Mozart, come tutti sanno, fu un ottimo pianista e un grande virtuoso del pianoforte, in quanto su questo strumento ebbe inizio e si approfondì la sua educazione musicale. Il pianoforte divenne il suo amico di tutti i giorni e i primi pezzi composti quando aveva quasi dieci anni sono il K. 19d per pianoforte a 4 mani e le Variazioni per pianoforte K. 24 e K. 25. Poi man mano apparvero altri componimenti per pianoforte, da solo e con orchestra, fino a giungere alle prime importanti Sonate, comprese fra il K. 279 e K. 283, terminate probabilmente nell'autunno del 1773. Ricchissima è la produzione pianistica degli anni di Vienna compresa fra il 1781 e il 1786. In essa vanno collocate 20 opere per pianoforte solo (sonate, variazioni, fantasie, suites, fughe, rondò), Variazioni a 4 mani in sol K. 501, una Fuga in sol minore a 2 e a 4 mani K. 401, le due Sonate a 4 mani in fa K. 497 e in do K. 521. A Vienna Mozart scrisse inoltre 6 Trii con pianoforte (1784-'86), due Quartetti con pianoforte (1785-'86), un Quintetto per 4 strumenti a fiato e pianoforte in mi bemolle K. 452 (1784) e le Sonate K. 376, K. 377, K. 379, K. 380, senza dimenticare alcune delle più significative Sonate per violino e pianoforte, come quella in mi bemolle K. 481 del 1785 e l'altra in la K. 526 del 1787, ritenuta la più geniale delle composizioni mozartiane per violino e pianoforte. Naturalmente prima di giungere alla formulazione di uno stile proprio Mozart tenne conto della lezione proveniente dalle scuole italiana, parigina, dei due figli di Bach, Philipp Emanuel e Johann Christian, e soprattutto di Haydn, come si può avvertire anche in questa Sonata in si bemolle maggiore K. 281, scritta a Salisburgo nell'autunno del 1774. L'influenza di Haydn in questa Sonata si può cogliere più nel modo come essa viene sviluppata piuttosto che nella qualità dell'invenzione melodica, molto più libera e articolata sotto il profilo espressivo.
Il primo Allegro comprende due temi, nettamente distinti fra di loro, e seguiti da una piccola cadenza, secondo un procedimento già utilizzato da Haydn, che amava spezzare l'effetto provocato dalla successione di due frasi musicali diverse. Non mancano ripetizioni e ritorni ai due temi, senza alcuna novità ornamentale, anche se il brano resta sostanzialmente brillante sino al ritornello finale. L'Andante, indicato sull'autografo mozartiano come Andante amoroso, presenta un carattere galante e dolcemente cantabile, nella tonalità di mi bemolle. Il gioco e lo sviluppo fra i due terni si svolgono con piacevolezza di modulazioni ed estrema varietà di accenti, puntati su cambiamenti di tonalità. Il tempo finale è un Rondò, concepito secondo la consuetudine delle sonate pianistiche italiane. Certo, il discorso se e fino a che punto Mozart costruisca un rondò nella forma italiana o in quella francese è difficile poterlo stabilire, ma è evidente che il rondò all'italiana contiene una maggiore estensione nello svolgimento tematico e si distingue per la sua accentuata spigliatezza nel rapporto tra la frase principale e il ritornello. Del resto questo Rondò della Sonata K. 281 è particolarmente fosforescente e leggero, di una linea espressiva presumibilmente italiana, e contiene anche una piccola cadenza ad libitum, prima della ripresa del tema con l'accompagnamento di un trillo che passa egualmente da una mano all'altra.