Tito Manlio, RV 738

Testo del libretto


ATTO PRIMO
Sinfonia in do maggiore, Rv 112
  1. Allegro
  2. Andante
  3. Allegro

Scena prima

Tempio con altare
Tito Manlio con littori, Manlio, Lucio, Servilia, Vitellia, Decio, soldati e popolo

Recitativo
Tito
Popoli, chi è romano e chi di Roma
sostien la fede, e il divin culto adora,
or ch'a Dite profonda,
del mondo la regina,
su gl'altari consacra ostie e profumi,
giuri d'abisso ai numi
aborrir de' Latini,
gente ch'a noi rubella oggi si scopre,
il nome ancora, e lo dimostrin l'opre.
Primo io vado all'altare;
voi del mio cor seguite
l'opra divota, e 'l giuramento udite.

Recitativo accompagnato
A voi, del basso Averno
deità riverite,
a te di tre sembianti
Ecate stigia, a te, o tartareo Giove,
giuro di chi è latino
aborrir fino il nome.
Giuro l'odio e la guerra; e sovra questa
lapide ch'il mio piede
sacra preme e calpesta,
giuro votar del sangue dei rubelli
con labbra sitibonde a voi innante
colma tazza spumante.
Tito giura: io son Tito, e son romano;
pegno del cor che giura, ecco la mano.

Arioso
Decio
Quanto Tito ora giurò, giura armata ogni falange.
Lucio
Giura ancor Lucio Latino.
Servilia
(Lucio ancor?)
Lucio
(Ch'il dio bambino
per quel volto, ahi, mi piagò!)

Recitativo accompagnato
Manlio
Di Flegetonte al nume
porto la destra anch'io; stampo con essa,
o Padre, o Roma, in questo
solenne venerabile momento
della tua sui vestigi il giuramento.
(partono Lucio, Vitellia e Decio)

Scena seconda

Tito, Manlio e Servilia in disparte

Recitativo
Tito
Manlio.
Manlio
Mio genitore.
Tito
Vattene, vesti l'armi, e de' nemici
gli ordini osserva, il sito e le falangi;
ma non pugnar, e sfuggi
i cimenti e gli incontri;
che questa a cavalier ch'il brando regge,
del Senato e del console è la legge.

Aria
Se il cor guerriero
t'invita all'armi,
pensa alla legge
e al tuo dover.

Sfuggi il cimento
della battaglia,
né ti lusinghi
vano piacer.
(parte)

Scena terza

Servilia e Manlio

Recitativo
Servilia
Ah, Manlio.
Manlio
Mia Servilia.
Servilia
Lasciami, traditor: se ai numi inferni
l'odio contro a' Latini
qui giurasti, rubelle
dell'amor mio, della mia fiamma antica,
tua sposa io più non son, ma tua nemica.
Manlio
Dolce mio ben, perdona:
la patria, il genitore,
il Senato, la legge
guidar la mano, il piede,
e di romano il debito e la fede.
Servilia
E la mia fede, o ingrato? E l'amor mio?
Manlio
E la tua fé d'amante?
E l'affetto di moglie?
Ah Servilia, tu allor che ricusasti
d'esser romana, all'imeneo maturo
spezzasti le catene,
ammorzasti le faci, e non giurando
sul venerato altare mi togliesti
baciar que' lumi ardenti.
Servilia
(Oh mie tiranne stelle!)
Manlio e Servilia
Oh giuramenti!
Servilia
Dunque a me più non sei
né marito, né amante;
m'odi come nemica;
Servilia più non ami.
Addio.
Manlio
Così tu parti?
Servilia
Dà legge al partir mio
la patria e Tito.
Manlio
Addio, Servilia.
Servilia
Addio.
Senza Manlio ch'adoro,
che mai farò?
Manlio
(guarda Servilia, poi tra sé)
Che mai farò senza Servilia?
Manlio e Servilia
Astri inclementi!
Servilia
Manlio.
Manlio
Servilia.
Servilia
(Oh stelle!)
Manlio e Servilia
Oh giuramenti!
Manlio
(Ma di beltà nemica
ancor m'arresto ai pianti?)
Servilia, io parto:
Servilia
Ed io?
Manlio
Tu qui rimanti.
Servilia
No: teco vengo.
Manlio
Dove?
Servilia
Fra i Latini.
Manlio
Tu meco
venir ora non dei.
Servilia
Perché?
Manlio
Nemica sei.
Servilia
Vanne, perfido, va': cerca fra l'armi
Geminio, il mio germano,
sfoga l'odio romano
dentro al suo petto; irriga
del sangue suo la verde piaggia aprica;
ed in quel cor latino
svena il cor di Servilia a te nemica.
Manlio
Ch'io dia morte al cor mio? Vita del core,
odio non entra, ove ha la sede Amore.
(parte)

Scena quarta

Servilia sola

Recitativo
Servilia
Oh Dio! sento nel petto
con moti vari, veementi e strani
già palpitarmi il cor;
che mai del cielo
nel volume stellato
scrisse di me, scrisse di Manlio il fato?

Aria
Liquore ingrato
beve il fanciullo
qualor del vetro
sia l'orlo asperso
di grato odor.

Così il mio core
nel duol che preme
beve l'amaro,
ma pronta speme
in suo riparo
tempra e conforta
il mio dolor.
(parte)

Scena quinta

Appartamenti
Lucio

Recitativo
Lucio
Sì, per Vitellia io lascio
anche il nome latino.
Io vado, ed al mio fianco
stimoli aggiunge Amore,
e con dolce speranza
alletta questo core.
Vado tutti a narrarle i miei tormenti,
contento se potrò ridurla almeno
ad udir senza sdegno, i miei lamenti.

Aria
Alla caccia d'un bell'adorato
tendo l'arco del vezzo e del pianto.

