La Silvia, RV 734

Dramma pastorale in tre atti

Musica: Antonio Vivaldi (1678 - 1741)
Libretto: Enrico Bissari

Ruoli: Organico: sconosciuto
Composizione: 1721
Prima rappresentazione: Milano, Teatro Regio Ducale, 26 agosto 1721
Edizione: Giuseppe Richino Malatesta, Milano, 1721 (solo il libretto)
Dedica: Elisabetta Cristina, imperatrice d'Austria

La musica è perduta
Il testo qui di seguito riportato è una dichiarazione inserita all'inizio del libretto originale.

Argomento

Proco Rè d'Alba ebbe due figli Mumitore, ed Amulio. Morto il Padre, successe Numitore al governo, come quello, cui la volontà Patema, e il conseneo universale de Popoli avean desinato l'Impero. Prevalse però la forza a tutti i diritti della ragione; onde Amulio scacciato il Fratello, s'impossessò dell'Impero. Aggiunse l'empio a questa una seconda sceleraggine; e fatto uccidere Égisto il Nipote in tempo, che egli si divertiva nella Caccia, assicurò ancora per questa parte il suo tradimento. Restava sola del Sangue di Numitore Silvia innocente Fanciulla; ma capace però a suscitare de i grandi impacci al Tiranno col trasferire le ragioni del Regno a' suoi Dìscendenti. Si disfece però agevolmente anche di questo spavento coll'obbligare questa infelice al Sacerdozio di Vesta. Ma perche si dovevano al Cielo i principi di quel grand'Impero, che dopo il Cielo doveva estendere sterminata la potenza Romana qui in terra, fù quella Vergine dopo qualch'anno sforzata nel bosco di Marte, dove era solita appunto di prtarsi a coglier l'onda in uso dei Sacrifici. Variano li Scrittori intorno all'Autore dì questa violenza, volendo alcuni, che da un suo Innamorato, altri, che da Amulio medesimo, armato di tutt' armi, e per nascondersi, e per atterrirla, venisse questa violenza. E' però comune opinione, che Marte la lafciasse di se feconda; e che nel partirsi consolasse l'afflitta, assicurandola, che s'era unita in legame di Spofa al Genio di quelle Selve, di cui averebbe due gloriosi Gemelli, che sarebbero l'ornamento, e il terrore di quei contorni.

Servendosi l'Autore di tutte due queste opinioni dà principio al Drama Pastorale col fingere, che fugga Silvia da i lascivi attentati d'un incognito armato, allora appunto ìnseguita, che per uso de i Sacrifici portavasi a prender l'acqua alla solita fonte; che venga soccorsa da Marte, che sotto nome di Tirsi, errava per quelle Campagne innamorato di lei. Che fosse ella accesa dello stesso, ma, che celasse gelosamente il suo fuoco.

Si finge ancora, che Amulio ordinasse la morte di Egisto, ma fanciullo di pochi mesi; che fosse salvato da Faustulo, che trovandosi a caso in quel bosco, dove doveva eseguirsi il crudele, comando, intenerito ai vagiti di quel bambino lo togliesse al Carnefice. Che allevato secretamente col Nome di Niso, amasse Nerina, Ninfa del sangue del Tebro.

Si finge per ultimo, cbe afflìtti i Pastori di quelle Selve vicine ad Alba dalle Tirannie, e dalle lascivie d'Amulio, fossero ricorsi all'Oracolo, per intendere quando finirebbero i loro mali, e che avessero avuto questa risposta.

Lieti sarete allor, ch' a morte tolga
Un estinto Garzon l'estinta Suora;
E ch'un bel Nodo, un Dio più stringa, allora,
Che cieca Gelosia più lo disciolga.

Sù questo perno si raggira tutta la machina del Drama Pastorale, che termina finalmente con i Sponfali di Nerina, e d'Egisto; con l'unione di Marte e Silvia.



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Ultimo aggiornamento 14 dicembre 2022