Concerto in re maggiore per violino, archi e basso continuo "Grosso Mogul", RV 208


Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
  1. Allegro (re maggiore)
  2. Grave Recitativo (si minore)
  3. Allegro (re maggiore)
Organico: violino solista, archi, basso continuo
Composizione: 1710
Edizione: Ricordi, Milano, 1960

Una copia manoscritta contiene due ulteriori cadenze per violino solo (probabilmente autentiche, pubblicate separatamente, da Pizzicato, Udine, s. a.)
Questo Concerto fu trascritto per organo da J. S. Bach (in do maggiore, BWV 594)
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Con ogni probabilità il titolo «Grosso Mogul», che compare nel manoscritto di Schwerin (ma non nella partitura autografa di Torino) del Concerto RV 208, si riferisce a quello che era ritenuto il più celebre diamante dell'epoca e che doveva il suo nome al fatto di appartenere al tesoro del Gran Mogol (l'appellativo assunto dai sovrani dell'omonimo impero dell'India orientale). Attraverso l'allusione a un Oriente favoloso, il titolo suggestivo, benché di dubbia autenticità, mira dunque a sottolineare la qualità e il virtuosismo scintillante del lavoro: un concerto di ampio formato che presuppone inoltre l'esecuzione di due cadenze nei movimenti mossi. Due cadenze compaiono in effetti nei manoscritti di Schwerin e Cividale di Friuli e potrebbero essere di Vivaldi, mentre l'assenza di cadenze nell'autografo si spiega forse col fatto che il compositore poteva anche evitare di scrivere per esteso le cadenze che lui stesso avrebbe improvvisato al momento dell'esecuzione. Il lavoro, che costituisce uno degli esempi più emblematici del concerto virtuosistico vivaldiano all'inizio degli anni Dieci, fu trascritto per clavicembalo da Johann Sebastian Bach nel 1713-14 (BWV594).

Il ritornello con cui si apre l'Allegro iniziale si basa in larga misura su squillanti motivi di fanfara, ma contiene anche sezioni con patetiche inflessioni minori. Nelle successive apparizioni il ritornello si alterna a tre episodi solistici dove Vivaldi incomincia a sciorinare i tratti di una scrittura di elevato virtuosismo, con doppie corde, passaggi di agilità nel registro sovracuto, diversi moduli di arpeggio e sospirose figure cromatiche, terzine legate. Il quarto episodio echeggia l'attacco del secondo e prepara la riaffermazione della tonalità d'impianto, culminando in una cadenza. Un breve ritornello conclude il movimento.

Il Grave Recitativo per il solista accompagnato dal basso è un vero pezzo da maestro: qui Vivaldi traslittera l'archetipo vocale in un arabesco splendidamente cesellato e ornamentato, sontuoso per invenzione e virtuosismo, dove il senso di fluente libertà improvvisativa è peraltro ottenuto grazie a un progetto accuratamente calcolato in ogni dettaglio della condotta melodica, ritmica, armonica nonché del fraseggio e dell'articolazione.

L'Allegro finale richiama la scrittura brillante di quello iniziale. Il ritornello dai cavalcanti motivi di arpeggio serve per incorniciare le evoluzioni virtuosistiche del solista nei tre episodi. Nel primo e nel terzo episodio si profila una certa varietà di figure, laddove nel secondo, che culmina in un lungo passaggio su pedale del basso, prevale il gioco della rapidità e dell'agilità. Al quarto ritornello segue una cadenza molto virtuosistica del solista; il concerto si conclude quindi con una cornice di ritornello.

Cesare Fertonani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nell'elenco delle ventotto composizioni a programma di Vivaldi si trova inscritto anche il Concerto in re maggiore per violino e archi RV 208, ma soltanto per la suggestione del titolo ("Grosso Mogul"), e non certo perché vi compaia il benché minimo andamento dal sapore orientale, come potrebbe suggerire il termine, riferito in Occidente ai sovrani d'India d'origine mongola. Nella patria di Marco Polo di sicuro doveva ricorrere spesso, anche in funzioni di soprannome. Una indicazione, insomma, questa di "Grosso Mogul", che ha tutta l'aria di uno scherzo; non si sa per burlarsi di chi. Anzi, è persino dubbio che l'iniziativa parta dal compositore. A dispetto del titolo altisonante (che per la verità compare su una sola copia manoscritta), tra i numerosi Concerti per violino il "Grosso Mogul" è tra quelli eseguiti più raramente, anche se fu trascritto per organo da Bach nella tonalità di do maggiore (BWV 594). L'Allegro del primo movimento, pur nella sua semplicità tematica, ha una scrittura altamente virtuosistica. Il "Recitativo" che segue (Grave) è tutto impregnato d'una malinconia così struggente che verrebbe persino da azzardare a definirla tzigana. Ancora un Allegro dall'andamento danzante per concludere.

Ivana Musiani


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 184 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 5 febbraio 1998


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Ultimo aggiornamento 1 gennaio 2015