ALTEZZA SERENISSIMA
Qualunque sia il tributo, che il mio divotissimo ossequio, con gloriosa arditezza offerisce all' A. V. Serenissima spero di sentirlo gradito, non misurando i Princìpi d'un merito come il vostro, Distinto, il loro gradimento dalla piacevolezza dell'altrui offerta, ma dalla Grandezza del proprio Core. Ricevete dunque, o Magnanimo questo Dramma, che uscito dalla penna felice del Celebre Silvio Stampiglia, viene a voi da me censagrato, non per additarvi nelle azioni passate dì qualche Eroe il disegno dell'avvenire, che non avete voi punto di necessità di prendere altronde gl'esempli, quando, e così frequenti, e così Illustri gl'avete nella VOSTRA GRANDE FAMIGLIA. Vi bastano le PATERNE, e Domestiche Glorie, e voi riconoscete troppi vantaggi dalla vostra NASCITA, e troppi dalla dalla Vostra Inclinazione, perché ne abbiate a ricercarne di maggiori ne' tempi remoti, e nelle Nazioni Straniere. Per ricreare è composta quest'Opera, e sogliono alcuna volta anco i Gran Principi assaggiare con bontà di questi graziosi trattenimenti, sollevando così l'Animo dalla gravezza di que' pensieri che seco porta il Governo. Ecco il mio fine; felice, se l'averò ottenuto, assieme col perdono al mio ardire, sempre invidiabile, ancorché fallo venga creduto, che farà bella in ogni tempo una colpa da cui ricevo la Gloria di poter rassegnare a Vostri Serenissimi piedi il mio profondissimo ossequio, chiamandomi così
Di Vostra Altezza Serenissima:
Umilissimo, Devotissimo, Ossequissimo, Servitore
D. Antonio Vivaldi.
Fù Partenope figlia di Eumelo Rè di Fera, in Tessaglia la quale si partì da Calcide dell'isola di Euboa, oggi Negroponte, seguendo l'augurio d'una bianca Colomba, e fece edificare una Città presso le sponde del Mar tirreno, che fù detta Partenope, e poi chiamata Napoli. Ciò troverai nel Cap. II. del primo Libro delia Storia della Città, e Regno di Napoli, di Giovanni Antonio Summonte. Il resto si finge.