Filippo re di Macedonia, RV 715

Dramma musicale in tre atti

Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
Libretto: Domenico Lalli

Ruoli: Organico: sconosciuto
Composizione: 1720
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Sant'Angelo, 27 dicembre 1720
Edizione: Marino Rossetti, Venezia, 1721 (solo il libretto)
Dedica: marchese Giovanni Battista de Mari

Vivaldi ha musicato solo il terzo atto.
La musica del primo e secondo atto è di Giuseppe Boniventi
Il testo qui di seguito riportato è una dichiarazione inserita all'inizio del libretto originale.

Eccellenza.

Due stimoli efficacissimi m'hanno indotto à confacrare a V. E. il presente Drama, l'uno per dar à tal mio componimento un fermo appoggio, che lo sostenti, l'altro per render pago il bel desio, che in mè vive di publicare il profondo rispetto, che le professo. Egli è vizio di molti Scrittori il corromper con l'adulazione la gloria de Personaggi, à cui qualche lor fatica consacrano, con farne ritratti così fantastici, che la copia allo spesso dà confusione all'essempio. Di tal diffetto non vi sarà chi mi accusi, quando dirò che voi Eccell. Sig. siete grande per il merito illustre de vostri natali, per la vasta capacità de rari talenti, perfezionati dalla meditazione, e sublimati dalla esperienza, per la quale avete fatto visibile all'Europa, che degnamente dalla vostra famosa Patria siete stato eletto Ambasciadore in Francia, dove fiete stato accolto con distinta stima, e dove avete sostenuta quella dignità con decoro, e terminata con onorevol fortuna. Corrispondendo voi nell'arti della pace, alle belle, e forti imprese, che ancora risuonano del magnanimo Cavaliere vostro degno Fratello, uno de capi della Flotta Ispana nel Mediteranneo. Degnatevi adunque Eccell. Sig. con quella bontà, ch'è propria delle grand'anime vostre pari, di ricevere questo dono, con cui dedico assieme con la presente Opera il mio devoto rispetto, accompagnato dal desiderio, che ho di farmi conoscere per sempre

Di V. E.
Devot. Obligat. ed Umiliss. Servitore
Domenico Lalli


Argomento dell'antefatto

Euridice moglie d'Aminta Rè di Macedonia, rimasta vedova col suo figlio Filippo, allegando al popolo la troppo tenera età del figlio, fù destinata fino ad un certo tempo non solo tutrice, ma regnante assoluta, ed indipendente dall'autorità di Filippo. Giunse questi finalmente agli anni prescritti per assumere il trono, mà Euridice per non perdere il comando, con varii pretesti cercava impedirgliene il possesso. Per la qual cosa conoscendo essere il suo figlio impegnato nell'amore di Olimpiade, figliuola di Neoptolemo Rè de Molossi col supposto che non poteva mancargli di fede, publicò una lege (mentre egli era contro gl'Illirj) che non potessero i Regi Macedoni prendere in moglie Principesse straniere, mà ritornando Filippo vincitore, e ritrovando questa legge funesta per il suo amore, procura ogni sforzo per romperla. Giustino. L'opera si rappresenta in quel giorno, che si publica la legge, e Filippo ritorna vincitore.

La Scena si rapprefenta in Pelia, Metropoli della Macedonia, e propriamente nella sua Reggia.



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Ultimo aggiornamento 17 aprile 2023