Nel 1883 la pubblicazione dell'Elégie per violoncello e pianoforte riscosse un tale successo che l'editore, Tulien Hamelle, chiese a Fauré un altro pezzo per la stessa formazione. Questa volta si sarebbe dovuto trattare di un brano virtuosistico, che costituisse il perfetto pendant della lirica Elégie. Fauré accolse l'invito e terminò, nel 1884, una Pièce pour violoncelle, che l'editore avrebbe voluto licenziare con il titolo, più accattivante, di Libellules. Ma Fauré, in disaccordo, non ne consentì la pubblicazione; solo molti anni più tardi la composizione fu data alle stampe con il titolo di Papillon. Da allora questa pagina divenne, ed è tuttora, uno dei brani di Fauré più frequentemente eseguiti. Papillon è costituito da due parti nettamente distinte: una sorta di moto perpetuo del violoncello, brillante e virtuosistico, e un canto espansivo dalla grande, fascinosa eloquenza melodica.
Claudio Toscani