Lamento d'Olimpia, SV A2

per soprano, basso continuo

Musica: Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
Testo: autore ignoto
  1. Voglio, voglio morir, voglio morire
  2. Anzi che non amarmi
  3. Ma perché, o ciel, invendicato lassi
Organico: soprano, basso continuo
Edizione: inedito
Testo

Voglio, voglio morire.
Van'è'l conforto tuo, van'ogni aita
Il martir con la vita
Vedrai così finire.
Voglio, voglio morire.

O Bireno, Bireno,
Ahì non poss'io dirti Bireno mio
Se per non esser mio
Le vele sciogli
E ti parti spietato e mi ti togli.
Torna, torna, O Bireno!
Ahì ch'io mi vengo meno.
Troppo guerra crudel mi fanno al core;
Tema, sdegno, stupor,
Doglia e amore.
Dove volgerò i passi?
Puoi tu dunque lasciarmi
Qui tra remote balz'e alpestri sassi
Ove habbian l'empie fere a divorarmi?
Per te perdei'l fratello,
E i genitori, perdei lo stato e volli
La tua vita comprar con la mia morte.
O mia misera sorte,
O caso acerbo!
Del Regno alto e superbo
Io potei pur di Frisa essere Regina;
O per te lo spregiai, per te ch'in pene
Sola mi lasci
In queste nude arene!
O Bireno, Bireno, deh che non miri
E che non m'odi almeno
L'abbandonata Olimpia, O se vedessi
Quanto mesta e dogliosa,
Pallida e lagrimosa.
O Bireno s'udissi ohimè, s'udissi
Il pianto, e i gravi mei, qui torneresti,
Torneresti cred'io,
E a l'aura dei sospir'tu solcheresti
Il mar del pianto mio.
Ma sen portano i venti
Lunghe l'huomo spietato, e i miei lamenti,
Et ei volge la prora
Mentre che pur mi lasci in duri affanni,
Dove perfido ancora
Fors'altra donna semplicetta inganni.

Anzi che non amarmi,
Anzi che mai lasciarmi
Che si sarìa veduto ahimè giurassi
Far s'immobil il ciel e'l sol oscura.
Ahì perfido, ahi spergiuro
E pur si movi il ciel e splend'l sole,
E non m'ami e mi fuggi,
E mi lasci e mi struggi.
Ahì, ben per me più non s'aggira il cielo
E per me sempre sia
Coperto il sol die tenebroso velo.
Così Bireno mio,
Così tu mi riponi
Nella mia reggia. O Dio,
Così tu mi riponi
Degl'avi miei nell'onorata sede!
O fede, o pura fede,
O fè per me schermita,
Olimpia, lusingata
E al fin tradita
E qui da te lasciata,
In miseria cadere,
Perche sia cibo al fin d'orride fere.

Ma perché, o ciel, invendicato lasc'il
Tradimento indegno?
E tu del vasto e procelloso regno
Superbo domator, che no'l sommergi,
Eolo che non commove, i venti alteri,
Perchè non li sprigioni
Si che s'affond'entr'al vorace seno
Il disleal e a me crudo Bireno?
Ohimè, ma troppo spargo dure querele,
Deh ritornate a me voci serene.
Bireno, o mio Bireno,
In virtute d'amor se non il duolo
Le mie giust'ire affreno.
Perdona, ohimè, perdona,
Perch'altro il cor, altro la lingua suona.


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Ultimo aggiornamento 22 agosto 2023