padre il nome,
I Campioni, che trasse
Da la Dania Vitige
Fremono già nel tradimento atroce,
Che il lor Signore offende.
Hà Rodoaldo ancora
Nel cuor de suoi Vassalli,
Una parte di Regno. In te è riposta
Più che in altrui la giusta mia vendetta.
Edelberto
Che oprar poss'io?
Edvige
Stretta amistà si serba
Il Duce, à cui diè Ricimero in guardia
I due Principi oppressi.
Edelberto
Ed al mio scettro
Egli nacque Vassallo.
Edvige
Il tuo comando
Dal carcere gli tragga, e ad essi unito
Il mio Tiranno opprimi.
Edelberto
Ostentiam prima a Ricimero i nostri
Formidabili sdegni.
Edvige
Ancor ripugni
Al mio giusto desio? Nò, che non mi ami
Quando altri fere il raggio
Sì languido non è de gl'occhi miei,
E se pur ami, troppo
Codardo amante, e vil Campion tu sei.

Quando amore
Fa preda d'un core
Tra suoi lacci l'annoda sì stretto,
Ch'il fà servo all'amata beltà.
Quegl'allora
Può dirsi ch'adora
Mà nel laccio non è ben ristretto
Chi conserva al suo cuor libertà.

Quando ecc.
(si parte.)
Edelberto
Molto chiede Edvige,
E quando anche il suo amore
Sia mercede dell'opra, amerà al certo
La sua vendetta in me, non la mia fede.
Accertiamosi prima . . . A me ritorna?

Scena quinta

Edvige, Edelberto, poi Ernelinda.
Edvige
Ahi che miro! Edelberto?
In qual mai strana guisa
L'infelice Ernelinda à noi s'accosta?
Edelberto
Temo, che ne l'immenso
Ocean di sciagure
Abbia perduro il senno.
Ernelinda
Tuo mal grado ò Nume algoso
Dà quest'onde fuggirò.
Edelberto
Principessa Ernelinda?
Ernelinda
Amici è morta.
Non sentite, che Proteo
Gonfia la rauca buccina ritorta?
E perche ciò? perche Ernelinda è morta.
Edvige
O de la nostra umanità non mai
Ben temute sciagure.
Ernelinda
Udite, ella vivea dentro d'un cuore.
Di sua mano ella il franse,
E morì per dolore;
Ma prima di morir guardollo, e pianse.
Del Cielo, de le Selve, e de l'Inferno
Nume io sono, e Reina
Diana, Cintia, Proserpina, e Lucina;
Errando dietro all'Ombra di Vitige;
Adorabile Nome.
Venni sovra quest'acque
Nettun mi vede, e il volto mio gli piacque;
Egli mi adora, e appunto
Guari non è, ch'egli amoroso aprì
Il verde labbro, e mi parlò così.

Dea Triforme, Regina d'Averno,
Al mio ondoso
Regno algoso
Tu recasti un'altro Inferno,

Volea più dir, mà l'interruppe il pianto,
Vitige amato, e sospirato tanto.

Io ti cerco, e non ti scerno
Idol mio, mio dolce amor.
Edvige
Il pensier vaneggiante
Torna à Vitige.
Ernelinda
Addio. Colà m'affido,
Che se quella è la via, che porta à Stige
Vi abbraccierò passando il mio Vitige.
(Siede, ed ascolta.)
Edelberto
Bella Edvige pronto
M'avrai contro il Tiranno Ricimero;
Mà qual de la grand'opra
Che tù imponesti à me, premio destini?
Edvige
L'amor mio, le mie nozze.
Ernelinda
Che sento?
Edelberto
Idolo caro
Questa bella mercede
D'un'amante nel cuor vince ogni fede.

Labbro di mele non m'ingannar,
Ch'io son fedel nel mio penar.
Tutto m'accendo nel trionfar,
Ma il premio attendo del ben amar.

Labbro ecc.
Ernelinda
Ah, Ah, t'hò colto ingrato
Endimion in Delo
E giura ad altra donna amor, e fede?
Smorza la fiamma insana,
Per punirti infedel ecco Diana.
Edvige
Importuna il trattiene, e preziosi
Tutti sono i momenti.
Ernelinda
T'intendo, ò bella Ninfa,
Il mio ritorno dal confin di Stìge
Intorbida la face
Del tuo folle cupido.
Tu piangi; tu sospiri; io scherzo, e rido.
Edvige
Mia Principessa Addio;
La spada ad impugnar và l'amor mio.
Ernelinda
Non favellar, ò Tirsi,
Silenzio, o bella Clori;
A quel pino fiorito ambi venite.
Qui il mio diletto Endimion si cela,
Ed à me cosi parla, attenti udite.

Ti palpito cor mio, sempre d'intorno
E tù non mi conosci, ò mio Tesoro.
Mi mancano, ò crudele, i rai del giorno,
Perche voluto hai tu spietata io moro.
(Fìnge svenire.)
Edvige
La misera sen cade.
Edelberto
Il cuor le manca.
Ernelinda
Ah folli, e lo credete?
Partitevi da me sciocchi che siete.
Edvige
Affrettiamoci, ò Prence,
Pria che il tempo ci scopra.
Edelberto.
Edelberto
Edvige.
A due
A l'opra.
(si partono.)
Ernelinda
Quai dissegni, ò Ernelinda,
Ti scuopre il Fato? ò belli, e fortunati
Miei mentiti deliri
Voi del Tiran superbo
Mi usurpaste à gli insulti, e mi traeste
A vagheggiar di mie speranze il verde.
Vi seguirò fin tanto,
Che vediamo dove fermi
Le Vertigini sue cieca fortuna.
Si alternano qua giù piaceri, e pene,
E si trova sovente
Sul confin d'un gran male un sommo bene.

