Teuzzone, RV 736

Dramma musicale in tre atti


Testo del libretto


ATTO PRIMO

Scena prima

Campo di battaglia illuminato di notte. Padiglione reale ove sta Troncone ferito, appoggiato a grand'asta.
Troncone, Cino, Sivenio.
TRONCONE
Nostro, amici, è il trionfo. Ingo ribelle
cadde, e la pace al nostro impero è resa.
Ruoti or la falce, e tronchi
i miei stami vitali invida parca:
quello di mie vittorie
l'ultimo è dei miei dì. Più nobil fine
non poteami dal cielo esser prescritto:
s'applauda; vissi assai, se moro invitto.
CINO
Lascia, o signor, che su le regie piume,
posta all'esame la ferita...
TRONCONE
Eh, Cino,
morire in piedi un re sol dée. Tu primo
del voler nostro interprete e custode,
prendi, su, questo foglio
chiuso dal regio impronto.
Chiamo l'erede alla corona, accresco
titoli al sangue, e alla natura applaudo.

Gli dà il testamento sigillato.
CINO
Bacio la man che a tanto onor m'innalza.
TRONCONE
E tu Sivenio, o primo
duce del campo, al cui valor tenute
di non lievi trofei son le nostr'armi,
prendi: il regal sigillo
nella tua man depongo, e tu lo rendi
a chi dovrà le leggi impor del trono.

Gli dà il sigillo reale.
SIVENIO
Chino a terra la fronte, e bacio il dono.
TRONCONE
Ma già vien meno il cor, perpetua notte
mi toglie il giorno, il favellar... m'è rotto.
Nel nuovo erede
chiedo in ultimo don la vostra fede.

Muore, e si chiudono l'ali del padiglione.

Scena seconda

Zidiana che esce dal suo padiglione piangendo, poi Egaro.
ZIDIANA
Al fiero mio tormento
par che pianga il ruscel, languisca il fiore.

Alma mia, fra tanti affanni
a che giova il lagrimar?
Dopo l'impeto de' pianti
ci mostriamo più costanti,
e si pensi anco a regnar.
EGARO
Reina, egli è ben giusto il tuo dolore,
se perdi in un momento e regno, e sposo.
ZIDIANA
Fabbro è ognun di sua sorte: io già che seppi
il diadema acquistar, saprò serbarlo.
EGARO
Nobil, ma vana speme.
ZIDIANA
Di questo cielo i fermi poli.
EGARO
Pria che fossi reina,
sai che per me avvampar Sivenio e Cino.
ZIDIANA
Il foco
cercò sfera maggior; nel re mio sposo
alzò la fiamma e dilatò la vampa.
EGARO
Che pro? Rompono l'armi
il nodo maritale.
ZIDIANA
Ed in un punto
vergine, sposa, vedova già sono.
EGARO
A lasciar già vicina,
asceso appena, è mal gustato il trono.
ZIDIANA
Lasciar il trono? Ah, pria
mi si strappi dal sen l'alma e la vita.
Caro Teuzzon, perdona
se t'insidio l'onor della corona.
EGARO
Qual pietà, qual affetto!
ZIDIANA
Amo Teuzzone; il cielo,
che ben vedea quanto l'amassi, intatta
mi toglie al padre e mi preserva al figlio.
EGARO
Strano amor!
ZIDIANA
Vuò regnar per regnar seco,
vuò ch'egli abbia il diadema
da me, non dal suo sangue, e a me frattanto
servan le fiamme altrui. Cino s'inganni,
Sivenio si lusinghi,
e per regnar tutto si tenti alfine;
l'amante in braccio e la corona al crine.
EGARO
Come suol la navicella
tra le Sirti e la procella
sospirar l'amato lido,
tal si lagna il tuo bel cor.
Gran nocchiero è il dio di Gnido,
ma nel mare della speme
a fugar l'aure serene
move i nembi reo timor.

Scena terza

Sivenio e Zidiana.
SIVENIO
Ne' miei lumi, o reina,
legger ben puoi la comun sorte e 'l danno.
ZIDIANA
(Cominci da costui l'opra e l'inganno.)
Nel regio sposo, o duce,
molto perdei. Pur, se convien ne' mali
temprar le pene e raddolcir il pianto,
sol col mio re, non mio consorte ancora,
una fiamma s'è spenta
ch'illustre mi rendea, ma non contenta.
SIVENIO
Ahimè, che più non lice all'amor mio
a quel d'una regina alzar i vanni.
ZIDIANA
I miei voti seconda, e tua mi giuro.
SIVENIO
Come?
ZIDIANA
Serbami un trono
che il ciel mi diede, e non soffrir, se m'ami,
che abbietta io serva, ove regnai sovrana.
Altri m'abbi regina,
tu m'abbi sposa. A che tacer? Che pensi?
SIVENIO
Non ascriver, s'io tacqui, il tacer mio
a rimorso o a viltà. Facile impresa
m'è una guerra svegliar dubbia e feroce;
ma agli estremi rimedi
tardi s'accorra, e giovi
tentar vie più sicure e men crudeli.
ZIDIANA
Quai sien queste?
SIVENIO
Conviene
Cino anche trar nelle tue parti.
ZIDIANA
Egli arde
per me d'amore.
SIVENIO
E per Teuzzon di sdegno.
ZIDIANA
L'odio dunque l'irriti.
SIVENIO
E l'amor lo lusinghi, o mia regina.
ZIDIANA
Mal può, perché ben ama,
gli affetti simular l'anima mia.
SIVENIO
La prim'arte in chi regna il finger sia.
ZIDIANA
Fingasi, se ti piace; e tu con Cino
primo l'opra disponi, offri, prometti.
Io, poco avvezza, intanto
seguirò l'arti; ma te sol, mio caro,
tutta fida, amorosa,
sposo e re abbraccerò, regina e sposa.

Tu, mio vezzoso,
diletto sposo,
mi sii fedele,
e son contenta.
Mio sia quel core,
e del nemico
destin crudele
l'ira e il furore
non mi spaventa.

Scena quarta

Sivenio e Cino.
SIVENIO
Signor, te appunto io qui attendea.
CINO
Gran duce!
SIVENIO
Poss'io scoprirmi alla tua fede?
CINO
Impegno
nel segreto il mio onor. Parla, t'ascolto.
SIVENIO
Del re l'infausta morte
è periglio comun: molti e molti anni
noi regnammo con lui. Teuzzon, suo figlio,
ci riguardò come nemici, e in noi
a gran colpa imputò l'amor del padre.
CINO
È vero; ma impotente è l'odio nostro.
SIVENIO
Siegui i miei voti, e preveniamo i mali.
CINO
Ne addita il modo.
SIVENIO
Allor ch'è vuoto il soglio,
sai che non basta al più vicino erede
il titolo del sangue.
Vuol la legge, e vuol l'uso
che lo confermi, in chiare note espresso,
il real testamento, e che deporsi
deggia in sua mano il regio impronto; or ambi
Troncon morendo a nostra fé commise.
D'ambi a nostro piacer possiam disporre,
e tor con arte il regno
a chi per noi tutto è livore e sdegno.
CINO
Ma come il foglio aprir, come il reale
carattere mentirne?
SIVENIO
Consenti all'opra, e n'assicuro i mezzi.
CINO
In chi cadranno i nostri voti?
SIVENIO
In quella
che del tuo amor fu meta.
CINO
Nella regina?
SIVENIO
Appunto.
Poi farò sì che del favor eccelso
ella il premio ti renda in farti sposo.
CINO
(Qual assalto, o mio cor!)
SIVENIO
Pensa, e trionfa
d'un inutil timore;
e soddisfa egualmente
nel tuo illustre destin l'odio e l'amore.

In trono assiso
ben vince amore
con frode e core
fiera beltà;
e s'egli prega,
pregando lega
la crudeltà.

Di quel nemico
trionferà
fé lusinghiera
non più sincera,
dando l'assalto
con cuor di smalto
che fingerà.

Scena quinta

Cino solo.
CINO
Innocenza, ragion, vorrei che ancora
in quest'alma regnaste;
ma s'ora deggio in sacrificio offrirvi
l'ambizïon, l'amore e la vendetta,
perdonatemi pur: mi sono a core,
più che i vostri trofei, le mie ruine,
e mi siete tiranne, e non regine.

Taci per poco ancora,
ingrato cor spietato,
e lascia che favelli
di fido amante il cor.

