Motezuma, RV 723

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


Argomento

È famosa l'istoria della conquista del Messico sotto la condotta del valorosissimo Fernando Cortes in cui diede mirabili contrassegni di prudenza, e valore. Ne scrisse con minor sospetto di tutti gl'autori la famosa penna del De Solis, e quantunque giudicato il più interessato nelle glorie di quest'eroe, nulladimeno io lo giudico il più sincero. Molte furono le azioni generose, ed invitte di questo duce per arrivare al sospirato confine; ma per ridurmi quant'è possibile alla brevità dell'azione, io mi raccolgo nel tempo, che da Motezuma imperator del Messico fu il Cortes con il suo seguito ricevuto nella capitale. Suppongo l'amistà benché simulata, che fra quelle due nazioni correva, i pretesti per li quali fu interrotta la pace, e rappresento nel presente dramma le calamità dell'ultimo giorno in cui restò quel gran principe soggiogato, e vinta la monarchia. Tutto ciò, che di vero abbandono, e che di verisimile aggiungo è per adattarmi alla scena, e perché meno imperfetto, che sia possibile comparisca il presente dramma intitolato MOTEZUMA.
Le voci, fato, numi, destino, ed altre sono termini poetici, che nulla offendono la religion dell'autore, ch'è cattolico.

ATTO PRIMO

Scena prima
Parte della laguna del Messico, che divide il palazzo imperiale dal quartiere spagnolo, con ponte magnifico da cui restano uniti li due piani.
Si vedono le reliquie d'una battaglia seguita.
Motezuma con spada alla mano, poi Mitrena.
MOTEZUMA
Son vinto eterni dèi! Tutto in un giorno
lo splendor de' miei fasti, e l'alta gloria
del valor messican cade svenata.
Anche la prova usata
degl'incanti è delusa, e par ch'il cielo
rivolto il guardo suo, più non rimiri
le angustie mie, gl'universal sospiri.
Sposa... figlia... grandezze...
sudditi... amici... un dardo
vibrate nel mio sen; ma, solo, invano
fra le stragi comun, fra tanti guai
cerco inutil riparo.
MITRENA
Olà che fai?
Ove da te lontano
trovar speri pietà? Ne' mali estremi
si perdon l'alme vili. Al fasto ibero
ceda il Messico pur, e l'India, e il mondo.
Ma resti superior nell'empia sorte
la mia gloria, il tuo cor sino alla morte.
MOTEZUMA
Mira di sangue tinta
correr l'onda funesta.
Fiamme... rovine, e questa
angusta al regio piè povera arena
lo spagnolo tiran lasciarmi appena.
Numi consiglio! Oh dèi! Sposa infelice
ov'è dimmi la figlia? Ah, se il destino
la natia libertà gli lascia ancora,
cada senza dimora,
pria, che l'empio trionfi, e sia soggetta
a una violenza, o a una brutal vendetta.
MITRENA
Modera amato sposo
questi eccessi funesti.
Respireremo un giorno,
se costante sarai. Le sue vicende
hanno ancora gl'eroi. Chissà!...
MOTEZUMA
Non resta
per me speme, che basti a consolarmi.
MITRENA
Abbiam sudditi, ed armi. Armata anch'io
farò l'ultime prove
d'esperienza, e valor... Ma ti confondi?
Il coraggio dov'è?...
Scena seconda
Teutile, e detti.
TEUTILE
Padre t'ascondi.
Di te per ogni parte
si ricerca, si chiede. Il suo trionfo
a perdita maggior l'ispano ascrive,
se tu, signor, se Motezuma vive.
MOTEZUMA
Di me?
MITRENA
Venga il superbo,
e dal mio fianco tolga
con lo sforzo maggior dell'armi sue
il monarca, se può.
MOTEZUMA
Non ha bisogno
dell'ombra tua questa mia destra ancora.
Vedrà l'ingrato or ora
la mia forza il mio cor... Ah sposa mia
se di nome simil ancor sei degna;
tu lo dimostra. Coraggiosa intanto
prendi...
(le dà un coltello)
Questo ti serva
di strumento a mostrar il tuo gran core,
e pria ch'il traditore,
stringa le destre di servil catena,
passa il cor della figlia, e poi ti svena.

Gl'oltraggi della sorte
non teme un'alma grande;
si vince con la morte
anche la crudeltà.
Tutto ne' casi miei
forse temer dovrei,
ma il tuo costante core
nulla temer mi fa.
Scena terza
Mitrena, e Teutile.
MITRENA
Oh comando! Oh dovere!
Suddita... sposa... e madre,
sommi dèi, che farò? Tutta vacilla
nel cimento crudel la mia costanza.
TEUTILE
Madre poco di tempo omai t'avanza.
Svenami, il colpo affretta,
giusto è il comando. Il Messico abbattuto
cade già invendicato. Il padre è oppresso,
oppressa è la tua forza; e l'infedele,
ch'esser base dovea di quest'impero
traditor già ci offende.
MITRENA
Ah non è vero.
Suddito pria che amante
fu Ramiro al tuo re. Desso al germano
soggetto vive, e dallo stesso impara
servir prima al dover. Un molle affetto
figlia presto svanisce, e un'alma grande
misura senza pena
le sue vicende, e ogni passion raffrena.
TEUTILE
Oh sforzo! Oh dura legge.
MITRENA
In petto forte,
trionfa la ragion. Un cor istesso
ama, disama, e si distingue in questo
l'alma illustre, e volgar. Quest'è l'estremo
de' giorni tuoi. Tu sol adesso apprendi
a morire da forte, e pria che l'empio
usurpator ti vegga
pianger, e sospirar; pria che tu serva
d'ornamento volgar a' suoi trionfi,
ecco; il padre ubbidisci, e senza pena
prendi... (sì lo dirò) prendi, e ti svena.
(gli dà il coltello consegnatogli da Motezuma)

Là sull'eterna sponda
d'orrida, e flebil onda,
ombra seguace or or
sì sì m'avrai.

Quanto sia il mio tormento
figlia non ti rammento;
mira la doglia in me,
pensa all'amor per te,
quanto t'amai.
Scena quarta
Teutile, poi Fernando con séguito di Spagnoli, che calan dal ponte.
TEUTILE
Che legge è questa mai!
Nel fior degl'anni miei
da un eccesso di gioia a un altro passo
di miserie, e tormenti?
Ma se più amar non deggio
pena è il morir, e il non morir è peggio.
FERNANDO
Ferma Teutile. Al mio sospetto dona
un atto di rigor. Cercai finora
d'ospite, e di legato usar le leggi;
ma tradita la pace, or che assalito
vidi il popolo mio, la sua difesa
fu giusto esercitar; già oppresso il volgo,
le milizie abbattute, è a me soggetto
di Messico il destin. Ma non vedersi
fra lo stuolo de' vinti ora il più forte
troppo dà, che temer. Il padre ancora
di barbaro preserva
la ferocia, l'ardir. Ei, che s'asconde,
da sospetto non lieve,
e a me un ostaggio or con ragion si deve.
TEUTILE
Che sento... Oh traditor!
MOTEZUMA
(sul ponte)
(Oh figlia vile!)
TEUTILE
La figlia d'un monarca
in ostaggio a Fernando? Il sangue illustre
di tanti semidei
così ingrato avvilissi?
Numi se i regi sono
vostre immagini care, a voi s'aspetta
tutti noi vendicar.
MOTEZUMA
Faran vendetta.
(inarca un dardo)
FERNANDO
Di che t'offendi?
TEUTILE
(osservando Motezuma)
Oh dio! Taci spietato...
MOTEZUMA
Arrida al colpo mio vindice il fato.
(scocca l'arco, e ferisce Fernando)
FERNANDO
Son tradito...
Scena quinta
Ramiro, e detti.
RAMIRO
German...
FERNANDO
Armi crudeli...
MOTEZUMA
Or che l'empio perì, l'onda mi celi.
FERNANDO
Donde è uscito lo strale?
RAMIRO
Io non lo vidi
FERNANDO
Olà del reo si cerchi. A te Ramiro
ciò commetto scoprir; senza riguardo
la vendetta userò. Dell'opre mie
la giustizia m'è duce, e sanno i numi
il mio cor la mia fede, e i miei costumi.

