Bagatelle sans tonalité (Mephistowalzer IV), S 216a


Musica: Franz Liszt (1811 - 1886)
Organico: pianoforte
Composizione: 1885
Edizione: Editio Musica, Budapest, 1956
Guida all'ascolto (nota 1)

Nel suo recentissimo Liszt o Il giardino d'Armida, Piero Rattalino scrive: «È quasi un genere, Mefistofele, nel catalogo delle opere di Liszt, una presenza ineliminabile». Mefistofele compare infatti nel tempo della Sinfonia-Faust (1854-57) a lui intitolato, in quattro Valzer di Mefistofele (1860, 1881, 1883, 1885) e nella Polka di Mefi-stofele (1883). In verità c'è un altro Quarto Valzer di Mefistofele, (senza tonalità), così intitolato in un manoscritto databile alla seconda metà del 1883. Successivamente, Liszt aggiunse il termine Bagatella, e nel 1885 scrisse il Quarto Valzer di Mefistofele, sicché il pezzo del 1883 è oggi noto come Bagatella senza tonalità. Ma è evidente che Mefistofele ha a che vedere anche con la Bagatella.

È inoltre evidente il fatto che Mefistofele era un compagno fedele del vecchio Liszt, canonico di Albano, che vagava tra Roma, Weimar e Budapest. Il demoniaco, con cui Liszt aveva fatto amicizia all'inizio degli anni Trenta, quando aveva trasferito sul pianoforte la Sinfonia fantastica di Berlioz, lo accompagna dunque fino alla fine.

Il manoscritto del Quarto Valzer di Mefistofele, conservato negli "Archivi Goethe e Schiller" di Weimar, presenta qualche problema di interpretazione. Sembra che Liszt avesse in un primo tempo ultimato la composizione, che conta 210 battute, e che successivamente volesse inserire, poco prima della fine, un Andantino di 60 battute. Siccome il lavoro restò inedito, noi non possiamo sapere quali fossero le ultime intenzioni di Liszt. Nel 1984 la Editio Musica di Budapest ha pubblicato la prima versione, che viene comunemente adottata oggi.

La forma del Quarto Valzer di Mefistofele è ternaria, con primo tema, sviluppo, riesposizione e coda. La riesposizione avviene tuttavia in una tonalità inattesa (fa diesis maggiore invece che re maggiore), ed è questo un segnale di come il vecchio Liszt si rapporti alla tradizione. Anzi, il pezzo non termina in una tonalità definita ma su un do diesis isolato. Anche la strumentazione pianistica è quanto mai essenziale, o addirittura schematica, con esclusione totale dell'ornato, tanto che si può parlare di somiglianza con la poetica che in quegli anni veniva perseguita in architettura della cosiddetta "Scuola di Glasgow".

Silvia Limongelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 novembre 1993


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Ultimo aggiornamento 10 marzo 2015