Al bel che t'innamora
ritornerai costante,
tanto più grato amante
quanto più traditor.

Scena sesta

Luogo de' sepolcri.
Teuzzone, poi Zelinda con Séguito.
TEUZZONE
Ove giro il mesto sguardo
trovo pena e trovo orrore.

Zelinda, oh dio, Zelinda,
tanto invano aspettata
e tanto sospirata,
pur qui ti rivedrò. Sei lune, e sei
corsero già dal giorno
che nel tartaro cielo io ti lasciai.
Vieni, che qui doglioso,
sposa e amante t'attendo, amante e sposo.
ZELINDA
O sposo, o dolce
di quest'alma fedele unica speme;
o felice momento
che dilegui il mio affanno e il mio spavento.
ZELINDA E TEUZZONE
Lega pietoso amore
con bel nodo alma ad alma, e core a core.
ZELINDA
Ma qual dolor v'ha, che non lascia intero
alla tua gioia il corso?
TEUZZONE
Negar no 'l so: il genitor mi tolse
empia immatura morte; ah, tu perdona
s'ora divide i suoi tributi il ciglio
tra gl'uffici d'amante e quel di figlio.
ZELINDA
Del tuo duol degno è il padre.
TEUZZONE
Or or con sacra
pompa verrà qui alla sua tomba il regno
per onorarne il funeral primiero.
ZELINDA
Io, se v'assenti, ad ogni sguardo ignota
ne osserverò la strana pompa e 'l rito.
TEUZZONE
Poi, quando alzato m'abbia
al comando sovrano
col pubblico voler quello del padre,
vieni sposa, ed accresci
del fausto dì col tuo bel volto i rai.
In offrirti le porpore...
ZELINDA
Eh, Teuzzone;
tutto, tutto il mio orgoglio
è regnar sul tuo cor, non sul tuo soglio.

Scena settima

Teuzzone, Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro.
Popoli e Soldati cinesi dalla città con insegne reali, spoglie guerriere, stendardi, ombrelle.
CORO
Da gl'Elisi ove posate
risorgete, alme reali,
e il maggior de' vostri figli,
ombre avite, ombre immortali,
d'onorar non vi sdegnate.
TEUZZONE
Perché l'ora più fausta al tuo riposo
splenda, o mio genitore, arda e consumi
queste la viva fiamma
figlie di puro sol candide perle.
ZIDIANA
Io vi getto l'amare
memorie del mio amore.
CINO
Ed io le ricche
spoglie de' tuoi trionfi.
SIVENIO
Io d'ostro...
EGARO
Io d'oro...
SIVENIO
...spargo la vampa...
EGARO
...e il sacrificio onoro.
CORO
Da gl'Elisi ove posate
risorgete, alme reali,
e il maggior de' vostri figli,
ombre avite, ombre immortali,
d'onorar non vi sdegnate.

Scena ottava

Zidiana, Sivenio e Cino.
SIVENIO
(piano, a Zidiana)
D'arte e d'inganno ecco, reina, il tempo.
ZIDIANA
(piano, a Sivenio)
Ma te non turbi intanto
un geloso timor. Già sai ch'io fingo.
CINO
(Siete in porto, o miei voti,
se l'aureo scettro e il caro bene io stringo.)
ZIDIANA
Cino, l'amor, con cui m'è gloria al fine
ricompensar tua fede,
io non vorrei che interpretassi a fasto.
Ragion mi move ad accettar la destra
che mi ferma sul trono.
Godrò d'esser regina
per esser tua. Da quel poter, cui piacque
innalzarmi agli dèi,
cader senza tua colpa io non potrei.
CINO
Per una sorte onde m'invidii il cielo
non ricuso cimenti;
o cadrò esangue, o tu sarai reina.
ZIDIANA
Oh, come dolce allora
fia l'abbracciarti!
SIVENIO
(piano, a Zidiana)
O dio, troppo amorosa
seco favelli.
ZIDIANA
(piano, a Sivenio)
È tutto inganno, il sai.
CINO
Miglior sorte in amor chi può aver mai?
ZIDIANA
Più non s'indugi; andiamo, o prence, e svelto
cada di mano al fier Teuzzon lo scettro.
SIVENIO
Lascia ch'io teco adempia
il dover di vassallo.
CINO
Anzi d'amico.
SIVENIO
Mio re t'adoro.
CINO
In amistà t'abbraccio.
ZIDIANA
(E due cori così prendo ad un laccio.)
(a Cino)
Sarò tua, regina e sposa.
(a Sivenio)
Non temere, ch'io l'inganno.
(So ben io qual fa per me.)
(a Cino)
Ama pur, bocca amorosa...
(a Sivenio)
Sebben fingo, io non l'adoro...
(Ma se fingo so perché.)

Scena nona

Zelinda sola.
ZELINDA
Udiste, o cieli, udiste; e che far posso,
donna sola e straniera in tal periglio?
Suggeritemi, o dèi, forza e consiglio.
Per non solite vie tentar conviene
la comune salute.
Miei fidi, si taccia
la sorte mia; voi nella reggia il passo,
cauti e occulti v'aprite. Ove fia d'uopo,
al vostro braccio avrò ricorso. Argonte
solo mi segua ove m'inspira il cielo,
e verran meco ardir, costanza e zelo.

Partono i Soldati e resta uno.

La timida cervetta,
che fugge il cacciator,
va errando per timor
per la foresta.

Tal io colma d'affanni,
in mezzo a tanti inganni
errando vado ognor,
confusa dal timor
che il sen m'infesta.

Scena decima

Anfiteatro preparato per la dichiarazione del nuovo imperatore, con trono reale, Popolo spettatore e sedili.
Zidiana, Teuzzone, Cino, Sivenio ed Egaro. Popolo e Soldati.
SIVENIO
Pria che del morto re l'alto si spieghi
voler sul nuovo erede,
serbar le prische leggi ognun qui giuri.
ZIDIANA
Alma bella che vedi il mio core,
sarà eterna la fé che prometto.
TEUZZONE
Anche estinto, mio padre diletto,
m'avrai figlio d'ossequio e d'amore.
SIVENIO
Col mio labbro giura il campo.
CINO
Giura Cino, e giura il regno.

(vanno a sedere)

Questo, o principi, o duci,
chiuso dal regio impronto,
è del morto Troncon l'alto decreto;
già l'apro e leggo, udite:

(legge)

«Noi, della Cina imperator, Troncone,
vogliamo e
serva di destin la legge che
dopo noi sovra il cinese impero
passi la nostra autorità sovrana
in chi n'ha la virtù. Regni Zidiana.»
TEUZZONE
(si leva con impeto)
Zidiana?
CINO
A chiare note,
leggi, Troncone ei stesso scrisse.
TEUZZONE
Il padre?
...Regni Zidiana.
SIVENIO
Ed a Zidiana, o prence,
è supremo voler ch'io porga il sacro
riverito sigillo.
Ubbidisco, o regina, e adoro il cenno.
CORO
Viva Zidiana, viva.

Zidiana scende sul trono.
ZIDIANA
Cinesi, i re temuti
non fa il sesso, ma il core.
Norma delle mie leggi
sarà il pubblico bene. A' vostri sonni
veglieran le mie cure;
pia, giusta, e tale insomma
che non abbia a pentirsi
del suo amor, di sua scelta, il re mio sposo.
Cercherò sol nel vostro il mio riposo.
EGARO
Magnanimi pensieri!
CINO
Io primo in grado
gl'altri precedo, e voi,
gran ministri del regno,
meco giurate e vassallaggio, e fede.
EGARO
Sieguo l'invito, e l'umil bacio imprimo.
SIVENIO
Dell'armi io primo duce
rendo a' minori esempio,
e in bacio riverente il giusto adempio.
CINO
(a Teuzzone)
Principe, a che più tardi?
Suddito della legge
tu pur nascesti; a giurar vieni, e vieni...
TEUZZONE
Che vassallo? Che fede?
Cinesi, i numi invoco,
di quel trono usurpato alme custodi,
che voi siete ingannati ed io tradito.
In che errai? Quando offesi
la chiarezza del sangue,
l'amor paterno e le speranze vostre?
Ah, che solo m'esclude
l'altrui perfidia; e ch'io lo soffra? E voi
lo soffrirete? Il cielo,
protettor di ragione e d'innocenza,
meco sarà, meco sarà virtude,
meco ardir, meco fé.
Chi del giusto è amator segua il suo re.