Dallo sdegno, che m'accende
agitato questo core
già punisce il traditore
che quel dardo m'avventò.

Giova al perfido talora
la viltà d'un nero eccesso,
ma poi sempre resta oppresso
dall'error, ch'il seguitò.
Scena sesta
Ramiro, e Teutile.
RAMIRO
Mirarti appena ardisco
idolo mio; qual mutazion è questa?
TEUTILE
Ingrato ancor ti resta
arte per ingannarmi? Alfin palesi
sono li vostri inganni.
RAMIRO
Sentimi o cara almen.
TEUTILE
No che m'affanni.
Vivo dell'amor tuo
in sicura balia. Per mia cagione
si disarman le schiere; a te confido
i segreti del regno. Il padre istesso,
la madre, e quest'impero
dal tuo labbro, infedel, tutto pendea.
Tutto per te dovea
servir di gloria, indi per noi di freno,
e solo per nutrir l'aspide in seno.
RAMIRO
Memoria serbo ancor...
TEUTILE
Lo vidi a prova.
Ma poco adesso giova
rammentar cose vane, e assai remote;
già sono l'opre, e le tue glorie note.
RAMIRO
Che mai vorresti?
TEUTILE
Al regno
render vorrei la pace,
veder estinto il lampo
dell'armi vostre, e licenziato il campo.
RAMIRO
Vorresti assai, ma invano
l'amor da me pretende,
ciò, che l'onor, e la mia gloria offende.
TEUTILE
Dunque darò al tuo merto
anch'io sol quell'amore,
che si può dare ad un inimico aperto.

Barbaro più non sento
pena per te, né amor,
t'aborre già il mio cor,
come t'amai.

Tu, quanto costi a me
l'amarti, e la mia fé
perfido traditor,
tu ben lo sai.
Scena settima
Ramiro solo.
RAMIRO
Infausto dì, quante sciagure veggo
imminenti al mio cor. L'alto pensiero
del german mi spaventa;
l'impresa mi tormenta, e con dolore
veggo perdersi in essa il caro amore.

Tace il labbro, ed il mio affetto
col dover è sempre in guerra.
Fatto scopo è questo petto
d'ogni affanno, e di dolor.

Il germano in me condanna,
e del cor chiama tiranna
la mia pena, ed il mio amor.
Scena ottava
Camera con porta praticabile nel mezzo.
Motezuma vestito alla spagnola, poi Teutile, e Ramiro.
MOTEZUMA
Numi, se ancor pietosi
volgete i guardi vostri
verso un misero re, deh secondate
i miei disegni, e il braccio mio guidate
queste nemiche spoglie,
solo trofeo, che vanto
dell'ibera possanza, hanno potuto
celarmi ad ogni guardo,
or mi saran strumento,
per arrivar al sospirato intento.
Ecco la figlia rea... Contro dell'empia
s'usi il primo rigor, e già che teme
la morte più, che di restar soggetta,
sia lo scopo primier di mia vendetta.
(si ritira in disparte)
Scena nona
Teutile seguita da Ramiro.
TEUTILE
(smaniando)
Seguimi.
RAMIRO
Che ricerchi?
TEUTILE
Diasi tregua allo sdegno... Ah non vedesti?
Egli s'asconde forse... In ogni parte
stesi il passo, e cercai. Numi che affanno.
RAMIRO
Che ragioni?... Ove vai?...
TEUTILE
(sospesa)
Forse m'inganno.
Ma non errai. Vedesti
Ramiro il genitor?
RAMIRO
Non sai, che l'onda
ei volontario elesse
delle perdite sue termine or ora?
TEUTILE
Come... il padre morì?
MOTEZUMA
(No vivo ancora!)
TEUTILE
Io ti conobbi; oh quanto
piansi per te. Ben da lontan ti vidi
venir fra cento acciari, e allor che volli
correrti incontro, e ribaciar umile
la tua destra, il tuo piè...
MOTEZUMA
Scostati o vile.
È questo il cenno mio? a questa salma
schernita, e prigioniera
tant'affetto riserbi?
TEUTILE
Ah non m'è cara.
MOTEZUMA
Dunque a morir, e a non amar impara.
(impugna la spada per uccider Teutile, vien fermato da Ramiro)
RAMIRO
Ferma.
TEUTILE
S'agghiaccia il cor.
MOTEZUMA
Che folle ardire.
RAMIRO
Deh ti mova a pietà...
(tenendo la spada di Motezuma)
MOTEZUMA
L'uso del brando
empio lasciami pur.
(Ramiro vede venir Fernando)
RAMIRO
Ecco Fernando.
TEUTILE
Fernando! O dio che fia?
MOTEZUMA
Venga io l'attendo.
RAMIRO
Nasconditi signor. (Siamo in cimento.)
(spinge verso la porta Motezuma)
TEUTILE
Celati padre mio.
(incalzandolo lo nascondono)
MOTEZUMA
Che fier tormento.
(lo nascondono)
Scena decima
Fernando, e detti.
FERNANDO
Ramiro, il tempo questi
ti rassembra dell'ozio, e degl'amori.
(guardando per la scena)
RAMIRO
Come, con so...
FERNANDO
Che cerchi?
Sì turbato perché?... Mi guardi appena?
MOTEZUMA
(Che sdegno!)
TEUTILE
(Che tormento!)
RAMIRO
(Oh ciel che pena!)
FERNANDO
Vanne. De' nostri alberghi
ogni varco si guardi. Io da lontano
cento volanti pini
vidi l'onda solcar. Assai m'importa
scoprir la meta lor, e il suo cammino.
Vanne, osserva, e riporta.
RAMIRO
(Oh rio destino!)
FERNANDO
Perché immobil così?
RAMIRO
Parto...
FERNANDO
Ma resti?
RAMIRO
(Che eventi mai son questi!)
FERNANDO
I cenni miei
vola tosto a eseguir.
RAMIRO
Che pena o dèi!
Scena undicesima
Fernando, Teutile, e Motezuma nascosto.
FERNANDO
Qual silenzio è mai questo? In te discerno
principessa un orror, che dà sospetto.
Fosser Ramiro mai
reo di qualche viltà?
TEUTILE
T'inganni assai.
Non è del tutto spenta
nel suo cor la virtù. Sebben nemico,
sente il proprio dover. Di tua vendetta
ministro è sì, ma il sangue mio rispetta.
Scena dodicesima
Ritorna frettoloso Ramiro, e detti.
RAMIRO
German, signor, alla vicina arena,
fra cento armati legni,
giunge in aria di pace a noi Mitrena.
MOTEZUMA
(Mitrena!)
FERNANDO
Che desia?
RAMIRO
Libera chiede
la venuta, il ritorno, ed a te giura
l'istessa libertà.
FERNANDO
Venga sicura.
RAMIRO
(a Motezuma piano nel partir)
Taci, e celati ancor.
TEUTILE
Respiro un poco.
RAMIRO
(N'abbia cura il destin.)
(parte)
MOTEZUMA
(Numi, che foco.)
FERNANDO
Donami, principessa,
libertà per momenti.
TEUTILE
Io non offendo
con la presenza mia l'alto congresso.
FERNANDO
Ma quel riguardo stesso,
ch'io non avrei, forse Mitrena offende.
Parti.
TEUTILE
(Che far degg'io?)
FERNANDO
Parti, così desio.
TEUTILE
Strane vicende.
Scena tredicesima
Fernando, poi Mitrena, ed Asprano.
FERNANDO
(ai soldati)
Olà, con ogni pompa
l'alta donna incontrate.
MOTEZUMA
(Simulata virtù.)
MITRENA
No, no, fermate.
Ove io comando, e impero,
do l'onor, no 'l ricevo.
MOTEZUMA
(E questo è vero.)
FERNANDO
In ogni forma io devo,
anche ove par, che imperi,
gl'avantaggi scordar con bel pretesto,
ed accordar alle vittorie il resto.
ASPRANO
Che orgoglio!
MOTEZUMA
(Ah non resisto.)
MITRENA
Io non arrivo sola, qual mi rimiri
in ammanto privato, e in questo loco,
per dar esca al tuo fasto. I tuoi vantaggi
sono ancora pendenti, e sin che resta
pietra a pietra congiunta, e pochi in vita
la vittoria non è (credi) compita.
FERNANDO
Ma sin che quest'acciaro
regger saprò, per vendicar l'offesa
quei pochi ancora non avran difesa.
(Motezuma esce con spada alla mano, che tosto gli vien levata da Ramiro, e lui si ritira di nuovo)
Scena quattordicesima
Ramiro, e detti.
MOTEZUMA
(contro Fernando)
Empio, ma pria morrai!
RAMIRO
Fermati.
(levandogli la spada)
MOTEZUMA
(disarmato)
Oh rio destin.
FERNANDO
(volgendosi al rumore vede Ramiro con spada alla mano)
Ferma, che fai?
MITRENA
(Motezuma? Che vidi!)
ASPRANO
In qual arnese!
FERNANDO
Che mirate occhi miei?
RAMIRO
Tutto è palese.
FERNANDO
Empio con l'armi in pugno?
Che tenti? Ora discerno
qual disegno fomenti. A me quel brando.
RAMIRO
Eccolo.
FERNANDO
In esso mira
la maggior d'ogni colpa. Il mio sospetto
s'accresce con ragion. Olà soldati
vigilate fedeli, e ad ogni ingresso
raddoppiato il presidio,
non esca alcun, se no 'l comando io.
MITRENA
Mi spaventa il comando.
RAMIRO
Odimi almeno.
FERNANDO
Intesi, e vidi appieno.
Di qual delitto mai
la tua nascita oscuri! E chi poteo
darti impulso simil?
MOTEZUMA
(esce impetuoso)
Io sono il reo.
MITRENA
Ohimè!
ASPRANO
Che miro o stelle!
MOTEZUMA
(a Fernando)
Segui la donna imbelle,
che di te incauta fida,
superbo ad ingiuriar. Piega la fronte,
tu, che il talamo vanti
del maggior dei monarchi, a quest'altero
gran domator dell'universo intero.
FERNANDO
Non m'adular signor. Mira se il cielo
che risorger ti fa, col tuo coraggio
ti guida adesso a tributarmi omaggio.
MOTEZUMA
Empio, che dir vorrai?
FERNANDO
Che in me non puoi
macchia trovar, che la mia gloria adombri,
vo' dir ch'in campo aperto
sino ad ora pugnai; che non pretesi
con arte vil mai procurar vittorie,
che son vergini alfin le nostre glorie.
MITRENA
Ma l'armi tue...
FERNANDO
Con queste
la ragion difendiam del ciel del mondo
e s'è capace poi,
anche un re di delitto, o d'atto indegno
s'usan quell'armi istesse,
per castigar questo monarca, e il regno.
MITRENA
(O dio.)
MOTEZUMA
Di qual delitto...
FERNANDO
È già palese
Motezuma l'insidia. Il tempo, il loco,
le spoglie, che tu menti,
son veraci argomenti
d'una pubblica colpa, e d'un delitto,
che offende ogni ragion, ogni diritto.
ASPRANO
Gelo d'orror.
MITRENA
L'ira crudel pavento.
MOTEZUMA
A qual eccesso omai.
FERNANDO
Soldati, avvinta
resti la regia destra
di servili catene.
MOTEZUMA
Empio...
MITRENA
Crudel che fai?
FERNANDO
Tanto conviene.
RAMIRO
Troppo german...
FERNANDO
Non più. La colpa sua
pubblica al mondo merta,
una pubblica pena.
Olà, s'adempia.
(soldati pongono in catene Motezuma)
MITRENA
Ah no... Ferma... t'arresta...
stelle, che ingiuria è questa!
Il maggior d'ogni re, con quella pena,
che a un vil plebeo si aspetta,
tu, Fernando, punisci! E voi soffrite
numi del nostro cielo
il sacrilego torto?
(a' spagnoli)
E voi potete
a sì barbaro duce
senza timor, soldati,
e servir e ubbidir... Misero sposo...
sfortunata Mitrena...
o tormento... o rossor... vergogna eterna...
Questa, ingrati, è virtù? Questi i costumi,
che dalla Spagna vostra, e dall'Europa
al nostro mondo oppresso,
a confusion di chi resiste a voi,
portate e seminate illustri eroi?
FERNANDO
Non più: darò a suo tempo
ragion dell'opre mie. Non ho rimorso,
che mi turbi la mente; io so, tu sai,
qual rispetto mostrai, e se sinora
nei militar maneggi
tutte osservai di cavalier le leggi.