Voglio sperar
Sentirmi un di scherzar
Qualche piacer in sen,
E sovra questo viso
Veder un dolce riso
Spiegar il suo seren.

Voglio ecc.

Scena sesta

Ricimero, poi Edvige.
Ricimero
Io vi credea più vili
Miei amorosi affetti: in Ernelinda
Io pensava, che amaste
Quella esterna beltà, ch'ha tanta forza
Sovra il volgo de sensi:
Ma non si tosto il raggio,
De la ragion in que'cerulei sguardi
Ecclissarsi vedeste
Dal funesto dolor di sue sciagure,
Che disarmaste quel furor insano
Onde avea lena il violento assalto,
E col fulgor di quelle luci stesse
La Vegine infelice
Voi saggia accese, e delirante oppresse.
Edvige
Rè Ricimero; un solo punto avanza
Al tuo destino, e al mio. Già la Norvegia
Vede sù le mie tempia
l'orme d'una Corona
Che un dì spledea del mio gran Padre in fronte.
Ricimero
(Che pensi o Ricimero?
Già in Ernelinda estinto
De la ragione è il raggio.)
Edvige
Il celebre apparato,
Onde onorar pretende
Un'acquisto infedel d'un Trono illustre
Cupidigia sleal degli altrui Regni
Irrita contro te gli Scandi sdegni.
Ricimero
Senti Edvige, un vil timor non giunge
Sino al cor de Monarchi;
Chi vi è ch'oggi contenda a Ricimero
Ciò, che ieri acquistò? ciò, che tuo Padre
Nell'ultime agonie di te dispose.
Edvige
Non dovrei Ricimero
Ripugnar al comando
Del real Genitor, ma me ne assolve
La tua fede tradita,
Ch'oggi vendicherò con un rifiuto.
Ricimero egli è tempo,
Che Reina io mi scuopra; or ti comando,
Che tu da queste mura
Pria che tramonti il dì, rivolga il passo.
Gli avanzi del tuo Marte
Dal mio Regno ritira, e tosto aspetta
De la giusta ira mia l'alta Vendetta.
Ricimero
Mi muovi à riso; ordì; de la gran guerra
Chi sia, che à me ne venga
Nunzio insolente, e baldansoso Araldo?

Scena settima

Edelberto, Vitige, Rodoaldo, Ernelinda, e detti.
Edelberto
Edelberto.
Vitige
Vitige.
Rodoaldo
Rodoaldo.
Ricimero
Ah son tradito.
Edelberto
Olà quell'armi a terra
Goti superbi.
Rodoaldo
Ah mostro,
Tempo è ormai, che tu rechi
Sovra l'ara di Nemesi quel teschio,
Che al genio d'Alarico in voto offersi.
Io di mia mano voglio . . .
Edvige
Nò forte Rodoaldo, io non t'armai
Che per punirlo, e vendicar insieme
La fè da lui tradita; oggi mi vegga
Stringer la destra ad Edelberto, vegga
Ernelinda tornar al suo Vitige.
Egli torni alla Gothia
Carco di palme sì, ma senza Sposa.
Vada, e vegga quel Trono,
Che per sua infedeltà volle perduto,
Da me concesso à Rodoaldo in dono.
Rodoaldo
Generosa Edvige,
La ragion del mio sdegno
Da un sì grato comando io non difendo,
Vivi, e la mia regia amistà ti rendo.
Ricimero
Il mio torto conosco, ed è ben giusto,
Che chi mal usa della sorte, perda
De la Vittoria il frutto, e il merto ancora.
Vinto mi rendo Amici, e per sua pena
Tornerà Ricimero
Vedovo pria che Sposo al patrio Impero.
Edvige
E' pur vero Ernelinda,
Che puro in te risplenda
De la ragione il Raggio?
Ernelinda
Una finta follia fu mia difesa
Contro il feroce error di Ricimero.
Vitige
E ti serbò tutta innocente, e bella
Di Vitige à gl'amplessi.
Ernelinda
Idolo mio
Sposa, e amante ti stringo.
Edvige
Valoroso Edelberto ecco la destra,
Sopra di cui fedel ti porgo il core.
Edelberto
Per si bella mercede io vado altero.
Edvige
E' questa la tua pena, ò Ricimero.
Regni in Norvegia Rodoaldo. Ed io
Sovra il Trono Boemo
Del mio Sposo Edelberto,
Al fianco attenderò, che tarda parca
Dal crin dì Rodoaldo ad ambi renda
Il paterno ritaggio.
Rodoaldo
Soscrivo al gran decreto,
Sia ragion, sia Vittoria, ò pur sia dono,
Per la bella Edvige
Custode io son, e non Signor del Trono.
Tutti
Più chiaro, più lieta, più fausto risplende
Il Cielo, la sorte, Cupido per me
Ne l'Alma, nel Seno, nel Cuore si rende
Gioconda, felice, beata mia fè.

Fine del Dramma.



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Ultimo aggiornamento 22 marzo 2023