Come fra' turbini
scendono i fulmini,
fra le stragi e le ruine
sul tuo crine
questa spada, empio ribelle,
tutta sdegno piomberà.

E l'orgoglio,
atterrato a' piè del soglio,
le mie glorie segnerà.

Scena undicesima

Zidiana, Cino, Sivenio ed Egaro.
CINO
Custodi, il contumace
s'arresti, anzi s'uccida.
ZIDIANA
S'uccida?
SIVENIO
Sì, che puote
esser reo di più mali
l'indugio del comando.
ZIDIANA
O dèi!
EGARO
Regina,
vacilla il tuo destin s'egli non cade.
SIVENIO
Il tuo primo periglio è la pietade.
Ite veloci ad eseguire il cenno.

Scena dodicesima

Zelinda e suddetti.
ZELINDA
Fermate, iniqui, e non osate a' danni
del vostro re volger le spade e l'ire.
E tu, donna, se brami
regnar felice, or non voler che il regno
da una colpa cominci.
CINO
(Che ardir!)
EGARO
(Che volto!)
SIVENIO
O tu, che osi cotanto,
non so se d'ira o da follia sospinta,
parla: chi sei?
ZELINDA
Tal sono,
che risponder non degno ad uom sì iniquo.
SIVENIO
Non la esenti al castigo
il poco senno, il debil sesso. A forza
tosto...
ZELINDA
Guardami, e temi
d'offender nel mio seno
le deità più sacre. Io, che ad Amida
son vergine diletta,
tutto so, tutto vedo, e l'opra mia
quasi raggio del sol vien di là sopra.
SIVENIO
In van...
ZIDIANA
Sivenio, il cielo
mai non si tenti, e in chi i doni ne vanta
si rispetti l'audacia anche del vanto.
Vanne, ed a me costanti
tu del campo fedel conferma i voti.
Della reggia in difesa
Egaro vegli. Cino,
tu osserva il prence, e quanto
egli tenta previeni; indi le pompe
di questo giorno a noi sì sacro, in cui
nacque col maggio il mondo,
sia tua cura dispor. La comun pace
e me stessa confido al vostro affetto.
EGARO
Ubbidirò qual deggio.
CINO
Pria che la fé mancherà l'alma in petto.

Mi va scherzando in sen
un placido seren
che mi lusinga il cor,
e mi consola.

Già certo, il mio goder
fa bello il mio piacer,
e tutto il mio timor
all'alma invola.
ZIDIANA
Sivenio, in te confido
la più forte ragion di mie speranze,
ché quanto caro sei, tanto sei fido.
SIVENIO
Non paventa giammai le cadute
chi, fedele seguace d'amore,
vanta in petto coraggio e valor.
E se cade, cadendo da forte,
l'avversa sua sorte
incontra con fasto,
né teme di morte l'orror.

Scena tredicesima

Zidiana e Zelinda.
ZIDIANA
Tu, s'egli è ver che tanto
giungi addentro ne' cori, e tanto vedi,
chiaro saprai s'altro più tema il mio
che di Teuzzon la morte e la ruina.
ZELINDA
Regna sovra i tuoi sensi, e sei regina.
ZIDIANA
Ah, che dentro di noi
freme il nostro tiranno.
ZELINDA
Ragione imperi, ed il tiranno è vinto.
ZIDIANA
Impotente ragion!
ZELINDA
Sì, dove il cieco
desio di dominar regge a sua voglia.
ZIDIANA
O il tutto non intendi, o il peggio taci
di mia viltà.
ZELINDA
Quando gli errori in parte
dissimulo d'un core,
assolvo il volto tuo da un gran rossore.
ZIDIANA
Ah, sii pietosa, o donna,
come sei saggia: vanne,
va', te n' priego, a Teuzzon; digli che alfine
l'ire deponga, digli
che non ricusi in dono
ciò che in retaggio ei chiede.
Regni, ma per me regni, e l'abbia a grado.
ZELINDA
Che?
ZIDIANA
Renda...
ZELINDA
Siegui!
ZIDIANA
Amor, Zidiana, il regno.
Ohimè...
ZELINDA
Taci e sospiri?
ZIDIANA
(O silenzio, o sospiro
vergognoso e loquace!
Va', digli... Ah, che assai dissi!
S'intende un cor, quando sospira e tace.)

Scena quattordicesima

Zelinda sola.
ZELINDA
Mio core, io non m'inganno; una rivale
scopro nella regina,
né mai con pace una rival si trova.
Ma non sarei sì amante
se non fossi gelosa. In traccia io vado
del mio Teuzzon. Lontano
dai cari lacci onde m'avvinse amore
non sa vivere il core.

Ti sento, sì ti sento
a palpitarmi in sen,
speranza lusinghiera.

E dice al mesto cor:
qual rapido balen
cangerà il tuo martor;
costante spera.

ATTO SECONDO

Scena prima

Sala.
Teuzzone con Soldati.
TEUZZONE
Di trombe guerriere
al fiero fragore
si mostri, mie schiere,
l'usato valore.

Ho vinto, fidi, ho vinto,
se meco siete: io veggio
già dal vostro valor domo l'inganno
e, trofeo di virtù, veggio di fronte
cadere al fasto i mal rapiti allori.
Andiam: più che al cimento
vi fo scorta al trionfo. Al vostro zelo
la ragione combatte e serve il cielo.

Scena seconda

Zelinda e Teuzzone.
ZELINDA
Ove, o prence, fra l'armi?
TEUZZONE
O dèi! Zelinda?
ZELINDA
Senza me dove, o sposo?
TEUZZONE
A vincere o morire. Addio, mia cara.
ZELINDA
Ferma, ché se vuoi regno io te l'arreco;
se morte, ho core anch'io per morir teco.
TEUZZONE
Non far co' tuoi timori
sì funesti presagi a' miei trionfi.
ZELINDA
Qual trionfi t'infingi,
debole, e contro tanti?
TEUZZONE
E che! Vuoi tu che ceda?
ZELINDA
Non è ceder vendette il maturarle.
TEUZZONE
Un empio è mezzo vinto.
ZELINDA
Egli è più da temer, ché alla vittoria
se non giova la forza, usa l'inganno.
TEUZZONE
Ed il cielo?
ZELINDA
Non sempre
la parte ch'è più giusta è la più forte.
TEUZZONE
Ma un'ignobile vita è sol mia morte.
ZELINDA
Morte vuoi? Vanne pur, crudele, oh dèi!
TEUZZONE
Piange Zelinda; o barbari nemici,
le vostre vene mi pagheran quel pianto.
ZELINDA
Ma signor, poiché nulla
ti rimuove dall'armi, almen permetti
che anche pugnino teco
i Tartari miei fidi e pugni Argonte;
e fra i rischi e le stragi
fida ti seguirà la tua Zelinda.
Su, mi si rechi elmo, lorica e brando.
Per soffrir l'armi e per vibrarle in campo
avrò vigore anch'io,
o prenderlo saprò dall'amor mio.
TEUZZONE
Eh, mia cara, non sono
per quel tenero sen l'armi che chiedi.
Argonte ti rimanga. Il mio destino
non è ben certo, e se nel cielo è forse
stabilito ch'io cada,
ti riconduca al padre e ti consoli.
ZELINDA
E mi credi sì vil, che alla tua tomba
sopravviver potessi?
TEUZZONE
Lascia i tristi presagi, e dammi, o cara,
un addio men funesto.
ZELINDA
Il cor si spezza.
Mio caro, ah! Non fia questo,
cieli, se v'è pietà, l'ultimo amplesso.
TEUZZONE
No, mio ben, no 'l sarà. Tu resta, io vado;
tu a combatter coi voti, ed io con l'armi.
O tornerò con la corona in fronte
più degno ad abbracciarti,
o, di questa già scarco inutil salma,
verrò spirto amoroso
a cercar nel tuo volto il mio riposo.

Tornerò, pupille belle,
sposo, amante, a rimirarvi.
E se vuol la morte mia
del destin la tirannia,
verrò in ombra a consolarvi.

Scena terza

Zelinda sola.
ZELINDA
Parte il mio sposo? Oh dio!
Io più no 'l rivedrò? Già d'ogni intorno
mi s'affollano orrori. Udir già parmi
il fiero suon dell'armi:
miro l'ire, le stragi, e miro oh
dio! tutto
piaghe languir l'amato bene.
Teuzzon, ferma; deh, ferma!
Dove vai? Dove sei?
Deh, ti movi a pietà de' pianti miei.