I cenni d'un sovrano
impara ad adorar,
quella superba mano
principia ad inchinar,
e il capo altero.

Dalla sua pena un re
sempre lontan non è,
così degl'altri ancor
complici del tuo error
far non dispero.
(parte seguìto da Ramiro)
Scena quindicesima
Motezuma, Mitrena, ed Asprano.
MOTEZUMA
Confesso, non discerno
ove son, con chi parlo! A questo segno
in faccia del mio regno
per confusion, e a mio maggior tormento
mi costringe il destin? Ma non s'estingue
o il valore, o l'ardir. Sposa, a te resta,
cui libera ti dona
al ritorno la via, far mie vendette;
e già che l'empio manca
contro me ad ogni legge, omai procura
che resti almen lo stolto
fra le rovine mie oggi sepolto.
Se prescritta è in questo giorno
sposa amata la mia morte,
non temer, che sempre intorno
spirto errante ti sarò.

O nell'armi, o nei riposi
che fantasmi rigorosi
gl'empi tutti inquieterò.
Scena sedicesima
Mitrena, ed Asprano.
MITRENA
Parte l'afflitto sposo, e seco porta
la vergogna, il disprezzo eterni dèi,
voi, ch'il Messico tutto or affliggete,
pietosi difendete
contro questo tiran, e questo mostro,
il pubblico, il privato, il rito vostro;
ed io costante giuro,
che se verso di noi siete clementi,
v'offrirò sull'altar mille innocenti.

S'impugni la spada,
ci vegga l'ingrato
si mora, si cada,
ma sia il nostro fato
di gloria, e d'onor.

O sposo adorato
mi pesa il tuo duol
o, e provo tormento
da questo dolor.
Scena diciassettesima
Asprano solo.
ASPRANO
Non m'avvilisco ancor. Sebben oppressa
è la regia possanza, io non dispero
raccor numero tal d'armi, d'armati,
ch'abbian questi pirati
onde sudar l'altera fronte ancora
cento piroghe ogn'ora
altrettante canoe da un cenno solo
pendon dal labbro mio, e poi gran parte
ASPRANO
per Mitrena de' suoi, de' casi miei
prenderan nel cimento, i nostri dèi.

Nell'aspre sue vicende
più fiera in me si rende
pietà, fede, ed amor.

Esprimerà il valore
più l'agonie del core
di quel che faccia il labbro
spiegando il mio dolor.
Variante aria di Mitrena
Atto I, scena XVI.
MITRENA
A svenar il mostro gl'empi
piombi pur vostra saetta
tutta sdegno, e crudeltà.

Da voi soli, o dèi, l'aspetta
questo regno, i vostri tempi
per giustizia, o per pietà.
ATTO SECONDO

Scena prima
Sala d'udienza pubblica con due sedie nel quartiere de' spagnoli.
Teutile, ed Asprano.
TEUTILE
Vani i consigli sono. Aspran, non vedi
a qual eccesso giunge
di Fernando l'ardir? Destin simile
non è degno d'un re.
ASPRANO
Soffri Teutile.
Non sarà sempre ferma
per essi la fortuna. Ora
si pensi usar i mezzi tutti,
perché i barbari sian arsi, e distrutti.
TEUTILE
Ma Ramiro?...
ASPRANO
Perdona, altri pensieri
denno occuparti. I messicani afflitti
per le vostre sciagure
sospirano vedervi. Il tuo bel volto
consolarli potrà. Vieni...
TEUTILE
Ti seguo.
E il genitor?
ASPRANO
Di questo
a me lascia la cura. Già son pronte
le canoe, le piroghe; in campo uniti
restanti guerrier impazienti
attendono il momento
d'incenerir questo perverso nido,
e scempio far di questo duce infido.