Che se rendo quel sen infiammato
del mio cor, del mio amor sarà vanto.
(parte)

Scena sesta

Lindo e Vitellia

Recitativo
Lindo
E ch'a Geminio in campo
io l'arrechi?
Vitellia
Nel campo all'idol mio.
Lindo
Che gli dirò?
Vitellia
Che sono
qui fra l'angosce acerbe
in periglio di vita, e solo
aspetto da lui
soccorso, aita.
Lindo
Prendo la via più corta e più spedita.
Vitellia
Lindo.
Lindo
Son qui.
Vitellia
Ciò che risponde attendi.
Lindo
Bene.
Vitellia
Lindo.
Lindo
Ecco Lindo.
Vitellia
Di' che se tarda un punto
io morirò.
Lindo
Fido gli narrerò,
ma del tuo rischio
s'ei la cagion mi chiede?
Vitellia
Saprà dal foglio: va'.
Lindo
Do l'ali al piede; ma,
signora.
Vitellia
Che vuoi?
Lindo
Che - di buon servo perdona allo zelo -
che sperar tu puoi
da un amante nemico?
E Geminio latino.
Vitellia
Vuol ch'adori Geminio il mio destino.
Lindo
Amor senza speranza è una follia.
Vitellia
E non amar chi l'ama
non può quest'alma mia.
Lindo
Eh, di sì vano amore
lascia la rimembranza;
giura l'odio a' Latini, esci di pene.
Vitellia
Lindo, troppo tenaci
son del cor le catene.
Lindo
Ma se taci il periglio...
Vitellia
Vanne: aita ricerco e non consiglio.
Lindo
Sorger preveggo insolito bisbiglio
(parte)

Scena settima

Vitellia, poi Tito e Lucio

Arioso
Vitellia
O Silenzio del mio labbro,
tu nascondi il foco mio,
e m'insegni a non parlar.

Crucci e morte io soffrirò,
busto esangue spirerò,
pria che il foco palesar.
(sopravviene Tito con Lucio e un soldato con catene sopra un bacile)

Recitativo
Tito
(a Lucio)
Parla, tenta e minaccia.
Lucio
E vorrai ch'il silenzio alle tue luci
porti, o illustre Vitellia,
nembi d'occaso?
Arruota per te crudo ministro
la tagliente bipenne:
il foco e 'l tosco
già ti s'appressa, e viene
sanguinaria e tiranna a te la morte.
Vitellia
Venga: questo è il tenor della mia sorte.
Lucio
Morir tu vuoi?
Vitellia
Contenta.
Lucio
Negl'anni più felici?
E quando appena
nell'Oriente il sol degl'occhi
tuoi i nostri dì rischiara?
Vitellia
Morte bramata in ogni etade è cara.
Lucio
Ma non è da romana
e da chi è figlia
del console, di Tito,
di non degne memorie
lasciar oscuro il nome e la sua fama.
Vitellia
Ma da Lucio non è né da latino
del gran Settimio prole
seguir la fé contraria a' propri fati.
Lucio
(È sol vostro il delitto, occhi adorati.)
Il reo pensi alla propria,
non alla colpa altrui.
Vitellia, del tuo sangue
fumerà il suolo intriso;
il delicato viso
lorderà polve immonda; e l'alma,
ch'il meglio della vita, ahi,
seco porta, senza loco raminga
d'intorno a Roma errar dovrà.
Vitellia
Che importa?
Lucio
(Oh Dio, così ostinata
mi dà in braccio di morte.)
Dunque ciò che ti sforza
a divenir latina
dir ancor nieghi?
Vitellia
Dissi.
Lucio
A dir ti resta.
Vitellia
Io di più non dirò di quel ch'ho detto,
tu di più non saprai.
Lucio
E vuoi tacer?
Vitellia
Non parlerò giammai.
(Tito getta ai piedi di Vitellia le catene)
Tito
Perfida: a tuo dispetto or lo dirai.
Questa ferrea pesante,
rugginosa catena
all'alme ree di ribellata fede
è principio di pena.
Sentila. E ancor leggera
per la tua colpa.
Lucio, prendila; e se più tace,
alle sue piante
fa' che sia posta; per le vie di Roma
strascinata con essa
dalla plebe indiscreta ed oltraggiosa
nuda il virgineo sen, nuda la fronte,
sì, la figlia Vitellia
abbia fra poco i vilipendi e l'onte.
Vitellia
(Geminio, e tu non vieni!)

Aria
Tito
Orribile lo scempio
nel sangue si vedrà.
E all'altrui cor d'esempio
la strage servirà.
(partono Tito e Lucio)

Scena ottava

Vitellia sola

Recitativo
Vitellia
Volerò a Tito, il padre;
dirò che per destino
di Geminio m'accesi e non potea
giurar contro l'amante odio nemico.
Dirò che del mio sguardo,
e non dirò menzogna,
pende il guerrier latino;
e che in virtù dell'amorosa face
io meditava un giorno
dar vantaggio alla patria e amica pace.

Aria
Di verde ulivo
cinta la chioma,
al Padre, a Roma
figlia diletta,
cara sarò.

E fin che vivo
dirò al mio bene
quante gran pene
ei mi costò.

Scena nona

Campo dei Latini.
Geminio con cavalieri tuscolani

Aria
Geminio
Bramo stragi, e son trafitto
dallo stral d'un occhio nero.
E d'un crin son prigioniero,
quando in seno è il core invitto.

Recitativo
Nemico, allor ch'io mi partii da Roma,
Vitellia, ti lasciai nell'aurea chioma
l'anima incatenata.