Un'aura lusinghiera
mi va dicendo: spera,
ché forse tornerà
la calma al core.

Talor d'iniqua sorte
contro d'un petto forte
non val la crudeltà
d'empio rigore.

Scena quarta

Reggia.
Zidiana con Guardie.
ZIDIANA
Teuzzon vuol armi ed ire? All'ire, all'armi!
Questa è forse la via
di piacere al crudel: l'esser crudele.
Miei fidi, ite là, dove
più feroce è la pugna.
Teuzzon cercate, in lui volgete i passi;
piagatelo, uccidetelo... Ah no, tanto
viver se li consenta,
ch'io giunga a dirli ingrato, ed ei mi senta.

Scena quinta

Zelinda e Zidiana.
ZELINDA
Regina, a te mi guida...
ZIDIANA
Dimmi, piace all'ingrato
forse più del mio scettro e del mio core
il cimento e l'orrore?
ZELINDA
Che le dirò?
ZIDIANA
Libera parla, esponi
com'ei ti ricevé, che fe', che disse?
Non tacer ciò che serve ad irritarmi.
ZELINDA
Teuzzon...
ZIDIANA
...vuol armi ed ire? All'ire, all'armi!
ZELINDA
Non ascolta ragion sdegno ch'è cieco.
Il tuo sia da regina: odimi, e poi
serba l'ire, se puoi.
ZIDIANA
Tuoi detti attendo.
ZELINDA
(Giovi il mentir.)
Per tuo comando, in traccia
fui di Teuzzon, ma giunsi
ch'era accesa la mischia, e il vidi ahi! - tinto
non so se del suo sangue, o dell'altrui.
ZIDIANA
Né gli esponesti allora...
ZELINDA
Come potea vergine imbelle aprirsi
fra le stragi il sentier? Parlar d'amore
ove Marte fremea? Misero prence!
Cinto il lasciai di cento ferri e cento,
oggetto di pietade e di spavento.

Scena sesta

Egaro e dette.
EGARO
Mia sovrana, ai tuoi voti
propizio è il cielo; or sei regina, hai vinto.
ZELINDA
Ma del prence che avvenne?
ZIDIANA
Che di Teuzzon?
ZELINDA
Morto egli è forse?
EGARO
Ei vive,
ma volte in lui l'armi, le forze e l'ire,
gli tolgon le difese, e non l'ardire.
ZELINDA
Cadrà se tardi... Ah, no 'l soffrir...
ZIDIANA
Vi sento,
teneri affetti. Egaro,
va', riedi al campo, i cenni miei vi reca:
salvisi il prence, e basti
ch'ei prigioniero al mio poter si renda;
così pietà m'impone.
EGARO
(piano a Zidiana)
E non amore?
ZIDIANA
(piano ad Egaro)
Tu l'arcano ne sai, salva il mio core.
EGARO
Parto veloce.

Scena settima

Zidiana e Zelinda.
ZIDIANA
Amica,
qual pietà per Teuzzon, qual turbamento?
ZELINDA
Nella sua morte il tuo dolor pavento.
ZIDIANA
E credi tu che al fine
ceda l'alma orgogliosa a' miei desiri?
ZELINDA
Vuoi ch'io libera parli e senza inganno?
ZIDIANA
Sì, te n' priego.
ZELINDA
Il suo core
non è facil trofeo, Zelinda il tiene;
Zelinda, a cui gran tempo
diè nel tartaro ciel fede di sposa.
ZIDIANA
E sprezzata sarò per altra amante?
ZELINDA
Lo vinceranno i tuoi
favori eccelsi e il suo destin presente;
non disperare: amore
per sentiero di pene
guida i seguaci suoi,
e quanto più bramato,
tanto è più grato ancor d'un core il dono.
(Se mi tradisce, ahi! che di morte io sono.)

Scena ottava

Egaro e Zidiana.
EGARO
Sospese il tuo comando
a' tuoi guerrieri in su la man feroce
la morte di Teuzzon; l'hai prigioniero.
Ma troppo importa il far ch'ei cada estinto
a Sivenio ed a Cino.
ZIDIANA
È in balia del mio amore il suo destino.
Va', tu ne sii custode,
e dall'odio il difendi e dalla frode.
EGARO
La gloria del tuo sangue
vedo che oppressa langue
d'una morte all'orror
aspra e spietata.

Forse pietoso amore
donerà calma al core,
se ti mostri costante
e non ingrata.

Scena nona

Zidiana, Sivenio e Cino.
ZIDIANA
Mercé al vostro valor, che su la fronte
mi fermò la corona, oggi alla mia
felicità nulla più manca, o duci.
SIVENIO
Mancava ancor la miglior gemma, e questa,
questa sarà...
CINO
Che?
SIVENIO
Di Teuzzon la testa.
ZIDIANA
La testa sua?
SIVENIO
Tu impallidisci e tremi?
ZIDIANA
Fregio della vittoria è la clemenza.
SIVENIO
Clemenza intempestiva
toglier ci può della vittoria il frutto.
ZIDIANA
Lui prigionier temer si dée?
SIVENIO
Si dée
la sua vita temer, la sua sciagura.
CINO
V'assento anch'io, ma si maturi il colpo.
SIVENIO
Nuoce all'opera talor lungo consiglio,
ed il lento riguardo è un gran periglio.
ZIDIANA
Orsù, mi rendo: mora,
mora Teuzzon, ma giusta sembri al regno
la man che lo condanna:
le sue colpe all'esame
pongansi omai; legge le pesi, e dia
la sentenza fatal ragion, non odio.
Giudici voi ne siate, e il gran decreto
poi la destra real segni e soscriva.
SIVENIO
Sì, giudicato ei mora.
ZIDIANA
(E amato viva.)
CINO
Ma del mio amor, regina...

Scena decima

Sivenio e Cino.
SIVENIO
Qui tosto il reo si guidi...
CINO
Tutto abbiam vinto, amico, e pur non posso
vincere i miei rimorsi.
SIVENIO
Déi regnar, déi goder, e hai cor sì vile?
CINO
Aver ci basti un innocente oppresso;
no 'l vogliamo anche estinto.
SIVENIO
Ecco il prence, suoi giudici sediamo:
condannato egli sia.
Non mancano al poter giammai pretesti;
ogni nostro delitto è già suo fallo,
e non abbia riguardo un reo vassallo.

Scena undicesima

Teuzzone, Egaro con Guerrieri, e suddetti.
SIVENIO
Teuzzon, rendasi questo
onore al tuo natal: siediti.
TEUZZONE
Iniquo,
non pensar che comando
ti dia sopra di me la mia sciagura.
Sono il tuo re; tal mi rispetta, e siedo.
EGARO
Generosa virtù!
SIVENIO
Tal siedi e parli
perché t'è ignoto ancor che reo te n' vieni
al tuo giudice innanzi.
TEUZZONE
Voi miei giudici? Voi? Due bassi e vili
vapori della terra osan cotanto?
Da' miei stessi vassalli
giudicato io sarò? Qual legge umana,
qual divina il permette?
Altro giudice un re non ha che il cielo.
CINO
Chi dare il può, questo poter ci diede.
Zidiana...
TEUZZONE
È usurpatrice.
SIVENIO
È tua regina,
e al suo voler t'inchina.
TEUZZONE
Perfido! Che il mio core
giustifichi per tema un tradimento?
CINO
(Rimprovero crudele, al cor ti sento.)
SIVENIO
Contender seco è un avvilir il grado.
Tuo ufficio, Egaro, sia
segnar le accuse, le difese e gli atti
del giudizio sovrano.
EGARO
M'accingo all'opra.
TEUZZONE
Empio giudizio insano!
SIVENIO
Teuzzon, per te del regno
son infrante le leggi, a' voti estremi
del genitor disubbidisti, il sacro
giuramento a sprezzar cieca ti mosse
avidità d'impero;
ribel l'armi impugnasti, e i nostri acciari
fuman per te di civil sangue ancora.
Gravi son le tue colpe;
tu ne reca, se n'hai, le tue discolpe.
TEUZZONE
Dell'opre mie non deggio
render ragione a tribunal sì iniquo.
CINO
Tua nova colpa è questo
silenzio contumace.
SIVENIO
E mancan le difese a reo che tace.
CINO
O rispondi, o ne attendi
il giusto irrevocabile decreto.
TEUZZONE
Ma decreto sì indegno,
che orror faccia alla terra e infamia al regno.
EGARO
SIVENIO
Scrivasi, Egaro,
la fatale sentenza.
CINO
(Giudicata così muor l'innocenza?)
TEUZZONE
Duci, soldati, popoli, a voi parlo.
A voi m'appello dalla legge iniqua.
Tutte fa le mie colpe
chi le condanna; io taccio,
giudice lui, né 'l suo giudizio approvo.
Se scolparmi ricuso,
voi, che del vuoto soglio
l'anime siete, e di chi l'empie il braccio,
siate giudice mio. Ragion vi rendo
di mia innocenza, e poi giustizia attendo.
SIVENIO
Tu segna ancor l'alto decreto.
CINO
O numi!
TEUZZONE
Se in me d'ira civile...
SIVENIO
Tacciasi. A reo convinto e condannato
più non lice produr vane discolpe.
TEUZZONE
Suddito infame!
SIVENIO
Egaro,
si riconduca alla prigion primiera.
Poco là dureran le tue ritorte,
ché a disciorle verrà, verrà la morte.
TEUZZONE
Sì, ribelle anderò, morirò;
ma più fiero verrò dall'abisso
animando a battaglia, a vendetta
ogni mostro, ogni furia, ogni cor.