Brilleran per noi più belle,
più pietose quelle stelle,
che ferali, e sanguinose
or minacciano terror.

Spesso il cielo irato freme,
sparge orror, tuona, e balena,
indi poi si rasserena,
e consola duolo, e speme
dell'afflitto agricoltor.
Scena seconda
Teutile, poi Fernando.
TEUTILE
Principio a respirar. Qualche conforto
d'Aspran la fé mi reca, e non dispero,
che risorger ancor possa l'impero.
FERNANDO
Se i Messican non hanno
miglior duce di lui, poca difesa
potranno usar in sì famosa impresa.
TEUTILE
Dunque, perché si chiude
il passo al genitor? Con qual ragione
giustificar pretendi
la sua vil prigionia? Se il genio tuo
bellicoso, e sovran solo ti porta
ad atti di virtù, perché correggi
con un atto crudel tant'altri egregi?
FERNANDO
Non più egualmente vano
è il tuo zelo, e il consiglio. Io non ricevo
leggi da te; itene al campo vostro,
gl'altri verran.
TEUTILE
Ma quando?
In te rimiro..
.
FERNANDO
Troppo dicesti. Olà, venga Ramiro.
TEUTILE
Così dunque...
FERNANDO
Non più. Parti. Altre cure
m'opprimono la mente.
TEUTILE
Partirò sì crudel, ma il cor ardito
forse vedrò del tuo rigor pentito.

Il nocchiero coraggioso,
che non teme la corrente
dell'oceano tempestoso
si sommerge, e poi si pente
tardi allor del suo gran cor.

Tu che troppo in te confidi
guarda ingrato, che non provi
rea la sorte, i numi infidi,
che non sia tardo il dolor.
Scena terza
Fernando, poi Ramiro.
FERNANDO
Grav'è l'impegno mio, ma più di tutto
mi spaventa il germano. Ei s'avvicina.
RAMIRO
Eccomi a' cenni tuoi. Non ti dia pena
sconsolato vedermi. Ha sue ragioni
anche questo dolor.
FERNANDO
Di che t'affanni?
RAMIRO
Si credono tiranni
tutti i nostri consigli. Io non dissento
ai giusti sdegni tuoi.
Ma, che un monarca poi
resti oppresso così senza difesa
dura legge mi par, e grave offesa.
FERNANDO
Dunque un eccesso credi
punir le colpe, e con le pene altrui
dar ai sudditi esempio? Il re feroce
due volte in questo giorno
procurò la mia morte, e tu lo sai,
ch'alli trasporti suoi lasciato il freno,
complice fosti col silenzio almeno.
RAMIRO
Colpa di ciò...
FERNANDO
T'intendo
amor con tuo svantaggio
generoso ti rende... Ecco Mitrena.
Da lunge a me s'avanza.
Parti.
RAMIRO
Spiegati pria.
FERNANDO
No, il tuo rossore
già palesa il tuo cor.
RAMIRO
Povero core.

Quel rossor, che in volto miri
non accusa il mio rispetto,
e non sono i miei sospiri
contrassegni di timor.

Le tue glorie anch'io secondo,
ma più dolce ti vorrei,
che ammirasse tutto il mondo
la pietade, e il tuo valor.
Scena quarta
Mitrena, e Fernando.
MITRENA
Fernando, il gran momento
s'avvicina fra noi. Sentimi ancora
ma con quella virtù, che a me dettasti
né l'animo contrasti
fortuna, o ambizion. Anche un momento
rammenta senza pena,
che Fernando sei tu, ch'io son Mitrena.
(si pone a sedere)
FERNANDO
Fortunato momento, in cui m'è dato
gloria a te d'ubbidir. Del mio costume
prova n'avesti, e sai,
ch'io non trascorsi mai
le misure del giusto, onde favella,
ma pensa favellando,
che Mitrena tu sei, ch'io son Fernando.
MITRENA
Vivea fra l'ombre ancora
di natia cecità, fuori del mondo,
ignobile, negletta,
questa vasta region. Fra mille errori
di culto, e di costume
ogni mente sommersa oltre misura
il metodo passava
d'una civil, e regolar coltura.
Per secoli sì lunghi
furo i popoli miei cotanto idioti
ch'anco i propri tesor gl'erano ignoti.
Ma rischiarar tal nube
un dì alfin si dovea. Questo era scritto
nei decreti del ciel, né si potea
tanto eseguir, se la natura, e il cielo
non apriva l'arcano, onde potesse
un seminume al mondo
la linea trapassar co' suoi eletti
per incogniti mar sinor negletti.
FERNANDO
Sensi d'adulazion poco veraci...
MITRENA
Parlo de' pregi tuoi. M'ascolta, e taci.
Giungesti sul confine
di Cozumel alfine. Al primo sbarco
di quell'idiota gente,
qual flagello facesti io non rammento
(che troppo dà tormento
i principi riandar, e troppo è dura
anche a pensar una simil sciagura).
Solo dirò, ch'al balenar dell'armi
a quei semplici ignote, e dal terrore
lor nemico maggior restaro vinte
cento province, e cento a te rendessi
tributarie, e soggette. E non contento
d'aver con tal progresso
tolto lo stato ad un monarca afflitto,
ch'usurpar gli vorresti il nome istesso.
FERNANDO
Troppo, regina, offendi...
MITRENA
Taci crudel, il tuo delitto intendi.
Talor sagace usasti
con accorte maniere, e rei consigli
il manto venerato
d'ospite, e di legato, e benché fosse
tepida ancor di sangue
la tua destra infedel, con regio core
fosti accolto da noi. De' tuoi precetti
uso facemmo, e in apparenza onesta
potesti usar tant'arte,
che dell'intimo ancor restassi a parte.
Fremono i grandi, e d'amistà sì stretta
con ragion si sospetta. Io, che preveggo
qualch'estremo da lor, senza riguardo
uso il consiglio; e perché il foco acceso
sì facil non s'ammorza,
pongo in uso il poter, uso la forza.
Alfin qualor in pace
ammirando, viviamo, i tuoi costumi,
senza tener de' numi,
veggo infranta ogni legge, e sento usarmi
cento violenze, e la cittade in armi.
FERNANDO
T'inganni così ardito...
MITRENA
Soffri ancora un momento, ho già compito
si scuote il mio consorte
a vista della morte. I suoi vassalli
con l'esempio richiama, e si difende,
ma come invan contende
l'uomo all'alto voler de' sommi dèi,
distrutto è il campo, e vincitor tu sei.
Da un sì felice effetto
perdi tutto il rispetto. Ombra non resta
di pietà, di virtù. Tutto si strugge
il forte cade, e cade ancor chi fugge,
e a tanti orridi aspetti
di rovine, di pianti, e d'aspre pene,
sposo, figlia (crudel) langue in catene.
(si leva dalla sedia)
Orsù v'è tempo ancora
d'emendarti, se vuoi. Libera il passo
alla figlia, al consorte, e con gl'avanzi
dell'armi tue questo dominio sgombra.
Usa, se non t'ingombra
rio vapor di grandezza, ancora un giorno
la virtù che dettasti. O se resisti
nell'ingordo pensier altero, e infido,
a battaglia mortal oggi ti sfido.
FERNANDO
Scusa con troppo eccesso,
l'opre mie tu dipingi. I sensi miei
sì crudeli non son. Chetati, e senti
più brevi assai, ma più veraci accenti.
(torna a sedere)
Ministro, e non tiranno
dal ciel d'Europa a queste parti estreme
d'occidente passai. L'oceano immenso
solcai per ogni parte, e furo noti
prima d'ora quei mar, che credi ignoti.
Giunsi ne' regni tuoi, vinsi, pugnai,
ma prima tutte usai
di clemenza, e virtù l'opre, e le leggi,
e de' miei fatti egregi
testimoni voi foste, allor, che amici
nelle viscere vostre a noi donaste
con sacri, e forti impegni
fede soggiorni (più) vittime, e regni.
MITRENA
Ma poi?...
FERNANDO
Di che ti lagni?...
Forse, perché ozioso
non mirai trucidar gl'avanzi ancora
de' fidi miei? Non v'è ragion, che basti
l'opre mie a condannar. Io non t'offesi,
se, me pugnando, e tutti i miei difesi.
Motezuma è crudel. Contro me stesso
so l'insidie, che usò. So, che detesta
il tuo saggio pensier i suoi trasporti;
ma quanto adesso importi,
ch'egli viva in arresto, io solo intendo,
perché ragion né vo' da te, né rendo,
che poi con ciglio altera
guerra m'intimi, io non rifiuto mai
l'occasioni di gloria.
Scena quinta
Motezuma in catena con Soldati, e detti.
MOTEZUMA
E guerra avrai
dammi una spada, e allora
vedrai, se facil tanto
è la nostra caduta eroe del mondo.
MITRENA
(verso Motezuma)
O dio... rompi il disegno
MOTEZUMA
Altra legge non ho, che del mio sdegno.
FERNANDO
Vidi il vostro valor.
MOTEZUMA
Disarma, o vile
tu il petto ancor. In singolar cimento
vieni, se puoi, ch'allor con armi pari
misurerem i sitibondi acciari.
FERNANDO
(ai soldati)
Olà, disciolto resti
l'invincibil eroe. Tosto vedrai,
quale sia il mio timor. Se tanto avanza
da superar alla mia destra ancora,
si coroni l'impresa, e poi si mora.
(nel partir Mitrena lo ferma)
MITRENA
Ferma... T'arresta...
MOTEZUMA
O vil.
MITRENA
Udite...
FERNANDO
È vano...
MITRENA
Dunque?...
FERNANDO
Non più; vedrete
se vi farò fra poco
di questo ferro impallidir al lampo.
MITRENA
Ah no...
MOTEZUMA
Lascialo pur.
FERNANDO
Al campo.
MOTEZUMA E FERNANDO
Al campo.

