Sonata n. 1 per violino e pianoforte

Postuma

Musica: Maurice Ravel (1875 - 1937)
Organico: pianoforte, violino
Composizione: aprile 1897
Edizione: A.R.I.M.A. & S.E.M.U.P., 1975
Guida all'ascolto (nota 1)

Appena quattordicenne Ravel entrò nel Conservatorio di Parigi e studiò contrappunto con Charles de Bériot, Émile Pessard e Andre Gedalge e composizione con Gabriel Fauré, che era subentrato a Massenet nello stesso incarico nel 1896. Nel frattempo il musicista, dall'aspetto laico e a volte beffardo, come scrisse Cortot, cominciò a frequentare Chabrier ed Erik Satie e a leggere nelle ore libere Mallarmé. Soprattutto Fauré e Chabrier esercitarono in quegli anni di studio e di apprendistato musicale una forte influenza su Ravel: il primo gli insegnò l'arte del pianissimo e l'eloquenza della reticenza, mentre il secondo gli fece apprezzare il colore e il ritmo delle danze estrose e scatenanti di origine spagnola. Sui vent'anni Ravel fece pubblicare il pianistico Menuet antique, preceduto da una Sérénade grotesque (perduta), pure per pianoforte, e dalla Ballade de la reine morte d'aimer per canto e pianoforte. Un anno dopo, nel 1898, apparvero le liriche vocali Un grand sommeil noir da Verlaine e Sainte da Mallarmé, nonché Habanera per due pianoforti, usata poi per il terzo movimento della Rhapsodie espagnole, e Entre cloches, ancora per due pianoforti, pezzi riuniti sotto il titolo di Les sites auriculaires e formanti la prima opera raveliana eseguita in pubblico nel 1898. In tutte queste composizioni si avverte la presenza dell'insegnamento di Fauré, per quel senso di delicatezza e di tenerezza armonica che sta alla base dello charme della musica dell'autore del celebre Requiem, anche se la personalità di Ravel illuminata da un chiaro razionalismo formale viene fuori tra le pieghe di un discorso melodico leggermente ironico e allusivo.

La Sonata postuma per violino e pianoforte si colloca nello stesso periodo e reca sul frontespizio la data di aprile del 1897. Si ritiene che questa composizione, comprendente un solo movimento di quindici pagine, sia stata suonata da Ravel nel ruolo di pianista e da Georges Enesco in quello di violinista, durante gli anni di Conservatorio di ambedue i musicisti: da allora il lavoro dell'artista ventiduenne è caduto in dimenticanza e solo recentemente è stato riproposto nelle sale da concerto. La Sonata ubbidisce alla triplice forma classica (esposizione, sviluppo e riepilogo) e testimonia chiaramente l'influenza del lirismo di Fauré, utilizzando un linguaggio armonico che si richiama a César Franck. Il tema iniziale, molto dolce e cantabile, lascia presentire l'attacco del Trio per pianoforte, violino e violoncello, scritto dall'autore una ventina di anni dopo; poi il gioco fra i due strumenti si infittisce in una varietà di colorazioni ritmiche, ma alla fine tutto si scioglie e si acqueta tra sonorità lente e tranquille, al contrario di quanto saprà inventare lo stesso Ravel con il Perpetuum mobile, a chiusura della ben più famosa ed eseguita Sonata per violino e pianoforte, composta tra il 1923 e il 1927.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 18 aprile 1980


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Ultimo aggiornamento 8 gennaio 2014