Nel 1773 i clarinetti e i corni inglesi, strumenti «moderni» che proprio allora stavano facendo il loro timido apprendistato tra i legni delle compagini orchestrali accanto ai veterani oboi e fagotti, erano ancora sconosciuti alla piccola orchestra provinciale del principe arcivescovo di Salisburgo. E' quindi da escludere che il Divertimento K. 166, composto per un complesso di fiati comprendente coppie di oboi, clarinetti in si bemolle, comi inglesi, corni da caccia e fagotti, sia stato destinato da Mozart agli svaghi musicali arcivescovili o d'altri committenti salisburghesi. Più verosimile sembra l'ipotesi che il Divertimento in questione sia stato scritto per Milano, da dove il diciassettenne musicista era appena ritornato, dopo avervi dato il Lucio Silla, la più importante tra le sue opere serie della prematurità. L'esiguità dello schema formale prescelto, se impedì a Mozart di adottare, per il primo Allegro, la forma-sonata propriamente detta, non lo distolse dall'impiegare due temi ben distinti nel breve arco del discorso musicale, dove spicca la precoce sensibilità timbrica nella sagace distribuzione del materiale tematico tra i vari gruppi strumentali. Nel brevissimo Minuetto che segue, il Trio (secondo una prassi che trae le proprie origini dal cuore del Barocco) è letteralmente affidato a solo tre parti strumentali, quelle dei due corni inglesi divisi e dei due fagotti all'unissono. Italiano fin nella melodia, presa in prestito da una sinfonia di Paisiello, è l'Andante grazioso, seguito da un breve Adagio dal carattere più «serio». Conclude il Divertimento un chiassoso Rondò, nel più schietto spirito dell'opera buffa.