Scena decima

Lindo e Geminio

Recitativo
Lindo
Signor.
Geminio
Lindo.
Lindo
T'invia Vitellia questo foglio.
Geminio
Vitellia!
Lindo
Addolorata.
Geminio
Cara Vitellia!
(legge la lettera)
«Geminio, amato ben; giurar non volli
contro di te, contro de' tuoi nel tempio
l'odio, la guerra: Tito, il genitore
la cagion mi ricerca; e, perché taccio,
mi prepara a momenti
di Falaride i tori,
di Mezenzio i tormenti.»
(Barbaro Tito!) «Vieni
rapido: salva me, salva te stesso
per man d'Amor dentro al mio core impresso».
Lindo
Udisti?
Geminio
Sì; di quei rai dolenti
argine sarò al pianto.
Andiamo.
Lindo
Andiam.
Geminio
Già m'accingo all'impresa,
e al suol di Roma
per sembiante divino
porto veloce il pie. No: son latino.
Lindo
E se latino sei, fatti romano.
Geminio
E romano sarò, quando in Senato
fra i consoli un latino
entri con titol pari ed ugual grado.
Lindo.
Lindo
Geminio.
Geminio
Sai
quanto Vitellia adoro.
Lindo
Spasimi, e non hai pace.
Geminio
Ma il torto che il Senato
fa alle latine genti
negando il consolato
occupa di Geminio
tutti i sensi e i pensieri; e il Lazio appoggia,
perché Roma sia posta in ferreo laccio,
la vendetta del torto a questo braccio.
Lindo
(Vitellia, sei spedita.)
Geminio
Ciò narra alla mia vita; e le dirai
ch'è fatto mio l'universale impegno,
e mancando sarei
delle mie fasce e di Vitellia indegno.
Lindo
L'abbraccerai dell'Erebo nel regno.

Aria
L'intendo, e non l'intendo,
mi par, e non mi par:
vi trovo un certo imbroglio
di morte e di cordoglio,
d'amori e di penar.

Fatti li conti
col mio cervello,
trovo bel bello
ch'a tutti i patti
siete ben matti,
voi altri amanti.
Voi siete pronti
cercar la morte
quando la sorte
non vi contenta;
ma poi si stenta
dir da dovero,
ch'in voi la voglia,
quando s'imbroglia,
cangia il pensiero
d'esser galanti.
(parte)

Scena undicesima

Manlio con cavalieri romani e Geminio

Recitativo
Geminio
(Qual di pochi Romani armata schiera
or viene a me?) Romani:
in che offendeste i Numi? E qual delitto
pochi dai nostri molti
ad incontrar la morte ora vi guida?
Manlio
(Costui com'è superbo e minaccioso.)
Geminio
Dove i Consoli sono?
Dove il guerriero esercito e feroce?
Manlio
Pronto all'uopo verrà, se verrà uopo.
Geminio
O tu, che solo parli e vanti armato
tutta aver de' Romani
la forza nel tuo braccio, Ercole invitto;
qui vieni meco a singoiar cimento;
e di noi dall'evento
veggasi se miglior su l'egual piano,
è di ferro latin brando romano.
Manlio
(Del comando del padre e del Senato
ricordati, alma mia.)
Geminio
Schivo alla pugna?
Manlio
La pugna io non ricuso;
altro impegno la vieta.
Geminio
Chi la vieta? Timore oppur viltade?
Manlio
Non teme de' Romani
l'animo ardito e fiero;
né conosce viltà Manlio guerriero.
Geminio
(Manlio è questi? Fratello
di Vitellia?) Qui Roma a che ti manda?
Manlio
Tu di cercar tant'oltre
autorità non tieni:
a domanda importuna, io non rispondo.
Geminio
Oh, quel prode tu sei, che della fama
coll'opre del tuo brando
stanca le trombe d'oro.
Manlio
Qual io mi sia, non sfuggo dai cimenti:
per incontrarli ho petto:
per sostenerli ho core: e conta, e vede
mal suo prò, cor latino,
le prove del mio ferro.
Geminio
Geminio ancor le vegga:
snuda l'acciaro.
Manlio
(Oh patria, oh padre, oh legge!)
Geminio
Guerrier d'onore alla disfida è pronto.
Manlio
Pronto è il cor, pronto il braccio;
ma perché miglior tempo attender deggio,
alto campion latino,
l'onor di pugnar teco io mi riserbo.
Geminio
Io vo' ch'ora tu vada
di quest'onor superbo.
Manlio
(In quali angustie sono!)
Tempo rimane all'animo guerriero.
Geminio
Tu non sei cavaliere.
Manlio
(Ah! puntura sì acerba
porta al brando la mano.)
Eccomi.
(pongono mano alle spade)

Scena dodicesima

Servilia, Manlio con cavalieri romani e Geminio

Recitativo
Servilia
(si mette in mezzo)
Fermatevi: Geminio,
Manlio, sposo, germano.
Geminio
Servilia, t'allontana.
Servilia
Ah, pria ch'al seno
dell'amato consorte
tu immerga il ferro, tingi
nel mio, ch'è pur suo sangue,
la forte destra. Manlio,
e tu contro il fratello
fiero t'avventi? È questa
la fé ch'a me tu desti?
Manlio
Ad impugnar l'acciaro
ei stimolò la mano.
Geminio
Ma l'ardimento suo...
Servilia
Più non attizzi
l'ira, l'odio nemico.
Manlio
Io lo giurai contro ai Latini.
Geminio
Ed io
Giuro la morte...
Servilia
No: fermate. (Oh Dio!)
Manlio, per quell'amore
che figlio è de' tuoi lumi; e per quel foco,
che, se pur anco vive,
uscì da questi ad infiammarti il core,
lascia, lascia il furore.
Ma, qui tratti, o Geminio, o gran germano,
la ragion delle piaghe, e (oh dèi!), Vitellia,
Vitellia, che tu adori, e che non volle
contro de' tuoi nel tempio
giurar l'odio e le stragi,
sta per cader in braccio de' tormenti;
spettacolo funesto.
Geminio e Manlio
Oh giuramenti!
Servilia
Vadan l'armi sotterra, e d'Imeneo
la duplicata face
sia caduceo di pace.
Manlio
Per Servilia il cor mio
ricomponga bel nodo il cieco dio.
Geminio
Servilia, di Vitellia al caso estremo
la contesa rinunzio, e ai suoi bei lumi
tutta dono l'offesa e la vendetta.
Vattene a Tito, e di' che della figlia,
se tra lampade sacre
stringo la bianca mano,
consolati non cerco, e son romano.
Servilia
Oh, contenta alma mia!
Manlio
Mio cor felice!
Servilia
Rapida volo a Tito.
Sposo, tu vieni?
Manlio
No, qui mi trattiene
chi dà legge al mio pie.
Servilia
Manlio, parti mio bene.
Manlio
Servilia, resta mio bene.