A battaglia, a battaglia t'aspetta
il mio brando, lo sdegno, l'onor.
MOTEZUMA
Sazierò la mia vendetta
nel tuo sangue, o traditor.
FERNANDO
Poco è un dardo, una saetta
all'insano tuo furor.
MITRENA
Nel funesto aspro periglio
cieli, ohimè! Pietà, consiglio,
sposo, oh dio! signor, pietà.
FERNANDO
Non la merta, e non l'avrà.
MOTEZUMA
Più m'irrita tua viltà.
FERNANDO
Che barbaro orgoglio!
MOTEZUMA
Che vile cordoglio!

(Insieme)
FERNANDO
Che genio crudel.
MOTEZUMA
Che sorte crudel.
MITRENA
Che giorno crudel.

(divisi)
MITRENA
Pensa a noi, pensa al tuo regno.
MOTEZUMA
Penso a me, penso al mio sdegno
FERNANDO
L'ostinato
del suo fato l'ira gode provocar.
MOTEZUMA
Vil, tu vuoi co' prieghi tuoi
più superbo l'empio far.
MITRENA
Voi stelle placate
quest'anime irate.
FERNANDO
Su al campo, su all'armi.
MOTEZUMA
Sì sì a vendicarmi.
MOTEZUMA E FERNANDO
E allor tu dirai
MOTEZUMA, FERNANDO E MITRENA
O sorte spietata! O rigido ciel.
A battaglia, a battaglia t'aspetta
il mio brando, lo sdegno, l'onor.
Scena sesta
Campo spazioso corrispondente ad un ampio seno della marina vicino all'accampamento.
Ramiro con Séguito de' spagnoli, poi Asprano.
RAMIRO
Consolatevi amici; è già vicino
il termine prescritto
alli nostri sudor. Poiché rinasce,
benché inerme però, l'ardir nemico,
di nuova gloria occasion mi porge
la sorte, che oggidì per noi risorge.
ASPRANO
Cadran, superbi, forse
questi eccelsi trofei. Coraggio, ed armi
non mancano al mio re. Saprà ben egli
di tante ingiurie, ed onte
farvi mentir, e impallidir la fronte.
Scena settima
Fernando, e detti.
FERNANDO
Lo faccia, e s'ha coraggio,
di cui, lo vanti, al paragon s'avanzi.
(a Ramiro)
Olà, senza dimora
tu la pugna prepara,
e al rauco suon de' militar strumenti
l'ultima delle imprese omai si tenti.
RAMIRO Io volo ad ubbidir.
(parte Ramiro con partita di soldati, gl'altri restano)
FERNANDO
Di te potrei
scempio atroce ora far; ma tal svantaggio
non voglio dar al tuo monarca, al regno
togliendole sì tosto eroe sì degno.

Sei troppo, troppo facile
a crederti guerriero
il pallido sembiante
il passo tuo tremante
vile ti mostra ognor,
e menzognero.

Mirami in volto pria,
vanta virtù, e valor
quel tuo perverso cor
presto mi proverà
crudel, e fiero.
Scena ottava
Asprano solo.
ASPRANO
Mi deride, mi sprezza,
che insolita fierezza,
non intesa virtù; barbara sorte!
A che dunque mi serbi
forse a mirar le leggi
calpestate da un empio, e i miei dispreggi

D'ira, e furor armato,
nemico a questo regno,
fa pompa d'empietà.

Legge non ha l'ingrato,
nel barbaro disegno,
il suo furor non ha.
Scena nona
Fernando incalzando Motezuma.
FERNANDO
Fermati non fuggir, se tanto sei
invincibil, e forte, a che il cimento
vai schermendo così?
MOTEZUMA
Stelle, che sento!
Tu di viltà m'accusi? Eccomi all'armi,
che non potrà lasciarmi,
se nemica è la sorte, ora in oblio
il mio nume sovran, e il braccio mio.
FERNANDO
Ma di pallor ti veggo
sparso il torbido volto, Ancor ti resta
accesso alla pietà. Renditi vinto,
cedi l'armi, e l'impero,
vivi ad altro destin.
MOTEZUMA
Ah non fia vero.
Anche d'atto sì vil osi tentarmi?
FERNANDO
Dunque impara a morir.
MOTEZUMA
All'armi.
MOTEZUMA E FERNANDO
All'armi.
(segue l'abbattimento fra loro due)
MOTEZUMA
Né cadi ancor?
FERNANDO
Barbaro ancor resisti?
(ritornano a combattere)
FERNANDO
Renditi.
MOTEZUMA
Anima ardita.
FERNANDO
Cadrai, fellon.
MOTEZUMA
Manco... Soldati aita.
(si ritirano combattendo)

Li Soldati messicani opprimono Fermando. Si muovono gli Spagnoli ed attaccano l'abbattimento, qual cessato e tutti ritirati, esce Ramiro che ferma una partita di Spagnoli, che par, che fuggano.

