Alcandro, lo confesso... Non so, d'onde viene, K 294

Recitativo ed aria in mi bemolle maggiore per soprano ed orchestra - Prima versione

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Testo: Pietro Metastasio dall’Olimpiade
  1. Alcandro, lo confesso - recitativo - Andantino (si bemolle maggiore). Andante. Andantino
  2. Non so d'onde viene - aria - Andante sostenuto (mi bemolle maggiore). Allegro agitato (do minore). Andante sostenuto (mi bemolle maggiore)
Organico: soprano, 2 flauti, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, archi
Composizione: Mannheim, 24 febbraio 1778
Scritto per il soprano Aloysia Weber-Lange

Vedi al n. K 512 la seconda versione
Guida all'ascolto (nota 1)

Carissima Amica!
La prego di pardonarmi che manco questa volta d'inviare le variazioni per l'aria mandatami [...] ma lei le avrà sicuramente colla prossima lettera; Adesso spero che ben Presto saranno Stampate le mie sonate - e con quella occasione avrà anche il Popolo di Tessaglia, ch'è già mezzo Terminato - se lei ne sarà si contenta - comme lo son io - potrò chiamarmi felice; - intanto, sinché avrò la sodisfattone di sapere di lei stessa l'incontro che avrà avuta questa scena appresso di lei, si intende, perché siccome l'ho fatta solamente per lei - così non desidero altra Lode che la sua; - intanto dunque non posso dir altro, che, Tra le mie composizioni di questo genere - devo confessare che questa scena è la megliore ch'ho fatto in vita mia [...]"

Il ventunenne Wolfgang Amadeus Mozart scrive da Parigi il 30 luglio (indicato giuglio) 1778 al soprano Aloysia Weber una lettera colma di attenzioni ed espressioni affettuose, in cui accanto ai ripetuti apprezzamenti per le qualità musicali della ragazza traspare un palpabile coinvolgimento sentimentale. Mozart aveva conosciuto la famiglia Weber nell'ottobre del 1777 a Mannheim, città dalla vivace tradizione musicale, dove si era recato alla ricerca di un possibile impiego. Fridolin Weber, dopo una sfortunata carriera come basso, si era contentato di tirare avanti come copista e suggeritore; sua moglie, Cäcilia Stamm era una donna avida e di modi poco gradevoli, che aveva investito le speranze per l'avvenire nelle doti canore delle figlie: Josepha - prima interprete della Regina della notte nel Flauto magico - Constanze, Sophie e soprattutto Aloysia. Constanze Weber diverrà moglie di Mozart ma all'epoca dell'incontro con la famiglia Weber fu la diciasettenne Aloysia, maggiore di Constanze di due anni, a provocare un forte turbamento amoroso nel compositore.

Nonostante la giovane età, Aloysia era già una cantante promettente e Mozart, affascinato dalla persona quanto dal suo talento, si prodigò in consigli e insegnamenti, da mettere a frutto su musica scritta espressamente per lei. La dettagliatissima conoscenza della voce da parte di Mozart si fondava, oltre che sull'ineguagliabile talento di musicista, anche sulla pratica come voce bianca a Salisburgo e sulle esperienze raccolte nel viaggio in Italia, dove aveva anche udito la celebre Lucrezia Agujari "la Bastardella", dalla strabiliante estensione vocale di tre ottave e mezzo. La passione amorosa per Aloysia portò Mozart a vagheggiare di sostituire l'imminente viaggio per Parigi con una serie di concerti in Italia insieme al giovane soprano; ma venne rimesso in riga dal padre Leopold, che in una lettera ci restituisce anche un profilo critico delle qualità di Aloysia, considerata già assai dotata nel registro acuto, abilissima nel cantabile ma non ancora in grado di calibrare l'uniformità dei registri.

Le variazioni cui Mozart fa riferimento nella lettera riguardano l'aria "Non so d'onde viene", preceduta dal breve, animato recitativo "Alcandro lo confesso", tratti dall'Olimpiade di Metastasio, il libretto più frequentemente messo in musica dell'intero XVIII secolo. Ispirandosi in parte a un'aria di Johann Christian Bach, Mozart ne aveva già composta una versione da offrire al celebre Anton Raaf, il maturo tenore cui dedicò anche l'aria "Il cor dolente e afflitto" e che ritroverà poi come capriccioso protagonista dell'Idomeneo. L'aria venne modificata appositamente per Aloysia, trasformando i sentimenti paterni del re Clistene in una palpitante pagina amorosa, percorsa da un succedersi di sentimenti contrastanti. Strutturata in forma ABA', si avvale di una ricca strumentazione, con flauti, fagotti, corni e l'aggiunta dei clarinetti. La prima sezione è un ampio cantabile in cui il fervore dei sentimenti monta fino al verbo 'scorrendo', attraversato più volte da melismi che ascendono all'acuto. Nella concitata sezione centrale, voce e orchestra si impegnano a rendere i 'fieri contrasti' di Clistene. La ripresa della prima sezione, finemente variata, fitta di legature, viene chiusa da un nuovo vocalizzo che porta la voce al re e poi al mi sopracuto.

Andrea Penna

Testo

Alcandro, lo confesso

Recitativo
Alcandro, lo confesso
Stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,
La voce di costui nel cor mi desta
Un palpito improvviso,
Che le risente in ogni fibra il sangue.
Fra tuttui miei pensieri
La cagion ne ricerco, e non la trovo.
Che sarà, giusti Dei, questo ch'io provo?

Aria
Non so d'onde viene
Quel tenero affetto,
Quel moto che ignoto
Mi nasce nel petto,
Quel gel, che le vene
Scorrendo mi va.
Nel seno a destarmi
Sì fieri contrasti
Non parmi che basti
La sola pietà.

(testo di Pietro Metastasio)
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 19 aprile 2018


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Ultimo aggiornamento 25 agosto 2018