Aria
Servilia
Parto, ma lascio l'alma
in pegno di mia fé.
Tornerò con bella pace,
che quell'occhio sì vivace
Cinosura è del mio pie.

Scena tredicesima

Geminio e Manlio, che osservano Servilia che parte

Recitativo
Geminio
Che feci mai! Per femmina romana
rubello di me stesso
son fellone a' Latini!
Ah, se trascuro il debito, se manco
all'impegno, alla fede,
appo Vitellia ancora
io perdo infin di cavaliere il nome.
Manlio
(Oh bellissima imago,
oh lumi di zaffiro, oh bionde chiome!)
Geminio
Guerriero, a te.
Manlio
Geminio,
Servilia a Tito in Roma,
a Vitellia in pace, e di sponsali
si porta messaggiera.
Geminio
Spargo d'oblio le nozze;
lascio Vitellia; e ad adempir m'accingo
l'obbligo di latino.
Manlio
Manchi a quanto dicesti.
Geminio
Di cavaliere l'opre
ho in uso d'osservar; queste, o codardo,
perché tu non conosci, ora non fai.
Manlio
Ed io, perché ho nel petto
alma di cavaliere,
questi affronti non soffro.
chi la guerra desia, la guerra s'abbia.
Ch'entro nella battaglia provocato,
saprà Servilia, il padre ed il Senato.

Aria
Sia con pace, o Roma augusta,
s'io non servo alle tue leggi
ch'a pugnar mi chiama onor.
Di tue leggi sei ben giusta,
ma il latin co' suoi dispregi
troppo oltraggia il mio valor.

ATTO SECONDO

Scena prima

Sala nel Palazzo consolare Tito e Lucio

Recitativo
Tito
Dunque l'occulta e grave
reità del suo cor dirà la figlia?
Lucio
Per confessarla, tosto
a te verrà prostrata.
Tito
E tu mi narri
ch'Amor con le sue faci
l'anima in sen ti accese?
Lucio
Amor bendato,
per gloria delle piaghe e degl'incendi,
m'accese e mi ferì co' suoi begl'occhi.
Tito
Dunque, sol perché amante
segui la fé romana?
Lucio
No, gran Tito: il tuo merto
prima all'altar del nume
portò il mio cor divoto;
la beltà poscia di Vitellia e il seno
insinuar per le sue nozze il voto.
Tito
Dal nodo io non dissento;
ma il genio ch'a' Latini
mostra Vitellia, l'accoppiarsi vieta
a chi a Roma è nemica; e se ben dice
colei ciò che finora
niegò di palesar, quand'ella viva
ruberia della patria,
lacerata per via giusto è che mora.

Aria
Lucio
Non ti lusinghi la crudeltade
contro d'un core che devi amar.
E per la figlia mostra pietade,
se questo petto vuoi consolar.

Scena seconda

Vitellia, che corre a Tito, Lucio e poi Servilia

Recitativo
Vitellia
Padre, a te solo io palesar intendo
gl'arcani del mio cor.
Tito
Lucio,
(vede Servilia)
Servilia, tu non partisti?
Servilia
Torno
qui da' Latini, e vengo
nunzia d'amica pace.
Tito
Narra.
Lucio e Vitellia
(Che mai sarà?)
Servilia
Se di Vitellia
Geminio, che pur sente
per la vergine illustre
lo stral d'amor, Geminio, il mio germano,
stringe la man di sposa,
consolati non cerca, ed è romano.
Lucio
(Non mi tradir, fortuna.)
Vitellia
(In sì gran punto
opra, o possente Amor!)
Tito
Al fine un cieco
al tuo fratello aperse
della ragione i lumi.
Lucio.
Lucio
Che oprar degg'io?
Tito
Sia di Geminio
sposa Vitellia.
Lucio
E al mio rivale...
Tito
A Roma
ch'in questo dì è tua patria,
non a Servilia, il nodo
e il merto dell'amor ceder conviene.
Lucio
(Ahi, crudo fato!)
Servilia e Vitellia
Abbraccerò il mio bene.
Tito
Servilia.
Servilia
Eroe del Tebro.
Tito
Riedi a Geminio: reca
dell'imeneo la fede.
E fra i romani consoli se ammesso
non è un latin, dirai ch'in queste braccia
di pacifica fronda
egli cinta la chioma,
avrà il cor del Senato, anzi di Roma.
Vitellia
Gran cognata!
Servilia
Vitellia!

Aria a due
Vitellia
D'improvviso riede il riso
sul tuo labbro a balenar;
teco io godo perché il nodo
torna l'alma a incatenar.
Servilia
Sul tuo labbro di cinabro
dolce riso brillerà;
al tuo seno m'incateno:
schiava son di tua beltà.