Scena decima
Ramiro, poi Teutile.
RAMIRO
Che fate? Ove correte
valorosi guerrier? Deh non lasciate
ch'io spettator rimiri
della vostra viltà con gl'occhi miei
prove tanto funeste, Ecco lo stuolo
dell'armate canoe; se il suo progresso
voi compagni lasciate, è a noi sicura
l'estrema, e la più vil d'ogni sciagura.
TEUTILE
Fuggi Ramiro. Ad onta
dello sdegno temer per te deggio.
RAMIRO
Principessa ove vai.
TEUTILE
Dal campo io vengo,
ove di stragi, e morti
confusa rimirai l'orrida scena
de' vostri pochi appena
la vittoria vantar forse potranno.
Universal è il danno. Il padre stesso
combattendo mira stanco, ed afflitto
dopo lungo conflitto, e molto sangue
ritirarsi pugnando,
ma seco prigionier trarsi Fernando.
RAMIRO
Fernando, e come?
TEUTILE
A singolar cimento
era col genitor, ma sopraffatto
da numero infinito
della plebe confusa
dopo lunga difesa oppresso cadde.
RAMIRO
Ed or...
TEUTILE
In luogo forte
sotto buona custodia a rio destino
il padre lo riserba; e perché temo
di te ancora crudel la sorte stessa,
ti prego, ti scongiuro
fuggi, il Messico omai poco è sicuro.
RAMIRO
Ch'io fugga? Olà compagni
divisi a sì gran uopo
venga meco una parte, e l'altra armata
d'accese faci alle canoe nemiche
movi guerra mortal. Fra quelle fiamme
sepolte in mezzo all'onde
della nostra vendetta al fiero lampo
una fra tante sol non abbia scampo.
TEUTILE
Fermati...
RAMIRO
S'eseguisca.
(parte de' soldati montano i brigantini, e incendiano le canoe)
TEUTILE
I miei tormenti
così stimi crudel?
RAMIRO
Invan mi tenti,
perdona io non rammento
se non d'esser soldato. Ogn'altro affetto
lascio in oblio, che troppo
nel mio petto guerrier emuli sono
la vendetta, l'onor, la gloria, il trono.

In mezzo alla procella
corre la navicella
in questa parte, e in quella,
ma pure si difende
dal mar, dalla tempesta,
e a naufragar non va.

Combatte nel mio petto
la gloria con l'affetto
ma quest'invitto core
soddisferà l'onore,
l'amor appagherà.
Scena undicesima
Teutile sola.
TEUTILE
Vanne crudel, distruggi
con empio cor quest'infelici avanzi
della nostra grandezza. Esca a torrenti
dalle pubbliche vie misto di polve
il sangue messican. Calpesta ingrato,
i numi, i templi, e ogni ragion sconvolta,
l'eccidio universal vanta una volta.
Ma pria ch'il cor afflitto
per te ingrato sospiri, i torti miei
vo', che termini alfin la fiamma stessa
dal cui rigor ogni speranza è oppressa.
(va per lanciarsi nel foco delle canoe, e incontra Mitrena)
Scena dodicesima
Mitrena, e detta.
MITRENA
Fermati, il tuo destino
figlia, poco sospendi. È già prescritta
di noi tutti la morte, ma la sorte
nel decreto crudel anche pietosa
riserba agl'occhi nostri
la gioia di veder quella vendetta,
che consolar potria
la tua, del genitor, la morte mia.
TEUTILE
Inutile riparo.
MITRENA
Ma capace intanto,
per far, che non riporti
l'usurpator superbo
fuor del Messico nostro oltr'al confine
la memoria fatal di mie rovine.
Scena tredicesima
Asprano, e detti.
ASPRANO
Principessa... signora...
Ahi mal funesto caso
per colmar di dolor vostra costanza
vi sovrasta di nuovo!
MITRENA
Aspran, che porti?
ASPRANO
I maghi al loro nume
Uccilibos ricorsi,
per impetrar ai pubblici perigli
qualche giusto riparo, ebbero, o stelle,
oracolo sì fiero,
che mi fa inorridir.
TEUTILE
Ma che rispose?
ASPRANO
«Teutile, ed un ispano
col sacrificio loro
l'impero, e il genitor salvar potranno»;
ciò disse, e ad un istante
Motezuma presente alla grand'ara
stesa intrepido allor la destra forte,
la figlia, ed un ispan giurò alla morte.
TEUTILE
O dèi!
MITRENA
Misera figlia!

(vengono i sacerdoti del tempio)
ASPRANO
Eccolo, stuolo insano
dei ministri del tempio. Oh cieli t'invola.
TEUTILE
Dove raminga, e sola
tra gl'incendi di guerra, e abbandonata?
MITRENA
Oracolo crudel!
ASPRANO
Sorte spietata!
MITRENA
Fermatevi un momento
sacre turbe, e donate
ad una madre afflitta
l'uso del suo dolor. Figlia infelice,
ahi del destino atroce
ch'a te sola sovrasta, io ne risento
il tormento maggior d'ogni tormento.
Misera chi fu mai
di me regina, sposa,
madre più sventurata? I numi istessi
congiurano a svenar gl'affetti miei
e sono resa ormai
degl'uomini bersaglio, e degli dèi.
TEUTILE
Non irritar ti prego,
madre, l'alto poter de' numi irati,
se il gran nume ricerca,
per placar l'ira sua, solo il mio sangue,
questo sangue si versi, e sia mia gloria
offrir all'ara sua
una salma a penar sino avvezza,
per sì pubblico ben, e sua salvezza.
MITRENA
Troppo violento sento,
figlia, il tormento mio. Per superarlo
io non appresi ancora
la forza, o la virtù. Stelle crudeli!
Oracolo tiranno!
Dura legge del ciel! O me infelice!
TEUTILE
Madre al tuo cor disdice
quest'eccesso di duol, restane in pace,
soffri un altro dolor nella mia morte,
né invidiar la sorte
data a me per salvar la patria oppressa
ch'il vuol il ciel, e lo vorrei io stessa.

Un guardo, oh dio
madre diletta
al duolo mio,
uno al mio amore,
e quel dolore m'ucciderà.

Deh soffri, o cara,
mia sorte amara
con alma forte,
per me la morte
non ha terrore
pena non ha.
Scena quattordicesima
Mitrena, ed Asprano.
MITRENA
Vanne, che vendicata
la tua morte sarà. Se il ciel ricerca
il sacrificio unito
della figlia innocente, e d'un ispano
Fernando dée morir. Quest'è l'oggetto
del divino furor. Il sangue infido
dia memoria funesta a questo lido.
Olà Fernando mora.
No, sospendete ancora...
Qual orror mi sovrasta... O dio che pena!
Ma chi l'odio raffrena!...
Chi l'ira mia corregge, e toglie all'are
le vittime richieste? Ah non v'è scampo
cada l'eroe tiranno
s'ubbidisca al voler de' sommi dèi,
che vani son tutti i riguardi miei.
ASPRANO
E chi sarà sì ardito,
che a sua fronte resista? Anche in catena
atterrisce col guardo
i più costanti cor.
MITRENA
Taci codardo
se tu nutrisci ancora,
ch'il più forte rassembri, un tal timore
giust'è, ch'il ciel protegga il suo valore.
ASPRANO
Dunque addita la forma.
MITRENA
In ogni lato
in un tempo medesmo all'alta mole,
ove rinchiuso vive,
il foco distruttor tosto s'appresti,
così tolti i pretesti
alla vostra viltà, veggasi l'empio
cader senza difesa
vittima al ciel, e alla comune offesa.
ASPRANO
Ad eseguir vo tosto. (Oh legge fiera!)
MITRENA
Cada estinto il superbo, e il mondo pera.

La figlia, lo sposo
m'affligge, mi svena,
lo sdegno, la sorte
m'accresce la pena,
e misero, oh dio
in mille affanni ho il cor.

Turbata la mente
non vede, non sente,
tra sdegno, ed amore
il povero core
confonde il dolor.
ATTO TERZO

Scena prima
Parte remota della città con torre.
Ramiro guidando fuori dalla porta Fernando, e Soldati.
Si vedono sulla porta prostesi alquanti Messicani uccisi.
RAMIRO
Esci german, pria che peggior destino
ti sovrasti a momenti. Il re nemico
per obbedir a vaticini indegni
degl'oracoli suoi, il sangue tuo
in enigma richiesto, all'empio altare
intrepido destina; e già mi sembra
veder l'armata turba,
e il furente monarca in breve d'ora
troncar la fuga, ed insultarti ancora.
FERNANDO
Qual oracolo è questo?
RAMIRO
In altro tempo
più a lungo lo saprai. Spero, che vinta
in ciò, che poco resta
la messica possanza
con l'oracolo stesso il cor confuso
del re crudel render saprò deluso.
FERNANDO
Lo voglia il ciel. Ma in avvenir più cauto
sarò anch'io nel fidarmi.
RAMIRO
Pochi vi sono in armi.
Questi pochi combatti, ed io frattanto
abbatterò le porte
del sacrilego tempio, ove raccolti
i più ostinati, invano
son spernator del sacrificio umano.
FERNANDO
Lodo l'impresa. Adempia,
ciò, che brama il destin, che sempre è degno
del tuo valor, e di pietà il disegno.

