Ouverture di Euryanthe, op. 81


Musica: Carl Maria von Weber (1786 - 1826)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani e archi
Composizione: Vienna, 19 ootobre 1823
Prima esecuzione: Vienna, Karntnertor-Theater, 25 ottobre 1823
Edizione: Steiner, Vienna, 1824
Guida all'ascolto (nota 1)

Weber, contemporaneo di Schubert e di Beethoven, ebbe una particolare predilezione per il teatro, al quale resta particolarmente legata la sua fama di musicista romantico per eccellenza e di creatore dell'opera nazionale tedesca. Nella sua musica, molto ricca di richiami fantasiosi e leggendari, si avverte infatti un senso suggestivo della scena, una spiccata preferenza per la caratterizzazione netta e precisa delle varie situazioni psicologiche e un gusto per i colori, specie notturni e misteriosi, del paesaggio, senza dimenticare le marce, le danze e i valzer, insieme a tutto quel patrimonio liederistico popolare che fermentava nella cultura tedesca del tempo, dietro anche sollecitazioni letterarie e politiche di ispirazione nazionalistica. Il nome di Weber è legato alla sua trilogia teatrale: Der Freischūtz, Euryanthe e Oberon, in cui egli ha gettato i germi della nuova concezione dell'opera tedesca, da cui deriverà il dramma musicale wagneriano. Anche se scritte in «numeri» chiusi (arie, duetti, cori, ecc.), nelle tre opere il compositore tende a realizzare una superiore unità di «scena musicale», dove fraseggio melodico, invenzione ritmica e senso visivo della rappresentazione si saldano strettamente fra di loro, attraverso un rapporto bene amalgamato e connesso fra la voce umana e l'orchestrazione, in cui prevalgono i colori umbratili e dolcemente sfumati dei clarinetti, dei fagotti e dei corni.

Proprio con l'Euryanthe Weber mirò alla stretta unione delle arti già auspicata da Hoffmann nel dramma musicale. «Laddove presso le altre nazioni - sono parole dello stesso Weber - tutto è sacrificato alla gioia sensuale momentanea, la Germania intende creare un'opera d'arte d'insieme, ove tutte le parti si uniscano armoniosamente in una bellezza totale». Il libretto dell'opera, steso da Wilhelmine von Chézy, è ricavato da un romanzo medioevale intitolato «Histoire de Gerart de Nevres et de la belle et vertueuse Euryanthe de Savoie, sa mie», da cui trassero argomento il Boccaccio per una novella del Decamerone e Shakespeare per il dramma Cymbeline: la protagonista, Euryanthe appunto, viene ingiustamente accusata di infedeltà, in base alla confidenza fatta da una sua ancella ad un estraneo, che rivela a tutti, per motivi di ricatto personale, come la fanciulla avesse un neo sotto uno dei seni. Va aggiunto che per questo spunto teatrale mal tollerato dalla società aristocratica viennese (siamo nell'anno 1823) il libretto subì ben undici rifacimenti e alla fine riuscì un pasticcio, condito con tutti gli ingredienti del dramma sentimentale e lacrimevole. Ciò che conta però nella partitura dell'opera weberiana, ritenuta meno incisiva e riuscita del Freìschūtz, è il vigoroso disegno dei declamati, miranti a definire il carattere dei personaggi, e la vivace e possente orchestrazione, espressa con una mirabile sensibilità timbrica tanto esaltata da Berlioz. Del resto l'ouverture è una pagina emblematica in tal senso, con quell'attacco infuocato e luminoso a tutta orchestra, che anticipa diverse soluzioni ritmico-melodiche del Lohengrin wagneriano. Dopo un Largo di delicata e sognante cantabilità ritorna lo splendido Allegro marcato iniziale, preannunciato da una esposizione fugata degli archi. A giusta ragione l'ouverture viene considerata la pagina più perfetta ed esaltante di tutta l'opera, cui guardò con grande rispetto e ammirazione il giovane Wagner.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 5 maggio 1981


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Ultimo aggiornamento 22 maggio 2015