Scena terza

Decio, Vitellia, Tito, Lucio e Servilia; poi sopraggiunge Manlio

Recitativo
Decio
Manlio, di Tito il figlio ora qui viene.
Tito
Servilia impaziente
di abbracciar la Consorte,
l'invia Geminio: ei più soffrir non puote
del tuo piè le dimore,
Servilia
Eccolo. (Pur godrò l'idolo mio)
Vitellia
(Stringerò tosto il caro nume anch'io)
Lucio
(Io son fuor di speranza, oh cieco dio.)
(viene Manlio)
Tito
Figlio: le nozze di Vitellia, e quanto
dir il german le impose,
Servilia mi narrò;
giusto è ben che t'abbracci: e tu ch'affretti
col tuo ridente arrivo
d'un sì bel giorno il lucido sereno,
Manlio, vieni al mio seno.
(l'abbraccia)
Manlio
Gran genitor, da quel che tu mi credi,
a te qui assai diverso or mi appresento.
Tito
Non vieni da' Latini?
Manlio
Vengo dal campo.
Servilia
E i sensi
di Geminio non rechi?
Vitellia
E non arrivi
ragguagliator di pace
che di doppio Imeneo fra' lacci è involta?
Manlio
O Vitellia, o Servilia, o Padre: ascolta.
Co' cavalier del Tebro
nel campo de' Latini
dell'usbergo squamoso il sen vestito,
portai veloce il pie; fu con Geminio
il primo incontro; questi
con vilipendi e scherni
mi sfidò all'armi, ingiurioso e fiero.
Io, che son cavaliero,
l'armi vibro e l'uccido;
che pugnai provocato
saprà Servilia, il padre ed il Senato.
Servilia e Vitellia
(Morto è Geminio!)
(si fa avanti un soldato con le spoglie di Geminio.)
Manlio
Quelle
spoglie sono del vinto
di cui l'onte sfuggir non potei.
Vitellia
Manlio crudele.
Servilia
Oh dèi!
(Servilia sviene in braccio di Manlio, Vitellia di Lucio.)
Lucio
(A sperar io ritorno, oh affetti miei.)
Tito
(Dell'ucciso Geminio al vivo sangue
cade Vitellia esangue?)
(a Lucio)
Nei lor soggiorni
l'una e l'altra si porte.
(Servilia e Vitellia sono portate via dai servi)
Lucio
(Seguirò la mia vita in braccio a morte.)
Manlio
(Ahi, destin: la mia vita è in braccio a morte.)

Scena quarta

Tito e Manlio

Recitativo
Tito
È questa, Manlio, è questa
del Senato la legge?
Il comando di Tito?
Manlio
Con ingiurie più volte e con gli scherni
Provocommi colui.
Tito
Tu nemmen provocato
stringer dovevi il ferro,
né del Sangue Latin bagnar l'arena;
ma dell'error ben pagherai la pena.
Manlio
Signor, sfuggii la pugna; e ben diranlo
i cavalier del Tebro.
Tito
Ma Geminio uccidesti.
Manlio
Chiamò codardo e vile
Manlio, di Tito figlio.
Tito
Che sempre è vil quando la Patria il chiede,
né pecca di viltà con alma rea
il cittadin, risponder si dovea.
Manlio
Disse Geminio altiero
ch'io non son cavaliere.
Tito
Tu che facesti allor?
Manlio
Mia spada ignuda
gli chiuse il labbro, e il fé mentir tacendo.
Tito
Colpa nuova aggiungesti al tuo delitto.
Manlio
E colpa esser invitto?
Ah, se alla patria
la gloria accrebbi, se atterrò un sol brando
tutto il campo latino
nel valor di Geminio, e se novelle
diedi le palme al Tebro,
dei gloriosi acquisti
perché perdo l'allor?
Tito
Non ubbidisti.
(parte col popolo)

Scena quinta

Manlio solo

Recitativo
Manlio
E attender io dovea che le onorate
viscere mi passasse
d'insolente nemico il ferro ignudo?
Dovea, dunque, dovea
con la macchia di vile e di codardo
tornar a Roma? Oh Dio, che se il dolore
ha per me di Servilia il cor trafitto,
è questo il mio delitto.

Aria
Se non v'aprite al dì,
begl'occhi del mio sol,
più dì non v'è.
Brune pupille amate,
vostr'ombre idolatrate
ombre saran d'occaso
alla mia fé.

Scena sesta

Cortile
Lindo e Vitellia

Recitativo
Lindo
No: fermati, signora.
Vitellia
Ove sepolto
giace l'amato nume,
Lindo, lascia ch'io vada; e fuor dell'urna
trarrò il cener amato.
Lindo
Che farai poscia?
Vitellia
Stillerovvi in seno
tutto il mio core in pianti; e i nostri cori
unirà quell'amor ch'il mio dissolve,
l'uno in pianto converso, e l'altro in polve.

Aria
Grida quel sangue
vendetta ancora.
Forz'è che mora
quel traditor.
E fin ch'esangue
sia l'omicida,
sento che grida
se tardo ancor!

Scena settima

Servilia, Lindo e Vitellia

Recitativo
Servilia
Vitellia, dove?
Vitellia
A trucidar colui
che barbaro, inumano,
a me uccise l'amante, a te il germano.
Servilia
(O Manlio traditor!)
Lindo
(Manlio infelice!)
Vitellia
Tu pur l'ultrice destra
arma d'acciar pungente.
Lindo
E a te fratello,
e a te consorte!
Vitellia
Andiamo
alle ferite.
Servilia
(Oh Dio!
Manlio, benché omicida, è l'idol mio.)
Vitellia
Servilia, tu ancor pensi
a colui traditore!
Servilia
(Per lui favella in sul mio labbro amore.)
Vitellia
Dell'ucciso Geminio
chiama il sangue vendetta.
Servilia
E un voto di Servilia anche l'affretta.
Vitellia
Dunque alle stragi.
Servilia
Aspetta.
Vitellia
Più non indugio.
Servilia
Andiamo.
Lindo
No.
Vitellia
Ha il caro ben svenato.
Servilia
L'uccise provocato.
Vitellia
Ah, Servilia: tu rendi
l'uccisor innocente e reo l'ucciso.
Tu in difesa converti
la reità di scellerato core.
Servilia
Per lui favella in su 'l mio labbro amore.
Lindo
Povero Manlio, quanto compatisco
il deplorabil tuo misero stato;
che l'esser strapazzato
da una femmina sola è gran tormento,
ma da due, chi soffrir può un tal spavento?

Aria
Rabbia che accendasi
in cor di femmina
peggio è del tossico
che là nell'Erebo,
crudo e pestifero,
per man de diavoli
sempre lavorasi
per gente flebile.
Dardo non scagliasi
veloce e rapido,
fiamma non sforzasi
ratta ad ascendere,
vento non gonfiasi
su l'onde mobili,
quanto la collera,
pronta ad offendere,
nel sesso debile.

