Im Sommerwind, idillio per grande orchestra

Poema sinfonico ispirato da una poesia di Bruno Wille

Musica: Anton Webern (1883 - 1945)
Organico: 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 4 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, 6 corni, 2 trombe, timpani, triangolo, piatti, 2 arpe, archi
Composizione: Preglhof, 16 settembre 1904
Prima esecuzione: Seattle, 26 maggio 1962
Edizione: Carl Fischer, New York, 1966
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La riscoperta di alcune composizioni giovanili risalenti agli anni 1899-1905, in gran parte anteriori all'inizio del suo studio con Arnold Schönberg (1904-1908), si deve al pianista e musicologo tedesco naturalizzato americano Hans Moldenhauer (1906-1987), fondatore della "Società Internazionale Anton Webern" negli Stati Uniti. Nel 1962 Moldenhauer organizzò a Seattle, presso l'Università dello Stato di Washington, un festival internazionale dedicato a musiche weberniane, nel corso del quale si poterono ascoltare per la prima volta queste pagine. Tra di esse spicca l'idillio per grande orchestra Im Sommerwind (Nel vento d'estate), scritto nel 1904 e ispirato a una poesia di Bruno Wille.

Per quanto non ignara dei modelli del poema sinfonico straussiano, la breve composizione si caratterizza per un gusto più pittorico che descrittivo, riconducibile in parte al clima dello Jugendstil. Diversi nuclei tematici sono giustapposti e tenuti insieme, in una tonalità allargata, dalla serrata costruzione formale innervata dal principio contrappuntistico: una ulteriore depurazione e avremo la prima composizione sinfonica ritenuta degna di figurare nel catalogo d'autore, la Passacaglia per orchestra op. 1, di quattro anni successivi. Alla trasparenza timbrica basata su una dinamica controllata e su una strumentazione asciutta (archi divisi, episodi solistici, raggruppamenti cameristici) fa riscontro un progressivo incremento del volume e della tensione, che sfocia in una conclusione di ardente sensualità. Nel complesso la composizione rivela un musicista profondamente immerso nelle suggestioni dell'estremo romanticismo ottocentesco, ma capace di selezionarne gli snodi con razionale, geometrico distacco. L'adesione alla poetica naturalistica spazia così dagli idilli wagneriani ai "suoni di natura" mahleriani, ma tiene conto anche del modernismo secessionista di Schreker e Zemlinsky e soprattutto della produzione del primo Schönberg (Gurre-Lieder, 1899-1901, Verklärte Nacht, 1899, Pelleas und Melisande, 1902-1903). Come ha scritto Roman Vlad, «vi si manifestano per la prima volta quel senso della natura che, nonostante ogni contraria apparenza "astrattista", resterà caratteristico anche per il Webern della piena maturità, e qualche sporadica tendenza per gli anacoluti sintattici e le formulazioni sintetiche del discorso musicale che preannunciano anch'essi, sia pur da lontano, il futuro stile aforistico di Webern».

Im Sommerwind venne eseguito per la prima volta a Seattle il 25 maggio 1962 dall'Orchestra di Philadelphia diretta da Eugène Ormandy, in occasione del festival monografico ricordato.

Sergio Sablich

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'idillio per orchestra «im Sommerwind» — ispirato a un poema del contemporaneo scrittore Bruno Wille — fa parte dì un gruppo piuttosto consistente di lavori, risalenti al 1899-1905, che Webern avrebbe poi, se non ripudiati, per lo meno non ritenuti degni di figurare nel catalogo delle sue opere che inizia, com'è noto, con la «Passacaglia» del 1908. Il motivo si capisce facilmente. Per chi abbia, infatti, abbastanza presenti le composizioni nate nella zona dì influenza schönberghlana con l'abbandono della tonalità tradizionale prima e, in seguito, con l'individuazione di un linguaggio seriale affatto personale e tendente alla massima concentrazione espressiva del materiale sonoro, lo scarto stilistico è fin troppo palese. Ed è significativo che il massimo esegeta della scuola di Vienna, René Leibowitz, non abbia incluso questa partitura nel proprio cospicuo fondo dove l'«opera omnia» dei «tre grandi» compare minuziosamente postillata e annotata. Anche il giovane Webern è cosi costretto a pagare il suo tributo al passato e segnatamente a Wagner il cui mito — e non poteva esaere altrimenti — circolava fra i musicisti soprattutto tedeschi della seconda metà dell'Ottocento. Salvo poi, di li a poco, a distruggerlo dopo averne assimilate le più audaci direttive linguistiche. La scuola di Vienna segnò, appunto, la più radicale «rivolta» in questo senso. Se «Verklaerte Nacht» allo scadere del secolo congiunge idealmente Schönberg alle ultime soluzioni armoniche del «Tristano», una sorta di pellegrinaggio a Bayreuth rappresenta pure questo «idillio» che Webern, nel 1904, scioglieva sulla tomba di Wagner. Un Wagner, tuttavia, già emblematicamente proiettato nel futuro in quanto la vigile attenzione critica di Webern incrocia, sia pure per pochi istanti, l'esperienza vivificante della ricca e articolata strumentazione straussiana coniugata alle sottili e inquietanti vibrazioni timbriche di Mahler del quale - non bisogna dimenticarlo — aveva diretto, durante la breve parentesi di attività sul podio — alcune sinfonie lasciando una traccia positivamente registrata dalla critica del tempo.

Il lavoro — fra i rari esempi in Webern di utilizzazione di un organico completo — presenta i lineamenti sintattici del poema sinfonico straussiano con una tendenza, tuttavia, alla semplificazione del respiro sinfonico senza peraltro poter ancora parlare di una riduzione dei mezzi vera e propria. I nuclei di marcata trasparenza timbrica seguono le intenzioni mahleriane di isolare, a tratti, una sezione strumentale con funzione solistica (violino, corno, flauto) che poi viene riassorbita nel rabbioso e contrastante procedere dei «tutti». Questi elementi «isolati» formano la parte, credo, più interessante del brano e vanno osservati al di là delle connotazioni ironiche straussiane o della smorfia malinconica di Mahler. Essi costituiscono proprio quella sporadica tendenza — giustamente sottolineata da Vlad — «per gli anacoluti sintattici e le formulazioni sintetiche del discorso musicale che preannunciano, sia pure da lontano, il futuro stile aforistico di Webern».

«Im Sommerwind» fu eseguito per la prima volta il 25 maggio 1962 al primo «Festival Internazionale Anton Webern» negli Stati Uniti con l'orchestra di Filadelfia diretta da Eugene Ormandy. In Italia si ricordano due esecuzioni avvenute nel 1971, all'Auditorium della Rai di Roma con Gabriele Ferro e al XXXIV Festival di musica contemporanea di Venezia con l'Orchestra sinfonica di Israele guidata da Zubin Menta.

Marcello De Angelis


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 novembre 2000
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 21 febbraio 1976


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Ultimo aggiornamento 24 aprile 2019