La Sinfonia in si bemolle maggiore RV162 costituisce il tipico esempio di quella pratica dresdense tesa a inspessire con gli strumenti a fiato le composizioni concepite per archi soli. La sinfonia fu infatti composta per archi e solo in un secondo momento, una volta entrata a far parte, tramite Pisendel, del repertorio dell'orchestra di Dresda, venne irrobustita con parti di oboe e fagotto poste a raddoppio dei violini e del basso. Ma non bisogna credere che questa pratica sassone fosse arbitraria o ignota al compositore: sappiamo che anche in Italia gli oboi venivano spesso usati in raddoppio degli archi. Rivelatore è il caso del celebre "Concerto alla rustica", RV 151 di Vivaldi: lavoro apparentemente scritto per archi soli (e così eseguito sempre ai nostri giorni) che nell'ultimo movimento rivela l'iscrizione autografa "Oboi soli", evidente indizio che gli oboi erano tacitamente presenti fin dall'inizio all'unisono con i violini. Nel caso di RV 162, l'aggiunta di Pisendel suona perfetta e nulla farebbe mai credere che questa pagina, così arricchita, potesse dispiacere a Vivaldi.
Federico Maria Sardelli