Scena ottava

Manlio, Decio, e Lucio che sopraggiunge

Recitativo
Manlio
Ah, Lucio.
Lucio
Alto campione.
Manlio
Vedi: queste
son catene.
Lucio
(Egli è Manlio!)
Manlio
Ah, che giurando
l'odio contro a Latini
tu mal facesti; io feci
peggio di te, che lo giurai, romano.
Decio
Chi adora il divin culto,
confederati ha i numi.
Lucio
E chi di Roma
pugna sotto i vessilli,
ha certe le vittorie.
Manlio
Sì, sì; va', di lorica
armati il fianco, e fra i cimenti vibra
l'acuto brando; e in petto
quante io ne mostro (e queste, oh Tito, oh Roma,
son pur ferite), porta
di valor onorate aperte piaghe:
che del valor in premio e della fede
avrai pesante, dura
una catena e una prigione oscura.
Lucio
Come? Signore! Decio!
Le palme son catene?
Decio
Non ubbidì alla legge
del Senato e di Tito.
Manlio
Stimolo d'onor m'astrinse
a trapassar il petto
del superbo Geminio
con quell'acciar che le falangi abbatto:
se ubbidivo alla legge,
della patria era danno,
di Manlio era misfatto.
Lucio
Oh valor sfortunato!
Manlio
Ma, se tal del valore è il guiderdone,
se il trionfo è demerto e si condanna,
odio Tito, la patria, odio i suoi numi.
Estinto, se non vivo,
se non in corpo in ombra,
co' Latini in battaglia
a Roma ingrata ed al Senato ingiusto,
cinto d'aspidi il crine,
porterò stragi e spargerò mine.

Aria
Vedrà Roma e vedrà il Campidoglio
dall'alto suo soglio
quai grandi sfortune
il fato le adune
nell'aspra mia sorte.
Parleran mie ferite a' Romani,
e i lidi più strani
udran con orrore
cangiarsi il valor
 in scure ed in morte.
(parte)

Scena nona

Lucio solo

Recitativo
Lucio
Ingrata Roma, e più di Roma ingrato
Lucio, se non fai scudo
al cavalier ch'il tuo rivale uccise!

Aria
Combatta un gentil cor
la legge ed il rigor,
quando nel trionfar
virtù prevale.
Da forte mai sarà
mostrarsi con viltà,
non pronto a contrastar
con forza eguale.

Scena decima

Salone
Tito solo

Recitativo
Tito
Già da forte catena
cinta ha Manlio le piante; or di sua morte
scriva la man di Tito
la sentenza fatal: giust'è che mora.
Chi trascura il comando della patria
è fellon della patria.
Legge non ubbidita
non è più legge; e il cittadin che a quella
non ubbidisce attento e non l'osserva
sedizioso vuole
sulla patria il comando e la fa serva,
(va a sedere ad un tavolino)
Io con occhio di padre
Manlio più non rimiro;
mi benda i lumi il suo delitto, e sola
la pena ch'egli merta è mia pupilla,
(lascia di scrivere)
Par che di far le note
la man sul foglio aperto
abbia perduto l'uso.
Scrivi, o mia destra; e mosso
sia dalla colpa il giudice. Non posso.
Tito, non puoi? Non posso
castigare i delitti?
Un senso contumace a tanto arriva?
Mora il reo della patria,
(va al tavolino a scrivere)
E Tito scriva.
Il castigo è da giudice, egli è vero,
ma la pietà è da padre.
(vuol deporre la penna, ma fermatosi dice)
Manlio non è mio figlio: errò fellone.
Scritte col di lui sangue
di giudice e di padre al Tebro in riva
leggansi le giust'opre, e Tito scriva.

Scena undicesima

Decio va da Tito che scrive

Recitativo
Tito
Decio, che porti?
Decio
Primo
del gran romuleo soglio
cardine sempre fermo,
invittissimo Atlante: io qui per nome
delle romane schiere
chieggo, se degno dell'uffizio sono,
di Manlio il figlio a te la vita in dono.
Tito
Manlio di colpa è reo:
non ubbidì al Senato;
non eseguì del console il comando,
e dee morir.
Decio
L'invitto ardir, il sangue
che del desio di bella gloria è ardente
e quel valor che nacque
da te che 'l generasti incolpa e accusa.
Manlio svenò in Geminio il maggior capo
dell'Idra a noi rubella; onde il suo fallo
meno diviene, e l'omicidio è impresa.
Tito
Meno la fellonia chiamasi ancora?
(scrive)
Manlio è reo della patria, e vuo' che mora.
Decio
È tuo figlio, o Signor!
Tito
Dalla memoria
di padre questa pena or lo cancella.
Decio
Non san senza il suo braccio
pugnar le schiere; e naufraga la speme
de' romani trionfi.
Nel pianto dell'esercito, che tutto
prega al tuo pie prostrato
e grazia chiede al genitor sdegnato.
Tito
Va': rapporta che l'aquile romane
arman più d'un artiglio;
né di famoso allor cinti la chioma
mancan figli guerrieri al Tebro, a Roma.
Decio
L'ultime lor libere voci ascolta:
o a Manlio dona vita,
o...
Tito
(si leva in piedi)
Chi dà legge a Roma?
Chi è il console? Chi regge?
Son io del roman popolo in quest'ora
padre, e giudice sono; e il figlio mora.

Aria
Decio
No, che non morirà
in tante pene;
al comun bene
troppo disdice
resti infelice un vincitor.
Manlio sì, sì, vivrà,
che dura legge
Roma corregge,
e quando un forte
vince la sorte,
cinto è d'allor.
(parte)

Scena dodicesima

Tito e poi Vitellia

Recitativo
Tito
Forte cor, non ti scuota o prego o pianto.
Vitellia
Mio gran padre.
Tito
(Vitellia pe 'l fratello qui porta ancor le preci.)
Vitellia
Amai Geminio, e vicendevol fiamma
l'anime nostre ardea:
col vincolo di pace
seco unirmi consorte
concertai con Amor e con la sorte.
La macchina struggeva il giuramento
e l'industrie d'Amor givano al vento.
Manlio Geminio uccise;
tolse a Roma la pace, e a me lo sposo.