L'aquila generosa
cade talor oppressa,
perché l'insidia ascosa,
né può veder, né sa;

ma dall'artiglio uscita
si mostra grande, e invita
ed il nemico istesso
impallidir poi fa.
Scena seconda
Ramiro, poi Motezuma con Soldati.
RAMIRO
Or ch'è salvo il german con ogni pompa
l'amante si difenda. Ecco il monarca.
Celatevi, che voglio
suo disegno scoprir.
(si ritirano tutti)
MOTEZUMA
(ai suoi messicani)
Partite; io basto
l'empio duce svenar. Itene voi
di Mitrena in difesa. Almen la sposa
difendetemi o dèi, che nei tumulti
esente sia dai militari insulti.
(partono i soldati di Motezuma, esso con spada alla mano si avanza verso la torre)
Che miro! Esangui al suolo
son li custodi? Il varco aperto? O stelle!
Fuggì forse Fernando? Ah non sia vero
numi qual tradimento? Ancora a questo
mi riserba il destin?... Giorno funesto?
(entra nella torre solo, esce Ramiro e soldati)
RAMIRO
Olà chiudete amici
il difficil ingresso, e degli estinti
queste soglie sgombrate. A' miei disegni
giovi, ch'il re ristretto
viva lontan dai militar perigli,
e giacché miglior sorte
pietoso il ciel a tutti noi destina
fugga, se può, l'universal rovina.

Anche in mezzo dei contenti
sente l'alma la sua pena
e d'amore la catena
toglie ognor la pace al cor.

Ma una voce lusinghiera
par mi dica spera spera,
che ad amor, risponde amor.
Scena terza
Asprano, con séguito di Guastatori, che abbattono la porta della torre, ed attaccano il fuoco per ogni parte.
ASPRANO
Eseguite soldati. Il primo impegno
sia chiuder ogni varco, onde potesse
sottrarsi il prigionier. Da cento lati
s'accostino le faci,
e giacché vuol così sua fiera sorte
il gran duce spagnol abbia la morte
in ogni canto ormai
va ascendendo la fiamma.
MOTEZUMA
(dall'alto della torre)
Aspran che fai?
ASPRANO
Questa del mio sovrano
la favella mi par!
MOTEZUMA
Volgiti Asprano.
ASPRANO
(volgendosi lo vede)
Motezuma... signor...
MOTEZUMA
Lascia spietato
di rammentar quel nome
or tradito da te. Vorrà il destino
salvarmi a tuo dispetto, e potrà forse
far del tuo cor fellon orrido scempio,
che possa altrui sempre servir d'esempio.
(si ritira)
ASPRANO
T'inganni... Ei parte... O dio... confuso resto.
Oh comando fatal che inganno è questo?

Dal timor, dallo spavento
mesto il core, e l'alma sento
tormentato, disperato
mi preparo a lagrimar.

Dal destin spietato, e amaro
chi difender può il mio re?
Che farò? Non v'è riparo:
sorte rea che si può far?
Scena quarta
Mitrena con séguito de' suoi principali.
MITRENA
Ecco, fedeli miei, là nelle fiamme,
che ascendono fastose in polve resta
l'invincibile eroe. Recate agl'altri
sì felice destin. Fernando, è estinto,
che estinto alfin, ditegli pur, vedeste
quell'uomo che immortal finor credeste,
e dite che ci avanza,
poiché l'empio morì qualche speranza.

Nella stagion ardente
minaccia il ciel sovente;
ma il suo rigor non dura,
e rende più sicura
la calma al passegger.

Risorgerà fra poco
questo abbattuto impero
e con ragione spero
miglior pace goder.
Scena quinta
Tempio, ove nel fondo si vede la porta principale chiusa, a lato il simulacro di Uccilibos con l'ara ornata per il sacrificio.
Sacerdoti alla messicana, che in abito candido guidano all'ara Teutile.
Teutile, poi Mitrena.
TEUTILE
Meno apparati, e meno
testimoni di duol. Il ciel riceve
gl'attributi dell'alme, e poco onora
le vittime sacrate
quest'apparenza vana,
che mostra sol la debolezza umana.

L'agonie dell'alma afflitta
non curate eccelsi dèi
tollerate i pianti miei
sfogo umano di dolor.

