Attestata dall'autografo händeliano custodito presso il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Sonata in re minore HWV 359 rappresenterebbe la prima versione della Sonata per flauto in mi minore op. 1 n. 1 HWV 359a, che ne mutua primo e ultimo tempo. Portale d'ingresso alla composizione è un Grave sostanzialmente bipartito, che ci accoglie con la nobile allure di un solenne ritmo puntato alieno da ogni fretta, a disegnare l'idillio di un paesaggio sereno. Vi si contrappone un alacre Allegro, che evita di sfruttare il pur interessante tema per note ribattute proposto alla seconda battuta dal violino per consegnarsi al concitato lavorio delle semicrome, coadiuvato da un basso non meno dinamico. Il brevissimo Adagio in fa maggiore parrebbe, nell'incanto senza tempo del suo nitore melodico, una memoria dei preludi corelliani dell'opera V, apparizione fugace di un'esperienza fondamentale per il Caro Sassone che l'ultimo Allegro bipartito dissolve nella leggerezza di un temino in punta di piedi imitato dal basso.
Raffaele Mellace