Aria
Tito
Legga, e vegga in quel terribile
Foglio orribile
La sua morte a folgorar.

Scena tredicesima

Lucio solo

Recitativo
Lucio
Vanne perfida, va':
scempio del tuo furore
Manlio non caderà: dall'ombre cieche
porterò a' rai del giorno
l'alto campion romano;
che sua Parca omicida io tengo in mano.

Aria
Fra le procelle
del mar turbato
lo sconsolato
il porto avrà.
E all'alme belle,
ricche d'onore,
suo gran valore
legge sarà.

ATTOTERZO

Scena prima

Prigione orrida con fanale acceso. Notte
Manlio e Servilia

Arioso
Manlio
Sonno, se pur sei sonno e non orrore,
spargi d'ombra funesta il ciglio mio.

Recitativo
Servilia
(vedendo Manlio che dorme con la catena al piede)
Deposta Amor la benda
chiusi ha i begl'occhi al sonno.
Ma uniti in questi orrori
sonno e catene, oh Dio. come andar ponno?
La catena, che troppo
è grave pondo al piede, infin penosi
rende li suoi riposi.
Vanne o Servilia, e la solleva alquanto.

Aria
Tu dormi in tante pene,
e qui per tormentarti
vegliano le catene.
Dormite, o luci vaghe,
sfere del foco mio,
delizie di mie piaghe,
o amato bene.

Recitativo
Manlio
Servilia: tu qui resti, e quel tormento
che non mi dà l'annunzio
del mio morir vicino, or tu mi dai.
Va' con Lucio.
Servilia
Sì, vado: ora che veggo
che per fuggirmi corri
incontro alla bipenne,
e per far onta all'amorose faci,
pria che baciar la sposa,
al carnefice reo tu porti i baci,
(mostra di partire)
Manlio
All'affetto d'amante...
(si volta, e vede Servilia)
Servilia, tu non parti?
Servilia
Io movo il piede.
Manlio
All'affetto di moglie.
Servilia
Come...
Manlio
Ancor qui!
Servilia
M'affretto.
Manlio
Virtù d'eroe...
(si volta e la vede)
T'intendo.
Servilia
Vedimi.
Manlio
Restar tu vuoi, lo veggo e il so,
qui per più tormentarmi; io partirò.

Duetto
Servilia
Non mi vuoi con te, o crudele,
e pur sono a te fedele,
e pur teco io vuo' morir.
Manlio
Se ben parton gl'occhi miei,
tu negl'occhi ognora sei,
e mi dai pena e martir.
Servilia
Non mi vuoi con te, o crudele,
e pur sono a te fedele.
Manlio
Di te amante ancor fedele.
Servilia
E pur teco io vuò morir.
Manlio
Io sarò nel mio morir.

Scena seconda

Appartamenti
Tito solo

Aria
Tito
No, che non vedrà Roma
su queste luci il pianto:
son tutto crudeltà.
Già la pietade è doma,
e nel mio core intanto
ricetto più non ha.

Scena terza

Manlio, Tito, Servilia e Lucio

Recitativo
Manlio
Padre, Tito, Signor, a queste labbra,
pria che porgan le preci,
baciar tua invitta destra ora permetti.
Tito
Chi dee baciar la faccia della morte,
del giudice la mano
baciar non è più degno.
Servilia
(Che implacabile cor!)
Lucio
(Che fiero sdegno!)
Manlio
Bacerò in essa il folgore, o almen l'orme
del folgore che scrisse.
Bacerò di giustizia
le sante leggi, e bacerò...
Tito
Non posso
mirar più di quel volto...
(in quest'atto Manlio gli bacia la mano)
O temerario cor, la man baciasti?
E da me non concesso il don rubasti?
Servilia
(Cielo, porgigli aita.)
Tito
(Infido bacio
con vigor penetrante
dalla man per le vene al cor sei giunto.
E introduci pietà dov'è il rigore.)
Servilia
Manlio.
Manlio
Servilia.
Manlio e Servilia
Oh amore.
Tito
Troppo ardito roman: sei reo di colpa.
Manlio
Il tuo comando trascurai.
Tito
La legge
del Senato offendesti.
Manlio
La giusta legge offesi.
Tito
E Geminio uccidesti.
Manlio
Geminio uccisi.
Tito
Gravi
rendono queste accuse i tuoi delitti.
Manlio
Giudicate da te son le mie colpe.
Tito
Le conobbe il Senato,
le giudicò la legge: ella prescrisse
la morte che leggesti; e Tito scrisse.
Manlio
Piego pria ch'alla scure
il capo a te; precede
il mio duol la bipenne,
il duol che mi trafigge, e dalle labbra
l'alma nel suo partir ti bacia il piede.
Tito
Levati.
Lucio
Io moro.
Tito
(Intenerito io sono,
e quasi viene il pianto a queste luci.)
Figlio: l'amor di padre io desto in seno;
ma perché non oblio quel della legge,
e perché andar impuni
non denno i gravi errori,
se ti niegai la mano,
queste braccia ti do. Vattene, e mori.
(partono Tito e Lucio)

Scena quarta

Servilia e Manlio

Recitativo
Servilia
Ingrato Manlio, ascolta.
Perché a un altro m'abbracci, a me t'involi?
Manlio
Tito sia tuo consorte:
Abbraccia il tuo destin; io vado a morte.
Servilia
Manlio, oh Dio, tu mi lasci?
Manlio
Ti lascio, ed a te lascio
la fé d'amante pria, poscia di sposo.
La supplica ti lascio
di conceder perdono
a chi il fratel t'uccise, e all'onorata
cagion per cui l'uccise.
Lascio la pace al cor, e in fin ti lascio
l'ultima mia preghiera:
d'amar Tito, la legge,
la volontà degl'astri, e la tua sorte,
Roma, la mia costanza, e la mia morte.

Aria
Ti lascerei gl'affetti miei,
ma questi meco portar io vo'.
Colassù fra gl'alti dèi
pudico amante t'adorerò.