Empio duol che mi serpi nel seno,
scaglia pur la fatale saetta
a finire il mio acerbo dolor.

Scena dodicesima

Cino e Sivenio.
CINO
Niega eseguir la destra
del core i cenni.
SIVENIO
Eh, scrivi;
ché preferir conviene
a sterile virtude utile colpa.
CINO
Gran desio di regnar, sei mia discolpa.
SIVENIO
Alla regina or vado. Abbia il decreto
l'ultimo assenso, e cada,
cada il rival indegno
che contender ci può Zidiana e il regno.

Non temer, sei giunto in porto,
già sparita è la procella,
che rubella
il naufragio minacciò.

Ora in quella resti assorto
vano orgoglio,
che quel soglio
di calcar folle tentò.
CINO
Scrissi; che vuoi di più, brama crudele?
Che vuoi di più, superbo mio pensiero?
Per te son traditor, empio, infedele.
Ma alfin, per un bel volto
che prigionier mi rese,
caro è il delitto, amabile la frode.
Chi non è in libertà ragion non ode.

Nel suo carcere ristretto,
pien d'affetto,
l'usignol cantando va.
Col soave, dolce canto
piange intanto
la perduta libertà.

Scena tredicesima

Zelinda e Zidiana.
ZELINDA
Condannato è, reina,
l'innocente amor tuo.
ZIDIANA
S'egli fia l'amor mio, sarà innocente.
ZELINDA
Senza la tua pietà, morto il compiango.
ZIDIANA
Pietà si chiede? Ei me ne dia l'esempio.
ZELINDA
Ma...
ZIDIANA
Qui è Sivenio.
ZELINDA
(Scellerato ed empio.)

Scena quattordicesima

Sivenio e suddette.
ZIDIANA
Contumace alle leggi,
ribelle alla corona,
è convinto Teuzzon.
SIVENIO
Convien punirlo;
e punirlo di morte
che sia pubblica e grave al par del fallo.
ZIDIANA
Giusta sentenza!
ZELINDA
(Traditor vassallo!)
SIVENIO
Né differir più lice.
ZIDIANA
Facciasi.
ZELINDA
(O me infelice!)
SIVENIO
Qui dunque alla condanna
dia la destra real l'alto consenso.
ZIDIANA
Custodi, a me si rechi
onde il foglio vergar.
ZELINDA
Dov'è il tuo amore?
ZIDIANA
Già stabilii ciò che far deggia il core.
SIVENIO
Ecco il fatal decreto...
ZIDIANA
Colà il deponi.
SIVENIO
... e a' piedi
v'imprimi il nome eccelso.
ZELINDA
(Odo e non moro?)
ZIDIANA
Imprimerollo, e per Teuzzon saranno
i caratteri miei note di sangue.
ZELINDA
(Alma, non v'è più speme.)
SIVENIO
Scrivi.
ZIDIANA
(va al tavolino e prende la sentenza)
Sì.
SIVENIO
(Mio riposo,
ed è grandezza mia ch'egli se n' mora.)
ZIDIANA
Ma...
SIVENIO
Già scrivesti?
ZIDIANA
Non è tempo ancora.
(depone la sentenza sul tavolino)
ZELINDA
(Respiro.)
SIVENIO
Attendi forse...
ZIDIANA
Vanne; pria che il dì cada
il foglio segnerò. Chi siede in trono
questa aver puote autorità sui rei.
SIVENIO
Troppo...
ZIDIANA
Va', già intendesti i sensi miei.

Scena quindicesima

Zidiana e Zelinda.
ZIDIANA
Arde Sivenio, e tollerarlo è forza.
ZELINDA
E Cino ancora è fra i delusi amanti.
ZIDIANA
Lusingarlo a me giova.
ZELINDA
(E a me saperlo.)
Ma del caro tuo prence?
ZIDIANA
Qui mi si guidi, e ne sia scorta Egaro
per le vie più segrete.
ZELINDA
Che far risolvi?
ZIDIANA
Ei sia,
in così avversa sorte,
arbitro di sua vita e di sua morte.
Tu là ascosa sarai,
testimon de' suoi sensi.
ZELINDA
(Ahimè, perduto
ho il caro ben.)
ZIDIANA
Che pensi?
Forse ti spiace, o pur disperi o
dio! ch'io
possa trionfar dell'amor mio?

Guarda in quest'occhi, e senti
ciò che ti dice il cor.
Se ben il labbro tace,
il core, ch'è loquace,
geme pe 'l tuo dolor.

Scena sedicesima

Zidiana, Egaro; poi Teuzzone, e Zelinda nascosta.
ZIDIANA
Due seggi qui.
EGARO
Reina, eccoti il prence.
ZIDIANA
Seco mi lascia, e ad ogni passo intanto
si divieti l'ingresso... O dèi, t'arresta.
Egaro... Ahi, qual rossore?
EGARO
O d'amar lascia, o ardisci; ché a chi perde
un felice momento,
non resta del piacer che il pentimento.
ZIDIANA
S'ami dunque, e s'ardisca.
TEUZZONE
E sino a quando
saran le mie sciagure
spettacolo e trionfo ai miei nemici?
ZIDIANA
Io tua nemica? Fammi
più di giustizia. A tuo sollievo stendo
la stessa man da cui ti credi oppresso.
TEUZZONE
Non mi lascia temer salda costanza,
né mi lascia sperar rigida stella.
ZIDIANA
E pur, se no 'l ricusi,
al tuo, che ora è mio, trono il ciel ti chiama.
TEUZZONE
Per qual sentier?
ZIDIANA
Non ti sia grave, o prence,
meco seder.
TEUZZONE
Che sarà mai?
ZIDIANA
(Ma donde
muoverò i primi assalti?
Parlar deve a quell'alma
la regina o l'amante?
La lusinga o il terror?)
TEUZZONE
Tuoi detti attendo.
ZIDIANA
Senza colpa del labbro
vorrei, Teuzzon, vorrei
che intender tu potessi
il linguaggio del cor ne gl'occhi miei.
TEUZZONE
(Oscuro favellar.)
ZIDIANA
Mira più attento
de' lumi il turbamento,
e intenderai che d'amor peno e moro.
TEUZZONE
E che? Il morto tuo sposo è il tuo martoro?
ZIDIANA
Morto il mio sposo? Ah no, ch'egli in te vive,
e lo vedo, e li parlo, e ancor l'adoro.
Sì, ancor l'adoro! Ma più bel, ma degno
più degli affetti miei,
giovane, amabil, fiero; e quel tu sei.
TEUZZONE
(Stelle! Numi! Che ascolto?)
Ah, ti scordasti
chi a me fu genitor, chi a te fu sposo.
ZIDIANA
E amando in te ciò che di lui ci resta
in che, dimmi, l'offendo? E' tanto eccesso
che sia amante del figlio
chi del padre fu sposa, e non mai moglie?
Caro amor mio...
TEUZZONE
Zidiana,
usa altri sensi, o alla prigion me n' riedo.
ZIDIANA
Sì; altri sensi userò, ma quelli, ingrato,
che mi detta il dolor d'un tuo disprezzo.
Su, conosci, o crudel, dopo il mio amore
tutt'anco il mio furore.
Regina e vincitrice
ho ragione, ho poter sulla tua vita.
Vanne misero, e leggi,
leggi quel foglio, e vedi
qual mano irriti e quale amor disprezzi.
TEUZZONE
(L'alma i suoi mali a tollerar s'avvezzi.)