Se costante a voi rassegno
su quest'ara il sangue mio,
voi rendete pace al regno
alla madre, al genitor.
Scena sesta
Mitrena, e detti, poi Asprano.
MITRENA
Figlia una volta ancora
lascia ch'i uffici adempia
di madre sconsolata; anche un momento
dividasi il mio cor; e doni in parte
la maestà di regina
agl'affetti di madre il primo luogo...
e soffra il ciel quest'innocente sfogo.
TEUTILE
Madre non t'agitar...
MITRENA
Ah non intendi
figlia il dolor qual sia
di madre afflitta! Ogn'altro
è fugace, è legger, ma questo eccede
con eccesso di pena il mio dolore
né 'l puoi veder, se non mi vedi il core.
TEUTILE
Ma conviene ubbidir...
MITRENA
Strana... infelice
necessità. Se il cielo
con le vittime sue vuol che si sveni
l'affetto, e la passion... o legge dura,
ch'il merto mio, che il sacrificio oscura.
Ma vien Aspran... Torbido, e mesto move
il passo irresoluto?
Olà eseguisti è ver. Morì Fernando...
O numi... Non rispondete?
TEUTILE
Tremo a mirarlo.
MITRENA
I miei pensier confonde.
Parla. Tu già eseguisti
io ne vidi gl'effetti... È morto l'empio.
ASPRANO
Io fui troppo fedel, sebben nel seno
un'incognita forza
mi dicea non lo far; ma il mobil volgo
famelico di sangue
eseguendo alla cieca i cenni tuoi
invece di Fernando
fra le fiamme voraci... O dèi...
MITRENA
Finisci.
ASPRANO
Non ho cor di spiegarlo.
MITRENA
O che tormento!
ASPRANO
Motezuma morì...
MITRENA
Stelle, che sento.
TEUTILE
Misero genitor.
MITRENA
Spietati dèi!
Come... dove... il vedesti.
ASPRANO
Io stesso il vidi.
Io gli parlai della sublime parte
di quell'ardente torre ove rinchiuso
Fernando era prigion.
MITRENA
E lui?...
ASPRANO
Non so che sia.
MITRENA
Ma come entrò lo sposo?...
ASPRANO
Io non so dirti
so ben che per sottrarlo
tutta l'arte impugnai, ma quando vidi
l'incendio tant'era,
che fu ogni studio vano, onde convenne
al misero monarca
l'altrui pena soffrir.
MITRENA
Non più l'intendo
l'impazienza sua
di dar morte all'ispan gli costa assai.
Misera in tanti guai,
che farò? Chi consiglia?... Ah dove sei
sposo mio ben!... Sei morto?
Questo è il primier conforto,
che prometton le stelle,
e questi sono gl'oracoli del cielo?
Fiero destin... O sorte...
Tremo... pavento... impallidisco... e gelo...
ASPRANO
Non feci che ubbidir...
MITRENA
Dunque è un errore
degl'occhi tuoi ciò che riporti. Dunque
vincitori siam noi. Fernando estinto
fugace a nuoto varca
la messica laguna,
e in altro lido le sue forze aduna?
TEUTILE
L'infelice delira.
MITRENA
Coraggio amici. Ecco opportuno il tempo.
Si attacchi il fuggitivo
e per la strada stessa
seminata di stragi, e di delitti
al suo venir, nel suo ritorno trovi
contro lui nuove morti, e stragi nuovi.
TEUTILE
Madre infelice.
MITRENA
O dio... Ma che!... Vaneggio!
Speme crudel tu mi lusinghi invano.
Invan dipingo agl'occhi una vendetta.
Ch'impossibile è ormai. Ah il ciel placato
non è ancora per noi. Con nuovi modi
sempre irato minaccia,
ed a maggior sciagura
vuol il tuo sangue, e i mali miei non cura.
Ahi qual rumor...
(vien gettata a terra la porta del tempio, ed entra Ramiro con séguito)
ASPRANO
Ecco tracolla il mondo.
TEUTILE
Su via presto svenate
questa salma infelice.
Scena settima
Ramiro, Soldati, e detti.
RAMIRO
Ah v'ingannate.
(prende Teutile e la conduce via)
TEUTILE
Lasciami ingrato.
RAMIRO
Vieni cara se brami il ciel placato.
MITRENA
Numi, che orror!
RAMIRO
Amici non tardate
ad eseguir tutti i comandi miei.
Miseri ora vedrete
quanta possanza avranno i vostri dèi.
(parte con Teutile. Li spagnoli abbattono i simulacri del tempio, e partono)
Scena ottava
Mitrena, ed Asprano.
ASPRANO
Vo' seguir l'infelice, perché temo
nell'eseguir costoro
il sacrilego fatto enorme, ed empio
che tremi il suol, e che dirocchi il tempio.
Scena nona
Mitrena sola, poi Motezuma.
MITRENA
Ed ho cor di soffrir! E taccio ancora!
E resisto! E non moro! E taccio ancora
da tutti abbandonata
vedova sconsolata:
persa la figlia; e desolato il regno,
senza cor: senza nume, e senza speme.
In odio al ciel: nelle sciagure estreme
che fate oziosi dèi?
L'ingiurie tollerate
di quest'empi così? M'avveggo adesso,
che vinti siete, e vi convien alfine
meco perir nelle comun rovine.
Dunque, che farò mai?
Continua nella pagina seguente.
MITRENA
Copra il sol i suoi rai. Notte funesta
ingombri queste luci. Il sonno eterno
nell'oblio seppellisca i miei rossori,
le perdite, gl'affanni;
i rimorsi tiranni, i miei dolori.
(mentre vuol uccidersi è trattenuta da Motezuma)
MOTEZUMA
Sposa ferma la destra.
MITRENA
E vivi ancora?
MOTEZUMA
Pria vendetta si faccia, e poi si mora.
Due colpi di noi degni
coronin l'opre nostre. I duci ispani
trionfano superbi
sulle nostre rovine. E già sicuri
con pompa militar fanno solenne
la caduta del regno; la mia morte,
della figlia l'ingiurie, e tue ritorte.
MITRENA
Ancor vivi signor: sogno, o traveggio
tu vivi, e con quel core
sempre invito sovran, ed indefesso.
MOTEZUMA
Fosse la sorte mia qual son l'istesso.
MITRENA
Ma come ti sottraesti
dalla fiamma crudel?
MOTEZUMA
Occulta via
nota a me sol per sotterraneo chiostro
mi condusse sicuro. Il grand'inganno
innocente però m'è noto noto appieno.
MITRENA
L'error della tua morte
quante lacrime (o dio) costa al mio core.
MOTEZUMA
Lo so; né senza amore
sospirai di poter nel caso rio
darti sposa mio ben l'estremo addio.
MITRENA
Dunque andiamo a morir.
MOTEZUMA
Sugl'occhi infami
cadiam de' due Germani.
MITRENA
Ma pria gl'usurpator superbi, e ingrati
cadano a nostri piè vinti, o svenati.
(partono)
Scena decima
Motezuma solo.
MOTEZUMA
Stelle vinceste. Ecco un esempio al mondo
della vostra incostanza. Ecco un monarca,
che solo si vantava
di possanza simil ai vostri dèi
ludibrio della plebe
reso scherzo d'ognun, vinto, ed oppresso.
Fatto servo ben vil dell'altrui glorie
argomento felice a nuove storie.

Dov'è la figlia, dov'è il mio trono
non son più padre, più re non sono
la sorte barbara non ha più affanno
non ha più fulmine il ciel tiranno,
ch'esser terribile possa per me.

Vede l'istesso nemico fatto,
che non può farmi più sventurato,
che se m'uccide, crudel non è.
Scena undicesima
Gran piazza nella Città del Messico con ornamenti per il trionfo.
Schiavi messicani, e bandiere calate da una parte, dall'altra le schiere vincitrici degli Spagnoli.
Fernando, Ramiro, e Teutile.
CORO
Al gran genio guerriero
la caduta d'un impero
l'alte glorie
le vittorie
duce invitto ognun ascriva
viva il monarca ispan
Fernando viva.
FERNANDO
Popoli vinti, il cui destin vi porta
nuovo re ad adorar, e nuovi numi.
Con opre, e con costumi
più corretti, e più degni
in avvenir pensate
non meritar de' nuovi dèi li sdegni.
Quel soglio ove m'assido
non è soglio per me. Or che lo prendo
alla Spagna lo cedo, e lo difendo.
CORO
Al gran genio guerriero
la caduta d'un impero
l'alte glorie
le vittorie
duce invitto ognun ascriva
viva il monarca ispan
Fernando viva.
Scena ultima
Motezuma, e Mitrena in disparte, Aspran s'avanza, e detti.
MOTEZUMA
(piano a Mitrena)
Seguimi, e non temer.
MITRENA
Eccomi armata.
ASPRANO
Anch'io sovrano duce
della tua gloria imitator non meno
al soglio del tuo re mi prostro, e giuro
vassallaggio fedel.
MITRENA E MOTEZUMA
Muori spergiuro!
(ad un tempo istesso Motezuma s'avventa contro Fernando, Mitrena contro Ramiro per ucciderli; ma sono trattenuti il primo da Asprano, l'altra da Teutile, che gli levano all'improvviso l'armi)

(Insieme)
TEUTILE
Madre che fai?... Che nuovo eccesso?
ASPRANO
Signor che fai?... Che nuovo eccesso?

(divisi)
MOTEZUMA
Empio è sempre per noi quel cielo stesso.
TEUTILE
(a Mitrena)
T'accheta.
MITRENA
Infida sorte.
MOTEZUMA
(a Fernando)
Dammi la morte pur.
FERNANDO
L'ire deponi.
MOTEZUMA
Ecco la destra rea, di me disponi.
MITRENA
Me pria crudel castiga
se in me colpa simil trovi, e condanni.
MOTEZUMA
Non raddoppiar gl'affanni
gl'occhi miei riserbando a tanta pena.
FERNANDO
Vivete anime grandi; anzi vi voglio
ambo salvi, ambo amici, ed ambo al soglio.
MITRENA
Come!
MOTEZUMA
Crudel lusinga.
FERNANDO
Al mio sovrano
dipendenza giurate, e non ricuso
voi lasciar nell'impero, e poscia unito
ad imeneo ben degno
Ramiro il mio german lasciarvi in pegno.
MOTEZUMA
Nozze troppo funeste.
RAMIRO
Anzi volute
dall'oracolo vostro; ecco adempito
il suo voler col sacrificio nostro.
ASPRANO
Sacrificio felice!
MOTEZUMA
(Oh gran mistero!)
TEUTILE
Impossibil rassembra.
MITRENA
Eppur è vero.
ASPRANO
(a Motezuma)
Che risolvi?
TEUTILE
(a Mitrena)
Non parli.
MOTEZUMA
(O che tormento!)
MITRENA
(guardando Motezuma)
Io contenta l'approvo.
MOTEZUMA
Anch'io v'assento.
MITRENA
Datevi alme felici
se vostri amor il più sicuro pegno
che la virtude alfin vinse lo sdegno.
MOTEZUMA
Ne' vostri dèi gran verità si scorge
cade il Messico è ver, ma poi risorge.
CORO
Imeneo, che sei d'amori
dolce ardor, nodo immortale
per la coppia alma, e reale
stringi l'alma, e annoda i cori.

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Ultimo aggiornamento 21 agosto 2019