Scena quinta

Servilia sola

Recitativo
Servilia
O tu, che per Alcide,
la notte prolungasti:
per me, deh, questa ancora
prolunga sì che più non venga aurora
né il sol, dalle cui luci
spuntar a gli occhi miei l'alba si scorge,
abbia l'occaso allor che l'altro sorge.

Aria
Sempre copra notte oscura
la più pura luce al giorno,
né già mai faccia ritorno
nuovo sol e nuova aurora.
Senza moto e mormorio
resti il vento immoto e l'onda,
al mio pianto sol risponda
pietosa eco infin ch'io mora.

Scena sesta

Strada fuori di Roma con veduta del Tevere
Lindo, Servilia e Vitellia

Recitativo
Lindo
Servilia viene.
Vitellia
Al fine,
o Servilia...
Servilia
Vitellia.
Vitellia
Di Manlio irreparabile la strage.
Servilia
Ingiusto guiderdone alla virtude.
Vitellia
Sembianza ha di virtù, ma è fasto vano
Di cor superbo e altero.
Servilia
Sempre degno è d'allor valor guerriero.
Lindo
Ecco Manlio: vedetelo.
Vitellia
Pur viene.

Scena settima

Manlio, soldati e littori, Lucio, Lindo, Servilia e Vitellia

Sinfonia

Recitativo
Manlio
(È qui Servilia?) Bella,
vado dove si vieta
più ritornar colà donde si parte.
Negli amori, negli odi
perdona se t'offesi;
sol m'è grave il morir, perché m'è tolto
celebrar con la spada
tuo merto illustre, e far più grande il nome.
Servilia
(Morir mi sento.)
Lucio
(Io dall'acerbo duolo
sento passarmi il cor.)
Manlio
Vitellia: parto.
Più non avrai negl'occhi,
chi ti svenò l'amante.
Perdono a te non chieggo,
poiché allor che l'uccisi,
ignoto era il tuo foco; io noi sapea,
Né con te di sua morte ho l'alma rea.
Vitellia
Va pur alla bipenne,
barbaro dispietato.
(Mio Geminio svenato!)
Manlio
Servilia, de' tuoi sguardi
Manlio degno non è? Nulla mi dici?
Servilia
O mio sol che tramonta,
Manlio, degno campion de' sette colli,
specchio d'onor e di valor esempio,
Manlio, va' in pace, va' de' tuoi trionfi
a goder fra le stelle
la gloria degli eroi; va', ch'ai tuo crine
son preparate in Cielo
le stellate corone:
e a te serbato fu
dal primo infra gli dèi (non posso più).
Lucio
Guidatelo, o littori.
Servilia
Ahi, tanta fretta?
Manlio
Vengo. Lucio, con questo
bacio, che di mie labbra è a te il secondo,
pregoti contro Roma
non portar l'armi de' Latini: lascia
la cara patria in pace: e tu la pace
rendile ch'io le tolsi
quando Geminio, provocato, uccisi.
Lucio
Signor, con l'alma mia, che teco viene,
teco porta la fede
che dà questa mia destra alla tua destra.
Manlio
(a Servilia)
Un solo amplesso almeno.
Servilia
Manlio, t'abbraccio.
Lucio
(E di Vitellia in petto,
il core non si spezza?)
Manlio
Dal labbro di Vitellia
queste grazie non chiedo:
elle sarieno offese.
Vitellia
E più m'offendi
con tua dimora: va'.
Manlio
Senza baciarti
vado, cruda Vitellia,
dove per la mia morte ardori le faci.
(Vitellia corre dietro a Manlio)
Vitellia
No, Manlio, ferma: ecco gli amplessi e i baci.
Lucio
Ciel!
Manlio
Vitellia!
Vitellia
Fratello!
Manlio
Lasciami.
Vitellia
Teco io venir voglio.
Servilia
Anch'io.
Manlio
No, fermatevi: il vanto
di morir per la patria, e allor ch'io moro,
lasciar di nuovi allori
coronata sua fronte, a me si ascriva.
Vitellia
No.
Servilia
No.
Manlio
Restate.
Popolo
Viva Manlio: viva!
Manlio
Quai popoli!
Servilia e Vitellia
Quai voci!

Scena ottava

Decio con falangi armate, Manlio, soldati e littori, Lucio, Lindo, Servilia, e Vitellia

Recitativo
Decio
Viva il Marte del Tebro: itene voi,
nostro è Manlio guerrier; non più di Roma
di lauro vincitor degna è sua chioma.
(gli mette l'allor in capo)

Aria
Manlio
Dopo sì rei disastri torna la calma al sen.

Scena ultima

Tito, Decio con falangi armate, Manlio, soldati e littori, Lucio, Lindo, Servilia e Vitellia

Recitativo
Tito
Non morì Manlio? Vilipeso in Roma
è il comando del console? Di Tito?
Decio
Questi non più di Roma,
non più di Tito figlio,
d'empio Cloto sottratto al ferro indegno,
e del romano Marte,
sua conquistata deità guerriera:
il vegga Tito, e veggalo il Senato.
Il fil de' nostri brandi
raggruppò di sua vita oggi lo stame;
che non si dee, gran Tito,
a chi merta l'allor la scura infame.
Tito
(Tito, che vedi?)
Manlio
Quanto il sogno mi diede al fin posseggo.
Lucio
Signor, fa' che ritrosa
Vitellia a me s'annodi, e alla tua destra
do l'armi de' Latini ed il comando.
(gli dà la lettera dei Latini)
Del caduceo disponi tu e del brando.
Vitellia
Spontanea ecco la destra.
La pace abbia la patria, e con l'ulivo...
Decio
... e con l'allor di Manlio...
Servilia e Decio
... oggi si scriva:
«Viva l'eroe del Campidoglio!».
Tutti
«Viva!».

Coro
Coro
Sparì già dal petto
la tema e 'l dolore.
La gioia e 'l diletto
già scherza sul core.

Fine del dramma

(1) Testo tratto dal numero speciale AMS 086-87 della rivista Amadeus


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
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Ultimo aggiornamento 23 gennaio 2017