(Si leva e va al tavolino, dove legge la sentenza.
Zelinda si lascia vedere.)
ZIDIANA
(Or mi sovvien. Zelinda è che mi rende
difficile trofeo quel cor che bramo.)
TEUZZONE
Lessi. (Si vuol mia morte.)

(torna a sedere; alzando gli occhi vede Zelinda)

(Ah, qui Zelinda!)
ZIDIANA
E solo manca il mio
nome a compir la capital sentenza.
Di', vuoi soglio o feretro?
Mi vuoi giudice o sposa?
Scegli, e pieghi il tuo fato
là dove piega il tuo voler. Risolvi:
qui te stesso condanna, o qui t'assolvi.
TEUZZONE
(attratto verso Zelinda, senza badare a ciò che dice Zidiana)
Amabili sembianze
dell'idol mio...
ZIDIANA
Cari soavi accenti,
conforto di quest'alma,
uscite pur da quel bel labbro, e in seno
d'amorosa speranza...
Sei pur ritroso. O dèi! Perché rubella
al tuo labbro è la man?
TEUZZONE
Che disse il labbro
onde speri il tuo affetto?
ZIDIANA
Amabile ti sembro,
idolo tuo m'appelli;
e non è questo un dir ch'io speri, o caro?
TEUZZONE
(guardando Zelinda)
Eh, ch'io gli accenti allora a te volgea
a te, cor di quest'alma, o mia Zelinda.
ZIDIANA
E parli a chi non t'ode?

(Zelinda gli fa cenno che taccia.)
TEUZZONE
Io l'ho presente.

(Zelinda si ritira.)
ZIDIANA
Dove?
TEUZZONE
La bella idea mi sta nel core.
(L'idolo mio quasi tradisti, amore.)
ZIDIANA
Quest'idea si cancelli.
TEUZZONE
Non giunge a tanto il tuo poter.
ZIDIANA
Lo faccia,
se no 'l puote il mio amore, il tuo periglio.
TEUZZONE
Mai spergiuro sarò per vil timore.
ZIDIANA
Ne sarà prezzo il trono mio...
TEUZZONE
L'aborro.
ZIDIANA
...il viver tuo...
TEUZZONE
Più la mia fé m'è cara.
ZIDIANA
...la tua innocenza.
TEUZZONE
Al cielo
n'appartien la difesa.
ZIDIANA
Meglio ancor pensa, ancora
questo momento alla pietà si doni.
Fa tu la tua sentenza: o morte, o soglio.
TEUZZONE
Torno a' miei ceppi, e tu soscrivi il foglio.

Scena diciassettesima

Zidiana e Zelinda.
ZIDIANA
T'ubbidirò, spietato, e sul quel foglio
scriverò le vendette.

(va al tavolino)
ZELINDA
Ove ti porta
cieco furor?
ZIDIANA
Dove! Me 'l chiedi? L'ire
ei proverà d'una beltà schernita.
(scrive)
ZELINDA
Scampo non veggio più per la sua vita.
ZIDIANA
Segnato è il foglio; ei morirà.
ZELINDA
Regina,
odimi.
ZIDIANA
Ei mi sprezzò.
ZELINDA
Ma al primo assalto
vuoi che ti ceda un cor? Nuovi ne tenta.
ZIDIANA
Espormi al disonor d'altro rifiuto?
ZELINDA
Fa che a Teuzzon mi si conceda il passo,
e 'l disporrò al tuo amor.
ZIDIANA
Tanto prometti?
ZELINDA
Sì. Tu sospendi intanto
la morte sua.
ZIDIANA
Custodi,
nella prigion diasi a costei l'ingresso.
Ma se m'inganni?
ZELINDA
Ogni pietà s'esigli;
siano ancor co' suoi giorni i miei recisi.
ZIDIANA
Risorgete, speranze!
ZELINDA
(Ahi, che promisi!)

Ritorna a lusingarmi
la mia speranza infida,
e Amor per consolarmi
già par che scherzi e rida,
volando e vezzeggiando
intorno a questo cor.

Ma poi, sebben altero,
il pargoletto arciero
già fugge e lascia l'armi
a fronte del mio amor.

ATTO TERZO

Scena prima

Bosco attiguo al palazzo imperiale.
Zelinda, poi Cino.
ZELINDA
Già disposti i miei fidi
per unirsi al destin del caro sposo,
nulla più resta all'opra; ma se n' viene
Cino: prima ch'io vada
al carcere fatal, giovi usar seco
l'arte. Un credulo amor si disinganni,
e dell'evento abbi la cura il cielo.
CINO
Quanto costi al mio riposo,
empia brama, ingiusta speme!
Sorte infida e amor geloso
mi spaventa e mi dà pena.
ZELINDA
Cino...
CINO
Vergine saggia.
ZELINDA
Errai; dovea
dirti signore, e re?
CINO
Bene a me incerto.
ZELINDA
In breve accrescerà sangue innocente
i diletti all'amore, i fregi agl'ostri.
CINO
I detti tuoi mi fan confuso e lieto.
ZELINDA
Così ti parla al core
ambizione ed amore.
Misero, e non intendi
qual col mio labbro a te favelli il vero?
Re del cinese impero,
sposo a colei che adori,
godrà un rival di tue fatiche il frutto,
e a te fia che rimanga
sol d'infamia e 'l rimorso, e l'onta, e il lutto.
CINO
Come? O dèi! Qual rival? Cino infelice!
ZELINDA
Più non dirò. Vanne; a Sivenio il chiedi,
a Sivenio, che gode
più dell'inganno tuo che del suo amore.
Tant'è soave oggetto
un tradito rival, povero core.

Con palme ed allori
t'invita la gloria,
con serti di fiori
t'alletta l'amor.

Ma, povero amante,
con doppia vittoria
invano tu speri
dar pace al tuo cor.

Scena seconda

Cino, poi Sivenio.
CINO
Cieli! Ch'io 'l creda? E sarà vero? Ei giunge...
SIVENIO
Sono in porto le nostre
felicità. Segnò Zidiana il foglio:
oggi morrà Teuzzone.
CINO
Tanto giubilo, o duce?
Odio egli è solo? O ne ha gran parte amore?
SIVENIO
Amor?
CINO
Sì. Tua speranza
non è ciò che è mio acquisto: un letto, un soglio?
SIVENIO
(Qual favellar!)
CINO
Ti turbi?
SIVENIO
(Morrà Teuzzon; di che ho timor? Sì, parlo
libero e franco.) Sono
già mio possesso il talamo ed il trono.
CINO
Son tuo possesso?
SIVENIO
Tanto
promise al mio valor la tua regina.
CINO
Sivenio, con la vita
ceder solo poss'io le mie speranze;
né dei miei scherni altiero andrai.
SIVENIO
Cotesti
impeti dono a un disperato affetto,
e all'antica amistà l'ire perdono.
CINO
Che perdon? Che amistà? Su, qui decida
la tua spada e la mia
chi di scettro e d'amor più degno sia.

