Le Rouet d'Omphale, op. 31

Poema sinfonico in la maggiore

Musica: Camille Saint-Saëns (1835 - 1921)
  1. Andantino
  2. Allegro
  3. Meno mosso
  4. Allegro
  5. Tranquillo e scherzando
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, piatto sospeso, triangolo, grancassa, arpa, archi
Composizione: febbraio 1871
Prima esecuzione: Parigi, Salle Érard, 7 dicembre 1871
Edizione: G. Hartmann, Parigi, 1872
Dedica: Augusta-Mary-Anne Holmès
Guida all'ascolto (nota 1)

Composta nel 1871 ed eseguita a Parigi (Concerts Pasdeloup) il 14 aprile 1872, Le rouet d'Omphale è il primo esempio di poema sinfonico scritto da un autore francese. Benché evidentemente influenzato dai modelli lisztiani, il pezzo risulta tuttavia delicato, ricco di charme, limpido nella struttura, aderente allo spirito francese. Leggiadro è anche il canovaccio che costituisce il programma del poema sinfonico, che allude alla seduzione femminile e alla lotta trionfante della debolezza contro la forza, rievocando la storia di Ercole, condannato da Zeus a passare tre anni in schiavitù presso Onfale regina di Lidia e umiliato dal dover vestire abiti femminili, alla mercè del potere capriccioso e sensuale della seducente carceriera.

Flauti e violini, dapprima, con un ondeggiante inseguirsi di arpeggi, poi l'orchestra tutta, lungo un crescendo, descrivono il lavorio delle mani della bella regina che al filatoio tessono i sottili lacci per tenere avvinto Ercole. A metà brano, il condannato, affascinato dal canto di Onfale, fa intendere il suo gemito cupo, prima affidato a una frase grave intonata dai contrabbassi, dai violoncelli e dalle viole in ottava, col controfagotto, i fagotti e un trombone, e che poi cresce, a significare rabbia, sino a esplodere con l'intervento dei timpani. Ora è Onfale a farsi beffa di Ercole, tramite un saltellante assolo dell'oboe accompagnato morbidamente dai due clarinetti. Ma è ancora la regina, ormai paga dell'umiliazione inflitta all'uomo, a lasciare che la ruota del filatoio esaurisca il suo moto per inerzia, sino ad arrestarsi.


(1) Testo tratto dal Repertorio di Musica Classica a cura di Pietro Santi, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, 2001


I testi riportati in questa pagina sono tratti, prevalentemente, da programmi di sala di concerti e sono di proprietà delle Istituzioni o degli Editori riportati in calce alle note.
Ogni successiva diffusione può essere fatta solo previa autorizzazione da richiedere direttamente agli aventi diritto.


Ultimo aggiornamento 31 agosto 2019