Scena terza

Zidiana e li suddetti.
ZIDIANA
Principi, onde tant'ire? E qual furore
vi spinge all'armi?
SIVENIO E CINO
Amore.
ZIDIANA
(Ohimè!)
CINO
La tua beltà ci fa rivali.
SIVENIO
Ed or rivalità ci fa nemici.
CINO
Sol la morte dell'uno
fia riposo dell'altro.
SIVENIO
E questo ferro...
ZIDIANA
Tanto su gl'occhi miei? Più di rispetto
alla vostra sovrana. (Ahi, che far deggio?)
SIVENIO
Orsù, tutta, o regina,
la mia ragion nel tuo piacer rimetto.
CINO
Vi assento.
SIVENIO
Or di': con qual mercé ti piace
ricompensar della mia fede il zelo?
CINO
Conferma a lui che tua bontà compagno
teco m'elesse ad impor leggi al mondo.
ZIDIANA
Dirò. Cino... Sivenio... (Io mi confondo.)
SIVENIO
Che più tacer, regina?
CINO
La mia felicità che più sospendi?
ZIDIANA
(Malfermo ancora è 'l mio destin. Costoro
ne son tutto il sostegno.
Nessun s'irriti, arte mi giovi e ingegno.)
Sivenio, è vero: a te promisi affetti.
SIVENIO
Udisti?
ZIDIANA
A te, non niego,
Cino, giurai d'amarti;
né fu il labbro mendace.
SIVENIO
Sì...
CINO
Ma...
ZIDIANA
Datevi pace.
Io qui spergiura
non sarò a voi; d'entrambi
pari è il grado, la gloria, il zel, l'amore.
Ad entrambi del pari
deggio gli affetti miei, del par gli avrete.
SIVENIO
Ma come?
CINO
Non intendo!
ZIDIANA
Dite. Lice ad un re, che in Cina imperi
l'aver più mogli?
SIVENIO
L'uso il concede.
ZIDIANA
All'uso
chi diè vigor?
CINO
La legge.
ZIDIANA
Chi stabilì la legge?
SIVENIO
De' regnanti
l'autorità sovrana.
ZIDIANA
Or chi ha tra voi l'alto poter?
SIVENIO E CINO
Zidiana.
ZIDIANA
E Zidiana, che or regna,
altre leggi far può?
SIVENIO
Regna, e può farle.
ZIDIANA
In pari grado, in pari amor ben tosto
ambo...
CINO
Che?
ZIDIANA
Non son io vostra sovrana?
SIVENIO
Il sei.
ZIDIANA
Del par sarete...
Basta...
SIVENIO
Siegui...
CINO
Che mai?
ZIDIANA
Già m'intendete.

(a Cino)
Sì, per regnar
diletto sposo
t'attendo in sen.

Povero amante,
tanto costante,
il premio godi
delle tue frodi,
mio caro ben.

(a Sivenio)
Sì per goder
volto amoroso
t'attendo in sen.

Povero amante,
tanto costante,
il premio godi
delle tue frodi,
mio caro ben.

Scena quarta

Cino e Sivenio.
CINO
(Il colpo mi stordì.)
SIVENIO
(Fingasi.) Amico,
all'arbitrio real m'accheto e applaudo,
mio compagno t'accetto.
(Ma chi seppe disfarsi
d'un legittimo re, saprà anche meglio
un ingiusto rival toglier di vita.)
CINO
O speranze deluse! O fé schernita!

Son fra scogli e fra procelle
debil legno combattuto,
sposto a' venti in alto mar.

Or m'innalzo, or son perduto,
e fra l'onde al cor rubelle
temo ogn'ora naufragar.

Scena quinta

Sivenio solo.
SIVENIO
Ah, Sivenio crudel ~ ché tal ben deggio
nomarti con ragion ~ torna in te stesso;
mira una volta di qual sangue hai sete.
Questi è il figlio innocente
di Troncon tuo monarca;
di lui parte più cara
non potea consignarti,
se alla tua fé creduta
fidò col figlio ancora il regno tutto.
L'altro che tenti di tradire è Cino,
gran ministro ed amico.
Pensa e rifletti... Indietro,
malnati e molli affetti,
vi detesto e v'aborro:
pensier che non consenta
col desio di regnar, folle pensiero.
Amo Zidiana, ma di amor sì forte,
che non mira il suo bel, ma del suo trono
la parte più temuta e più gloriosa.
Sì, sì; voglio seguir con franco ardire
il destin che mi guida, e parmi omai
stringer lo scettro e dar le leggi al mondo.
Vo', a dispetto d'invidia
e d'un sognato onore,
montar sul soglio e farmi re e signore.

Base al regno e guida al trono,
ciò che giova si comande;
le virtù, le leggi sono
freno al vil, non meta al grande.

Scena sesta

Prigione sotterranea.
Teuzzone, poi Zelinda.
TEUZZONE
Antri cupi, infausti orrori,
rispondete a' miei martiri,
se il mio ben più non rivedo.
Voi tacete?
Deh, mi dite se sospiri
per pietà de' miei dolori,
e contento io morirò.
ZELINDA
A che m'astringi, amor? Teuzzone, io vengo...
TEUZZONE
Zelinda? O numi! Ed è pur ver che ancora
ti rimiri e ti abbracci, anima mia?
ZELINDA
Tua più non mi chiamar; questa si ceda
sospirata fortuna ad altra amante,
o si ceda più tosto alla tua vita.
Vivi, e benché d'altrui, vivi felice.
TEUZZONE
Io d'altra?
ZELINDA
Sì, ben veggio
che il tuo cor si fa gloria
d'essermi fido ne' respiri estremi.
Ma te n'assolvo. Un gran timor te 'l chiede:
nulla pavento più che la tua fede.
TEUZZONE
Caro mio ben, quanto più m'ami infido,
tanto meriti più ch'io sia fedele.
Questo è il sol tuo comando
che non ha sul mio cor tutto il potere.
Perdonami un error ch'è gloria mia:
se non son di Zelinda io vuò morire.
ZELINDA
Ahimè!
TEUZZONE
Parla; se posso,
ubbidirò.
ZELINDA
Zidiana
t'ama, dal tuo disprezzo
nasce il tuo rischio e il suo furor; se amarla
non puoi, t'infingi almeno...
TEUZZONE
Finger? No! S'è viltà manco all'onore,
s'è perfidia, all'amore.
Questo non posso, e quel non deggio.
ZELINDA
Il déi
se m'ami, e 'l puoi.
TEUZZONE
Qual frutto
trarrei da un vile inganno,
se non morir più tardi e con più scorno?
T'amo più di me stesso,
ma più dell'onor mio non posso amarti.
ZELINDA
Crudel, più non s'oppone
la mia pietà. Già dal tuo esempio apprendo
com'esser forte; il tuo destin s'affretti.
Sovra te cada il colpo,
ma sol non cada. Alla rival feroce
una vittima accresca anche Zelinda.
TEUZZONE
Ferma!
ZELINDA
Tu del tuo fato
arbitro resta; io lo sarò del mio.
L'onor tu ascolta, io l'amor sieguo. Addio.

Scena settima

Zidiana e li suddetti.
ZIDIANA
T'arresta.
ZELINDA
O dèi!
ZIDIANA
Sdegna più lunghi indugi
il destin di Teuzzone e l'amor mio.
Vuolmi ei nemica o amante?
Vengo da te a saperlo
su gli occhi suoi. Poi me n'accerti anch'egli.
ZELINDA
Ah, che dirò?
ZIDIANA
Tu abbassi i lumi, e chiude
tronco sospir gli accenti? Intendo, intendo:
con quell'alma ostinata
vana è la tua pietà, vano il mio amore.
Me 'l dice il tuo silenzio ed il mio core.
ZELINDA
Ei cederà, ma tempo...
ZIDIANA
Tempo non v'è. Qui morte o vita...
TEUZZONE
E morte,
morte qui scelgo.
ZELINDA
(Anima mia, sii forte.)
ZIDIANA
Perfido, ingrato, ciò che chiedi avrai.
Egaro, olà!

Scena ottava

Egaro e detti.
EGARO
Regina...
ZIDIANA
Alla sua pena
tosto si guidi il reo; dove la reggia
splende in lieti apparati
cada l'indegno capo
tronco. Ah, Teuzzon, per la tua vita ancora
v'è un momento. Tu stesso
salvati; il puoi, le furie mie disarma.
ZELINDA
E te n' priega per me la tua Zelinda.
EGARO
Il momento già passa.
TEUZZONE
N'uso in mio pro. Zidiana,
premio dell'amor tuo quella ti resti
usurpata corona,
che l'altrui frode a me dal crin divelse.
E tu, che hai dei miei casi,
tanta pietà, vanne, ti prego, vanne
alla dolce mia sposa
con l'avviso fatal della mia morte.
Dille che si consoli
col rimembrar la pura fé, che meco
viene alla tomba, ed in quel punto istesso
questo per me le arreca ultimo amplesso.

Dille che il viver mio
col suo bel nome
io chiuderò.

Poi dagli Elisi,
ombra dolente,
pietosi baci
le recherò.

Scena nona

Zidiana e Zelinda.
ZIDIANA
Vanne, spietato, vanne
quella pena a incontrar che ti è dovuta.
ZELINDA
Non più pianto, non più; sangue mi chiede
l'atroce piaga. Unisci
la rivale all'amante,
crudel regina, ed a Teuzzon Zelinda.
ZIDIANA
Zelinda... Che?
ZELINDA
Nel mio dolor, nel mio
furor la riconosci; in me finisca,
barbara, il tuo delitto.
Qui l'odio tuo sarà più giusto; dammi,
dammi una morte in dono:
la tua rival, la tua nemica io sono.
ZIDIANA
(Vedi Zidiana, vedi
a qual fé s'appoggiar le tue speranze!)
Perfida! Or l'arte intendo.
Tu quella sei ch'inspira il ciel? Tu quella...
Basta, sovvengon tutte
l'empie tue frodi all'amor mio tradito,
e nel tuo sen no 'l lascerò impunito.
ZELINDA
Piacemi l'odio tuo, sfogalo appieno;
sfogalo, e te ne assolvo in questo seno.
ZIDIANA
Resta pur qui fra l'ombre, e custodisci
l'idea di mie vendette.
Io parto a maturarle, e debitrice
parto alla mia rival d'un gran dispetto.
ZELINDA
Armiam, tu d'ira, io di fermezza il petto.
ZIDIANA
Già libero e disciolto
tengo dai lacci il core,
or che fuggita sono
dalla rete crudel del dio d'amore.

Io sembro appunto
quell'augelletto,
che alfin scampò
da quella rete,
che ritrovò
nascosta tra le fronde.

Pur alfin sciolto,
solo soletto
volando va.

E libero non sa
donar pace al suo cuor,
se nel passato impegno
ei si confonde.

Scena decima

Zelinda sola.
ZELINDA
Chi sa, stelle, chi sa che di mie vene
l'umor non basti ad ammorzar quell'ire
che minacciano oltraggio all'alma mia?
Felice me, se tanto
ottien da voi la mia pietade e il pianto.

Ho nel seno un doppio ardore
di speranza e di timore,
or sì dolce, or sì crudele,
che il mio labbro dir no 'l può.

E alla voce lusinghiera
d'una speme menzognera,
crudo amor, irato cielo,
più resistere non so.

Scena undicesima

Nuvolosa con ara nel mezzo, preparata per il sacrifizio.
Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro, Popoli; tutti coronati di fiori.
ZIDIANA
Liete voci, amiche trombe,
festeggiamo un sì bel dì.
Di sue glorie il ciel rimbombe
poiché il mondo partorì.
SIVENIO
L'aura, l'erba, l'onda, il fiore...
CINO
nacque a un punto e l'abbellì...
SIVENIO E CINO
e di gioia dolce amore
poi lo sparse e lo nutrì.
CORO
Liete voci, amiche trombe,
festeggiamo un sì bel dì.
Di sue glorie il ciel rimbombe
poiché il mondo partorì.
CINO
Al nume che, in crearlo
sotto il manto ferin di vil giumento,
il suo immenso poter chiuse e coperse,
alzata è l'ara.
ZIDIANA
Al sacrificio illustre
stien le vittime pronte, e pronto il ferro.
SIVENIO
In Teuzzon cada il reo.
EGARO
(D'ingiustizia e d'amor fiero trofeo.)
ZIDIANA
Tu leggerai la sua condanna, o Cino.
CINO
E l'empio si stordisca al suo destino.

Scena dodicesima

Teuzzone fra le Guardie, e li suddetti.
TEUZZONE
Spettacoli funesti!
Si fissa in voi senza terrore il guardo.
SIVENIO
Per meritar pietade in van sei forte.
ZIDIANA
Ma con che spaventarti avrà la morte.

(ad Egaro)

Eseguiscasi il cenno.
EGARO
(L'empietà e la virtù pugnar qui denno.)
ZIDIANA
Popoli, al reo Teuzzon v'ha un reo maggiore
ch'unir si dée. Col vanto
di saper sovrumano osò poc'anzi
noi schernire e gli dèi;
il sacrilego, l'empio ecco in costei.

Scena tredicesima

Zelinda e suddetti.
ZIDIANA
Ed è in costei ben giusto
che di vindice Astrea cadan le pene.
TEUZZONE
Che sento! Ohimè... o Zelinda...
ZELINDA
Amato bene!

(si abbracciano)
SIVENIO
Qui morrà anch'essa.
TEUZZONE
Perfido! Ah, Cinesi!
Temasi in sì bel sangue il rischio vostro.
Questa è Zelinda; sì Zelinda è questa,
del tartaro monarca inclita figlia,
quella che a me promessa...
SIVENIO
Che più? Siasi qual vuole.
Qui errò, qui si condanna, e mora anch'essa.
CINO
(Fiero cor!)
EGARO
(Dura legge!)
TEUZZONE
Or tutta cede
la mia costanza; io ti vedrò morire,
ed io sarò cagion della tua morte?
ZELINDA
Priva di te, mia vita,
come viver potrei?
SIVENIO
Non più dimore.
TEUZZONE
Solo, deh! morir fammi, e te n'assolvo.
ZELINDA
Tutte in me stanca l'ire, e te 'l perdono.
SIVENIO
No, no; morrete entrambi: è tal la legge.
Ministri, olà!
Che più si tarda?
CINO
(Tacqui abbastanza.) Ormai
la sentenza fatal leggasi, o duce.
SIVENIO
Fia giusto.
CINO
N'apro
il regio impronto: or voi,
popoli qui raccolti, udite, udite.
EGARO
Ma chi fia l'empio, e il traditor punite.
CINO
(legge)
«Sangue, virtù, dovere
voglion che dopo noi regni Teuzzone.
Il nostro erede ei solo sia. Troncone.»
ZELINDA
Come?
TEUZZONE
Che?
ZIDIANA
(Son tradita!)
EGARO
O dèi!
SIVENIO
(Che ascolto?)
CINO
Questo, Cinesi, questo
dell'estinto regnante è il voto estremo.
Tutte segnò nel foglio
l'alta sua man le fide note. Il guardo
giudice qui ne sia. Ciascun qui legga.
Teuzzone è il vostro re. Base l'inganno
fu dell'altrui grandezza: un fatal foglio
dal regio nome impresso,
che all'infido Sivenio
in uso del suo grado il re già diede,
quasi perir fe' l'innocenza. A voi
la salvezza s'aspetta.
Vendetta, vendetta.

Scena quattordicesima

Sparisce la nuvolosa, e comparisce reggia maestosa.
Argonte con più Guerrieri.
SIVENIO
Che farò?
EGARO
Siam perduti.
ZIDIANA
Ohimè, che miro!
ARGONTE
Olà! L'ira s'affreni. A voi sol basti
dell'inganno il trionfo.
TEUZZONE
Sì, vi basti ch'io viva
e mi si renda il trono;
faccia le mie vendette il mio perdono.
EGARO
O d'eroica pietade inclito vanto!
ZELINDA
O d'eccelsa virtù ben raro esempio!
ARGONTE
Dell'orrendo misfatto
la cagion si punisca
nel traditor Sivenio.
TEUZZONE
Ei sol s'arresti,
e in cieca torre al suo destin si serbi.
SIVENIO
Trammi dal petto il core,
ch'io non pavento, e ognor sarò qual fui.
T'odiai, t'aborro, e sin dal crudo Averno
verrà a turbarti i sonni,
ombra d'orrore e tuo nemico eterno.
(parte)
EGARO
Feroce cor!
ZIDIANA
Indegno
è di tue grazie il mio fallire.
TEUZZONE
Omai
si ponghino in oblio
le andate offese; è tanta
la mia felicità, ch'ella m'opprime.
Ma di questa ne siete
parte e cagione, principessa e sposa.
ZELINDA
Dolce mio ben!

(s'abbracciano)
TEUZZONE
Quanto ti deggio, o Cino!
CINO
Se de' miei falli, o sire,
l'idea cancelli, io tutta
n'ho da te la mercede.
TEUZZONE
In questo cor ricevi
un segno del mio affetto,
e il premio del tuo amor, della tua fede.
CORO
In sen della virtude,
contrario ciel, tu puoi
versar da' lumi tuoi
la crudeltà.

Ché il barbaro destino,
ripieno di rossor,
al chiaro vincitor
poi servirà.



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Ultimo aggiornamento 21 gennaio 2021